Pubblicato su Juventud Rebelde del 16/11/14
La notizia la offese e seppe che non poteva rimanere con le braccia incrociate. Non solo doveva ottenere la liberazione dei bambini, venduti a un circo dal loro stesso padre in cambio di 2000 pesos, ma la punizione dei colpevoli, tanto del venditore come di colui che li aveva comprati.
Correva il mese di maggio del 1920 e Jeanette Ryder, una nordamericana arrivata a Cuba dopo la fine della Guerra d’Indipendenza e che nel 1906 fondò all’Avana Il Bando de Piedad per proteggere e aiutare esseri invalidi e indifesi, fossero umani o animali vittimizzati dalla fame, la crudeltà e il maltrattamento, fin dal principio non misurò le difficoltà dell’mpresa che affrontava.. Fino a lì il suo daffare a favore di bambini indifesi, donne, anziani invalidi e anche animali da tiro, cani e gatti randagi, la feceva oggetto di scherzi e sarcasmo. Adesso, nella sua lotta per la liberazione dei bambini, affronterebbe qualcosa di peggio, la prigione.
L’impresario del circoche comprò i bambini si muoveva nell’ombra al fine di uscirne indenne e come venne a sapere di essere oggetto di una richiesta da parte di Jeanette Ryder, curruppe la polizia, il sindaco, il giudice della località avanera di Guara, dove il circo era di stagione. Quando la benefattrice giunse a questa città, fu oggetto di aggressioni verbali che diventarono attacchi fisici prima che la conducessero, come detenuta, al comando locale di Polizia, dove si mantenne in arresto prima di esser inviata al reclusorio di Güines. La giustezza della sua richiesta obbligò a metterla in libertà e successivamente vincerà la battaglia e finalmente i bambini tornarono fra le braccia della madre.
Due settimane dopo il ritorno dei bambini al loro domicilio, la Ryder si impegnava in un’altra battaglia che vincerebbe. Nella tenuta degli Zapotes, alla periferia dell’Avana, si celebravano in segreto corride di tori che si svolgevano con la presenza di alti funzionari pubblici e paludate dame dell’alta società.
Il tema dell protezione degli animali, portato alla Mesa Redonda dello scorso 31 ottobre (programma giornalistico della TV, n.d.t.) portò in primo piano un fatto sensibile che preoccupa sempre più ampi settori della popolazionenencon tale tema il ricordo obbligato di Jeanette Ryder, una donna che, afferma l’investigatore e narratore Jorge Domingo, eccelse per i suoi nobili sentimenti cristiani, la sua estrema sensibilità e la sua ferma volontà di fare del bene.
Originale e pazzoide
L’autore di importanti investigazioni come Españoles en Cuba en el siglo XX e El exilio republicano español en Cuba afferma:
“Dopo poco tempo dal suo arrivo a Cuba, questa donna si dette il compito di offrire aiuto ai numerosi bambini abbandonati che circolavano per la città, nel migliore dei casi si dedicavano a vendere giornali, oppure al furto continuato... Era indignata allo stesso modo davanti al tratamento crudele che ricevevano nelle strade, davanti a tutti, cavalli e altri animali da tiro, bastonati senza pietà dai loro padroni che gli facevano trasportare carichi eccessivi, si confrontò con questa pratica abituale e ricorse alle autorità perche ne ponessero fine. Con lo stesso senso di protezione degli animali, si dedicò a soccorrere con alimenti i numerosi cani e gatti rognosi e si soffermava a fare sermoni agli scugnizzi. Gli scherzi, il sarcasmo le piovvero addosso con forza, ma non la scalfirono nemmeno ne la fecero cambiare di idea. Convinta del giusto e del necessario delle sue azioni, continuò percorrendo ogni giorno la città e mano a mano la sottovalutazione della sua persona cambiò in stupore, rispetto e ammirazione. Alcuni le si avvicinarono per accompagnarla in quella nobile crociata e contando con un numero di seguaci Jeanette Ryder fondò, il 27 di ottobre del 1906 il Bando de Piedad”.
L’impegno non era nuovo, sull’Isola. Ne Los origenes del asociacionismo ambientalista en Cuba – studio sul quale lo scriba promete di tornare – lo storico Reinaldo Funes Monzote dice che i primi riferimenti alla necessità di una società per le attenzioni agli animali datano almeno alla metà del XIX secolobe mette in rilievo che le ordinanze municipali della Colonia contenevano regolamenti detinate alla protezione degli animali. Già nel 1881 il municipio disponeva il peso messimo per il carico delle carrette trainate da buoi e i carrettoni delle mule, penalizzaba l’adulterazione del latte, la contaminazione dell’acqua e le lotte di cani. La Costituzione spagnola del 1876 e la fine della Guerra dei Dieci Anni favorirono la proliferazione, all’Avana, di società di diversa indole, fra questa la Società Cubana Protectora de Animales y Plantas, nel 1882. Il suo fondatore fu lo spagnolo Juan García Villaraza, medico e dentista, fondatore della prima accademia dentistica che esistì a Cuba. Due anni più tardi si creava la Sociedad Protectora de los Niños de la Isla de Cuba. Gli sforzi per consolidare un’associazione dedicata a promuovere la protezione degli animali rinacquero dopo la fine della dominazione spagnola, garantisce Funes Monzote. L’intervento nordamericano e l’instaurazione della Repubblica furono un buon momento per riprendere queste aspirazioni nella Sociedad Humanitaria Cubana Protectora de los Niños y contra la crueldad con los animales (1902). Ebbe sede nell’Accademia delle Scienze e il suo presidente fu l’eminente medico Juan Santos Fernández, presidente anche dell’Accademia.
Cuba lasc iava alle spalle 30 anni di guerra e si imponeva di superare il nefasto lascito della Colonia e la schiavitù. La contesa bellica chideva con numerose perdite di vite umane e di beni materiali, l’analfabetismo elevatissimo era una zavorra per il progresso nazionale. Quindi si imponeva ristrutturare la società e resse un nuovo sistema d’insegnamento’ Il problema sociale del Paese era, senza dubbio, più grave e complesso. Migliaia di reduci dalla guerra si concentravano nei centri abitati, principalmente all’Avana, bambini, anziani, dementi e mutilati, completamente abbandonati, vagavano per le strade e sia il Governo centrale che i municipi facevano poco per loro. Per alleviare le loro disgrazie sorse la Sociedad Protectora de los Niños, Animales y Plantas conosciuta anche come Bando de Piedad che adottò come slogan queste parole: “Noi parliamo per chi non può parlare”.
Un carico eccessivo
Il Bando de Piedad creò un dispensario per prestare assistenza medica gratuita ai minori e stabilì una distribuzione di pane e latte per i mendicanti. Porto la colazione alle donne detenute nelle stazioni di Polizia, combatté il proposito di ristabilire le corride e si operò per la sopressione delle scuole di ballo che in realtà erano veri centri, camuffati, per la prostituzione.
Nonostante, per questa via, non finirebbero mai di risolversi i problemi sociali del Paese, la predica e l’impegno di Jeanette Ryder guadagnarono spazio e seguaci. Il Bando de la Piedad era un’organizzazione con limitate possibilità economiche che si sosteneva, per l’essenziale, grazie alla carità pubblica e che stirava al massimo le sue scarse risorse al fine di beneficiare il maggior numero di persone bisognose. Il cammino umanitario di Jeanette, assecondata sempre in modo attivo da suo marito, il nordamericano Clifford Ryder, permeò anche le sfere ufficiali e nel 1915, il Governo del generale García Menocal cedette al Bando l’edificio di Paula angolo Picota all’Avana Vecchia che serví da rifugioa numerosi bambini orfani. L’organizzazione contò con un a sua propria rivista che ebbe fra i suoi collaboratori il giornalista Félix Soloni e lo scrittore Juan Marinello.
La Ryder aveva 33 anni, al momento del suo arrivo a Cuba. Passò il tempo, ma non per quello diminuirono le sue convinzioni. Però era eccessivo il carico che la sua debole costituzione fisica portava. Nelle prime settimane del 1931 le diagnosticarono una seria malattia polmonare. I tentativi di salvarla furono inutili. Morì, dice Jorge Domingo, l’11 aprile; nell’enciclopedia popolare illustrata Cuba en la mano si afferma il 10.
Vuoto incolmabile
La morte di Jeanette Ryder lasciò un vuoto incolmabile nel Bando de Piedad. I tempi in cui avvenne il decesso non erano dei migliori. Infuriava la lotta contro il dittatore Machado e la crisi economica spingeva alla miseria un numero sempre superiore di famiglie. Di conseguenza le donazioni e lasciti erano sempre minori e sporadici. Per colmo dei mali sorsero litigi fra alcuni dei suoi membri. Per fortuna il Rotay Club intervenne nella faccenda e col suo aiuto economico l’organizzazione poté continuare il suo lavoro.
Nel 1934 il disegnatore Ricardo de la Torriente, il creatore del personaggio di Liborio, lasciò al Bando una tenuta rustica nel Cotorro.
In quello spazio in un edificio moderno, costruito al proposito, entrò in servizio una scuola ostello che accolse numerose bambine. In modo parallelo e senza dioendere dal bando, la poetessa Dulce María Loynaz, premio Cervantes, manteneva senza nessun aiuto, un ospizio canino nella sua tenuta La Misericordia, alla periferia dell’Avana e silenziosamente, creò un paradiso per i cani randagi. Il Bando de la Piedad funzionò fino al 1959, quando lo Stato asunse le sue funzioni. La sua ultima clinica veterinaria, con servizi gratuiti, ebbe sede nella calle Trocadero al numero 413, in Centro Avana. Da anni l’Associazione Cubana per la Protezione degli Animali e le Piante (Aniplan) svolge un lavoro encomiabile, non sempre riconosciuta con tutta la giustizia, nella vaccinazione, desparassitaggio e sterilizzazione degli animali. Lo stesso fa l’Ufficio dell’Historiador de La Habana. La Direzione del Benessere Animale del Ministero dell’Agricoltura, lavora alla terza versione del progetto di legge della protezione degli animali e non mancano le persone che apportano al tema tempo e risorse convinti che, più indifesa si trovi una creatura, più diritto ha che l’uomo la difenda dalla crudeltà dell’uomo.
La lealtà
Jeanette Ryder fu inumata nella necropoli avanera di Colón. La sua cagna Rintisi sdraiò vicino al sepolcro rifiutando acqua e cibo che le portavano gli addetti dal cimitero. Aquando morì una scultura la immortalò ai piedi della sa padrona. È il monumento alla lealtà.
Non so se si tratta di una celebrazione universale, ma il 10 di aprile è la Giornata del Cane. Così lo annuncia l’Associazione Cubana per la Protezione di Animali e Piante. Senza dubbio dovrebbe essere tutto l’anno il giorno del cane, del proprio o dell’altrui e di quello che vagabonda abbandonato alla sorte. Non basta con offrirgli un tetto e cibo sufficiente. È anche importante che li si prenda in considerazione. Captano e condividono i nostri stati d’animo e capiscono tutto quello che gli diaciamo. E sono capaci di risponderci dicendoci quello che vogliono. Provate a prestare attenzione all’abbaiare o al grugnire del vostro compagno. Nono sono mai uguali. Ce n’è uno per ogni occasione. Loro non sono colpevoli se, indifferneti come siamo, non sempre li comprendiamo.
Ciro Bianchi Ross * digital@juventudrebelde.cu
15 de Noviembre del 2014 20:35:27 CDT
La noticia la indignó y supo que no podría permanecer con los brazos
cruzados. No solo debía obtener la liberación de dos niños, vendidos a
un circo por su propio padre a cambio de 2 000 pesos, sino el castigo
de los culpables, tanto del vendedor como del que los había adquirido.
Corría el mes de mayo de 1920 y Jeannette Ryder, una norteamericana
llegada a Cuba tras el cese de la Guerra de Independencia y que en
1906 fundara en La Habana el Bando de Piedad para proteger y ayudar a
seres desvalidos e indefensos, fueran humanos o animales victimizados
por el hambre, la crueldad y el maltrato, no midió de inicio las
dificultades de la empresa que afrontaba. Hasta ahí su quehacer en
favor de niños desamparados y mujeres y ancianos desvalidos y también
bestias de tiro y de perros y de gatos callejeros, la hacía centro de
burlas y sarcasmos. Ahora, en su lucha por la liberación de los niños,
enfrentaría algo peor, la cárcel.
El empresario del circo que compró a los niños se movía en las sombras
a fin de salirse con la suya, y tan pronto supo que sería objeto de
reclamación por parte de Jeannette Ryder, sobornó a la policía, al
alcalde y al juez de la localidad habanera de Guara, donde el circo
estaba de temporada. Cuando arribó la filántropa a esa ciudad, fue
objeto de agresiones verbales que pasaron al ataque físico antes de
que la llevaran en calidad de detenida a la unidad policial, donde se
le mantuvo bajo arresto antes de que la remitieran al vivac de Güines.
Lo justo de su reclamo obligó a ponerla en libertad y a la postre
ganaría la pelea cuando los niños volvieron al lado de su madre.
Dos semanas después del retorno de los niños a su hogar, la Ryder se
enfrascaba en una nueva batalla que también ganaría. En la finca Los
Zapotes, en las afueras de La Habana, se celebraban en secreto
corridas de toros que transcurrían con la presencia de altos
funcionarios públicos y encopetadas damas de la alta sociedad.
El tema de la protección de animales llevado a la Mesa Redonda del
pasado 31 de octubre, trajo a primer plano un asunto sensible que
preocupa cada vez más a amplios sectores de la población y con dicho
tema el recuerdo obligado de Jeannette Ryder, una mujer que, afirma el
investigador y narrador Jorge Domingo, sobresalió por sus nobles
sentimientos cristianos, su sensibilidad extrema y su firme voluntad
de hacer el bien.
Estrafalaria y chiflada
15 de Noviembre del 2014 20:35:27 CDT
La noticia la indignó y supo que no podría permanecer con los brazos
cruzados. No solo debía obtener la liberación de dos niños, vendidos a
un circo por su propio padre a cambio de 2 000 pesos, sino el castigo
de los culpables, tanto del vendedor como del que los había adquirido.
Corría el mes de mayo de 1920 y Jeannette Ryder, una norteamericana
llegada a Cuba tras el cese de la Guerra de Independencia y que en
1906 fundara en La Habana el Bando de Piedad para proteger y ayudar a
seres desvalidos e indefensos, fueran humanos o animales victimizados
por el hambre, la crueldad y el maltrato, no midió de inicio las
dificultades de la empresa que afrontaba. Hasta ahí su quehacer en
favor de niños desamparados y mujeres y ancianos desvalidos y también
bestias de tiro y de perros y de gatos callejeros, la hacía centro de
burlas y sarcasmos. Ahora, en su lucha por la liberación de los niños,
enfrentaría algo peor, la cárcel.
El empresario del circo que compró a los niños se movía en las sombras
a fin de salirse con la suya, y tan pronto supo que sería objeto de
reclamación por parte de Jeannette Ryder, sobornó a la policía, al
alcalde y al juez de la localidad habanera de Guara, donde el circo
estaba de temporada. Cuando arribó la filántropa a esa ciudad, fue
objeto de agresiones verbales que pasaron al ataque físico antes de
que la llevaran en calidad de detenida a la unidad policial, donde se
le mantuvo bajo arresto antes de que la remitieran al vivac de Güines.
Lo justo de su reclamo obligó a ponerla en libertad y a la postre
ganaría la pelea cuando los niños volvieron al lado de su madre.
Dos semanas después del retorno de los niños a su hogar, la Ryder se
enfrascaba en una nueva batalla que también ganaría. En la finca Los
Zapotes, en las afueras de La Habana, se celebraban en secreto
corridas de toros que transcurrían con la presencia de altos
funcionarios públicos y encopetadas damas de la alta sociedad.
El tema de la protección de animales llevado a la Mesa Redonda del
pasado 31 de octubre, trajo a primer plano un asunto sensible que
preocupa cada vez más a amplios sectores de la población y con dicho
tema el recuerdo obligado de Jeannette Ryder, una mujer que, afirma el
investigador y narrador Jorge Domingo, sobresalió por sus nobles
sentimientos cristianos, su sensibilidad extrema y su firme voluntad
de hacer el bien.
Estrafalaria y chiflada
Precisa el autor de importantes investigaciones como Españoles en Cuba
en el siglo XX y El exilio republicano español en Cuba:
“l poco tiempo de su llegada a La Habana esta mujer se inició en la
tarea de ofrecerles ayuda a los numerosos niños desamparados que
recorrían la ciudad, se dedicaban a vender periódicos, en el mejor de
los casos, o al hurto continuado... De igual modo, indignada ante el
trato cruel que recibían en la calle, ante la vista de todos, caballos
y otros animales de tiro, apaleados sin compasión por sus dueños para
que transportasen cargas excesivas, se enfrentó a esta práctica
habitual y recurrió a las autoridades para ponerle fin. En igual
sentido de protección a los animales se dedicó a socorrer con
alimentos a los numerosos perros y gatos abandonados en la ciudad.
Muy pronto se fue extendiendo la noticia de que una estrafalaria y
chiflada mujer norteamericana se enfrentaba a los rudos carretoneros
cuando estos castigaban a sus caballos, cargaba con bolsas de
alimentos para repartirlos entre perros y gatos sarnosos y se detenía
a sermonear a los pilluelos. La burla y el sarcasmo cayeron sobre ella
con saña; pero no lograron causarle el menor daño ni hacerle variar su
actitud. Convencida de lo correcto y de lo necesario de su proceder,
continuó recorriendo cada día la ciudad y paulatinamente el
menosprecio hacia su persona se fue trocando en asombro, en respeto,
en admiración. Algunos se acercaron a ella para acompañarla en aquella
noble cruzada, y al contar entonces con un grupo de seguidores,
Jeannette Ryder fundó el 27 de octubre de 1906 el Bando de Piedad” en la Isla. En su Los orígenes del sociacionismo ambientalista en Cuba --estudio este sobre el que el
escribidor promete volver-- el historiador Reinaldo Funes Monzote dice
que las primeras referencias a la necesidad de una sociedad para el
cuidado de animales datan al menos de mediados del siglo XIX, y pone
de relieve que las ordenanzas municipales de la Colonia contenían
regulaciones destinadas a la protección de los animales. Ya en 1881 el
municipio disponía el peso máximo para las cargas de las carretas
tiradas por bueyes y carretones de mulas, y penalizaba la adulteración
de la leche, la contaminación de las aguas y las peleas de perros.
La Constitución española de 1876 y el fin de la Guerra de los Diez
Años favorecieron la proliferación en La Habana de sociedades de
diversa índole, entre estas la Sociedad Cubana Protectora de Animales
y Plantas, en 1882. Su fundador fue el español Juan García Villarraza,
médico y dentista, fundador de la primera academia dental que existió
en Cuba. Dos años más tarde se creaba la Sociedad Protectora de los
Niños de la Isla de Cuba. Los esfuerzos por consolidar una asociación
dedicada a promover la protección de los animales renacieron tras el
fin de la dominación española, asevera Funes Monzote. La intervención
norteamericana y la instauración de la República fueron un buen
momento para retomar esas aspiraciones en la Sociedad Humanitaria
Cubana Protectora de los Niños y contra la crueldad con los animales
(1902). Radicó en la sede de la Academia de Ciencias y su presidente
fue el eminente médico Juan Santos Fernández, presidente también de la
Academia.
Cuba dejaba atrás 30 años de guerra y se imponía superar el legado
nefasto de la Colonia y la esclavitud. La contienda bélica cerraba con
el saldo de cuantiosas pérdidas humanas y materiales, y el
analfabetismo elevadísimo lastraba el progreso nacional. Se imponía
entonces reestructurar la sociedad y rigió un nuevo sistema de
enseñanza. El problema social del país era, sin embargo, más grave y
complejo. Miles de desplazados por la guerra se concentraban en las
poblaciones, principalmente en La Habana, y niños, ancianos, dementes
y mutilados, en total desamparo, vagaban por las calles, y poco hacían
por ellos el Gobierno central y los municipios. Para paliar su
desgracia surgió la Sociedad Protectora de Niños, Animales y Plantas,
también conocida como Bando de Piedad, que adoptó como lema estas
palabras: “Nosotros hablamos por los que no pueden hablar”.
Una carga excesiva
El Bando de Piedad auspició un dispensario para prestar asistencia
médica gratuita a menores y estableció un reparto de leche y pan para
mendigos. Llevó desayuno a mujeres detenidas en unidades policiales y
combatió el propósito de restablecer en la Isla las corridas de toros
y abogó por la supresión de las academias de baile que eran, en
verdad, centros velados de prostitución.
Aunque por ese camino nunca terminarían de resolverse los problemas
sociales del país, la prédica y el quehacer de Jeannette Ryder ganaron
espacios y seguidores. Era el Bando de Piedad una organización de
limitadas posibilidades económicas, que se sostenía, en lo esencial,
gracias a la caridad pública y que estiraba al máximo sus escasos
recursos a fin de beneficiar a la mayor cantidad de personas
necesitadas. El proceder humanitario de Jeannette, secundada siempre,
de manera activa, por su esposo, el médico norteamericano Clifford
Ryder, permeó también las esferas oficiales y en 1915 el Gobierno del
general García Menocal cedió al Bando el edificio de Paula esquina a
Picota, en La Habana Vieja, que sirvió de albergue a numerosos niños
en estado de orfandad. Tuvo la organización su propia revista, que
contó entre sus colaboradores al periodista Félix Soloni y al escritor
Juan Marinello.
La Ryder tenía 33 años de edad en el momento de su llegada a Cuba.
Pasó el tiempo y no por ello disminuyeron sus convicciones. Pero
resultaba excesiva la carga que soportaba su débil constitución
física. En las primeras semanas de 1931 se le diagnosticó una seria
enfermedad pulmonar. Fueron inútiles los intentos por salvarla.
Falleció, dice Jorge Domingo, el 11 de abril; el 10, se afirma en la
enciclopedia popular ilustrada Cuba en la mano.
Vacío irreparable
médica gratuita a menores y estableció un reparto de leche y pan para
mendigos. Llevó desayuno a mujeres detenidas en unidades policiales y
combatió el propósito de restablecer en la Isla las corridas de toros
y abogó por la supresión de las academias de baile que eran, en
verdad, centros velados de prostitución.
Aunque por ese camino nunca terminarían de resolverse los problemas
sociales del país, la prédica y el quehacer de Jeannette Ryder ganaron
espacios y seguidores. Era el Bando de Piedad una organización de
limitadas posibilidades económicas, que se sostenía, en lo esencial,
gracias a la caridad pública y que estiraba al máximo sus escasos
recursos a fin de beneficiar a la mayor cantidad de personas
necesitadas. El proceder humanitario de Jeannette, secundada siempre,
de manera activa, por su esposo, el médico norteamericano Clifford
Ryder, permeó también las esferas oficiales y en 1915 el Gobierno del
general García Menocal cedió al Bando el edificio de Paula esquina a
Picota, en La Habana Vieja, que sirvió de albergue a numerosos niños
en estado de orfandad. Tuvo la organización su propia revista, que
contó entre sus colaboradores al periodista Félix Soloni y al escritor
Juan Marinello.
La Ryder tenía 33 años de edad en el momento de su llegada a Cuba.
Pasó el tiempo y no por ello disminuyeron sus convicciones. Pero
resultaba excesiva la carga que soportaba su débil constitución
física. En las primeras semanas de 1931 se le diagnosticó una seria
enfermedad pulmonar. Fueron inútiles los intentos por salvarla.
Falleció, dice Jorge Domingo, el 11 de abril; el 10, se afirma en la
enciclopedia popular ilustrada Cuba en la mano.
Vacío irreparable
La muerte de Jeannette Ryder dejó un vacío irreparable en el Bando de
Piedad. Los tiempos en que ocurrió el deceso no eran los mejores.
Arreciaba la lucha contra la dictadura de Machado y la crisis
económica empujaba a la miseria a un número cada vez mayor de
familias. Por consiguiente, las donaciones y legados eran cada vez menores y más esporádicos. Para colmo de males, surgieron pugnas entre
algunos de sus miembros. Por suerte, el Club Rotario intervino en el
asunto y con su apoyo monetario pudo la organización proseguir su
labor.
En 1934, el dibujante Ricardo de la Torriente, el creador del
personaje de Liborio, legó al Bando una finca rústica en el Cotorro.
En dicho predio, en un moderno edificio construido al efecto, entró en
servicio una escuela-albergue que acogió a numerosas niñas. De manera
paralela y sin depender del Bando, la poetisa Dulce María Loynaz,
premio Cervantes, mantenía sin ayuda de nadie un asilo canino en su
finca La Misericordia, en las afueras de La Habana, y calladamente
creó un paraíso para los perros callejeros. El Bando de Piedad
funcionó hasta 1959, cuando el Estado asumió sus funciones. Su última
clínica veterinaria, con servicios gratuitos, radicó en la calle
Trocadero número 413, en Centro Habana. Desde hace años la Asociación
Cubana para la Protección de Animales y Plantas (Aniplan) acomete una
encomiable labor, no siempre reconocida con entera justicia, en la
vacunación, desparasitación y esterilización de animales. Lo mismo
hace la Oficina del Historiador de La Habana. La Dirección de
Bienestar Animal del Ministerio de la Agricultura trabaja en la
tercera versión del proyecto de ley de protección de los animales, y
no faltan personas que aportan al tema tiempo y recursos, convencidos
de que mientras más indefensa se encuentre una criatura más derecho
tiene a que el hombre la defienda de la crueldad del hombre.
La lealtad
Jeannette Ryder fue inhumada en la necrópolis habanera de Colón. Su
perra Rinti se echó entonces junto al sepulcro y rechazó el agua y los
alimentos que le ofrecían los empleados del cementerio. Cuando murió,
una escultura la inmortalizó a los pies de su dueña. Es el monumento a
la lealtad.
Desconozco si se trata de una celebración universal, pero el 10 de
abril es el Día del Perro. Así lo anuncia la Asociación Cubana para la
Protección de Animales y Plantas. Todo el año debía ser, sin embargo,
el día del perro, del propio y del ajeno y de ese que anda por ahí,
abandonado a su suerte. No basta con proporcionarles un techo y
alimento suficiente. También es importante hacerles sentir que son
queridos e importantes, que se les toma en cuenta. Captan y comparten
nuestros estados de ánimo y entienden todo lo que les decimos. Y son
capaces de respondernos y de decirnos lo que quieren. Preste, si no,
atención a los ladridos y gruñidos de su mascota. Nunca son iguales.
Hay uno para cada ocasión. No son ellos culpables de que, lerdos como
somos, no siempre los entendamos.
Ciro Bianchi Ross
cbianchi@enet.cu
http://wwwcirobianchi.blogia.com/
http://cbianchiross.blogia.com/