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lunedì 17 novembre 2014

Il Bando de Piedad II (fine), di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Juventud Rebelde del 16/11/14

La notizia la offese e seppe che non poteva rimanere con le braccia incrociate. Non solo doveva ottenere la liberazione dei bambini, venduti a un circo dal loro stesso padre in cambio di 2000 pesos, ma la punizione dei colpevoli, tanto del venditore come di colui che li aveva comprati.
Correva il mese di maggio del 1920 e Jeanette Ryder, una nordamericana arrivata a Cuba dopo la fine della Guerra d’Indipendenza e che nel 1906 fondò all’Avana Il Bando de Piedad per proteggere e aiutare esseri invalidi e indifesi, fossero umani o animali vittimizzati dalla fame, la crudeltà e il maltrattamento, fin dal principio non misurò le difficoltà dell’mpresa che affrontava.. Fino a lì il suo daffare a favore di bambini indifesi, donne, anziani invalidi e anche animali da tiro, cani e gatti randagi, la feceva oggetto  di scherzi e sarcasmo. Adesso, nella sua lotta per la liberazione dei bambini, affronterebbe qualcosa di peggio, la prigione.
L’impresario del circoche comprò i bambini si muoveva nell’ombra al fine di uscirne indenne e come venne a sapere di essere oggetto di una richiesta da parte di Jeanette Ryder, curruppe la polizia, il sindaco, il giudice della località avanera di Guara, dove il circo era di stagione. Quando la benefattrice giunse a questa città, fu oggetto di aggressioni verbali che diventarono attacchi fisici prima che la conducessero, come detenuta, al comando locale di Polizia, dove si mantenne in arresto prima di esser inviata al reclusorio di Güines. La giustezza della sua richiesta obbligò a metterla in libertà e successivamente vincerà la battaglia e finalmente i bambini tornarono fra le braccia della madre.
Due settimane dopo il ritorno dei bambini al loro domicilio, la Ryder si impegnava in un’altra battaglia che vincerebbe. Nella tenuta degli Zapotes, alla periferia dell’Avana, si celebravano in segreto corride di tori che si svolgevano con la presenza di alti funzionari pubblici e paludate dame dell’alta società.
Il tema dell protezione degli animali, portato alla Mesa Redonda dello scorso 31 ottobre (programma giornalistico della TV, n.d.t.) portò in primo piano un fatto sensibile che preoccupa sempre più ampi settori della popolazionenencon tale tema il ricordo obbligato di Jeanette Ryder, una donna che, afferma l’investigatore e narratore Jorge Domingo, eccelse per i suoi nobili sentimenti cristiani, la sua estrema sensibilità e la sua ferma volontà di fare del bene.

Originale e pazzoide

L’autore di importanti investigazioni come Españoles en Cuba en el siglo XX e El exilio republicano español en Cuba afferma:
“Dopo poco tempo dal suo arrivo a Cuba, questa donna si dette il compito di offrire aiuto ai numerosi bambini abbandonati che circolavano per la città, nel migliore dei casi si dedicavano a vendere giornali, oppure al furto continuato... Era indignata allo stesso modo davanti al tratamento crudele che ricevevano nelle strade, davanti a tutti, cavalli e altri animali da tiro, bastonati senza pietà dai loro padroni che gli facevano trasportare carichi eccessivi, si confrontò con questa pratica abituale e ricorse alle autorità perche ne ponessero fine. Con lo stesso senso di protezione degli animali, si dedicò a soccorrere con alimenti i numerosi cani e gatti rognosi e si soffermava a fare sermoni agli scugnizzi. Gli scherzi, il sarcasmo le piovvero addosso con forza, ma non la scalfirono nemmeno ne la fecero cambiare di idea. Convinta del giusto e del necessario delle sue azioni, continuò percorrendo ogni giorno la città e mano a mano la sottovalutazione della sua persona cambiò in stupore, rispetto e ammirazione. Alcuni le si avvicinarono per accompagnarla in quella nobile crociata e contando con un numero di seguaci Jeanette Ryder fondò, il 27 di ottobre del 1906 il Bando de Piedad”.
L’impegno non era nuovo, sull’Isola. Ne Los origenes del asociacionismo ambientalista en Cuba – studio sul quale lo scriba promete di tornare – lo storico Reinaldo Funes Monzote dice che i primi riferimenti alla necessità di una società per le attenzioni agli animali datano almeno alla metà del XIX secolobe mette in rilievo che le ordinanze municipali della Colonia contenevano regolamenti detinate alla protezione degli animali. Già nel 1881 il municipio disponeva il peso messimo per il carico delle carrette trainate da buoi e i carrettoni delle mule, penalizzaba l’adulterazione del latte, la contaminazione dell’acqua e le lotte di cani. La Costituzione spagnola del 1876 e la fine della Guerra dei Dieci Anni favorirono la proliferazione, all’Avana, di società di diversa indole, fra questa la Società Cubana Protectora de Animales y Plantas, nel 1882. Il suo fondatore fu lo spagnolo Juan García Villaraza, medico e dentista, fondatore della prima accademia dentistica che esistì a Cuba. Due anni più tardi si creava la Sociedad Protectora de los Niños de la Isla de Cuba. Gli sforzi per consolidare un’associazione dedicata a promuovere la protezione degli animali rinacquero dopo la fine della dominazione spagnola, garantisce Funes Monzote. L’intervento nordamericano e l’instaurazione della Repubblica furono un buon momento per riprendere queste aspirazioni nella Sociedad Humanitaria Cubana Protectora de los Niños y contra la crueldad con los animales (1902). Ebbe sede nell’Accademia delle Scienze e il suo presidente fu l’eminente medico Juan Santos Fernández, presidente anche dell’Accademia.
Cuba lasc iava alle spalle 30 anni di guerra e si imponeva di superare il nefasto lascito della Colonia e la schiavitù. La contesa bellica chideva con numerose perdite di vite umane e di beni materiali, l’analfabetismo elevatissimo era una zavorra per il progresso nazionale. Quindi si imponeva ristrutturare la società e resse un nuovo sistema d’insegnamento’ Il problema sociale del Paese era, senza dubbio, più grave e complesso. Migliaia di reduci dalla guerra si concentravano nei centri abitati, principalmente all’Avana, bambini, anziani, dementi e mutilati, completamente abbandonati, vagavano per le strade e sia il Governo centrale che i municipi facevano poco per loro. Per alleviare le loro disgrazie sorse la Sociedad Protectora de los Niños, Animales y Plantas conosciuta anche come Bando de Piedad che adottò come slogan queste parole: “Noi parliamo per chi non può parlare”.

Un carico eccessivo

Il Bando de Piedad creò un dispensario per prestare assistenza medica gratuita ai minori e stabilì una distribuzione di pane e latte per i mendicanti. Porto la colazione alle donne detenute nelle stazioni di Polizia, combatté il proposito di ristabilire le corride e si operò per la sopressione delle scuole di ballo che in realtà erano veri centri, camuffati, per la prostituzione.
Nonostante, per questa via, non finirebbero mai di risolversi i problemi sociali del Paese, la predica e l’impegno di Jeanette Ryder guadagnarono spazio e seguaci. Il Bando de la Piedad era un’organizzazione con limitate possibilità economiche che si sosteneva, per l’essenziale, grazie alla carità pubblica e che stirava al massimo le sue scarse risorse al fine di beneficiare il maggior numero di persone bisognose. Il cammino umanitario di Jeanette, assecondata sempre in modo attivo da suo marito, il nordamericano Clifford Ryder, permeò anche le sfere ufficiali e nel 1915, il Governo del generale García Menocal cedette al Bando l’edificio di Paula angolo Picota all’Avana Vecchia che serví da rifugioa numerosi bambini orfani. L’organizzazione contò con un a sua propria rivista che ebbe fra i suoi collaboratori il giornalista Félix Soloni e lo scrittore Juan Marinello.
La Ryder aveva 33 anni, al momento del suo arrivo a Cuba. Passò il tempo, ma non per quello diminuirono le sue convinzioni. Però era eccessivo il carico che la sua debole costituzione fisica portava. Nelle prime settimane del 1931 le diagnosticarono una seria malattia polmonare. I tentativi di salvarla furono inutili. Morì, dice Jorge Domingo, l’11 aprile; nell’enciclopedia popolare illustrata Cuba en la mano si afferma il 10.

Vuoto incolmabile

La morte di Jeanette Ryder lasciò un vuoto incolmabile nel Bando de Piedad. I tempi in cui avvenne il decesso non erano dei migliori. Infuriava la lotta contro il dittatore Machado e la crisi economica spingeva alla miseria un numero sempre superiore di famiglie. Di conseguenza le donazioni e lasciti erano sempre minori e sporadici. Per colmo dei mali sorsero litigi fra alcuni dei suoi membri. Per fortuna il Rotay Club intervenne nella faccenda e col suo aiuto economico l’organizzazione poté continuare il suo lavoro.
Nel 1934 il disegnatore Ricardo de la Torriente, il creatore del personaggio di Liborio, lasciò al Bando una tenuta rustica nel Cotorro.
In quello spazio in un edificio moderno, costruito al proposito, entrò in servizio una scuola ostello che accolse numerose bambine. In modo parallelo e senza dioendere dal bando,  la poetessa Dulce María Loynaz, premio Cervantes, manteneva senza nessun aiuto, un ospizio canino nella sua tenuta La Misericordia, alla periferia dell’Avana e silenziosamente, creò un paradiso per i cani randagi. Il Bando de la Piedad funzionò fino al 1959, quando lo Stato asunse le sue funzioni. La sua ultima clinica veterinaria, con servizi gratuiti, ebbe sede nella calle Trocadero al numero 413, in Centro Avana. Da anni l’Associazione Cubana per la Protezione degli Animali e le Piante (Aniplan) svolge un lavoro encomiabile, non sempre riconosciuta con tutta la giustizia, nella vaccinazione, desparassitaggio e sterilizzazione degli animali. Lo stesso fa l’Ufficio dell’Historiador de La Habana. La Direzione del Benessere  Animale del Ministero dell’Agricoltura, lavora alla terza versione del progetto di legge della protezione degli animali e non mancano le persone che apportano al tema tempo e risorse convinti che, più indifesa si trovi una creatura, più diritto ha che l’uomo la difenda dalla crudeltà dell’uomo.

La lealtà

Jeanette Ryder fu inumata nella necropoli avanera di Colón. La sua cagna Rintisi sdraiò vicino al sepolcro rifiutando acqua e cibo che le portavano gli addetti dal cimitero. Aquando morì una scultura la immortalò ai piedi della sa padrona. È il monumento alla lealtà.
Non so se si tratta di una celebrazione universale, ma il 10 di aprile è la Giornata del Cane. Così lo annuncia l’Associazione Cubana per la Protezione di Animali e Piante. Senza dubbio dovrebbe essere tutto l’anno il giorno del cane, del proprio o dell’altrui e di quello che vagabonda abbandonato alla sorte. Non basta con offrirgli un tetto e cibo sufficiente. È anche importante che li si prenda in considerazione. Captano e condividono i nostri stati d’animo e capiscono tutto quello che gli diaciamo. E sono capaci di risponderci dicendoci quello che vogliono. Provate a prestare attenzione all’abbaiare o al grugnire del vostro compagno. Nono sono mai uguali. Ce n’è uno per ogni occasione. Loro non sono colpevoli se, indifferneti come siamo, non sempre li comprendiamo.


 El Bando de Piedad (II y final)
Ciro Bianchi Ross * digital@juventudrebelde.cu
15 de Noviembre del 2014 20:35:27 CDT

La noticia la indignó y supo que no podría permanecer con los brazos
cruzados. No solo debía obtener la liberación de dos niños, vendidos a
un circo por su propio padre a cambio de 2 000 pesos, sino el castigo
de los culpables, tanto del vendedor como del que los había adquirido.
Corría el mes de mayo de 1920 y Jeannette Ryder, una norteamericana
llegada a Cuba tras el cese de la Guerra de Independencia y que en
1906 fundara en La Habana el Bando de Piedad para proteger y ayudar a
seres desvalidos e indefensos, fueran humanos o animales victimizados
por el hambre, la crueldad y el maltrato, no midió de inicio las
dificultades de la empresa que afrontaba. Hasta ahí su quehacer en
favor de niños desamparados y mujeres y ancianos desvalidos y también
bestias de tiro y de perros y de gatos callejeros, la hacía centro de
burlas y sarcasmos. Ahora, en su lucha por la liberación de los niños,
enfrentaría algo peor, la cárcel.
El empresario del circo que compró a los niños se movía en las sombras
a fin de salirse con la suya, y tan pronto supo que sería objeto de
reclamación por parte de Jeannette Ryder, sobornó a la policía, al
alcalde y al juez de la localidad habanera de Guara, donde el circo
estaba de temporada. Cuando arribó la filántropa a esa ciudad, fue
objeto de agresiones verbales que pasaron al ataque físico antes de
que la llevaran en calidad de detenida a la unidad policial, donde se
le mantuvo bajo arresto antes de que la remitieran al vivac de Güines.
Lo justo de su reclamo obligó a ponerla en libertad y a la postre
ganaría la pelea cuando los niños volvieron al lado de su madre.
Dos semanas después del retorno de los niños a su hogar, la Ryder se
enfrascaba en una nueva batalla que también ganaría. En la finca Los
Zapotes, en las afueras de La Habana, se celebraban en secreto
corridas de toros que transcurrían con la presencia de altos
funcionarios públicos y encopetadas damas de la alta sociedad.
El tema de la protección de animales llevado a la Mesa Redonda del
pasado 31 de octubre, trajo a primer plano un asunto sensible que
preocupa cada vez más a amplios sectores de la población y con dicho
tema el recuerdo obligado de Jeannette Ryder, una mujer que, afirma el
investigador y narrador Jorge Domingo, sobresalió por sus nobles
sentimientos cristianos, su sensibilidad extrema y su firme voluntad
de hacer el bien.

Estrafalaria y chiflada

Precisa el autor de importantes investigaciones como Españoles en Cuba
en el siglo XX y El exilio republicano español en Cuba:
“l poco tiempo de su llegada a La Habana esta mujer se inició en la
tarea de ofrecerles ayuda a los numerosos niños desamparados que
recorrían la ciudad, se dedicaban a vender periódicos, en el mejor de
los casos, o al hurto continuado... De igual modo, indignada ante el
trato cruel que recibían en la calle, ante la vista de todos, caballos
y otros animales de tiro, apaleados sin compasión por sus dueños para
que transportasen cargas excesivas, se enfrentó a esta práctica
habitual y recurrió a las autoridades para ponerle fin. En igual
sentido de protección a los animales se dedicó a socorrer con
alimentos a los numerosos perros y gatos abandonados en la ciudad.
Muy pronto se fue extendiendo la noticia de que una estrafalaria y
chiflada mujer norteamericana se enfrentaba a los rudos carretoneros
cuando estos castigaban a sus caballos, cargaba con bolsas de
alimentos para repartirlos entre perros y gatos sarnosos y se detenía
a sermonear a los pilluelos. La burla y el sarcasmo cayeron sobre ella
con saña; pero no lograron causarle el menor daño ni hacerle variar su
actitud. Convencida de lo correcto y de lo necesario de su proceder,
continuó recorriendo cada día la ciudad y paulatinamente el
menosprecio hacia su persona se fue trocando en asombro, en respeto,
en admiración. Algunos se acercaron a ella para acompañarla en aquella
noble cruzada, y al contar entonces con un grupo de seguidores,
Jeannette Ryder fundó el 27 de octubre de 1906 el Bando de Piedad” en la Isla. En su Los orígenes del sociacionismo ambientalista en Cuba --estudio este sobre el que el
escribidor promete volver-- el historiador Reinaldo Funes Monzote dice
que las primeras referencias a la necesidad de una sociedad para el
cuidado de animales datan al menos de mediados del siglo XIX, y pone
de relieve que las ordenanzas municipales de la Colonia contenían
regulaciones destinadas a la protección de los animales. Ya en 1881 el
municipio disponía el peso máximo para las cargas de las carretas
tiradas por bueyes y carretones de mulas, y penalizaba la adulteración
de la leche, la contaminación de las aguas y las peleas de perros.
La Constitución española de 1876 y el fin de la Guerra de los Diez
Años favorecieron la proliferación en La Habana de sociedades de
diversa índole, entre estas la Sociedad Cubana Protectora de Animales
y Plantas, en 1882. Su fundador fue el español Juan García Villarraza,
médico y dentista, fundador de la primera academia dental que existió
en Cuba. Dos años más tarde se creaba la Sociedad Protectora de los
Niños de la Isla de Cuba. Los esfuerzos por consolidar una asociación
dedicada a promover la protección de los animales renacieron tras el
fin de la dominación española, asevera Funes Monzote. La intervención
norteamericana y la instauración de la República fueron un buen
momento para retomar esas aspiraciones en la Sociedad Humanitaria
Cubana Protectora de los Niños y contra la crueldad con los animales
(1902). Radicó en la sede de la Academia de Ciencias y su presidente
fue el eminente médico Juan Santos Fernández, presidente también de la
Academia.
Cuba dejaba atrás 30 años de guerra y se imponía superar el legado
nefasto de la Colonia y la esclavitud. La contienda bélica cerraba con
el saldo de cuantiosas pérdidas humanas y materiales, y el
analfabetismo elevadísimo lastraba el progreso nacional. Se imponía
entonces reestructurar la sociedad y rigió un nuevo sistema de
enseñanza. El problema social del país era, sin embargo, más grave y
complejo. Miles de desplazados por la guerra se concentraban en las
poblaciones, principalmente en La Habana, y niños, ancianos, dementes
y mutilados, en total desamparo, vagaban por las calles, y poco hacían
por ellos el Gobierno central y los municipios. Para paliar su
desgracia surgió la Sociedad Protectora de Niños, Animales y Plantas,
también conocida como Bando de Piedad, que adoptó como lema estas
palabras: “Nosotros hablamos por los que no pueden hablar”.

Una carga excesiva


El Bando de Piedad auspició un dispensario para prestar asistencia
médica gratuita a menores y estableció un reparto de leche y pan para
mendigos. Llevó desayuno a mujeres detenidas en unidades policiales y
combatió el propósito de restablecer en la Isla las corridas de toros
y abogó por la supresión de las academias de baile que eran, en
verdad, centros velados de prostitución.
Aunque por ese camino nunca terminarían de resolverse los problemas
sociales del país, la prédica y el quehacer de Jeannette Ryder ganaron
espacios y seguidores. Era el Bando de Piedad una organización de
limitadas posibilidades económicas, que se sostenía, en lo esencial,
gracias a la caridad pública y que estiraba al máximo sus escasos
recursos a fin de beneficiar a la mayor cantidad de personas
necesitadas. El proceder humanitario de Jeannette, secundada siempre,
de manera activa, por su esposo, el médico norteamericano Clifford
Ryder, permeó también las esferas oficiales y en 1915 el Gobierno del
general García Menocal cedió al Bando el edificio de Paula esquina a
Picota, en La Habana Vieja, que sirvió de albergue a numerosos niños
en estado de orfandad. Tuvo la organización su propia revista, que
contó entre sus colaboradores al periodista Félix Soloni y al escritor
Juan Marinello.
La Ryder tenía 33 años de edad en el momento de su llegada a Cuba.
Pasó el tiempo y no por ello disminuyeron sus convicciones. Pero
resultaba excesiva la carga que soportaba su débil constitución
física. En las primeras semanas de 1931 se le diagnosticó una seria
enfermedad pulmonar. Fueron inútiles los intentos por salvarla.
Falleció, dice Jorge Domingo, el 11 de abril; el 10, se afirma en la
enciclopedia popular ilustrada Cuba en la mano.

Vacío irreparable

La muerte de Jeannette Ryder dejó un vacío irreparable en el Bando de
Piedad. Los tiempos en que ocurrió el deceso no eran los mejores.
Arreciaba la lucha contra la dictadura de Machado y la crisis
económica empujaba a la miseria a un número cada vez mayor de
familias. Por consiguiente, las donaciones y legados eran cada vez menores y más esporádicos. Para colmo de males, surgieron pugnas entre
algunos de sus miembros. Por suerte, el Club Rotario intervino en el
asunto y con su apoyo monetario pudo la organización proseguir su
labor.
En 1934, el dibujante Ricardo de la Torriente, el creador del
personaje de Liborio, legó al Bando una finca rústica en el Cotorro.
En dicho predio, en un moderno edificio construido al efecto, entró en
servicio una escuela-albergue que acogió a numerosas niñas. De manera
paralela y sin depender del Bando, la poetisa Dulce María Loynaz,
premio Cervantes, mantenía sin ayuda de nadie un asilo canino en su
finca La Misericordia, en las afueras de La Habana, y calladamente
creó un paraíso para los perros callejeros. El Bando de Piedad
funcionó hasta 1959, cuando el Estado asumió sus funciones. Su última
clínica veterinaria, con servicios gratuitos, radicó en la calle
Trocadero número 413, en Centro Habana. Desde hace años la Asociación
Cubana para la Protección de Animales y Plantas (Aniplan) acomete una
encomiable labor, no siempre reconocida con entera justicia, en la
vacunación, desparasitación y esterilización de animales. Lo mismo
hace la Oficina del Historiador de La Habana. La Dirección de
Bienestar Animal del Ministerio de la Agricultura trabaja en la
tercera versión del proyecto de ley de protección de los animales, y
no faltan personas que aportan al tema tiempo y recursos, convencidos
de que mientras más indefensa se encuentre una criatura más derecho
tiene a que el hombre la defienda de la crueldad del hombre.

La lealtad

Jeannette Ryder fue inhumada en la necrópolis habanera de Colón. Su
perra Rinti se echó entonces junto al sepulcro y rechazó el agua y los
alimentos que le ofrecían los empleados del cementerio. Cuando murió,
una escultura la inmortalizó a los pies de su dueña. Es el monumento a
la lealtad.
Desconozco si se trata de una celebración universal, pero el 10 de
abril es el Día del Perro. Así lo anuncia la Asociación Cubana para la
Protección de Animales y Plantas. Todo el año debía ser, sin embargo,
el día del perro, del propio y del ajeno y de ese que anda por ahí,
abandonado a su suerte. No basta con proporcionarles un techo y
alimento suficiente. También es importante hacerles sentir que son
queridos e importantes, que se les toma en cuenta. Captan y comparten
nuestros estados de ánimo y entienden todo lo que les decimos. Y son
capaces de respondernos y de decirnos lo que quieren. Preste, si no,
atención a los ladridos y gruñidos de su mascota. Nunca son iguales.
Hay uno para cada ocasión. No son ellos culpables de que, lerdos como
somos, no siempre los entendamos.

Ciro Bianchi Ross
cbianchi@enet.cu
http://wwwcirobianchi.blogia.com/
http://cbianchiross.blogia.com/





                                                      


Conversando con Enrique Molina

Ieri ho avuto la gradita visita di uno dei più popolari, amati e bravi attori del cinema, teatro e televisione di Cuba: Enrique Molina e signora Elsa.
Fra le altre cose abbiamo ricordato amici comuni e ci siamo raccontati aneddoti delle rispettive vite. Mi ha raccontato di come si è trovato per caso (e per necessità) a fare l’attore senza nessuna scuola, completamente da autodidatta. All’unico corso di formazione professionale avanzata a cui si era iscritto, già come attore alla fine degli anni ’60, era stato bocciato. A questo punto gli ho detto che qualcosa di simile era capitato anche all'indimenticabile Alberto Sordi...
Enrique è nato a Bauta, provincia dell’Avana nel 1943. All’età di 10 anni si trasferì con la famiglia a Santiago de Cuba e nell’adolescenza trovò lavoro come garzone in una caffetteria sita in uno dei parchi centrali della città, la “Nubiola”, proprietà di uno spagnolo. Poco a poco il giovane Molina imparò l’arte di stare dietro il banco e di servire i clienti così crebbe professionalmente fino a diventare il dipendente di fiducia del proprietario.
Dietro l’angolo della piazza dove si trovava il locale, aveva sede un’accademia artistica per la formazione di attori che si chiamava “Enramada” che un bel giorno si sciolse dando vita al “Conjunto Dramaturgico di Oriente”, ovvero una compagnia di teatro. Gli artisti, naturalmente erano clienti del locale vicino e un bel giorno uno di loro chiese a Enrique quanto guadagnava nella caffetteria, lui gli rispose 67 pesos al mese. L’amico allora gli disse perché non si presentava alla sede del gruppo per fare una prova come attore. Molina non si sentiva preparato per quello ed era un pò riluttante, ma quando il suo interlocutore gli disse che avrebbe avuto uno stipendio di 150 pesos mensili...si fece venire la voglia.
Il provino fu un disastro e venne respinto, ma sempre grazie alle amicizie formatesi con la clientela gli venne data una prova d’appello. Il direttore del gruppo era un argentino e gli disse che la prova d’ammissione sarebbe consistita nell’entrare nel suo ufficio dicendo: “io voglio fare l’attore”, ma la frase doveva essere ripetuta diverse volte con differenti intonazioni. Enrique ricorda: “Mancava solo che prendessi per il collo l’argentino per fargli la richiesta in modo estremamente violento, le altre intonazioni le avevo provate tutte. Venni assunto”. Da quel giorno era diventato attore professionista con uno stipendio più che doppio rispetto a quello della caffetteria.
Passò qualche tempo e gli venne proposto di frequentare, all’Avana, un corso di drammaturgia tenuto dalla famosa attrice Gloria Paradiso. Partì carico di speranze per migliorare la sua professionalità molto rustica, ma quando si trovò a dover studiare testi di tali Shakespeare o Stanislawsky, rimase tagliato fuori...e fu lunico allievo a non ottenere il diploma.
Tempo dopo gli venne offerta un’altra opportunità, quella di entrare nella formazione di un altro grande maestro: Humberto Arenal, drammaturgo e attore che aveva fondato il “Grupo 6”. La prova di ammissione consisteva nel rispondere a 10 domande...Enrique rispose correttamente a una sola. Altro fiasco e altra delusione, però continuava ad essere considerato attore professionista.
Nel 1970 gli venne offerta l’opportunità di entrare a Tele Rebelde, allora televisione locale di Oriente, successivamente divenuta emitente nazionale. Molina, come abbiamo visto non aveva nessuna preparazione professionale teorica e nemmeno aveva una vocazione coltivata da bambino o ragazzo, era entrato nel mondo dello spettacolo per caso, ma la sua caparbietà e intelligenza lo portò a praticare in modo del tutto spontaneo il metodo Stanislawsky senza nemmeno sapere chi fosse costui e ancora oggi dice che i libri del famoso teorico dell’arte scenica li tiene chiusi nello scaffale, senza averli mai letti.
Così come aveva fatto da dipendente della caffetteria, Enrique Molina continuò a crescere e migliorarsi professionalmente, pur senza un supporto teorico. Dopo i primi anni di lavoro nella emittente televisiva giunse il debutto su grande schermo con uno dei classici della cinematografia cubana: “El hombre de Maisinicú”, nel 1973. Da quel momento, la strada che aveva percorso faticosamente diventò più agevole, il lavoro a fianco di altri grandi maestri delle scene gli servì per andare sempre più superando sé stesso. Da allora ad oggi ha interpretato una trentina di film, numerose opere di teatro e un’infinità di novelle televisive.
Attualmente è sul piccolo schermo con la telenovela “La otra esquina”, protagonizzata anche da Blanca Rosa Blanco, come riportato in questo spazio un paio di settimane fa. Nel frattempo sta ultimando le riprese della prossima telenovela in programma dopo la fine di quella attualmente in onda. L’opera non ha ancora un titolo definitivo, ne ha due che sarebbero: “Vereda Tropical” oppure “Piél de barrio” con maggiori possiblità che sia quest’ultimo. Ha appena terminato di girare il film “Contigo pan y cebolla” diretto da Juan Carlos Cremata e tratto dal lavoro teatrale di Héctor Quintero, grandissimo commediografo cubano. Il film verrà proiettato fuori concorso, come da richiesta del suo regista, al prossimo festival del Nuovo Cinema Latinoamericano dopo la sua premiére al cine Chaplin il prossimo giorno 20, quindi sarà portato in Italia grazie a un amico personale ed estimatore di Cremata che vuole fare una settimana dedicata al regista, presentando le 6 pellicole finora da lui realizzate.
E fin qua, succintamente, la storia professionale di un attore per caso che però è apprezzato da pubblico e critica nonostante la sua formazione da assoluto autodidatta e che forse proprio la sua spontaneità lo porta ad applicare, in modo del tutto personale il metodo Stanislawsky, anche se oggi sa bene chi sia...




Negletto

NEGLETTO: piccolo moro in Cina

domenica 16 novembre 2014

La posta dei lettori

Alcuni giorni fa ho ricevuto, come capita ogni tanto, questa mail che pubblico in forma anonima seppure sia firmata ed accompagnata, ovviamente, dall'indirizzo informatico del mittente che se d'accordo, potrei citare (il solo nome, naturalmente).
Al di là del fatto che le allodole, normalmente, si caccerebbero e non pescherebbero, sono rimasto perplesso sul contenuto che non ho bene afferrato se è ironico o serio. In privato ho espresso il mio punto di vista e non ho più avuto notizie del lettore. Sarà rimasto completamente soddisfatto della risposta?
Nel contesto gli dicevo che sarebbe bello avere le opinioni dei lettori come commenti pubblici, magari con pseudonimo, perché potrebbero esserci argomenti interessanti anche per altri...il dado (per eventuali corrispondenti) è tratto.



Oggetto: Continuando a pescare allodole

Egr. SIg. Vecchio,
secondo la sua opinione è ipotizzabile, una volta lì, alll'Habana o in Cuba, dedicarsi (esclusivamente o non solo) con profitto ad attività intellettuali nell'ambito della comunicazione, dell'educazione e del sociale?
Come si gestiscono i rapporti con la gente o con le autorità per chi straniero è, ma turista non è?
Ringrazio di antemano se ci sarà una risposta (dato che ho letto alcuni suoi commenti dal suo eccellente blog risalenti al 2007 o giù di lì)
Sinceri Saluti


L’autunno/inverno cubano è ricco di avvenimenti economici e culturali. Chiusi da poco i battenti del Festival Internazionale del Balletto e della Fiera dell’Avana, oggi si sta disputando la maratona Marhabana che quest’anno ha oltre 650 podisti provenienti dall’estero e più di tremila cubani. Come sempre è stata preceduta da Maracuba, ovvero le maratone locali tenute, praticamente, in ogni municipio del Paese al di Fuori della capitale. Quest’anno la gara coincide con il 495mo anniversario della fondazione de la Villa de San Cristobal de La Habana, il 16 novembre. Gli avaneri non mancheranno di fare la coda per i rituali tre giri di buon auspicio attorno alla ceiba della Plaza de los Capitanes Generales, di fronte al Templete, lasciando le monetine attorno alla pianta.


Intanto si profila il prossimo Festival del Nuovo Cine Latinoamericano che sarà dal 4 al 14 dicembre, seguito a non moltissima distanza dalla Fiera internazionale del Libro, nella sua abituale cornice del Parco Morro-Cabaña.

Navetta

NAVETTA: una cima (Roma)

sabato 15 novembre 2014

Naturismo

NATURISMO: vacanze ecologiche

venerdì 14 novembre 2014

Mussolina

MUSSOLINA: Alessandra

giovedì 13 novembre 2014

Il testo completo delle possibilità di investimento (PDF da aprire)

Presentato il portafoglio degli investimenti stranieri a Cuba (+PDF ufficiale)

Pubblicato da Redazione TTC
Il portafoglio degli investimenti stranieri a Cuba è stato presentato durante la 32 ° Fiera Internazionale de L’Avana, FIHAV 2014. Il documento contiene un elenco completo dei progetti in settori quali il turismo, settore agro-alimentare, delle biotecnologie, energia e minerario, tra gli altri.
Durante la presentazione, il ministro cubano del Commercio Estero e degli Investimenti Rodrigo Malmierca ha spiegato che il portafoglio contiene 246 progetti, esclusi quelli già in corso di negoziazione. Tutti sono stati presentati da imprese cubane e comprendono studi di fattibilità sia tecnica che economica.
Ha detto che l’elenco delle opportunità viene aggiornato ogni anno in quanto si vuole incoraggiare gli investitori a partecipare a progetti di cui più ha bisogno l’isola, progetti integrali che creano legami produttivi.
Egli ha aggiunto che i progetti sono sparsi in tutto il paese dei Caraibi, e ha riferito che nel settore del turismo sono stati presentati 56 progetti di sviluppo immobiliare associati a campi da golf, si stanno discutendo 33 nuovi hotel a contratti di gestione, così come la costruzione e la commercializzazione delle capacità alberghiere.
Malmierca ha sottolineato che gli investimenti esteri sono una delle azioni più convincenti per l’aggiornamento del modello economico cubano, in modo che la politica per attirare capitali esteri sia considerata una risorsa e fondamentale per la crescita di alcuni settori.
I contributi possono essere effettuati in contanti, in beni tangibili o no, e possono essere effettuati tramite joint venture, con capitali totalmente esteri o per contratti di associazione economica internazionale che comprendono un contratto di gestione.
Secondo i dati presentati nel corso della riunione le autorità cubane cercano di orientare gli investimenti stranieri alla esportazione e alla sostituzione dell’importazione, alla creazione di catene di produzione e alla modifica delle infrastrutture.
Il ministro ha detto che Cuba offre un ambiente favorevole alle imprese, un’infrastruttura completa, istituzioni pronte ad assumersi la responsabilità necessaria e un quadro normativo aggiornato, ma anche stabilità politica e sociale.




Possibilità di investimenti stranieri nel turismo a Cuba

Oportunidades para la inversión extranjera en el turismo cubano
Publicado por: Redacción TTC 

Entre las opoturnidades de negocios se encuentra la construcción o reparación de instalaciones de alojamiento.
Con el objetivo de atraer mayor participación del capital extranjero en proyectos asociados a la industria turística nacional, durante la 32 edición de la Feria Internacional de La Habana se presentaron los proyectos disponibles para ese fin en los polos turísticos de todo el país.
De acuerdo con la información presentada por las autoridades del sector, la participación de la inversión extranjera en esa industria en Cuba está dirigida a:
-Promover la actividad hotelera a través de nuevas construcciones o restauraciones de instalaciones de alojamiento, así como de infraestructuras complementarias.
-En la actividad extrahotelera para promover el desarrollo inmobiliario asociado a campos de golf y a otros que puedan tener como complemento marinas cubanas. Además  se promueve la construcción de parques temáticos donde se vinculen altas tecnologías. Se excluyen las actividades relacionadas con la gastronomía, marinas y sus servicios complementarios.
-Diversificar la administración y comercialización de las instalaciones turísticas por cadenas extranjeras reconocidas.
-Priorizar las zonas de Guardalavaca, norte de Holguín; la Costa Sur Central: las ciudades de Cienfuegos y Trinidadespecíficamente; Playa Santa Lucía, al norte de Camagüey; el polo turístico de Covarrubias, al norte de la oriental provincia de La Tunas; y excepcionalmente se aceptarán propuestas en La Habana Varadero.
Precisan los datos que ya existen proyectos en la Habana Vieja, Playas del Este de la capital, y la cayería norte del país.
Al cierre del 2013, operaban en Cuba 17 gerencias extranjeras que administran más de 31 mil habitaciones, distribuidas en 64 contratos de administración y comercialización hotelera. En el caso de los hoteles en operación, se prevé la posibilidad de incluir financiamiento  de la gerente para la reconstrucción de la instalación.