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martedì 12 aprile 2016

Pennellate avanere, di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Juventud Rebelde del 10/4/16

Lo sapevate che la Plaza di San Francisco in una certa occasione ha avuto il nome ufficiale di Plaza de Key west? Ebbens sì. Successe nel 1947, ai tempi del sindaco Nicolás Castellanos Rivero e seppure si collocò in quello spazio una targa con la nuova denominazione, gli avaneri sembrarono non essersene accorti e continuarono chiamandola Plaza de San Francisco.
De San Francisco? All’inizio non poteva avere questo nome, ebbene la piazza esisteva dal 1559 e non fu fino al 1584 quando cominció a costruirsi il convento, un edificio di grandi proporzioni le cui opere furno concluse nel 1591, nonostante non fu pronto fino a dopo una grande riforma che si estese tra il 1731 e il 1738, per essere consacrato l’anno seguente.
Nel 1841 il Governo spagnolo confiscó i beni delle comunità religiose e i frati francescani dovettero abbandonarlo; allora cercarono a Guanabacoa e nella chiesa del convento di San Augustín, oggi di Sna Francisco, all’angolo di Cuba e Amargura. Il vecchio convento con il suo tempio diventó deposito di merci e dal 1856 funzionarono, nella sua area, l”Archivio Generale dell’Isola e la Dogana dell’Avana. Nel 1907 fu occupato dalla direzione delle Poste e Telegrafi e dopo un buon restauro ospitò la Direzione delle Comunicazioni, poi chiamata Segreterie e poi Ministero, fino al suo trasloco alla Plaza Cívica, oggi della Rivoluzione, nel 1957, quando si inaugurò il cosiddetto Palazzo delle Comunicazioni.
Dopo il 1959 si pensò di trasferirvi l’idea di installarvi un Museo Coloniale. Non si fece niente in questo senso e l’edificio servì da magazzino fino a che ospitò la Scuola Laboratorio Gaspar Melchor de Jovellanos, dell’Ufficio dello Storico dellla Città che lo restaurò con grande zelo.
Il 17 novembre del 1955, si conclusro i restauri del claustro nord del convento che gli restituirono l’aspetto originario.
Prima, il 4 ottobre del 1994, terminò il restauro della Basilica Minore di San Francesco di Assisi.
Oggi il convento ospita il Museo di Arte Sacra, con una prezioas collezione che comprende, fondamentalmente, immagini del XVIII° secolo, cosí come pezzi di caratttere religioso come le pantofole e la cappa impermeabile di Dionisio Rezino y Ormachea, primo Vescovo Ausiliare di Cuba, ricamate in Messico nel VII° secolo, in seta,fili d’oro e pietre preziose. La mostra ha importanti pezzi d’avorio (secoli XVII e XIX) e una collezione di ritrovamenti archeologici, provenienti in buona misura negli scavi realizzati nel medesimo edificio e un’ampia rappresentazione di oreficeria e mobili religiosi di epoche passate.
La Basilica Minore di San Francesco di Assisi, dedicata alla musica corale e da camera è una delle migliori sale da concerto della città. (vi si è esibita anche Katia Ricciarelli in una Settimana della Cultura italiana. n.d.t.).

Col nome di Céspedes

La Plaza de San Francisco si chiamò, per breve tempo e pure senza esito, Plaza de Fernando VII°. La Plaza de Armas fu originariamente la Plaza de la Iglesia, per la Parrochiale Maggiore che vi si affacciava e che occupava lo spazio dove poi si eresse il Palazzo dei Capitani Generali.
A parire dal 1581 si fanno sentire le gravi differenze tra Gabriel de Luján, governatore dell’Isola e Diego Fernández de Quiñones, reggente del Castillo de la Fuerza, per la supremazia e il comando della guarnigione che ra già di 200 elementi, Quiñones occupò la Plaza de la Iglesia perché la truppa vi facesse le sue esercitazioni militari e i luogo cominciò a chiamarsi Plaza de Armas, con la delusione del vicinato che perse lo spazio che dedicava al commercio e alla ricreazione.
Fu allora che il Comando politico decise l’acquisto di un terreno per la collocazione della nuova piazza, ma l’acquisto non si fece per mancanza di soldi. La piazza continuò ad essere la de Armas anche quando, passato il tempo, i soldati de La Fuerza cessarono di farvi le loro esercitazioni e il destino che spinse il bellicoso Quiñones, vi lasciò solo il nome.
Nel 1955 si sloggiò dal centro de la Plaza de Armas la statua di Ferdinando VII°, il re fellone, il più odiato dei regnanti spagnoli, situata lì nel 1834. Al suo posto si collocò l’immagine scultorica di Carlos Manuel de Céspedes, Padre della Patria, opera del cubano Sergio López Mesa: una statua di marmo, dimensioni rispettabili, nella quale il personaggio appare in piedi, con i vestiti dell’epoca e la testa scoperta, eretta sul medesimo piedestallo della statua del re che prima si conservò nei magazzini del Museo della Città e poi si collocò nel portico del Palazzo del Secondo Capo, fino a che passò a quello del citato Museo.
Céspedes, duole dirlo, non ha all’Avana un monumento degno della sua grandezza. Nel 1900 si creò l’Associazione Pro Monumento a Céspedes e Martí, ma si elevò solo quello dell’Apostolo nel Parque Central avanero. Nel 1919, per iniziativa di don Cosme de la Torriente, colonnello dell’Esercito di Liberazione e cancelliere della Repubblica, il Congresso votò una legge nella quale si finanziavano 175.000 pesos per erigere il monumento. Non se ne fece nulla. Nel 1923 il Municipio dell’Avana accordò, su proposta della rivista Cuba Contemporánea, di dare il nome di Carlos manuel de Céspedes alla Plaza de Armas.

Piazza nuova o vecchia?

La piazza che noi chiamiamo Vecchia fu, a suo tempo, La Plaza Nueva. Si formò, dice lo storico Arrate, nel 1559, quando sesitevano già la Plaza de la Iglesia e quella di San Francisco. Lo storico Pérez Beato afferma che la Plaza Nueva fu rispetto a quella de la Iglesia perché quella di San Francisco non esisteva. Forse esisteva, come afferma un’altro storico, Emilio Roig, solo che San Francisco al suo inizio, non era altro che una frangia di terra senza edifici.
L’autore de La Habana: apuntes históricos: “Un’angusta frangia di terreno sita tra le calli Oficios e quella della Marina, a modo di spiaggia, frangia che si estendeva tra l’atrio della Chiesa e la calle Lamparilla”.
Roig assicura che San Francisco fu il mercato pubblico fino a che questi, su richiesta dei francescani, si traferì all’attuale Plaza Vieja.
Nonostante fosse andato via da lì il vero mercato, San Francisco fu il centro commercial e di ogni transazione, durante la Colonia, “luogo di attesa, carico e scarico dei carrettoni che si recavano al molo e ai magazzini che circondavano quel luogo; deposito di merci e frutta...Su di essa sbarcarono anche gli immigranti che venivano, dalla Penisola, a fare soldi in America o a morire di febbre gialla senza aver raggiunto le loro speranze di ricchezza”.
Come quella di San Francisco, anche questa, anche questa port il nome di Fernando VII°. Per la verità ha avuto non pochi nomi lungo la sua lunga esistenza: Plaza Nueva, Plaza Real, Plaza Mayor, Plaza de Roque Gil, Plaza del Mercado, Plaza de la Verdura, Plaza de la Constitución, Plaza de Cristina, Plaza de la Concordia, Plaza Vieja e Parque Juan Bruno Zayas. Nel 1835 il governatore Miguel Tacón costruì al centro della Piazza un edificio quadrangolare di mattoni che si sarebbe destinato a mercato: il Mercato di Cristina, in omaggio all’allora regina spagnola. La Plaza Nueva cominciò a essere Vieja quando, a partire dal 1640 si costruì la Plaza Nueva del Cristo. Dal 1814 vi funzionò, in modo extra ufficiale un mercato e nel 1836, Tacón dispose che si chiamasse Mercato del Cristo, l’insieme di posteggi che ordinò di costruirvi.
A San Francisco si trovava la cosiddetta casa de Aróstegui, residenza dei governatori spagnoli  dal 1763 fino a che si costruì il Palazzo dei Capitani Generali. All’angolo tra Oficios e Amargura si trova la palazzina che fu dei successori del IV marchese di San Felipe Y Santiago, dove nel 1878 si alloggiò parte della comitiva dei duchi di Orleáns che più tardi avrebbero occupato il trono di Francia. Oggi è l’albergo Marqués de San Felipe y Santiago.

Il più ricco

Non poche famiglie principali della Colonia risiedettero nella Plaza Vieja. Si distingue fra di loro quella dei conti di San Juan de Jaruco.
Il terzo conte, don Juaquín de Santa Cruz y Cárdenas fu, al suo tempo (1769-1807) l’uomo più ricco di Cuba. Ma era illuso e poco pratico. Fondò grandi aziende e quasi tutte fracassarono; nonostante fosse carente di scrupoli, il suo capitale diminuiva e i debiti aumentavano. Quando morì. Lasciò l’immensa fortuna, per quell’epoca, di nove milioni di pesos, condizionata da un debito di sette milioni che il testamento lo obbligava ad onorare. Don Joaquín è il padre della celeberrima Contessa di Merlin autrice, nel 1844 di un libro delizioso, frutto di una breve visita all’Isola, Viaje a La Habana.
Ad opinione di specialisti, nella Plaza Vieja si edificarono alcune delle più belle magioni coloniali. Alcune di esse resistettero al passare del tempo. La sua armonia costruttiva e dignità architettonica, ben meritano il lavoro di restauro a cui si sotommise negli anni ’90, quando la demolizione di un parcheggio sotterraneo  che vi si costruì nel 1952, dette la spinta ai lavori di rimodernizzazione del centro storico. I suoi abitanti la considerarono sempre come la piazza principale della città.
In essa si fecero i proclami reali fino agli inizi del XIX° secolo ed ebbero luogo molti avvenimenti che segnarono i giorni della città. Nel 1942 si propose che vi si erigesse un monumento ai massoni caduti nelle lotte per l’indipendenza, giacché questo fu lo spazio dove, nel 1820, i membri della massoneria manifestarno, con i loro attributi, al fine di proclamare pubblicamente la loro adesione alla libertò e alla giustizia.

El Caballero de París

Si è lavorato molto in queste piazze. La Plaza de la Catedral rimane per una prossima pagina. In quella de las Armas si è appena terminato di restaurare il Palazzo del Secondo Capo. L’Hotel Marqués de San Felípe y Santiago de Bejucal apre le sue porte in San Francisco, come l’edificio della Loggia del Commercio, costruito nel 1909 e trasformato, nel 1996, in un immobile intelligente con una superficie affittabile di 9.000 metri quadrati.
Il Planetario e la Camera Oscura, nella Plaza Vieja, entusiasmano grandi e piccoli. Lì inoltre ci sono la Fototeca di Cuba e il Centro di Sviluppo delle Arti Visive e in via di restaurazione, il caffè El Escorial e la Factoría de Maltas y Cervesas così come la Victrola, esercizio, non statale di successo dove si conciliano la buona cucina e il buon gusto.
I resti mortali del Caballero de París, personaggio popolare dell’Avana di sempre, furono inumati nel convento di San Francisco.
In una delle porte di questo edificio cha da alla calle Oficios, si è posta una scultura in bronzo in cui l’artista cubano José Villa Soberón catturò il personaggio. Una nuova leggenda è nata nell’Avana Vecchia a partire da allora. si dice che a chi, da dietro la statua, riesce a toccargli la punta della barba con una mano e con l’altra la punta delle se dita, verrà arriso dalla fortuna. Sembra che non sia facile farlo, ma vale la pena di provarci.


Brochazos habaneros
Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
9 de Abril del 2016 21:14:17 CDT

¿Sabía usted que la Plaza de San Francisco recibió en cierta ocasión el nombre oficial de Plaza de Key West? Pues sí. Ocurrió en 1947, en tiempos del alcalde Nicolás Castellanos Rivero, y aunque se colocó en dicho espacio una tarja con la nueva denominación, los habaneros parecieron no enterarse de ella y continuaron llamándole Plaza de San Francisco.
¿De San Francisco? En sus comienzos no pudo llevar ese nombre, pues la plaza existía antes de 1559 y no fue hasta 1584 cuando comenzó a construirse el convento, un edificio de grandes proporciones cuyas obras concluyeron en 1591, aunque no quedó listo hasta después de una amplia reforma que se extendió entre 1731 y 1738, para ser consagrado al año siguiente.
En 1841 el Gobierno español confiscó los bienes de las comunidades religiosas y los frailes franciscanos debieron abandonarlo; buscaron asiento entonces en Guanabacoa y en la iglesia y convento de San Agustín, hoy, de San Francisco, en la esquina de Cuba y Amargura. El viejo convento, con su templo, pasó a ser depósito de mercancías y desde 1856 funcionaron en sus áreas el Archivo General de la Isla y la Aduana de La Habana. En 1907 fue ocupado por la Dirección de Correos y Telégrafos y, luego de una acertada restauración, albergó la Dirección de Comunicaciones, llamada después Secretaría y luego Ministerio, hasta su traslado a la Plaza Cívica, hoy de la Revolución, en 1957, cuando se inauguró el llamado Palacio de las Comunicaciones.
Después de 1959 se manejó la idea de instalar allí un museo de historia colonial. Nada se hizo en ese sentido y el edificio sirvió de almacén hasta que dio albergue a la Escuela Taller Gaspar Melchor de Jovellanos, de la Oficina del Historiador de la Ciudad, que lo restauró con esmero.
El 17 de noviembre de 1995 concluyeron las obras de restauración del claustro norte del convento, que le devolvieron su aspecto original.
Antes, el 4 de octubre de 1994, terminó la restauración de la Basílica Menor de San Francisco de Asís.
Hoy el convento da albergue al Museo de Arte Sacro, con una valiosa colección que incluye, en lo fundamental, imágenes del siglo XVIII, así como piezas de carácter religioso como las zapatillas y la capa pluvial de Dionisio Rezino y Ormachea, primer Obispo Auxiliar de Cuba, bordadas en México en el siglo XVII, en seda, hilos de oro y piedras preciosas. La muestra tiene importantes piezas de marfil (siglos XVIII y XIX), una colección de hallazgos arqueológicos, procedentes en buena medida de las excavaciones realizadas en el propio edificio, y una amplia representación de la orfebrería y el mobiliario religiosos de épocas pasadas.
La Basílica Menor de San Francisco de Asís, dedicada a la música coral y de cámara, es una de las mejores salas de concierto de la ciudad.

Con el nombre de Céspedes

La Plaza de San Francisco también se llamó, por breve tiempo e igualmente sin éxito, Plaza de Fernando VII. La Plaza de Armas fue originalmente la Plaza de la Iglesia, por la Parroquial Mayor que se asomaba a ella y que ocupaba el espacio donde se erigió después el Palacio de los Capitanes Generales.
A partir de 1581 se hacen sentir las graves diferencias entre Gabriel de Luján, gobernador de la Isla, y Diego Fernández de Quiñones, alcaide del Castillo de la Fuerza, por la supremacía en el mando de la guarnición de la fortaleza, que era ya de 200 elementos. Quiñones ocupó la Plaza de la Iglesia para que la tropa hiciera sus ejercicios militares y el lugar empezó a llamarse Plaza de Armas, con el desconsuelo de la vecinería, que perdió el espacio que dedicaba al comercio y a la recreación.
Fue entonces que el Cabildo decidió la compra de un terreno para el asiento de una nueva plaza, pero la adquisición no se efectuó por falta de dinero. La plaza siguió siendo la de Armas, aun cuando pasado el tiempo, los soldados de la Fuerza dejaron de hacer allí su entrenamiento y del destino a la que la forzó el belicoso Quiñones no quedó más que el nombre.
En 1955 se desalojó del centro de la Plaza de Armas la estatua de Fernando VII, el rey felón, el más odiado de los monarcas españoles, emplazada allí en 1834. En su lugar se colocó la imagen de bulto de Carlos Manuel de Céspedes, Padre de la Patria, obra del cubano Sergio López Mesa; una estatua de mármol, de tamaño heroico, en la que el personaje aparece de pie, con la indumentaria de su época y la cabeza descubierta, erigida sobre el mismo pedestal de la estatua del monarca, que se guardó primero en los almacenes del Museo de la Ciudad y se colocó luego en el portal del Palacio del Segundo Cabo, hasta que pasó al portal del mencionado museo.
Céspedes, duele decirlo, no tiene en La Habana el monumento digno de su grandeza. En 1900 se creó la Asociación Pro Monumento a Céspedes y Martí, pero se levantó solo el del Apóstol, en el Parque Central habanero. En 1919, a iniciativa de don Cosme de la Torriente, coronel del Ejército Libertador y canciller de la República, el Congreso votó una ley en la que se consignaban 175 000 pesos para erigirle el monumento. Nada se hizo. En 1923 el Ayuntamiento de La Habana acordó, a propuesta de la revista Cuba Contemporánea, dar el nombre de Carlos Manuel de Céspedes a la Plaza de Armas.

¿Plaza nueva o vieja?

La plaza que nosotros llamamos Vieja fue, en su tiempo, la Plaza Nueva. Se formó, dice el historiador Arrate, en 1559, cuando ya existían la Plaza de la Iglesia y la de San Francisco. El historiador Pérez Beato afirma que fue Plaza Nueva con relación a la de la Iglesia, porque San Francisco no existía. Quizá existiera, comenta otro historiador, Emilio Roig, solo que San Francisco, en sus comienzos, no era más que una pequeña faja de tierra sin edificios.
Precisa el autor de La Habana: Apuntes históricos: «una angosta faja de terreno situada entre la calle de los Oficios y la Marina, a modo de playa, faja que se extendía entre el atrio de la iglesia y la calle de la Lamparilla».
Asegura Roig que San Francisco fue el mercado público hasta que este, por petición de los franciscanos, se trasladó a la actual Plaza Vieja.
A pesar de haber salido de allí el verdadero mercado, San Francisco fue durante la Colonia el centro de la vida comercial y de toda clase de transacciones, «lugar de espera, carga y descarga de los carretones que acudían al muelle y a los almacenes que rodean aquel lugar; depósito de mercancías y frutos… Por ella desembarcaban también los inmigrantes que venían de la Península a hacer dinero en América o a morir de fiebre amarilla sin haber logrado sus ansias de riqueza».
Como la de San Francisco, también llevó esta el nombre de Fernando VII. En verdad, ha tenido no pocos nombres a lo largo de su dilatada existencia: Plaza Nueva, Plaza Real, Plaza Mayor, Plaza de Roque Gil, Plaza del Mercado, Plaza de la Verdura, Plaza de la Constitución, Plaza de Cristina, Plaza de la Concordia, Plaza Vieja y Parque Juan Bruno Zayas. En 1835 el gobernador Miguel Tacón construyó en el centro de la plaza un edificio cuadrangular de mampostería que se destinaría a mercado: el Mercado de Cristina, en homenaje a la entonces reina española. La Plaza Nueva empezó a ser Vieja cuando a partir de 1640 se construyó la Plaza Nueva del Cristo. Desde 1814 funcionó aquí, de manera extraoficial, un mercado, y en 1836 Tacón dispuso que se llamara Mercado del Cristo al conjunto de casillas que ordenó construir en el lugar.
En San Francisco se localizaba la llamada Casa de Aróstegui, residencia de los gobernadores españoles desde 1763 hasta que se construyó el palacio de los Capitanes Generales. Y en la esquina de Oficios y Amargura se halla el palacete que fue de los sucesores del IV Marqués de San Felipe y Santiago, donde en 1798 se alojó parte de la comitiva de los duques de Orleáns, que más tarde ocuparían el trono de Francia. Hoy es el hotel Marqués de San Felipe y Santiago.

El más rico

No pocas familias principales de la Colonia residieron en la Plaza Vieja. Sobresale entre ellas la de los condes de San Juan de Jaruco.
El tercer conde, don Joaquín de Santa Cruz y Cárdenas, fue en su tiempo (1769-1807) el hombre más rico de Cuba. Pero era iluso y poco práctico. Acometió grandes empresas y casi todas fracasaron; pese a que carecía de escrúpulos, su capital decrecía y las deudas aumentaban. Cuando falleció, legó a su hijo mayor la inmensa fortuna, para la época, de nueve millones de pesos, condicionada por una deuda de siete millones que en el testamento le obligaba a honrar. Don Joaquín es el padre de la muy célebre Condesa de Merlin, autora, en 1844, de un libro delicioso, fruto de una breve visita a la Isla, Viaje a La Habana.
En opinión de especialistas, en la Plaza Vieja se edificaron algunas de las más bellas mansiones coloniales. Algunas de ellas resistieron el paso del tiempo. Su armonía constructiva y dignidad arquitectónica bien merecen el trabajo de restauración al que las sometieron en los años de 1990, cuando la demolición de un parque soterrado que allí se construyó en 1952 dio impulso a las labores de remozamiento del centro histórico. Sus vecinos la tuvieron siempre como la principal plaza de la villa.
En ella se hicieron las proclamaciones reales hasta los comienzos del siglo XIX y tuvieron lugar múltiples hechos que matizaron el día de la ciudad. En 1942 se propuso que se erigiera allí un monumento a los masones caídos en las luchas por la independencia, ya que fue ese el espacio donde, en 1820, los miembros de la masonería, portando todos sus atributos, salieron en manifestación a fin de proclamar públicamente su adhesión a la libertad y la justicia.

El Caballero de París

Mucho se ha trabajado en estas plazas. La Plaza de la Catedral queda para una página posterior. En la de Armas acaba de restaurarse el palacio del Segundo Cabo. El hotel Marqués de San Felipe y Santiago de Bejucal abre sus puertas en San Francisco, al igual que el edificio de la Lonja del Comercio, construido en 1909 y transformado en 1996 en un inmueble inteligente, con una superficie rentable de 9 000 metros cuadrados.
El Planetario y la Cámara Oscura, en la Plaza Vieja, entusiasman a grandes y chicos. Allí están además la Fototeca de Cuba y el Centro de Desarrollo de las Artes Visuales, y, en el orden de la restauración, el café El Escorial y la Factoría de Maltas y Cervezas, así como La Victrola, exitoso establecimiento del sector no estatal donde se concilian la buena cocina, un mejor servicio y el buen gusto.
Los restos mortales del Caballero de París, personaje popular de La Habana de siempre, fueron inhumados en el convento de San Francisco.
En una de las puertas de ese edificio que da a la calle Oficios, se colocó la escultura en bronce en la que el artista cubano José Villa Soberón atrapó al personaje. Una nueva leyenda le surgió a La Habana Vieja a partir de ella. Se dice que a quien, desde detrás de la estatua, logre tocarle con una mano la punta de la barba y con la otra uno de sus dedos, le sonreirá la fortuna. Parece que no es fácil conseguirlo, pero vale la pena intentarlo.

Ciro Bianchi Ross




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