Translate

Il tempo all'Avana

+28
°
C
H: +28°
L: +23°
L'Avana
Lunedì, 24 Maggio
Vedi le previsioni a 7 giorni
Mar Mer Gio Ven Sab Dom
+28° +29° +29° +28° +29° +29°
+24° +24° +24° +24° +24° +24°

lunedì 23 maggio 2016

Aguiar, di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Juventud Rebelde del 22/5/16

 Aguiar è la strada avanera che comincia nell’Avenida del Las Misiones e si introduce per 15 isolati nella città vecchie per morire in Sol, vicino alle mura del convento di Santa Clara, deve il suo nome a Luis José Aguiar, uno dei reggenti del municipio dell’Avana che si distinse in modo straordinario nella difesa della città di fronte all’aggressione inglese nel 1762. Uno dei ristoranti più emblematici dell’urbe all’Hotel nacional, porta anch’esso il suo nome, la sala da pranzo Aguiar.
Questa strada – che conta con una magnifica sala da concerto nell’antico Oratorio di San Filippo Neri, angolo con Obrapía, e dove tra poco avrá la sua sede il Tribunale Supremo, al numero 367, antica sede della Royal Bank of Canada e l’Istituto di Storia di cuba, nel tratto di via che corre tra Obispo e O’Reilly lato numeri dispari – fu, a parere dello scriba, fino al 1958 e anche un po’ dopo, la via dei soldi.
Lì avavno le case madri o le succursali nove banche e un elevato numero di di compagnie e agenzie di assicurazioni e numerose associazioni commerciali come la Camera di Commercio Britannica, l’Associazione delle Banche di Cuba e la Camera Nazionale di Commercianti e Industriali.
Come se ciò fosse poco, nella calle Aguiar aprivano le loro porte gli studi di oltre 105 avvocati, alcuni di loro pescecani del regime batistiano come Rafael Guas Inclán, vice presidente della Repubblica, al numero 574 della via; Jorge García Montes, primo ministro, al 310. Gastón Godoy, presidente della Camera dei Rappresentanti, al numero 360 e al 305, Marino Lòpez Blanco, ministro dell’Industria. Anche alcuni avvocati oppositori alla dittatura,, dalle file dell’Ortodossia, come Francisco Carone ed Ernesto Dihigo, entrambi con ufficio nell’edificio contrassegnato dal numero 556.
Naturalmente non mancavano le case di abitazione e i locali che davano spazio a esercizi commerciali come i Magazzini di Seteria e Chincaglieria,al 560, la sartoria e camiceria di Ramón Gómez al numero 408 e il negozio di abiti da uomo di José Wladawsky, al 609. Al 402 si trovava il Club dello Sport e Sviluppo del Turismo all’Avana e all’angolo di O’ Reilly, il bar dell’hotel Lafayette dove, si dice, si impose “il cubanito”, il delizioso cocktail che si elabora con rum bianco, succo di pomodoro, salsa inglese e pepe e che si guarnisce con sale. L’azionista principale della fabbrica di cappelli di Barquín e Compagnia, numero 602, era membro della Camera di Commercio della Repubblica.
In Aguiar 569, si confezionavana le lenzuola Palacio. Un slogan commerciale viene dalla notte dei tempi. Forse lo ricordano i maggiori dei 70 anni. Dice: “Lenzuola Palacio, morbide come la seta e forti come il lino. Garntite per 360 lavaggi”.
Lo scriba ignora se qualcuno si è messo di buzzo a contarle, qualche volta.

Il Distretto Bancario

José María de la Torre scrive nel suo libro Los que fuimos y lo que somos; La Habana antigua y moderna, pubblicato in questa città nel 1857 che don Luis José Aguiar, il quale finì per dare nome a questa strada, abitava all’angolo di Tejadillo. Aggiunge che il tratto di Aguiar fra Teniente Rey e Muralla si chiamò Carnicería perché lì vi si trovava seconda casa a destra entrando da Teniente Rey – la macelleria reale, mentre all’angolo di Amargura la si chiamò De los Terceros per la cappella di Terzo Ordine di Sant’Agostino e quella di O’ Reilly fu quella dell’Anticristo. Ad Aguiar, in certi scritti, si da il nome di Contias, ma de la Torre dice che non ne conosce il motivo.
Il cosiddetto Distretto Bancario avanero, la nostra piccola Wall Street, si trovava fra O’ Reilly, Amargura, Mercaderes e Compostela. In questo spazio si trovavano le sedi dell banche principali; edifici maestosi, con facciate di colonne monumentali che non lasciavano dubbi sulla loro solidità, la ricchezza el’eternità delle istituzioni che vi albergavano anche se alcune crollavano appena c’era un venticello che le sfiorava. Lì c’erano la Borsa dell’Avana, la Loggia del Commercio, la Camera di Commercio della Repubblica – in quello che sarà l’Hotel Raquel – e le camere di commercio spagnola, italiana, francese, britannica e tedesca oltre alla Camera di Commercio Americana di Cuba. Uffici di assicurazioni e prestiti, imprese dello zucchero e non...La Camera di Commercio Cinese si trovava in Reina, numero 601, ai piani superiori, quella ebraica alla fine della calle Muralla.
Aguiar era uno degli assi di questo distretto. A parte dellla citata Banca del Canada, vi aveva sede una succursale della Trust Company de Cuba, installata in quella che fu sede della Banca del Commercio, all’angolo di Obrapía. Nell’edificio dell’Oratorio di San Filippo Neri e di fronte, una succursale della Banca Nuñez. La Banca Gelats, la più antica fra le case bancarie nazionali, occupava il bellissimo edificio contrassegnato dal numero 456 della strada, oggi sede della Tele Banca. Al numero 306 si trovava la Banca di Coloni, un immobile attualmente in restauro. L’edificio del Chase Manhattan Bank – numero 310 – appartiene al Banco de Credito y Comercio e la locale Banca Hispano Cubana, al numero 305, si suddivise in due o tre appartamenti. L’edificio della banca di Boston, al 411, angolo Lamparilla, è una dipendenza della Banca Centrale di Cuba e la Banca Pedroso, all’angolo di Empedrado, è una mensa per lavoratori.
Lo scriba ignora a quanto ascendessero i depositi del Chase e della banca di Boston. Né quanto accumulava la Banca Pedroso, sebbene alla fine degli anni ’50 riportasse utilità superiori ai 100.000 pesos annuali. I depositi del resto delle sei entità citate ascendevano a circa 530 milioni di pesos, secondo i dati che apporta Guillermo Jímenez nella sua opera Las empresas de Cuba en 1958.

Banche e banchieri

Il Trust, nonostante il suo nome, era una banca cubana, la principale, con depositi per 232 milioni di pesos, 26 agenzie e 800 impiegati.
Era l’anello bancario del più importante finanaziario e zuccheriero del Paese, la Sucesión Falla Gutiérrez, proprietaria di sette centrali e il secondo maggiore fra i gruppi zuccherieri installati sull’Isola.
Il Trust comprò varie banche. Acquisì, fra gli altri il Banco de Comercio, in quella che si considera la maggior transazione bancaria dal crack degli anni ’20, operazione che gli permise di ascendere al primo posto. Jiménez scrive che contava di un’amministrazione molto efficiente e capace, la sua situazione economica e finanziaria risultava molto buona e la sua espansione era straordinaria, captava affari e depositi di continuo. Era una della ziende cubane più redditizie, con utili che superavano il milione e mezzo di pesos annuali.
La Banca Nuñez, con 22 agenzie, era per l’importo dei suoi depositi -97 milioni – la quarta tra le entità bancarie. Carlos Nuñez, suo unico proprietario, nato nel 1885 a Holguin, non aveva acquisito la sua fortuna per eredità, matrimonio o sostegni politici. Figlio di un umile spagnolo, frequentò solo le elementari. All’inizio comprò varie carrette per il trasporto della canna e poi comprò terreni coltivati a canna. Il 21 marzo 1921, in pieno crack bancario, inaugurò in un locale prestato, la sua banca di successo, una della ziende cubane più redditizie con più di un milone di pesos di utile. Nel 1939 la portò all’Avana e tre anni più tardi la strutturò come una società anonima i cui azinisti erano lui e i suoi sette figli.
La Banca Gelats era la nona nel Paese a ragione della quantità dei suoi depositi: 46 milioni di pesos nel 1956 ed era molto relazionata con gli interessi dela Spagna, dove possedeva investimenti sostanziali in valori. Operava con conti in dollari nel Convegno di Pagamento dei due Paesi. Gelats era la maggior personalità degli interessi economici della Chiesa Cattolica, consigliere economico dell’Arcivescovado dell’Avana e banchiere a Cuba di Sua Santità il Papa.
Gelats controllava in modo unipersolnale la politica della sua banca e gli si addossavano metodi di direzione obsoleti, Jiménez nel citato libro dice: “La sua rinuncia ad agenzie gli causò la perdita di clienti; ne aprì solo una all’inizio della calle Linea, già nel 1958. Nonostante la sua banca perdesse posizioni, continuava ad essere uno dei più importanti, con solide radici tra i capitali più tradizionali del Paese”.
La Banca del Canada, con 23 agenzie, aveva depositi per 127 milioni di pesos. La Banca dei Coloni – 22 milioni in depoositi – fu fondata nel 1942 da un gruppo di coloni oriundi delle Canarie, con il proposito di finanziare piccoli agricoltori, ma in meno di dieci anni abbandonò questa politica per convertirsi in finanzieri dei proprietari dei grandi zuccherifici. Il suo ultimo presidente fu il già citato Gastón Godoy, molto legato al regime batistiano: fuggì con batista, nel suo stesso aereo, il 1° gennaio del 1959 e alla sua morte, nell’agosto del 1973, si fece carico delle onoranze funebri. Presiedette l’Associazione Nazionale dei Coloni di Cuba che aveva sede nell’edificio della banca.
Di quelli ubicati nella calle Aguiar, la banca con il minor saldo in depositi era l ‘Hispano Cubana. La sua fondazione fu idea di quattro investitori italiani presieduti da Guido Pereda, ma alla sua morte prima che si inaugurasse la banca, l’affare passò nelle mani di due prestanome di Batista: Manuel Pérez Benitoa e José López Vilavoy che controllavano quasi in parti uguali l’80% delle azioni del dittatore. Si immagini, il lettore, come andavano le cose fino a che Il Banco Nacional de Cuba lo ipotecò a partire dal settembre 1957 e nel luglio dell’anno seguente immpose ai suoi proprietari a che lo vendessero per insolvenza a salsare debiti in sospeso, per cinque milioni di pesos.

Pranzo a Wall Street

In quel distretto bancario ci fu un ristorante che si chiamò, naturalmente, Wall Street al numero 370 della calle Aguiar. Il 14 marzo del 1945, il Dottor Eugenio Llanillo un avvocato grosso, di statura bassa con sorriso e sigaro in permanenza, pranzò nel ristorante Wall Street e accompagnò il cibo con vino Marqués de Riscal. Poi salì nel suo ufficio nell’edificio dalla Banca del Canada e poco dopo tornò al ristorante per bere un bicchiere di sidro. Alcune ore dopo apparve assassinato nella strada che va da Punta Brava alla spiaggia di Santa Fe. Il letterato era stato oggetto di una detenzione illegale della polizia che eccedette nel dargli un trattamento troppo severo per fulminarlo con due colpi alla testa.
Perché uccisero Llanillo? Perché, come altri crimini dell’epoca non si chiarì mai del tutto? Fu un regolamento di conti i cosiddetti “uomini d’azione” per essere stato, fino alla sua morte avvocato di Batista e Marta o come supposto complice dell’ingresso clandestino all’Isola dell’ex colonnello José Eleuterio Pedraza, col proposito di rovesciare il Governo del presidente Grau San Martín? Furono gli uomini di Pedraza che lo ultimarono per aver dlatato il loro capo?
Lo vedremo in un’altra occasione. 

Aguiar, la calle del dinero

Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
21 de Mayo del 2016 21:51:24 CDT

Aguiar, esa calle habanera que comienza en la Avenida de las Misiones y se interna a lo largo de unas 15 cuadras en la ciudad vieja para morir en Sol, junto a los muros del convento de Santa Clara, debe su nombre a Luis José Aguiar, uno de los regidores del Ayuntamiento de La Habana, que se destacó de manera extraordinaria en la defensa de la ciudad ante la agresión inglesa de 1762. Uno de los restaurantes más emblemáticos de la urbe, en el Hotel Nacional, lleva también su nombre, El Comedor de Aguiar.
Esta calle —que cuenta con una magnífica sala de conciertos en el antiguo Oratorio de San Felipe Neri, en la esquina con Obrapía, y donde pronto tendrán su sede el Tribunal Supremo, en el número 367, antigua sede de The Royal Bank of Canada, y el Instituto de Historia de Cuba, en el tramo de la vía que corre entre Obispo y O’Reilly, acera de los nones— fue, en opinión del escribidor, hasta 1958 e incluso un poco después, la calle del dinero.
Allí tenían casas matrices o sucursales nueve bancos y un elevado número de compañías, agencias de seguro y numerosas asociaciones comerciales como la Cámara de Comercio Británica, la Asociación de Bancos de Cuba y la Cámara Nacional de Comerciantes e Industriales.
Como si eso fuese poco, sobre la calle Aguiar abrían sus puertas los bufetes de más de 105 abogados, entre ellos algunos pejes gordos del régimen batistiano como Rafael Guas Inclán, vicepresidente de la República, en el número 574 de la calle; Jorge García Montes, primer ministro, en el 310. Gastón Godoy, presidente de la Cámara de Representantes, en el número 360, y en el 305, Marino López Blanco, ministro de Hacienda. Y también algunos abogados opuestos a la dictadura, desde las filas de la Ortodoxia, como Francisco Carone y Ernesto Dihigo, ambos con oficinas en el edificio marcado con el número 556.
No faltaban, desde luego, las casas de vivienda y los locales que daban cabida a establecimientos comerciales, como los Almacenes de Sedería y Quincallería, en el 560, la sastrería y camisería de Ramón Gómez, en el número 408, y la tienda de ropa hecha para caballeros de José Wladawsky, en el 609. En el 402 se hallaba el Club de Sport y Fomento del Turismo de La Habana, y, en la esquina de O’Reilly, el bar del hotel Lafayette donde, se dice, se impuso el «cubanito», el sabroso coctel que se elabora con ron blanco, zumo de tomate, salsa inglesa y pimienta, y que se puntea con sal. El propietario principal de la fábrica de sombreros de Barquín y Compañía, número 602, era miembro de la Cámara de Comercio de la República.
En Aguiar 569 se confeccionaban las sábanas Palacio. Un eslogan comercial viene desde el fondo de los tiempos. Acaso lo recuerden los mayores de 70 años. Dice: «Sábanas Palacio. Suaves como la seda y fuertes como el lino. Garantizadas por 360 lavadas».
Desconoce el escribidor si alguien se animó a contarlas alguna vez.

El distrito bancario

Escribe José María de la Torre en su libro Lo que fuimos y lo que somos; La Habana antigua y moderna, publicado en esta ciudad en 1857, que don Luis José Aguiar, que terminó dando nombre a esta calle, vivía en la esquina de Tejadillo. Añade que al tramo de Aguiar entre Teniente Rey y Muralla se le llamó Carnicería por hallarse allí —segunda casa a la derecha según se entraba por Teniente Rey— la carnicería real, mientras que a la esquina de Amargura se le llamó De los Terceros por la capilla de la Tercera Orden de San Agustín, y la de O’Reilly fue la del Anticristo. A Aguiar se da el nombre de Contias en algunas escrituras, pero dice De la Torre que desconoce los motivos.
El llamado Distrito Bancario habanero, nuestro pequeño Wall Street, se enmarcaba entre O’Reilly y Amargura, y Mercaderes y Compostela. En ese espacio se hallaban las sedes de los bancos principales; edificios majestuosos y con fachadas de columnas monumentales que no dejaban duda sobre la solidez, la riqueza y la eternidad de las instituciones que albergaban, aunque a veces algunos se desmoronaban cuando les soplaba un vientecito platanero. Estaban allí la Bolsa de La Habana, la Lonja del Comercio, la Cámara de Comercio de la República —en lo que sería el Hotel Raquel— y las cámaras de comercio española, italiana, francesa, británica y alemana, y también la Cámara de Comercio Americana de Cuba. Oficinas de agencias de seguro y fianzas y de empresas azucareras y no azucareras… La Cámara de Comercio China radicaba en Reina número 161, altos, y la hebrea, al final de la calle Muralla.
Aguiar era uno de los ejes de ese Distrito. Aparte del ya mencionado Banco de Canadá, radicaba allí una sucursal del Trust Company de Cuba, instalada en lo que fuera la sede del Banco del Comercio, en la esquina con Obrapía, en el edificio del Oratorio de San Felipe Neri, y enfrente, una sucursal del Banco Núñez. El Banco Gelats, el más antiguo entre las casas bancarias nacionales, ocupaba el bellísimo edificio marcado con el 456 de la calle, sede hoy de la Tele Banca. En el número 360 se hallaba el edificio del Banco de los Colonos, un inmueble ahora en remodelación. El edificio del Chase Manhattan Bank —número 310— pertenece al Banco de Crédito y Comercio, y el local del Banco Hispano Cubano, en el número 305, se subdividió en dos o tres apartamentos. El edificio del Banco de Boston, en el 411 esquina a Lamparilla, es una dependencia del Banco Central de Cuba, y el Banco Pedroso, en la esquina de Empedrado, es un comedor obrero.
Desconoce el escribidor a cuánto ascendían los depósitos del Chase y del Banco de Boston. Ni cuánto acumulaba el Banco Pedroso, si bien a fines de los años 50 reportaba utilidades superiores a los 100 000 pesos anuales. Los depósitos del resto de las seis entidades mencionadas ascendían a unos 530 millones de pesos, según datos que aporta Guillermo Jiménez en su obra Las empresas de Cuba 1958.

Bancos y banqueros

El Trust, pese a su nombre, era un banco cubano, el principal, con depósitos por 232 millones de pesos, 26 sucursales y 800 empleados.
Era el eslabón bancario del más importante grupo financiero-azucarero del país, la Sucesión Falla Gutiérrez, propietaria de siete centrales y el segundo mayor entre los grupos azucareros asentados en la Isla.
El Trust compró varios bancos. Adquirió entre otros el Banco del Comercio, en lo que se considera la más importante transacción bancaria desde el crack de los años 20, operación que le permitió ascender al primer lugar. Escribe Jiménez que contaba con una administración muy eficiente y capaz. Su situación económica y financiera resultaba muy buena y su expansión era extraordinaria, captaba negocios y depósitos continuamente. Era una de las empresas cubanas más rentables, con utilidades que superaban el millón y medio de pesos anuales.
El Banco Núñez, con 22 sucursales, era, por el monto de sus depósitos
—97 millones—, el cuarto entre las entidades bancarias. Carlos Núñez, su propietario único, nacido en Holguín, en 1885, no había adquirido su fortuna por herencia, matrimonio ni prebendas políticas. Hijo de un español humilde, apenas cursó estudios primarios. Compró en un inicio varias carretas para el transporte de caña y adquirió luego colonias cañeras. El 21 de marzo de 1921, en pleno crack bancario, inauguró en un local prestado su exitoso banco, una de las empresas cubanas más rentables con utilidades superiores al millón de pesos. En 1939 lo trasladó para La Habana y tres años más tarde lo reestructuró como una sociedad anónima cuyos accionistas eran él y sus siete hijos.
El Banco Gelats era el noveno del país en razón del monto de sus
depósitos: 46 millones de pesos en 1956, y estaba muy relacionado con los intereses de España, donde poseía inversiones sustanciales en valores. Operaba la cuenta en dólares del Convenio de Pago entre los dos países. Gelats era la más alta personalidad de los intereses económicos de la Iglesia Católica, consejero económico del Arzobispado de La Habana y banquero en Cuba de Su Santidad el Papa.
Gelats controlaba de manera unipersonal la política de su banco y se le achacaban métodos de dirección obsoletos, dice Jiménez en el libro citado. Su renuncia a las sucursales le causó pérdida de clientes; solo abrió una, al comienzo de la calle Línea, ya en 1958. Aunque su banco descendía en posición, seguía siendo de los más importantes, sólidamente arraigado entre los capitales más tradicionales del país.
El Banco de Canadá, con 23 sucursales, tenía depósitos por 127 millones de pesos. El Banco de los Colonos —22 millones en depósitos— fue fundado en 1942 por un grupo de colonos oriundos de Canarias, con el propósito de refaccionar a pequeños cosecheros, pero en menos de diez años abandonó esa política para convertirse en prestamista de propietarios de grandes centrales azucareros. Su último presidente fue el ya mencionado Gastón Godoy, muy vinculado al régimen batistiano: huyó con Batista en su mismo avión el 1ro. de enero de 1959, y a su muerte, en agosto de 1973, asumiría la despedida de duelo. Presidió la Asociación Nacional de Colonos de Cuba, que radicaba en el edificio del banco.
De los ubicados en la calle Aguiar, el banco con menor monto de depósitos era el Hispano Cubano. Su fundación fue idea de cuatro inversionistas italianos presididos por Guido Pereda, pero al fallecer este antes de que el banco se inaugurara, el negocio fue a parar a manos de dos testaferros de Batista: Manuel Pérez Benitoa y José López Vilavoy, quien controlaba casi a partes iguales el 80% de las acciones con la esposa del dictador. Imagine el lector cómo andarían las cosas allí, que el Banco Nacional de Cuba lo intervino a partir de septiembre de 1957 y en julio del año siguiente apremió a sus propietarios a que lo vendieran por incumplimiento del compromiso de saldar deudas pendientes por cinco millones de pesos.

Almuerzo en Wall Street

En aquel distrito bancario hubo un restaurante que se llamó, por supuesto, Wall Street, en el 370 de la calle Aguiar. El 14 de marzo de 1945 el Doctor Eugenio Llanillo, un abogado grueso, de baja estatura, con sonrisa y tabaco perpetuos, almorzó en el restaurante Wall Street y acompañó la comida con vino Marqués de Riscal. Luego subió a su oficina en el edificio del Banco de Canadá y poco después volvió al restaurante para beber una copa de sidra. Horas después aparecía asesinado en la carretera que va de Punta Brava a la playa de Santa Fe. El letrado había sido objeto de una detención ilegal por la policía, que se excedió al propinarle un trato demasiado severo y fulminarlo con dos balazos en la cabeza.
¿Por qué mataron a Llanillo? Como otros crímenes de la época, este suceso no se dilucidó del todo. ¿Le pasaron la cuenta los llamados «hombres de acción» por haber sido hasta su muerte, abogado de Batista y Marta, o por suponerlo cómplice de la entrada clandestina en la Isla del excoronel José Eleuterio Pedraza, con el propósito de derrocar al gobierno del presidente Grau San Martín? ¿Fueron los hombres de Pedraza los que lo ultimaron, al suponer que había delatado a su jefe?
Ya lo veremos en otra ocasión.

Ciro Bianchi Ross



Nessun commento:

Posta un commento