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giovedì 19 maggio 2016

Disastri, di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Juventud Rebelde del 15/6/16


L’uragano del 20 ottobre 1926, il cosiddetto “ciclone del ‘26”, è uno dei fenomeni atmosferici più distruttivi che abbia fustigato l’Isola. Il giorno 17, i primi pronostici si riferivano a una perturbazione ciclonica a cento miglia dalla costa orientale del Nicaragua e già il 18, nel pomeriggio, si era trasformato in uragano poderoso il cui occhio, si calcolava nella sua possibile traiettoria, avrebbe attraversato la provincia dell’Avana.
E cisì fu. Il vortice dell’uragano, dopo aver attraversato l’Isola dei Pini e devastato Nueva Gerona, penetrò per la foce di Batabanó, passò per Melena del Sur eproseguì nella sua marcia distruttiva per Quivicán, managua, Santa María del Rosario...fin che uscì in mare per la costa nord, vicino a Bacuranao. Ebbe venti massimi, si dice, di 250 km all’ora, ma per la verità è solo una supposizione, non si poté misurare la forza del vento. Le raffiche distrussero gli anemometri enll’Osservatorio di Belén si registrò un massimo di 103 miglia (circa 165,7 km l’ora), prima che i contatori venissero inutilizzati.
Castigò l’Avana per 10 ore e i suoi effetti si fecero sentire a Pinar del Río, Matanzas e Las Villas. Occasionò danni in 5.000 immobili, lasciò affondate 300 imbarcazioni e 120.000 alberi al suolo. Una zattera di cento tonnellate fu ritrovata a 10 km dalla costa. C’è un’immagine che è rimasta come il ricordo di questo uragano. L’asse di legno che attraversò il tronco di una palma reale. Ispirato da ciò, Sindo Garay compose L’uragano e la Palma. Il ciclone del 1926 lasciò un saldo di 650 morti e perdite per oltre cento milioni di pesos.
L’ “uragano di San Marco”, dell’ottobre 1870 provocò un vero disastro nella provincia di Matanzas, dovuto che in questo fenomeno si combinarono la sua lenta traslazione, i suoi venti da uragano,  piogge intense e un sollevamento del livello del mare che occasionò una drammatica inondazione nella capitale del territorio. Le vittime mortali si stimarono in 800.'

Traiettorie curiose

Alcuni uragani ebbero traiettorie molto curiose. Quello del 10 ottobre del 1910 che penetrò per la porzione più occidentale di Pinar del Río descrisse, già sul mare, ma ancora vicino alla costa un cicrcolo perfetto prima di seguire per la Florida.
L’unico ciclone che completò un circolo perfetto sul territorio insulare fu il Flora, nell’ottobre 1963. Noi che non abbiamo vissuto i cicloni né del 1944 né del 1926, abbiamo nel Flora il riferimento più triste su ciò che si riferisce a disastri naturali. Causò disastri senza pari nell’agricoltura, l’allevamento, le case, strade e sentieri e le infrastrutture in generale. Causò un numero enorme di danneggiati. Morirono annegate 1.126 persone. Prime di entrare a Cuba,il Flora aveva lasciato 4.000 vittime fatali ad Haiti.
Entrò al Paese dall’est della baia di Guantánamo e con traiettoria nord est incrociò sopra Yateras, Mayarí e la città di Holguin. Quindi cercò il sud est e fece un giro sopra Jiguaní per uscire a Campechuela e al golfo di Guacanayabo con rotta ovest e penetrare ancora sull’Isola nelle vicinanaze di Santa Cruz del Sur, salire, ariivare alla città di Camagüey, girare al sud est, passare vicino a Manzanillo e Bayamo e già, con rotta nord, sfiorare di nuovo la città di Holguin e uscire da Gibara.
Nel 1810, la furia di un uragano affondò 70 navi nella baia dell’Avana. Nel 1844 sarebbero naufragate 158 e 239 nel 1846, nel mezzo di un uragano che inoltre causò 114 morti e danneggiò 4.000 case.
Durante il secolo scorso, uragaani memorabili per l’intensità dei loro venti, valori delle precipitazioni e di conseguenza per i danni causati furono, fra gli altri, quelli del 1910, 1915, 1917 e 1924 che come Gustav e Ike, ataccarono tutti la provincia di Pinar del Río.
L’uragano del 18 ottobre del 1944, il comunemente chimatao “ciclone del ‘44”, fustigò per prima l’Isola dei Pini e poi penetrò per la zona orientale di Pinar del Río causando  gravissimi danni nella capitale.
Persistette sulla città per 14 ore con venti che raggiungevano raffiche anche di 262 km all’ora, lasciando 300 morti.
Fra tutte, la maggior tragedia naturale che si registra nella nostra storia successe a Santa Cruz del Sur in provincia di Camagüey, nel novembre del 1932. Il giorno 9 un uragano penetrò per la costa meridionale della provincia e con lo spazzare coi venti della sua ala destra le acque del mare, le spinse su questo paese costiero e provocò la morte di oltre 3.000 persone e lesioni ad altrettante. Solo un edificio rimase in piedi nel luogo.
Gli abitanti del porto di Júcaro, situato alla sinistra della traiettoria dell’uragano riferirono, poi che videro come il mare si ritirava diversi metri dalla costa per tornare con forza ad essa e divorarsi Santa Cruz. A Júcaro i venti più intensi furono da terra verso fuori. Testimonianza impressionante di questo sinistro è la foto in cui si vedono ardere, in una gigantesca pira, i cadaveri oltre metà della popolazione di Santa Cruz del Sur.

Nasce la Difesa Civile

Dei fenomeni naturali che flagellano l’umanità, nessuno, come gli uragani è portatore di tanta morte e distruzione (e i terremoti? N.d.t.), secondo le statistiche causano una media di 5.000 morti all’anno. I cicloni prendono il nome di uraganoqueno i loro venti massimi sostenuti sono uguali o superiori ai 118 km all’ora
 E d’accordo all’intensità del vento che genera, gli si da una categoria in scala che va da uno a cinque. Però di fatto, tifone, uragano e ciclone tropicale sono lo stesso fenomeno che nei Caraibi si chiama uragano e nel nord est del Pacifico tifone.
Per la sua ubicazione geografica, Cuba è sottoposta a diverse minacce di origine idrometeorologica. Lo scriba ha fatto riferimento ad alcuni dei fenomeni naturali che causano al Paese un maggior impatto negativo nel corso della storia, sopratutto a quelli che restano registrati nella memoria della gente, ma ci sono solo pochi dati su incidenti e catastrofi di minore conseguenze perché, nella decade del ’60 nel secolo scorso mancava, nell’Isola, un’istituzione di carattere nazionale o locale che mantenesee i registri pertinenti.
Ed è così che a Cuba, prima del 1959, non esisteva un sistema che permettesse un’effettiva riduzione dei disastri naturali. Solo la Croce Rossa, il Corpo dei Pompieri e la Polizia Nazionale attuavano in determinate situazioni di salvataggio davanti a tanta pioggia, allagamenti, crolli e altre sequele di cicloni e uragani.
La Difesa Civile nasce il 31 luglio del 1962. Il suo obbiettivo era di difendere la popolazione e l’economia dalle aggressioni di nemici esterni e interni e debbe un precedente con la cosiddetta Difesa Popolare. Successivamente riceva anche la missione di difendere la popolazione dai disastri naturali, tecnologici e sanitari.
“L’essenza del nosto lavoro è di salvaguardare i cittadini, i loro beni personali e le risorse dell’economia. È strutturato da leggi, decreti, direttive che costituiscono la base giuridica del Sistema di Difesa Civile. Certo, col tempo questo si è perfezionato secondo i piani di riduzione dei disastri in qualunque luogo”, dice il generale di divisione Ramón Pardo Guerra, Eroe della Repubblica di Cuba e capo dello Stato Maggiore Nazionale della Difesa Civile ricalcando che i dieci anni in cui ricopre questo incarico gli hanno permesso di portare a capo il suo compito “più nobile”.
Il leggendario combattente dele colonne 4 e 8 dell’Esercito Ribelle comandate dal Che, precisa che la Difesa Civile lavora in modo permanente anche se molti pensano che si attiva solo in caso di uragani. Risponde anche a spargimenti di idrocarburi, peneterzioni del mare, maremoti, terremoti, incendi forestali e industriali, grandi siccità, malattie che danneggiano la saluta umana e animale, plaghe dell’agricoltura...Cuba inoltre collabora con altri Paesi in questa materia. Si ricordino i terremoti del Perú, Pakistan, Ecuador, il maremoto in Indonesia e frequenti disastri naturali nei Caraibi, per citare solo alcuni esempi.

Ridurre i rischi

Si dice che il ruolo della Difesa Civile, in un Paese si definisce tramite la proiezione del Governo e il grado d’importanza che le autorità conferiscono alla sua gestione per la riduzione del rischio di disastri. Cuba mostra un sistema di Difesa Civile in costante perfezionamento. Pone l’uomo al centro della sua volontà politica e pertanto stabilisce direttive vincolate in prima instanza alla protezione della popolazione. Per questo privilegia la prevenzione come strategia efficace per la riduzione dei rischi.
Ancora nell’ottobre del 1963 il Paese non era ancora sufficientemente preparato per affrontare un pericolo della dimensione del Flora e ridurre il suo impatto.  Ciò nonostante si  procedette con efficacia nell’evacuazione e il riscatto di persone con gli anfibi dell’Esercito, al servizio della popolazione, cosa che rese possibile di evitare danni maggiori. Il Comandante in Capo Fidel Castro che assunse, durante il fenomeno, il compito di salvezza e riscatto nella pianura del Cauto e che fu a punto di perdere la vita, dirà poi telegraficamente che “l’acqua scendeva a ondate”.
A partire da lì Fidel dette impulso a un compito di prevenzione che si tradusse nella costruzione di decine di bacini e dighe per regolare le acque ed evitare inondazioni e che sarebbero serviti inoltre come sostegno all’agricoltura e rifornimento alla popolazione. L’incremento dell’educazione, l’estensione della cultura, la potabilizzazione dell’acqua, lo sviluppo stradale e delle vie di comunicazione, l’ampliamento della distribuzione di energia elettrica e del sistema della salute sono, allo stesso modo, baluardi nella protezione della popolazione e dell’economia. Bisognerebbe aggiungere che la creazione dell’Istituto di Meteorologia, il 12 ottobre 1965. L’aver affrontato nel 2008 tre uragani di grande intensità in poco più di due mesi, con un minimo di perdite di vite umane, è il coronamento importante di quanto fatto.
Sandy sorprese Santiago de Cuba nelle prime ore del 25 ottobre del 2012. Si pensava seguisse con direzione nord, quando girò al nord est, incrementò la sua velocità e intensificò i suoi venti penetrando nella provincia come uragano di categoria tre. Giorni prima, quando era solo una tormenta tropicale, lo Stato Maggiore Nazionale della Difesa Civile, aveva avvisato dei suoi effetti distruttivi e i danni furono notevoli, sebbene la popolazione fu adeguatamente protetta. La ptrecezione maggiore di rischio fu in alcuni municipi più che in altri. Il Presidente Raùl Castro percorse le zone colpite, prese nota delle loro necessitàe mantenne contatto diretto con i residenti. Rimase nella provincia fino a che non si ristabilirono le condizioni essenziali per la vita del popolo.

Da lì l’importanza di Meteoro, esercitazione popolare per le azioni nelle situazioni di disastro, Un’esperienza cubana che con carattere annuale, incrementa e comprova la preparazione, pianificazione e organizzazione delle misure della Difesa Civile e mette il Paese in condizioni migliori per affrontare eventi disastrosi e ridurre al minimo i rischi e i danni.

Desastres

Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
14 de Mayo del 2016 20:45:01 CDT

El huracán del 20 de octubre de 1926, el llamado «ciclón del 26», es uno de los meteoros más destructivos que ha azotado la Isla. El día 17, los primeros partes se refirieron a una perturbación ciclónica a cien millas de la costa oriental de Nicaragua, y ya el 18, por la tarde, se había convertido en un poderoso huracán cuyo ojo, se precisaba en su posible trayectoria, atravesaría la provincia de La Habana.
Así fue. El vórtice del huracán, después de cruzar Isla de Pinos y devastar Gerona, penetró por el Surgidero de Batabanó, pasó por Melena del Sur y prosiguió con marcha destructiva por Quivicán, Managua, Santa María del Rosario… hasta que finalmente salió al mar por la costa norte, cerca de Bacuranao. Tuvo vientos máximos, se dice, de 250 kilómetros por hora, pero en verdad eso es solo una suposición, pues no pudo medirse la fuerza del viento. Las ráfagas destruyeron los anemómetros, y en el Observatorio de Belén se registró una máxima de 103 millas por hora (unos 165,7 kilómetros por hora) antes de que los contadores quedaran inutilizados.
Castigó a La Habana durante diez horas y sus efectos se hicieron sentir en Pinar del Río, Matanzas y Las Villas. Ocasionó daños en 5 000 inmuebles, dejó 300 embarcaciones hundidas y 120 000 árboles en el suelo. Una patana de cien toneladas fue encontrada a unos diez kilómetros de la costa. Hay una imagen que ha quedado como la representación de este meteoro. El listón de madera que atravesó el tronco de una palma real. Inspirado en ella, Sindo Garay compuso El huracán y la palma. El ciclón del 26 dejó un saldo de 650 muertos y pérdidas por más de cien millones de pesos.
El «huracán de San Marcos», de octubre de 1870 ocasionó un verdadero desastre en la provincia de Matanzas debido a que en ese fenómeno se combinaron su lento desplazamiento, sus vientos huracanados y lluvias intensas y una sobreelevación del nivel del mar, que ocasionó una dramática inundación en la capital del territorio. Las víctimas mortales se estimaron en unas 800.

Trayectorias curiosas

Algunos huracanes tuvieron trayectorias muy curiosas. El de octubre de 1910, que penetró por la porción más occidental de la provincia de Pinar del Río, describió ya sobre el mar, pero todavía pegado a la costa, un lazo perfecto antes de seguir rumbo a la Florida.
El único ciclón que completó un lazo sobre el territorio insular fue Flora, en octubre de 1963. Los que no vivimos los ciclones de 1944 ni de 1926, tenemos en Flora la más triste de las referencias en lo que a desastre natural se refiere. Ocasionó destrozos sin cuento en la agricultura, la ganadería, la vivienda, carreteras y caminos vecinales y la infraestructura en general. Provocó un número enorme de damnificados. Unas 1 126 personas murieron ahogadas. Antes de entrar en Cuba, el Flora había dejado en Haití 4 000 víctimas fatales.
Entró al país por el este de la bahía de Guantánamo y con trayectoria noroeste cruzó sobre Yateras, Mayarí y la ciudad de Holguín. Buscó entonces el sudeste e hizo un lazo sobre Jiguaní para con rumbo oeste salir por Campechuela al golfo de Guacanayabo y penetrar otra vez en la Isla por las inmediaciones de Santa Cruz del Sur, subir, llegar a la ciudad de Camagüey, girar al sudeste, pasar cerca de Manzanillo y Bayamo y, ya con rumbo norte, rozar de nuevo la ciudad de Holguín y salir por Gibara.
En 1810 la furia de un huracán hundió 70 buques en la bahía de La Habana. En 1844 naufragarían 158, y 239 en 1846; en medio de un huracán que además causó 114 muertos y destruyó 4 000 viviendas.
Durante la centuria pasada huracanes memorables por la intensidad de sus vientos, valor de las precipitaciones y, en consecuencia, por los daños causados, fueron, entre otros, los de 1910, 1915, 1917 y 1924 que, al igual que Gustav e Ike, atacaron todos la provincia de Pinar del Río.
El huracán del 18 de octubre de 1944, el comúnmente llamado «ciclón del 44», azotó primero a Isla de Pinos y penetró luego por la zona oriental de Pinar del Río y causó daños cuantiosos en la capital.
Asoló la ciudad durante 14 horas con vientos que alcanzaron rachas de hasta 262 kilómetros por hora y dejó alrededor de 300 muertos.
Con todo, la mayor tragedia natural que se registra en nuestra historia ocurrió en Santa Cruz del Sur, provincia de Camagüey, en noviembre de 1932. El día 9 un huracán penetró por la costa meridional de la provincia y al barrer con los vientos de su ala derecha las aguas del mar, las empujó sobre ese poblado costero y provocó la muerte de más de 3 000 personas y lesiones a otras tantas. Solo una edificación quedó en pie en la localidad.
Los habitantes del puerto de Júcaro, situado a la izquierda de la trayectoria del huracán, refirieron después que vieron cómo el mar se retiraba varios metros de la costa para volver con fuerza sobre ella y tragarse a Santa Cruz. En Júcaro los vientos más intensos fueron de la tierra hacia fuera. Testimonio impactante de ese siniestro es la foto en la que se ve arder, en una pira gigantesca, los cadáveres de más de la mitad de la población de Santa Cruz del Sur.

Surge la defensa civil

De los fenómenos naturales que flagelan a la humanidad, ninguno como el huracán es portador de tanta muerte y destrucción; según las estadísticas causan un promedio de 5 000 muertos al año. Los ciclones reciben el nombre de huracán cuando sus vientos máximos sostenidos son iguales o superiores a los 118 kilómetros por hora, y, de acuerdo con la intensidad de los vientos que genera, se categoriza mediante una escala que va del uno al cinco. Pero de hecho tifón, huracán y ciclón tropical son un mismo fenómeno que en el Caribe se denomina huracán y en el noroeste del Pacífico, tifón.
Por su ubicación geográfica, Cuba está sometida a diversas amenazas de origen hidrometeorológico. El escribidor hizo referencia arriba a algunos de los fenómenos naturales que causaron al país un mayor impacto negativo a lo largo de la historia, sobre todo a aquellos que quedaron grabados en la memoria de la gente, pero apenas hay datos sobre accidentes y catástrofes con menores consecuencias porque hasta la década de los 60 del siglo pasado faltó en la Isla una institución de carácter nacional o sectorial que llevara los registros pertinentes.
Y es que en Cuba, con anterioridad a 1959, no existió un sistema que permitiese una efectiva reducción de los desastres naturales. Solo la Cruz Roja, el Cuerpo de Bomberos y la Policía Nacional actuaban en determinadas labores de salvamento ante intensas lluvias, inundaciones, derrumbes y otras secuelas de ciclones y huracanes.
La Defensa Civil surge el 31 de julio de 1962. Su objetivo fue el de defender al pueblo y la economía de agresiones de enemigos externos e internos, y tuvo antecedentes en la llamada Defensa Popular. Con posterioridad también recibe la misión de proteger a la población de desastres naturales, tecnológicos y sanitarios.
«La esencia de nuestro trabajo es salvaguardar a los ciudadanos, sus bienes personales y los recursos de la economía. Se encuentra estructurado por leyes, decretos, directivas que constituyen el basamento jurídico del Sistema de Defensa Civil. Claro, con el tiempo esto se ha perfeccionado según los planes de reducción de desastres en cada lugar» expresa el general de división Ramón Pardo Guerra, Héroe de la República de Cuba y jefe del Estado Mayor Nacional de la Defensa Civil, quien recalca que los diez años que lleva en ese cargo le han permitido acometer su tarea «más noble».
Precisa el legendario combatiente de las columnas 4 y 8 del Ejército Rebelde comandadas por el Che, que la Defensa Civil trabaja en forma permanente, aunque son muchos los que piensan que solo se activa en caso de huracán. Responde asimismo ante derrames de hidrocarburos, penetraciones del mar, maremotos, terremotos, incendios forestales e industriales, grandes sequías, enfermedades que afecten la salud humana y animal, plagas en la agricultura… Cuba además colabora con otros países en esta materia. Recuérdense los terremotos de Perú, Pakistán y Ecuador, el maremoto de Indonesia y frecuentes desastres naturales en el Caribe, por mencionar solo algunos ejemplos.

Reducir riesgos

Se dice que el rol de la defensa civil en un país se define a través de la proyección del Gobierno y el grado de importancia que las autoridades confieren a la gestión para la reducción de riesgos de desastres. Cuba muestra un Sistema de Defensa Civil en constante perfeccionamiento. Sitúa al hombre en el centro de su voluntad política y, por tanto, establece directivas vinculadas a la protección de la población en primera instancia. Para eso prioriza la prevención como estrategia eficaz en la reducción de riesgos.
Todavía en octubre de 1963 el país no estaba suficientemente preparado para enfrentar un peligro de la magnitud del Flora y reducir su impacto. Aun así se procedió con eficacia y energía en la evacuación y rescate de personas, con los anfibios del Ejército al servicio de la población, lo que posibilitó evitar males mayores. El Comandante en Jefe Fidel Castro, que asumió durante el fenómeno la dirección de las tareas de rescate y salvamento en los llanos del Cauto, y que estuvo a punto de perder la vida, diría después, muy gráficamente, que el agua «bajaba en oleadas».
A partir de ahí Fidel impulsaría una tarea de prevención que se tradujo en la construcción de decenas de presas y embalses para regular las aguas y evitar inundaciones y que servirían además como sostén de la agricultura y abastecimiento de la población. El incremento de la educación, la extensión de la cultura, la potabilización del agua, el desarrollo vial y de las comunicaciones, la ampliación del suministro de energía eléctrica y del sistema de salud son, de la misma manera, baluartes en la protección de la población y la economía. Habría que agregar la creación del Instituto de Meteorología, el 12 de octubre de 1965. El haber enfrentado durante 2008 tres huracanes de gran intensidad en poco más de dos meses, con un mínimo de pérdidas de vidas humanas, es colofón importante de todo el quehacer.
Sandy sorprendió a Santiago de Cuba en las primeras horas del 25 de octubre de 2012. Se esperaba que siguiera con rumbo norte cuando giró al nordeste, incrementó su velocidad e intensificó sus vientos y penetró en el territorio de la provincia como un huracán de categoría tres. Días antes, cuando no era más que una tormenta tropical, el Estado Mayor Nacional de la Defensa Civil había advertido de sus efectos destructivos y los daños fueron cuantiosos, si bien la población fue adecuadamente resguardada. La percepción de riesgo fue mayor en unos municipios que en otros. El Presidente Raúl Castro recorrió las zonas afectadas, particularizó sus necesidades y mantuvo contacto directo con sus residentes. Permaneció en la provincia mientras no se restablecieron las condiciones esenciales para la vida del pueblo.
De ahí la importancia de Meteoro, ejercicio popular de las acciones para situaciones de desastre. Una experiencia cubana que con carácter anual incrementa y comprueba la preparación, planificación y organización de las medidas de la Defensa Civil y pone al país en mejores condiciones para enfrentar eventos de desastre y reducir al mínimo los riesgos y los daños.

Ciro Bianchi Ross


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