Jaimanitas era un villaggio di pescatori e artigiani a occidente dell’Avana e separato dal fiume, di cui porta il nome, da Santa Fé che inizia dall’odierna Marina Hemingway già Marina Barlovento, il terreno colindante al fiume e relativa foce, fu regalato da Fulgencio Batista a suo figlio che creò, appunto la Marina. Allora aveva soltanto i lunghi canali, separati dai moli percorribili in auto, per l’attracco degli yacht di ricchi cubani o stranieri perlopiù di provenienza nordamericana. Con l’ultima riforma politica e amministrativa, entrambi, sono stati incorporati nella nuova provincia/città de La Habana. Nella cittadina confinante, di dimensioni superiori a Jaimanitas, oltre alla pesca e all’artigianato, la tradizione era anche l’agricoltura su scala maggiore di quella del paese vicino.
Nel caso della ex Marina Barlovento, oggi Hemingway, c’è stato un grande sviluppo di tipo turistico con villette a schiera e l’hotel El viejo y el mar, ai quali si sono aggiunti spazi e locali ricreativi, ristoranti e un centro commerciale, oltre ad altri servizi. In questa sede è sorto anche lo Yacht Club de La Habana che è sempre stata la sede organizzativa del trofeo Ernest Hemingway di pesca al marlin.
In entrambi i casi non si sono perse completamente le caratteristiche tradizionali, particolarmente a Jaimanitas che è tutt’ora abitata maggiormente da gente laboriosa e cordiale composta, in molti casi, da nuclei famigliari, quasi a forma tribale e conta con un locale rustico, specializzato in prodotti del mare freschissimi che seppure non pubblicizzato nel modo tradizionale è frequentatissimo, particolarmente da diplomatici, uomini di affari e tecnici stranieri residenti a Cuba o turisti “guidati” o informati. I trasporti locali si fanno con i “bicitaxi”, sorti durante il tristemente famoso “periodo especial” e il materiale edilizio o gli sgombri, ma non solo, sono spesso trasportati coi “carretones” tirati da focosi cavalli. Non mancano però, a Jaimanitas, nuovi arrivi nazionali e di stranieri che cercano un luogo tranquillo, in riva al mare e non lontano dal centro sempre più convulso della capitale. L’edilizia costruttiva è in piena auge e costretta a un piano regolatore che rispetti l’ambiente e il panorama circostante.
Nel caso dell’immigrazione nazionale, un bel giorno, è arrivato José Fuster dalle lontane origini germaniche ma di famiglia originaria di Caibarien, sempre sul litorale nord del Paese, artista della plastica con prefernza della ceramica e che si auto definisce “contadino della costa”, trovando pertanto condizioni molto simili a quelle della sua infanzia.
Appassionato immensamente della sua attività artistica, a un certo punto ha pensato di abbellire la sua casa con rivestimenti di ceramica, preso per pazzo dai suoi concittadini che lo vedevano spezzettare piastrelle di ogni tipo e colore, un bene scarso e molto costoso a Cuba, specialmente a quei tempi. Il risultato gli ha dato ragione e poco a poco ha continuato ad “arredare”, a richiesta, altri edifici del villaggio con un lavoro che prosegue tutt’oggi, trasformando la sua strada e quelle adiacenti in una località che la voce del popolo ha cominciato a chiamare “Fusterlandia”. Un lavoro pesante dovuto al clima, duro e difficile da realizzare, ma con risultato di essere diventata anche un’attrazione turistica che prosegue, creando una piccola economia e posti di lavoro, sia per gli addetti al turismo che per i suoi collaboratori visto che ormai, per una persona sola, sarebbe un’opera ciclopica. Chissà, per certi versi, alcune realizzazioni possono apparire “kitch” per noi europei, ma ognuna di loro, oltre all’abbellimento fisico dell’ambiente circostante, ha un significato storico o culturale.
Una visita, anche fugace a Jaimanitas, “Fusterlandia” a parte, vale sicuramente la pena per un visitatore non frettoloso di Cuba.