Attivisti anticastristi e famigliari di 22 cubani detenuti nella base di Guantanamo (nella foto) sono scesi a protestare nelle strade nel "Downtown" di Miami. Attualmente nella base vi sono 44 cubani in attesa di conoscere se saranno inviati in un "Paese terzo" o negli stessi Stati Uniti. Le pratiche e le indagini però sono lunghe e complesse e richiedono anche qualche annocon la permanenza degli interessati nell'accampamento allestito nella base militare dove, comunque, non sono assolutamente a contatto con i detenuti islamici accusati di terrorismo.
La metà degli "ospiti" cubani è da qualche tempo in sciopero della fame oltre che per il lungo periodo di detenzione, senza prospettive certe di tempi, anche per il trattamento ricevuto che secondo loro sarebbe "crudele". Fra le accuse ci sarebbero quelle di essere soggetti a perquisizioni a sorpresa, avere limitazioni di movimento all'interno della base (che è comunque militare) e per le chiamate telefoniche.
I responsabili di "The GEO Group", un'azienda privata che si occupa dell'attenzione ai rifugiati nella base respinge le accuse ammettendo solo che alcune limitazioni di movimento sono necessarie per ragioni di sicurezza.
Alcuni degli scioperanti affermano di sentirsi "come prima, dall'altra parte della recinzione" e di ritenersi come prigionieri politici.