Oggi, 5 Settembre, si è celebrato l'85° compleanno di Julio Garcia Espinosa: uno dei fondatori dell'Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematografica (ICAIC), di cui fu Presidente dal 1982 al 1991. Per l'occasione si è presentato il libro a cura di sua moglie Dolores Calviño Valdés-Fauly e Mario Naito López: “Memorias de Cuba baila” che contiene la sceneggiatura del film omonimo, presentato l'8 Aprile 1961 che fu la prima pellicola a soggetto di lungometraggio prodotta dal Nuovo Cinema Cubano.
Oltre alla sceneggiatura il libro contiene il lunghissimo curriculum di julio Garcia Espinosa, foto di scena del film e altre immagini della lunga carriera del regista oltre a una parte di epistolario con scritti scambiati tra Julio e altri cineasti e produttori fra cui Cesare Zavattini,
Delle 6 pagine di curriculum mi sembra interessante segnalare che nel 1951 Garcia Espinosa si reca in Italia e frequenta, a Roma, il Centro Sperimentale di Cinematografia. Sempre a Roma, in quell'anno pubblica un libro di poesie intitolato “Aquí en mi País” e con altri latinoamericani, fonda una rivista per la diffusione della cultura e dei problemi social in America Latina e i Caraibi. Nel 1953 è assistente alla regia di Luigi Zampa nel film “Anni facili” e nel 1954 ritorna a Cuba. Nel 1962 gira il suo secondo lungometraggio mettendo sullo schermo “El joven rebelde” su soggetto di Cesare Zavattini col quale era in contatto dai tempi del suo soggiorno a Roma.
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lunedì 5 settembre 2011
La Caridad del Cobre in processione
E' in pieno svolgimento il pellegrinaggio della Virgen de la Caridad del Cobre, dopo 60 anni dalla sua prima ed unica uscita dal Santuario che le è stato intitolato nei dintorni di Santiago de Cuba. In quell'occasione si celebrava il 50mo di nascita della Repubblica. Il pellegrinaggio che la porterà in ogni angolo del Paese è iniziato l'8 Agosto scorso e culminerà nella capitale il 30 di Dicembre, è giunto ieri a Madruga nella provincia di Artemisa.
La statuetta che rappresenta una "Vergine nera" era stata ritrovata in mare da due pescatori ed è diventata la santa Patrona di Cuba con quel nome dovuto, oltre al suo colore, alla zona dove sorge il Santuario ricco di giacimenti di rame (cobre, appunto).
La processione è seguita, al suo passaggio, da migliaia di fedeli. A Cuba la religione cattolica è professata da circa il 15% altro 15% si professa ateo e il rimanente 70% segue le religioni animiste africane o quella sincretizzata tra queste e la cattolica: la Santeria o "Regla di Ochà" nelle sue varianti.
Oggi, intanto, si sta svolgendo nella capitale la cerimonia funebre per commemorare Julio Casas Regueira. Aveva 75 anni.
La statuetta che rappresenta una "Vergine nera" era stata ritrovata in mare da due pescatori ed è diventata la santa Patrona di Cuba con quel nome dovuto, oltre al suo colore, alla zona dove sorge il Santuario ricco di giacimenti di rame (cobre, appunto).
La processione è seguita, al suo passaggio, da migliaia di fedeli. A Cuba la religione cattolica è professata da circa il 15% altro 15% si professa ateo e il rimanente 70% segue le religioni animiste africane o quella sincretizzata tra queste e la cattolica: la Santeria o "Regla di Ochà" nelle sue varianti.
Oggi, intanto, si sta svolgendo nella capitale la cerimonia funebre per commemorare Julio Casas Regueira. Aveva 75 anni.
Commenti al blog
Come ho detto in risposta a un commento, sono ben felice di dare sale e vita al blog e vorrei che ne arrivassero molti di più vivacizzando lo scambio di opinioni. Quello che vorrei evitare è che questo blog sia veicolo di scambio di insulti e scherni che dopo un po' diventano anche noiosi e pesanti.
I 360 gradi del titolo presuppongono che ognuno può dire il suo parere e le sue esperienze da ogni punto di vista, così come chiunque altro è libero di contestare con altri argomenti. Capisco anche che a volte ci si lasci prendere dalla foga e i commenti possano essere "coloriti", però se hanno un senso nel contesto della discussione. Se questo blog cominciasse a diventare un luogo di scambio di scherni e insulti sarei costretto a "censurare" eventuali commenti di questo tipo e la cosa francamente non mi piacerebbe. Non mi piace togliere il diritto di parola a nessuno, però quando le affermazioni hanno una logica. Lo scherno e l'insulto gratuiti, almeno qua, non hanno senso.
Grazie per la collaborazione.
I 360 gradi del titolo presuppongono che ognuno può dire il suo parere e le sue esperienze da ogni punto di vista, così come chiunque altro è libero di contestare con altri argomenti. Capisco anche che a volte ci si lasci prendere dalla foga e i commenti possano essere "coloriti", però se hanno un senso nel contesto della discussione. Se questo blog cominciasse a diventare un luogo di scambio di scherni e insulti sarei costretto a "censurare" eventuali commenti di questo tipo e la cosa francamente non mi piacerebbe. Non mi piace togliere il diritto di parola a nessuno, però quando le affermazioni hanno una logica. Lo scherno e l'insulto gratuiti, almeno qua, non hanno senso.
Grazie per la collaborazione.
sabato 3 settembre 2011
Nascita e crescita del turismo (postrivoluzionario) a Cuba
Visto e sentito che c'è qualche interesse sull'argomento, ho compilato un post con un "condensato" di storia recente del turismo a Cuba.
Il turismo italiano e più in generale “occidentale” del periodo post-rivoluzionario è nato, ufficialmente, nel 1976 con un viaggio “incentive” al villaggio di Jibacoa a Est dell'Avana. A partire da allora cominciarono a venire a Cuba gruppi di turisti spagnoli e italiani. Erano gruppi politicizzati specialmente gli italiani, dal momento che in Spagna c'era al potere Francisco Franco che alla “tirata di orecchie” dello Zio Sam ha risposto che Cuba era “un affare di famiglia” e quindi la Compagnia di bandiera IBERIA era l'unica linea occidentale che arrivasse all'Avana, SABENA aveva un ufficio di rappresentanza, ma non volava. Il viaggio via Madrid era il più “confortevole” dato che si effettuava con un DC8 (dopo qualche anno DC10) che a volte, per cattive condizioni meteorologiche, non riusciva a fare il volo diretto e doveva rifornirsi di carburante in Canada (Col DC10 era molto più raro il caso di "scalo tecnico" intermedio). In tutti i casi era la miglior via per arrivare a Cuba anche se costava un po' di più delle alternative: CSA via Praga/Montreal o Interflug via Berlino Est/Gander e a volte anche Shannon. Entrambe usavano i TU134 per il breve volo in Europa e poi gli IL62 per la traversata oceanica. Successivamente la CSA aveva messo anche sul Milano/Praga gli IL62.
All'epoca non esisteva la possibilità di “solo volo” o “turismo individuale”, si arrivava in gruppi precostituiti e si doveva svolgere un programma di visite prestabilito. In genere i gruppi erano di 40 persone che rappresentavano la capienza degli autobus “Pegaso” (spagnoli) in dotazione al turismo. I cittadini italiani, svedesi e svizzeri erano gli unici a non avere bisogno di visto d'ingresso, dovevano solo compilare il “landing card” in duplice copia che oggi è considerato “visto”. All'epoca vi era un accordo bilaterale che prevedeva che i cittadini italiani a Cuba o Cubani in Italia non potessero uscire dall'itinerario previsto se non chiedendo il permesso alle Autorità competenti. Una norma solo scritta, ma che nel caso di Cuba veniva messa in pratica per ragioni contingenti. Non c'era possibilità di alloggio in case private, gli alberghi erano pochi e il programma molto fitto, quindi di tempo per scorrazzare ce n'era poco, al di la del fatto che anche i trasporti erano molto scarsi e disorganizzati, specie quelli interprovinciali. Le “guaguas” all'Avana funzionavano discretamente durante le 24 ore, ma veramente il turista di allora non avrebbe saputo dove andare, anche volendo. I programmi prevedevano il “tutto compreso” dai giri turistici nelle città visitate a incontri sociali che potevano essere scuole, ospedali, comunità agricole, fabbriche, organizzazioni politiche ecc., ma prevedevano anche lo show del Tropicana.
Il maggior numero di presenze, esclusivamente “confinate” ai centri balneari era quello dei canadesi che venivano a svernare a Cuba. Le loro mete erano Playas del Este all'Avana, Varadero e poi anche Guardalavaca.
Su Cuba operavano all'epoca solo, dapprima, Italturist (con Unità Vacanze) e poi Ventana che essendo del gruppo Fiat era entrata nel “giro” per ragioni economiche. La presenza dei nostri connazionali a quei tempi aveva raggiunto punte massime di circa 6/8 mila turisti all'anno.
Era assolutamente proibita la circolazione di valuta estera e tutto doveva essere pagato in moneta nazionale. I turisti potevano cambiare negli alberghi ed eventualmente ricambiare l'eccedenza solo all'aeroporto al momento della partenza. Con i pesos cubani veniva consegnata una ricevuta col nome del turista che recava la quantità di valuta cambiata (all'epoca bisognava venire con dollari USA, non si cambiavano Lire...) e con degli spazi in cui venivano annotate le cifre spese per gli acquisti e alla fine del viaggio, se rimaneva un “credito” era quello che si ricambiava in aeroporto. Il cambio ufficiale dava 80 centesimi per ogni dollaro e la lira, a quei tempi, era partita da 1200 per dollaro arrivando a oltre 2200. Solo successivamente si ebbe un periodo di transizione in cui gli stranieri E SOLO LORO, dovevano pagare in dollari nelle “tiendas” quasi esclusivamente presenti negli alberghi. L'ingresso alle strutture turistiche era vietato ai cubani non autorizzati e i lavoratori del turismo non potevano mantenere relazioni con stranieri al di fuori del loro lavoro, pena licenziamento. In merito alla circolazione di denaro bisogna anche dire che al di fuori delle "tiendas" turistiche degli alberghi non c'era proprio niente da comprare e girare per l'Avana di allora era come girare in una città quasi deserta. C'erano solo gli abitanti della zona che entravano, uscivano o si fermavano a prendere fresco, giocare a domino o chiacchierare, ma non c'era un solo esercizio commerciale, artigianale, bar ristorante o caffetteria:solo saracinesche abbassate o qualche sporadico locale solo in moneta nazionale dove la "tabella delle offerte" a parte "ron" o "cerveza" era praticamente vuota. Gli unici esercizi pubblici al di fuori degli alberghi erano: Floridita, Bodeguita del Medio e El Patio in Piazza della Cattedrale. Stop. I turisti assetati, venivano accompagnati alla "Casa del Agua La Tinaja", nella Piazza dei capitani generali dove, con 5 centesimi di peso si poteva bere un bicchier d'acqua fresca.
Per le ragioni di cui sopra, la prostituzione era praticamente inesistente, almeno con gli stranieri che erano ancor più facilmente distinguibili allora per “morfologia” e specialmente per l'abbigliamento, dato che non c'era ancora la “globalizzazione” e l'abbigliamento cubano era molto ridotto per quantità e qualità. Anche i cubani che viaggiassero e potessero importare “cose” erano veramente pochi e selezionati. I rischi erano notevoli per la prostituta o il prostituto e non c'erano molti luoghi ove eventualmente recarsi. Ma come si può capire nemmeno i turisti avevano tempo o occasione per “provarci”. Però qualche rara eccezione c'è stata e, se possibile, ancora più squallida di oggi. Le ragazzine si prostituivano, quando riuscivano, proprio per la maglietta, la saponetta, lo shampoo o il profumo....mai tutte le cose assieme...veramente triste, almeno oggi si fanno pagare...chi più...chi meno. Se può essere una consolazione...
Anche il cambio nero, molto rischioso per il cubano che lo praticasse, era di 2 pesos per un dollaro, ma in pratica non serviva a niente per il turista. Poi è aumentato il tasso di cambio poco a poco fino a 10...12 arrivando, durante "el periodo especial" a punte anche di 150 su una media di 140 a 1.
Nel 1983, vincendo le resistenze del Comandante e con l'intraprendenza di alcuni funzionari dell'allora Instituto Nacional de Turismo si è iniziata, con molte difficoltà, la prima catena di voli “charter” da Milano con partenza settimanale e soggiorno di una o più settimane, a scelta, con possibilità di tour+mare o solamente soggiorno balneare. Le agenzie di viaggio piccole cominciavano a rivendere i programmi proposti dal “pool” Italturist-Viaggi Mondadori ai quali si aggiunse, poi, Ventana che all'inizio aveva mantenuto i viaggi di linea con Iberia. Poco a poco la domanda crebbe, si moltiplicarono le agenzie minori o touroperators si stabilirono altre linee aeree, si introdusse la possibilità di programmi “individuali” che seppur non ancora completamente “liberi” non vincolavano al “gruppo”. Comparvero le prime “Lada” di Havanautos in affitto. Si aprì l'offerta di Cayo Largo che fu preso in esclusiva proprio da Ventana e gli fornì la moneta di scambio, con il "pool", per avere posti sul “charter”. Così, poco a poco, si arrivò allo stato attuale con un continuo trend di crescita nel numero di paesi che mandano turisti, linee aeree, alberghi, infrastrutture e servizi collaterali che oggi permettono di vistare Cuba in libertà
P.S.:
Giusto per essere chiari: quando dicevo che la reciprocità prevedeva di "non uscire dall'itinerario prestabilito" non era certo nei percorsi urbani, ma per le trasferte in altre città...
Gli altri aeroporti del Paese non erano abilitati ai servizi Internazionali eccetto, in caso di necessità, quello di Camagüey. Rancho Boyeros aveva solo il Terminal 1 e la pista era attraversata dalla linea del treno Avana-Pinar del Rio.
Tanto per dare un'idea di cos'era il centro storico: l'albergo Ambos Mundos era diventato magazzino e uffici di un'impresa e aveva solo una targa sul muro che diceva cosa era stato...
La Calle Obispo e il Boulevard San Rafael non erano gli "alveari" pieni di vita e attività di oggi.
Il centro storico, eccetto gli edifici monumentali era fatiscente. Ovvio che trovo cambiata in meglio l'Avana...
Il turismo italiano e più in generale “occidentale” del periodo post-rivoluzionario è nato, ufficialmente, nel 1976 con un viaggio “incentive” al villaggio di Jibacoa a Est dell'Avana. A partire da allora cominciarono a venire a Cuba gruppi di turisti spagnoli e italiani. Erano gruppi politicizzati specialmente gli italiani, dal momento che in Spagna c'era al potere Francisco Franco che alla “tirata di orecchie” dello Zio Sam ha risposto che Cuba era “un affare di famiglia” e quindi la Compagnia di bandiera IBERIA era l'unica linea occidentale che arrivasse all'Avana, SABENA aveva un ufficio di rappresentanza, ma non volava. Il viaggio via Madrid era il più “confortevole” dato che si effettuava con un DC8 (dopo qualche anno DC10) che a volte, per cattive condizioni meteorologiche, non riusciva a fare il volo diretto e doveva rifornirsi di carburante in Canada (Col DC10 era molto più raro il caso di "scalo tecnico" intermedio). In tutti i casi era la miglior via per arrivare a Cuba anche se costava un po' di più delle alternative: CSA via Praga/Montreal o Interflug via Berlino Est/Gander e a volte anche Shannon. Entrambe usavano i TU134 per il breve volo in Europa e poi gli IL62 per la traversata oceanica. Successivamente la CSA aveva messo anche sul Milano/Praga gli IL62.
All'epoca non esisteva la possibilità di “solo volo” o “turismo individuale”, si arrivava in gruppi precostituiti e si doveva svolgere un programma di visite prestabilito. In genere i gruppi erano di 40 persone che rappresentavano la capienza degli autobus “Pegaso” (spagnoli) in dotazione al turismo. I cittadini italiani, svedesi e svizzeri erano gli unici a non avere bisogno di visto d'ingresso, dovevano solo compilare il “landing card” in duplice copia che oggi è considerato “visto”. All'epoca vi era un accordo bilaterale che prevedeva che i cittadini italiani a Cuba o Cubani in Italia non potessero uscire dall'itinerario previsto se non chiedendo il permesso alle Autorità competenti. Una norma solo scritta, ma che nel caso di Cuba veniva messa in pratica per ragioni contingenti. Non c'era possibilità di alloggio in case private, gli alberghi erano pochi e il programma molto fitto, quindi di tempo per scorrazzare ce n'era poco, al di la del fatto che anche i trasporti erano molto scarsi e disorganizzati, specie quelli interprovinciali. Le “guaguas” all'Avana funzionavano discretamente durante le 24 ore, ma veramente il turista di allora non avrebbe saputo dove andare, anche volendo. I programmi prevedevano il “tutto compreso” dai giri turistici nelle città visitate a incontri sociali che potevano essere scuole, ospedali, comunità agricole, fabbriche, organizzazioni politiche ecc., ma prevedevano anche lo show del Tropicana.
Il maggior numero di presenze, esclusivamente “confinate” ai centri balneari era quello dei canadesi che venivano a svernare a Cuba. Le loro mete erano Playas del Este all'Avana, Varadero e poi anche Guardalavaca.
Su Cuba operavano all'epoca solo, dapprima, Italturist (con Unità Vacanze) e poi Ventana che essendo del gruppo Fiat era entrata nel “giro” per ragioni economiche. La presenza dei nostri connazionali a quei tempi aveva raggiunto punte massime di circa 6/8 mila turisti all'anno.
Era assolutamente proibita la circolazione di valuta estera e tutto doveva essere pagato in moneta nazionale. I turisti potevano cambiare negli alberghi ed eventualmente ricambiare l'eccedenza solo all'aeroporto al momento della partenza. Con i pesos cubani veniva consegnata una ricevuta col nome del turista che recava la quantità di valuta cambiata (all'epoca bisognava venire con dollari USA, non si cambiavano Lire...) e con degli spazi in cui venivano annotate le cifre spese per gli acquisti e alla fine del viaggio, se rimaneva un “credito” era quello che si ricambiava in aeroporto. Il cambio ufficiale dava 80 centesimi per ogni dollaro e la lira, a quei tempi, era partita da 1200 per dollaro arrivando a oltre 2200. Solo successivamente si ebbe un periodo di transizione in cui gli stranieri E SOLO LORO, dovevano pagare in dollari nelle “tiendas” quasi esclusivamente presenti negli alberghi. L'ingresso alle strutture turistiche era vietato ai cubani non autorizzati e i lavoratori del turismo non potevano mantenere relazioni con stranieri al di fuori del loro lavoro, pena licenziamento. In merito alla circolazione di denaro bisogna anche dire che al di fuori delle "tiendas" turistiche degli alberghi non c'era proprio niente da comprare e girare per l'Avana di allora era come girare in una città quasi deserta. C'erano solo gli abitanti della zona che entravano, uscivano o si fermavano a prendere fresco, giocare a domino o chiacchierare, ma non c'era un solo esercizio commerciale, artigianale, bar ristorante o caffetteria:solo saracinesche abbassate o qualche sporadico locale solo in moneta nazionale dove la "tabella delle offerte" a parte "ron" o "cerveza" era praticamente vuota. Gli unici esercizi pubblici al di fuori degli alberghi erano: Floridita, Bodeguita del Medio e El Patio in Piazza della Cattedrale. Stop. I turisti assetati, venivano accompagnati alla "Casa del Agua La Tinaja", nella Piazza dei capitani generali dove, con 5 centesimi di peso si poteva bere un bicchier d'acqua fresca.
Per le ragioni di cui sopra, la prostituzione era praticamente inesistente, almeno con gli stranieri che erano ancor più facilmente distinguibili allora per “morfologia” e specialmente per l'abbigliamento, dato che non c'era ancora la “globalizzazione” e l'abbigliamento cubano era molto ridotto per quantità e qualità. Anche i cubani che viaggiassero e potessero importare “cose” erano veramente pochi e selezionati. I rischi erano notevoli per la prostituta o il prostituto e non c'erano molti luoghi ove eventualmente recarsi. Ma come si può capire nemmeno i turisti avevano tempo o occasione per “provarci”. Però qualche rara eccezione c'è stata e, se possibile, ancora più squallida di oggi. Le ragazzine si prostituivano, quando riuscivano, proprio per la maglietta, la saponetta, lo shampoo o il profumo....mai tutte le cose assieme...veramente triste, almeno oggi si fanno pagare...chi più...chi meno. Se può essere una consolazione...
Anche il cambio nero, molto rischioso per il cubano che lo praticasse, era di 2 pesos per un dollaro, ma in pratica non serviva a niente per il turista. Poi è aumentato il tasso di cambio poco a poco fino a 10...12 arrivando, durante "el periodo especial" a punte anche di 150 su una media di 140 a 1.
Nel 1983, vincendo le resistenze del Comandante e con l'intraprendenza di alcuni funzionari dell'allora Instituto Nacional de Turismo si è iniziata, con molte difficoltà, la prima catena di voli “charter” da Milano con partenza settimanale e soggiorno di una o più settimane, a scelta, con possibilità di tour+mare o solamente soggiorno balneare. Le agenzie di viaggio piccole cominciavano a rivendere i programmi proposti dal “pool” Italturist-Viaggi Mondadori ai quali si aggiunse, poi, Ventana che all'inizio aveva mantenuto i viaggi di linea con Iberia. Poco a poco la domanda crebbe, si moltiplicarono le agenzie minori o touroperators si stabilirono altre linee aeree, si introdusse la possibilità di programmi “individuali” che seppur non ancora completamente “liberi” non vincolavano al “gruppo”. Comparvero le prime “Lada” di Havanautos in affitto. Si aprì l'offerta di Cayo Largo che fu preso in esclusiva proprio da Ventana e gli fornì la moneta di scambio, con il "pool", per avere posti sul “charter”. Così, poco a poco, si arrivò allo stato attuale con un continuo trend di crescita nel numero di paesi che mandano turisti, linee aeree, alberghi, infrastrutture e servizi collaterali che oggi permettono di vistare Cuba in libertà
P.S.:
Giusto per essere chiari: quando dicevo che la reciprocità prevedeva di "non uscire dall'itinerario prestabilito" non era certo nei percorsi urbani, ma per le trasferte in altre città...
Gli altri aeroporti del Paese non erano abilitati ai servizi Internazionali eccetto, in caso di necessità, quello di Camagüey. Rancho Boyeros aveva solo il Terminal 1 e la pista era attraversata dalla linea del treno Avana-Pinar del Rio.
Tanto per dare un'idea di cos'era il centro storico: l'albergo Ambos Mundos era diventato magazzino e uffici di un'impresa e aveva solo una targa sul muro che diceva cosa era stato...
La Calle Obispo e il Boulevard San Rafael non erano gli "alveari" pieni di vita e attività di oggi.
Il centro storico, eccetto gli edifici monumentali era fatiscente. Ovvio che trovo cambiata in meglio l'Avana...
Deceduto il Ministro della Difesa
Chi invece è morto davvero è il Ministro della Difesa Julio Casas Regueira che era subentrato alla testa del Ministero per sostituire Raul Castro quando aveva assunto la presidenza "ad interim" nel 2008.
Dedicato a Enrico Mentana
Fidel Castro está "vivito y coleando" según su sobrina Mariela
EFE
La Habana -- Mariela Castro, directora del Centro Nacional de Educación Sexual (Cenesex) e hija del presidente cubano, Raúl Castro, afirmó hoy que su tío Fidel “está vivito, coleando y goza de muy buena salud”.
La sobrina del expresidente cubano dijo en declaraciones a Efe que “Fidel, para todos estos que han recibido todas estas falsas informaciones, que son habituales en la figura del Comandante en Jefe, está vivito, coleando y goza de muy buena salud, realmente está muy creativo, está investigando”.
En los últimos días se han disparado nuevamente fuera de la isla los rumores sobre el estado de salud de Fidel Castro, de 85 años, quien se encuentra alejado del poder a causa de una grave enfermedad intestinal que lo obligó a delegar el poder en su hermano menor, Raúl, desde el 31 de julio de 2006.
Magari, vista la fonte, si potrebbe eventualmente (tutto al condizionale) dubitare della reale immagine sullo stato di salute, quello che però è credibile è il fatto che il Nostro abbia rinviato ancora, a data da destinarsi, l'incontro col giorno del giudizio. (ilvecchioeilmare)
EFE
La Habana -- Mariela Castro, directora del Centro Nacional de Educación Sexual (Cenesex) e hija del presidente cubano, Raúl Castro, afirmó hoy que su tío Fidel “está vivito, coleando y goza de muy buena salud”.
La sobrina del expresidente cubano dijo en declaraciones a Efe que “Fidel, para todos estos que han recibido todas estas falsas informaciones, que son habituales en la figura del Comandante en Jefe, está vivito, coleando y goza de muy buena salud, realmente está muy creativo, está investigando”.
En los últimos días se han disparado nuevamente fuera de la isla los rumores sobre el estado de salud de Fidel Castro, de 85 años, quien se encuentra alejado del poder a causa de una grave enfermedad intestinal que lo obligó a delegar el poder en su hermano menor, Raúl, desde el 31 de julio de 2006.
Magari, vista la fonte, si potrebbe eventualmente (tutto al condizionale) dubitare della reale immagine sullo stato di salute, quello che però è credibile è il fatto che il Nostro abbia rinviato ancora, a data da destinarsi, l'incontro col giorno del giudizio. (ilvecchioeilmare)
Commenti e anonimato
Ovviamente è legittimo rimanere anonimi, se lo si desidera, nell'inviare commenti. Sarebbe meglio, però, o restare completamente anonimi oppure mettere uno pseudonimo qualunque senza fermarsi alla sola iniziale perché può generare confusioni. Nella fattispecie si sono "incrociate" due "S"....
Grazie per la collaborazione.
Grazie per la collaborazione.
venerdì 2 settembre 2011
Farsi gli occhiali all'Avana
Premetto che non è uno "spot" pubblicitario e che non ho nessun provento per questo post, ma visto che ci sono alcuni lettori con il "fucile in mano"...meglio chiarire.
Nell'ambito della ristrutturazione del centro storico dell'Avana si sono aperti molti servizi alla popolazione: alcuni dati in gestione a lavoratori autonomi e altri gestiti direttamente dall'Ufficio dell'Historiador de la Ciudad. fra questi ultimi si trova l'Optica Almendares sita nella Calle Obispo, una dell strade che più hanno beneficiato di questo "nuovo corso" dell'economia abbinata alla cultura.
Avevo bisogno di fare un paio di occhiali, visto che i vecchi babbioni che passano molte ore al pc hanno decadimento della vista...e ci ho provato.
Se non fosse per il pubblico che entra a curiosare o anche a comprare, non sembrerebbe di essere all'Avana, ma magari, in Via Condotti o in Montenapoleone. Commesse simpatiche, carine e gentili aiutano i clienti nella scelta di quanto necessitano. In un paio di vetrine ci sono i cartelli con i prezzio dei vari servizi che si offrono che vanno dalle piccole riparazioni di montature alla confezione di occhiali con lenti graduate, anche complesse. A parte la prima attesa per il turno dela visita oculistica che dipende dall'ora o dal momento in cui uno capita, dopo la stessa si attende un'ora e gli occhiali sono già pronti con un servizio accessorio veramente degno dei migliori negozi "capitalisti". I prezzi non sono certo alla portata di tutte le borse, come da noi ad esempio: in Montenapoleone mica tutti possono farsi gli occhiali...però il turista che si trovasse per caso necessitato, ad esempio, si farebbe un paio di occhiali con lenti progressive bianche a 75 dollari il paio e con 165 le avrebbe in versione fotocromatica. Non dico che sarebbe da saltare sull'aereo per farsi gli occhiali all'Avana, ma chi magari avese già in progetto un viaggio e volesse unire l'utile al dilettevole...
Ah, le montature di cui c'è una buona scelta, vanno da circa 45 dollari ai quasi 200 per le più "prestigiose".
Nell'ambito della ristrutturazione del centro storico dell'Avana si sono aperti molti servizi alla popolazione: alcuni dati in gestione a lavoratori autonomi e altri gestiti direttamente dall'Ufficio dell'Historiador de la Ciudad. fra questi ultimi si trova l'Optica Almendares sita nella Calle Obispo, una dell strade che più hanno beneficiato di questo "nuovo corso" dell'economia abbinata alla cultura.
Avevo bisogno di fare un paio di occhiali, visto che i vecchi babbioni che passano molte ore al pc hanno decadimento della vista...e ci ho provato.
Se non fosse per il pubblico che entra a curiosare o anche a comprare, non sembrerebbe di essere all'Avana, ma magari, in Via Condotti o in Montenapoleone. Commesse simpatiche, carine e gentili aiutano i clienti nella scelta di quanto necessitano. In un paio di vetrine ci sono i cartelli con i prezzio dei vari servizi che si offrono che vanno dalle piccole riparazioni di montature alla confezione di occhiali con lenti graduate, anche complesse. A parte la prima attesa per il turno dela visita oculistica che dipende dall'ora o dal momento in cui uno capita, dopo la stessa si attende un'ora e gli occhiali sono già pronti con un servizio accessorio veramente degno dei migliori negozi "capitalisti". I prezzi non sono certo alla portata di tutte le borse, come da noi ad esempio: in Montenapoleone mica tutti possono farsi gli occhiali...però il turista che si trovasse per caso necessitato, ad esempio, si farebbe un paio di occhiali con lenti progressive bianche a 75 dollari il paio e con 165 le avrebbe in versione fotocromatica. Non dico che sarebbe da saltare sull'aereo per farsi gli occhiali all'Avana, ma chi magari avese già in progetto un viaggio e volesse unire l'utile al dilettevole...
Ah, le montature di cui c'è una buona scelta, vanno da circa 45 dollari ai quasi 200 per le più "prestigiose".
Prosegue la mostra Cuba una Storia anche italiana
PROGRAMMA EVENTI 1 settembre - 2 ottobre 2011 1 settembre, ore 17:00 proiezione del film “Grotte e rivoluzione” di Tullio Bernabei, a cura di Valentina Innocenti Un documentario sulla vita di Antonio Nuñez Jimenez, rivoluzionario cubano e storico fondatore della Sociedad Espeleologica de Cuba. Nel secolo scorso, intorno agli anni 40, tre giovani studenti dell’Havana iniziano ad esplorare le grotte dell’isola di Cuba. Tra loro, Antonio Núñez Jiménez, che diventerà il padre della speleologia cubana e un importante artefice della scienza, della cultura ma soprattutto dei cambiamenti sociali avvenuti nel paese dopo il trionfo della rivoluzione castrista del 1959. All’interno della fondazione “L’uomo e la natura”creata da Núñez incontriamo i suoi familiari e i più stretti collaboratori, per ripercorrere attraverso la sua vita le tappe più importanti della cultura e della rivoluzione cubana, per scoprire, che nella giustizia sociale nell’equilibrio tra l’uomo e la natura, tra la scienza e i bisogni dell’umanità, forse c’è la soluzione a molti problemi del nostro pianeta. Il progetto, nato da un'idea del documentarista Tullio Bernabei, si definisce grazie alla consulenza di Fabio Siccardi e Riccardo Dall'Acqua, due speleologi che collaboravano strettamente da anni nelle iniziative speleologiche italo-cubane ed avevano conosciuto personalmente Nuñez nel 1996. A fine 2003, grazie all'interessamento di Bernabei e Siccardi, viene girata una prima serie di interviste, a cui segue una intensa attività di documentazione, e la ricerca di una casa di produzione. Il fortunato incontro con Salvatore Braca, profondo conoscitore della realtà latino americana, noto regista e produttore di documentari, porta alla seconda serie di interviste nel 2006 ad una ulteriore fase di approfondimento bibliografico e di archivio video e fotografico. Fondamentale si rileva la collaborazione con la Fundacion A.N.J e la Sociedad Espeleologica de Cuba e le ricerche documentali di Dall'Acqua. Infine nel 2006 sotto la regia di Braca il documentario sulla vita del Dr. Nuñez viene terminato. 8 settembre, ore 17:00 proiezione del film “L’oro di Cuba” di Giuliano Montaldo, con la partecipazione del Regista, a cura di Valentina Innocenti La Rivoluzione cubana compie cinquant'anni. Cinquant'anni di storia, di miti e sfide di un Paese che ha influenzato la politica e la cultura di tutto il mondo, diventando per molti il simbolo della rivolta contro il capitalismo. Un Paese ricco di contraddizioni, ma che da sempre esercita un grande fascino per la sua forte identità politica e culturale. Il film vuole andare a fondo e ricostruire i momenti più esaltanti e quelli più drammatici della storia dell'isola caraibica. Ma vuole analizzare anche il presente attraverso le testimonianze raccolte tra tanti giovani che raccontano le loro speranze, le loro opinioni, le aspettative… Come ha spiegato il regista: "Quando uno fa un film, scrive e sa dove va a finire, quando fai un documentario invece dipende da chi incontri, chi trovi, che atmosfere bisogna indagare e avere fortuna di incontrare le persone giuste o essere indirizzato in maniera giusta". Il cineasta vuole indagare questo mondo così affascinante ed esotico affrontando argomenti eterogenei. Uno degli obiettivi è informare circa le riforme attuate da Fidel Castro a favore della popolazione, i progetti realizzati e così via. "L’oro di Cuba" è un panorama in fermento, vivace e animato, caratterizzato da curiosità e interesse, scevro dai luoghi comuni occidentali e dalla visione miope dei turisti, che secondo il suo parere rovinerebbero Cuba. 10 settembre, ore 17:00 “Il sistema religioso afrocubano della Santeria”, conferenza di Yohanka Alfonso Contreras Il culto degli Orishas tra sincretismo culturale, moda e mimetismo religioso con il Cristianesimo. Non si mancherà di descrivere i risvolti costitutivi dell’identità cubana rappresentati dalla religione come sistema culturale presente in ogni espressione artistica cubana e si analizzerà la persistenza di questa identità religiosa nell’emigrazione cubana in Italia e l’interesse suscitato in noi italiani. 15 settembre, ore 17:00 proiezione del film “Linea cubana” di Fabio Polenghi, a cura di Valentina Innocenti "Realizzo servizi fotografici nei settori del reportage, ritratto, moda e pubblicitario". Si descrive così, nel suo profilo su un social network, Fabio Polenghi, il fotoreporter italiano ucciso durante gli scontri a Bangkok, in Thailandia. Ventinove anni di esperienza, Polenghi era un fotografo free press dal 2004. Tra le sue collaborazioni, prestigiose testate come Vantiy Fair, Vogue, Marie Claire, ecc. Occasionalmente regista, aveva varie realizzazioni all'attivo, "la più significativa tra le quali un documentario di 52' Linea Cubana che racconta di un padre, Campione Olimpico di pugilato e di suo figlio, campione nazionale nella stessa disciplina, realizzato a Cuba e distribuito da Finalement Prod.(FRA) Alla voce interessi Polenghi è chiaro: "L'universo del mio lavoro rappresenta in parte anche quello dei miei piaceri". La foto, il cinema, la musica, e poi viaggiare. Passione, quest'ultima, che l'ha portato fino a Bangkok, nel cuore della Thailandia, a raccontare da dentro gli scontri tra i rivoltosi e le truppe governative. Per lavoro, ma anche per piacere. 17 settembre, ore 17:00 “L’isola di Calvino” di Roberto Giannarelli e Pierpaolo Andriani, conferenza con la partecipazione degli Autori e proiezione del film, a cura di Dario Pontuale e Valentina Innocenti Non è un documentario sui libri di Italo Calvino. Non ci sono critici che parlano né storici che analizzano la produzione letteraria del grande scrittore. C’è la vita di un uomo alla perenne ricerca di un rapporto felice con le proprie aspirazioni, i propri desideri, in continuo spostamento da una città all’altra, da un continente all’altro, per trovare lavoro, affetto, amore. Ci sono tanti amici: Scalfari, Pigati, Luzzati, Vidal, Piano... E’ un viaggio nei luoghi calviniani filtrati dall’occhio poetico della telecamera digitale di Paolo Ferrari e la conoscenza dei testi calviniani dello sceneggiatore Pierpaolo Andriani. Un viaggio nelle radici (nel vero senso della parola!) e nella formazione di un autore che ha unito scienza e creatività, botanica e poesia. Uno scrittore che a me, come a tantissimi nel mondo, ha fatto scoprire l’amore per la letteratura. 22 settembre, ore 17:00 proiezione del film “Cuba libre – Velocipedi ai tropici” di David Riondino, a cura di Adriano Pintaldi In occasione del festival del cinema dell'Avana, alcuni italiani partono per l'isola caraibica. David gira con una telecamera: ha in mente di realizzare un film ispirato ad un parallelismo tra la Roma del dopoguerra, quella di “Ladri di biciclette”, e l'odierna Avana. Antonio è un fotografo e vuole realizzare un servizio su un paio di scarpe con la modella Tatiana. Monica porta ai bambini delle elementari dei quaderni raccolti in Italia da organizzazioni volontarie. Un anziano poeta, con la giovane assistente Elisabetta, compie, in occasione del compleanno, un viaggio alla ricerca dei luoghi amati in gioventù, ricordando Hemingway e la rivoluzione. Il commerciante Paolo sente il richiamo di una vita diversa e pensa di non fare più ritorno in Italia. David conosce un adolescente, al cui fratello maggiore viene rubata la bicicletta, e così la vicenda del famoso film italiano sembra subito riprendere vita. Monica, affascinata dalla figura del Che Guevara, crede di rivederlo in un intellettuale che la conquista ma che poi si rivela un impostore. David pensa che dopotutto l'idea del film è ormai superata, e a poco a poco tutti fanno ritorno a casa. Commedia in trasferta tropicale che fa perno su un'idea curiosa, la vita che imita il cinema, scherzando sui i comportamenti degli italiani all'estero, sugli stereotipi e i miti di Cuba. 24 settembre, ore 17:00 proiezione di “Le ultime ore del Che” di Romano Scavolini e “Che Guevara. Il corpo e il mito” scritto da Raffaele Brunetti e Stefano Missio, a cura di Valentina Innocenti Una ricostruzione dettagliata delle ultime ore della vita di Ché Guevara, dalla sua cattura fino alla sua morte ed alla successiva ricerca delle spoglie, narrata attraverso testimonianze di importanti personaggi presenti ai fatti. 27 settembre, ore 17:00 conferenza “Artisti e materiali sull’oceano tra Italia e Cuba” a cura di Stefano Marcelli e proiezione del documentario realizzato da RAI Teche “Cuba: un'Arte anche Italiana” di Silvana Palumbieri e prodotto per la rassegna “Cuba una storia anche italiana”. Il film-documentario narra una grande avventura poco conosciuta. Cinque secoli di opere degli architetti, costruttori, scultori e pittori italiani che hanno edificato imponenti fortezze, affrescato cattedrali, decorato e costruito teatri, dato volti di marmo o bronzo agli eroi delle guerre d’indipendenza cubana, impiantato quartieri dell’Avana che portano ancora il loro nome, ricoperto di marmi e fregi imponenti palazzi, impiantato scuole d’avanguardia. Ogni parte dell’isola è segnata dalle loro vicende artistiche. Che portano ai nomi dei 5 Antonelli, Giuseppe Perovani, Antonio Meucci, Giuseppe Triscornia; Boni, Gamba e Nicolini, i fratelli Remuzzi, Pogolotti, Garatti, Gottardi, Paradiso. Sono giunti da Gatteo di Romagna e da Roma; dalla Liguria e da Palermo; da Firenze e da Carrara; da Bergamo, Brescia e Mantova; da Giaveno nel torinese. Hanno ottenuto per la prima volta immagine. Che arriva da rari spezzoni di inizio secolo emersi dalle Teche Rai, riproduzioni introvabili dall’Archivio fotografico cubano, documentari senza circuito dall’Ambasciata di Cuba in Italia, documentazioni originali dal Museo dell’Emigrazione Italiana, materiali iconografici inediti dalla Dante Alighieri. Il 27 ottobre 1492 Colombo lascia la prima impronta italiana a Cuba, oggi è l’arte del restauro su palazzi e chiese del mirabile tessuto architettonico cubano. 28 settembre, ore 17:00 proiezione del film “Mi Pogolotti querido” di Enrica Viola e dibattito sul tema “Quartieri italiani all’Avana”, con la partecipazione della Regista, di Yohanka Alfonso Contreras, di Domenico Capolongo e di Vittorio Garatti Il film racconta la storia di una migrazione di successo, quella di Dino Pogolotti, cittadino di Giaveno (TO), che lascia la propria terra alla fine dell’Ottocento per giungere a Cuba, via New York. Nell’isola caraibica Pogolotti si trasformerà in imprenditore edile facendo costruire nel 1911 quello che ancora oggi è noto come “Barrio Pogolotti”. Si tratta di un quartiere popolare, costruito sul modello dell’edilizia sociale europea, caratterizzato da una propria identità culturale di stampo afro-caraibico. La storia di famiglia proseguirà tra una sponda e l’altra dell’oceano, con il figlio Marcelo, talentuoso pittore d’avanguardia negli anni '30 e la nipote Graciela, ancora oggi intellettuale di punta del mondo cubano. Alla saga familiare si intreccerà la storia della città dell’Avana e del Barrio, raccontato attraverso i ritratti degli abitanti del quartiere. 29 settembre, ore 10:00 convegno sul tema “Architettura ed utopia: tre architetti italiani nella rivoluzione cubana” interventi di Vittorio Garatti (Politecnico di Milano), Roberto Gottardi, Michele Paradiso (Università di Firenze), Piero Meogrossi ore 15:00 proiezione del film “Utopia posible” di Felipe Dulzaides Un film-documentario che racconta l'architettura ed il processo di completamento dell'Istituto Superiore d'Arte cubano (ISA). Anche se tre dei cinque edifici rimangono ancora incompiuti, le scuole disegnate da Ricardo Porro, Vittorio Garatti e Roberto Gottardi nei primi anni '60 sono riconosciute come la realizzazione architettonica più eccezionale della rivoluzione cubana. ore 16:00 dibattito 30 settembre, ore 10:00 convegno sul tema “Esperienze di restauro: Imprese italiane a Cuba” interventi di Vittorio Garatti (Politecnico di Milano), Roberto Gottardi, Michele Paradiso (Università di Firenze), Nunzia Pelliccia, Rita Petrilli (Impresa Tognozzi) ore 15:00 proiezione di un docufilm sui restauri in corso ore 17:00 dibattito 1 ottobre, ore 10:00 convegno sul tema “Cultura, economia, impresa e mercato: strumenti operativi per una cooperazione evoluta” interventi di Domenico Capolongo, Vittorio Garatti (Politecnico di Milano), Roberto Gottardi, Paolo Lupori, Michele Paradiso (Università di Firenze), Franco Maria Pecci (Blue Panorama Airways), Rita Petrilli (Impresa Tognozzi), Adriano Pintaldi (Immagine e Strategia), Giuliano Rossi (Arci), Paolo Sardo ore 18:00 proiezione del film “Shakespeare en la Habana” di David Riondino con la partecipazione del Regista Un viaggio alla scoperta dell' universo dell'improvvisazione poetica cubana. I poeti raccontano il loro mondo, le tradizioni e la tecnica di improvvisare versi che a cuba prende il nome di "Repentismo" e "Decima cubana". 2 ottobre, ore 11:00 proiezione del film “Shakespeare en la Habana” di David Riondino
Precisazioni sul "caso" Minà
Il post "dedicato" a Gianni Minà ha aperto un dibattito a distanza tra Marco e S., inoltre S., mi ha "provocato" chiedendomi di dare un mio parere su Cuba da straniero residente.
Premesso che non sono un "tuttologo" o un "sabelotodo" e amo profondamente Cuba, prova ne sono gli anni che ci ho vissuto e anche le condizioni in cui mi sono trovato a vivere...devo anche dire che non si può giudicare un Paese in assoluto e che fra l'altro io vivo all'Avana e sono molti anni che non vado nelle altre province, specie in quelle orientali. Mi sembra che questo discorso valga qualcosa di più di qualche riga di commento, ma meriti un suo "post".
Nel suo ultimo commento S. fa delle osservazioni sacrosante sugli aiuti che Cuba ha offerto e offre ad altri Paesi in difficoltà croniche o contingenti e questo vale immensamente oltre che dal punto di vista pratico, da quello umanitario e morale. Indubbiamente Cuba OGGI, è un grande esempio di morale, almeno nel campo della politica estera. In quella interna non voglio entrare perché sono, giustamente, problemi interni.
Se però devo dare un giudizio sul "quotidiano" torno a dire che il problema è assolutamente complesso, faccio degli esempi pratici. All'Avana esistono: il Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologia, il Centro di Immunologia, il Centro per le Neuroscienze e altri centri scientifici. Sono Istituti di elevatissima qualità e prestigio con risultati eccezionali nella ricerca, ma...nel cuore dell'Avana esiste il "barrio del Fanguito"...che non si può e non si deve nascondere. E' una realtà anche quella. Minà lo ha visto, non lo ha visto o ha finto di non vederlo?
All'Avana ci sono i quartieri di Cubanacan e Siboney, ma anche "la Timba".
All'Avana c'è l'Ospedale Hermanos Amejeiras, il Cimeq, il Cira Garcia, il camilo Cienfuegos e moltissimi altri centri sanitari, ma c'è anche il policlinico dove manca l'aspirina.
Nella mia "filosofia" spicciola cerco di guardare il Paese veramente a 360 gradi, senza pregiudizi, coi suoi pregi e i suoi difetti.
Un esempio me lo ha fornito proporio S. raccontando mi di essere entrata in una farmacia con 4 ricette e venire accolta da una "farmacista" vestia in lycra attillato che sembrava più pronta ad andare a ballare alla "Tropical" o a passeggiare sul Malecòn che a distribuire medicinali. La "farmacista", quasi con derisione, ha detto a S. che le spiaceva, ma che non era in grado di fornirle nessuno dei medicamenti richiesti. Continuando nella ricerca, S. è entrata in un'altra farmacia SEMPRE ALL'AVANA....dove è stata accolta da una gentile signorina in camice bianco che le ha detto di avere TUTTE le specialità prescritte e dopo averle consegnate le ha chiesto, educatamente, se poteva essere utile in qualcos'altro. Evidentemente l'Avana e quindi Cuba...non è una sola.
Sono andato a farmi un paio di occhiali al'Ottica Almendares di calle Obispo: visita oculistica, scelta della montatura e lenti progressive in un'ora ad un prezzo (in valuta convertibile) che a Milano o New York sarebbe impensabile (verso il basso). Certo, non tutti se lo possono permettere. Ci sono le "Opticas" di quartiere, in "moneda nacional", dove si va con la ricetta dell'oculista, si sceglie la montatura e si aspetta, se va bene una settimana e se le lenti sono complesse anche più di un mese. Naturalmente il prezzo è alla portata di tutti e se lo vogliamo paragonare con altri Paesi è comunque un buon servizio per il "pueblo". Però, anche qua ci sono le due misure e gli esempi sono infiniti.
Sono certo che una "jinetera" cubana qualora si trovasse con un "cliente" colto da malore non lo abbandonerebbe a se stesso, ma gli darebbe tutto l'aiuto e l'assistenza necessaria, la natura stessa dei cubani è così, però...rimane una "jinetera".
Allora difendiamo a spada tratta le conquiste e i princìpi sacrosanti, ma dove non ci si è ancora arrivati...non nascondiamo la polvere sotto il tappeto. Questo è quello che fa Gianni Minà e non perché "ci crede", ma per pura piaggeria, io in coscienza non lo so fare. Naturalmente, io sono un "tapino" lui è il Dottor Gianni Minà Giornalista professionista. Anche qua ci sono le due misure.
Spero di aver chiarito i "miei" concetti per cui non basterebbe un'enciclopedia.
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