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sabato 2 febbraio 2019
giovedì 31 gennaio 2019
giovedì 10 gennaio 2019
Amare riflessioni di un vecchio rincoglionito
Da
quando ho l’uso del comprendonio, sento sempre le varie generazioni (me
compreso) che criticano le successive (a torto o ragione) per il loro modo di essere
o di comportarsi. In merito all’essere, mi sembra normale con l’evoluzione e il
progresso: non possono essere uguali persone che non conoscevano, per esempio e
per non andare più indietro, la luce elettrica o l’acqua corrente in casa, da
altre che a tre anni usano già PC, Tablet, I-Phone e apparati del genere che
chissà cosa riserverà (ad altre generazioni) il futuro. In merito al
comportamento invece sono stupìto, proprio perché col passare del tempo e col
progresso l’intelligenza, la conoscenza e la cultura, migliorano, o dovrebbero,
non capisco come mai si perdono sempre più le basi di un minimo di educazione,
rispetto e socialità con il prossimo. Sono quotidiani ed evidenti i segni di
disprezzo del prossimo, vandalismo o maleducazione. Per fare altri esempi: come
quelle di non cedere il posto a sedere sui mezzi pubblici a persone anziane,
sofferenti, vibilmente discapacitate o donne in dolce attesa, così come tenere
apparecchi musicali a tutto volume giorno e notte, dalle auto alle case, strade
o medesimi mezzi pubblici. Si diventa sempre più dipendenti dalla tecnologia
della comunicazione arrivando al punto che due persone, sedute fianco a fianco,
si scambino, tramite i telefoni portatili, messaggini in lingua semi criptica
invece di guardarsi in faccia e parlarsi. Personalmente non sono contrario al
progresso e la tecnologia, infatti uso questi mezzi per esprimere le mie,
discutibili, opinioni al plurale e con persone non raggiungibili fisicamente,
ma non certo per propagandare astruse teorie sul fatto che la Terra è piatta,
come succede. Ben venga il progresso tecnologico se ci deve, come lo vedono i
progettisti, aiutare a migliorare la vita, non per peggiorarne la qualità. Ma,
forse, la qualità è migliore scrivendosi nell’etere stando a due centimetri di
distanza. Chissà.
Questa
dipendenza, tecnologica, sembra avere le stesse radici e i sintomi delle
dipendenze da stupefacenti o dall’abuso di droghe legali come alcol, tabacco o
caffè.
Da
parte mia, sono contento di essere nato e aver mosso i primi passi in un mondo
che usciva da una guerra che non ha aggettivi per essere definita. Di non aver
vissuto l’infanzia sotto dittature più o meno “morbide” e contro la mia volontà.
Poi con la crescita (legata anche alla tecnologia) aver visto il miglioramento
della qualità di vita, la caduta di regimi di destra e sinistra i cui dirigenti
interpretavano il progresso sociale a beneficio proprio o malinterpretavano i
Dogmi e le Ideologie, in buona o mala fede. Indubbiamente non si è finito lì,
c’era ancora moltissimo da fare anche nell’Occidente Cristiano, ma oggi mi
sembra che con la globalizzazione si stiano facendo strada movimenti che
rimpiangono o vorrebbero peggiorare certi malanni del passato. Ricordo, in
Italia, l’ultimo dopoguerra fino agli anni ’80 quando si è cominciato ad avere
un certo degrado, dopo la lenta e costante ricostruzione dalle macerie
economiche e morali. “Prima” i capitalisti che non erano certo dame della
carità, vivevano nel lusso sfrenato che si erano creati in modi leciti o a
volte no o che avevano ereditato. I lavoratori, ovviamente, non erano contenti
e si erano creati sindacati e leggi che seppur non impoverendo i ricchi
impedivano, a loro, di abusare oltre un certo limite. La classe “alta” mangiava
a quattro palmenti, ma lasciava gli avanzi al proletariato, poi si è creata la “recessione”.
Quasi da un giorno all’altro si sono susseguiti fallimenti, licenziamenti, disoccupazione,
lavoro “nero”, chiusure o trasferimenti di fabbriche che davano lavoro a decine
se non a centinaia di migliaia di lavoratori di ogni categoria. Allora (meglio
tardi che mai) ho capito che il vero potere è quello economico, i politici sono
solo lo strumento che mostra la faccia. Guarda caso non ci sono più “borghesi
illuminati”, ma solo affaristi senza scrupoli. A fare le nuove leggi e
provvedimenti ci sono i “nuovi politici”, sic!!! Nuovi partiti o movimenti che
predicano il cambio, da una parte o dall’altra, ma che alla fine pur di
raggiungere o mantenersi al Governo che si nutre e a sua volta alimenta il vero
potere, quello economico e che si prestano, come i loro disprezzati
predecessori, ad alleanze quantomeno contraddittorie nei termini di programmi o
promesse e nel terzo millennio, avanzano prepotentemente fazioni che praticano
o vorrebbero praticare l’esatto contrario di quello che predicava l’ispiratore
dell’Occidente Cristiano, ovvero lo stesso Gesù Cristo, disputato fra palestinesi
ed ebrei per le sue origini il quale, pur essendo nato in Palestina, era
discendente dalla religione ebraica e non era certo di razza ariana né avea
capelli biondi e occhi azzurri. Sicuramente Lui non avrebbe detto (sempre per
esempio): America first!
venerdì 21 dicembre 2018
Come cambiano i tempi
Come cambiano i tempi! Dopo la vittoria della
Rivoluzione e fino alla prima metà degli anni ’80 c’era una rivista in bianco e
nero, edita dal Ministero del Commercio Interno che si chiamava “Opina”. Il suo
Direttore responsabile era l’allora vice Ministro Eugenio Rodríguez Balari. La
pubblicazione, settimanale, andava letteralmente a ruba, anche per la relativa
tirata limitata. Piaceva molto, specie alle signore, per i suoi contenuti
leggeri fra i quali anche l’oroscopo. Una delle sue sezioni era data dagli
annunci economici. Improvvisamente, Opina sparì come, poco dopo, il suo
Direttore responsabile col quale avevo avuto una piacevole cena in compagnia di
amici. La o le ragioni di questa scomparsa erano per le difficoltà affrontate
dalla stampa scritta in generale o anche perché considerata di stampo
“capitalista”? Ai postini l’ardua sentenza. Intanto, recentemente, è apparsa
“Offerta” che ha il taglio che aveva “Opina”, ovviamente adeguato ai tempi e
guarda caso ha un inserto dedicato agli annunci economici...
mercoledì 19 dicembre 2018
È difficile usare logica e buon senso?
ÈDIFFICILE USARE LOGICA E BUON SENSO?
Personalmente credo che noi appartenenti al “Primo
mondo”, particolarmente gli europei
abbiamo, del resto come tutti, pregi e difetti. Alcune di queste doti che per
alcuni sono pregi e vengono apertamente manifestati, chi li considera difetti
non li dimostra, ma credo che esistano latenti e inconsci dentro di noi anche
se non lo vogliamo ammettere e tantomeno manifestare.
Fra queste caratteristiche classificherei, per esempio:
il colonialismo, l’eurocentrismo, l’individualità che rasenta l’egoismo,
l’affarismo sfrenato, la prevaricazione e il complesso di superiorità. Questi
sono esempi di quelli che per me sono difetti e per altri virtù. In compenso
però abbiamo doti che sono certamente positive universalmente come ad esempio:
la cultura, il buon gusto e il senso della logica. Cosa che nel “resto del
mondo” a volte può mancare o essere insufficiente. La mancanza, almeno di senso
della logica, mi sembra che a Cuba si manifesti abbastanza nell’organizzazione
di molti eventi a carattere internazionale, particolarmente quelli dedicati al
grande pubblico.
Negli anni ’80 del secolo scorso, Fidel Castro ebbe
l’idea di far costruire uno spazio espositivo chiamato Expocuba, fatto su scala
infinitamente minore a modo imitativo della moscovita Vedenkhà che raccoglieva
i successi economici e scientifici sovietici, con particolare riguardo alle
conquiste spaziali e doveva esporre a Cuba le indubbie conquiste della
Rivoluzione nei diversi padiglioni di settore.
Questo spazio, al sud est dell’Avana è stato, ed è
tuttora, grandemente sub utilizzato se si considera che l’unico evento
importante si svolge una settimana all’anno ed è la Fiera Internazionale
dell’Avana. Considerando che un’altro spazio espositivo, il Pabexpo è ormai
insufficiente e il Pabellon Cuba lo è ancor molto meno il resto delle Fiere,
più o meno popolari e importanti, vengono generalmente svolte all’interno della
fortezza di San Carlos de la Cabaña, un luogo che indubbiamente è di un fascino
mozzafiato a qualunque ora del giorno e con ogni condizione atmosferica per le
sue caratteristiche architettoniche, paesaggistiche e panoramiche. Peccato che
è totalmente inadatto a ricevere mostre mercato nelle sue viscere anguste e
buie dove si è costretti a percorrere a vuoto lunghe camminate, su un incomodo
selciato, per cercare quello che si vorrebbe vedere. La Fiera del Libro, la
Convenzione del Turismo e la medesima FIART ed altre che potrebbero venire,
sono soffocate in cotanto ambiente che è completamente contrario allo spirito
di mostre mercato di grande affluenza, sia di espositori che di pubblico.
Il senso della logica suggerirebbe di utilizzare meglio e
di più, in modo pressoché permanente, lo spazio di Expocuba che è anche
suscettibile di ampliamenti e crescita in altezza (senza esagerare). Se si
tratta di attrarre il pubblico in modo massiccio alla “Cabaña” credo ci siano
altri modi culturali e ricreativi con attività che possano utilizzare gli ampi
spazi aperti come concerti e spettacoli che peraltro si sono già effettuati. Al
di là di queste sporadiche attività sono sempre convinto che un giorno di “tour
delle Fortezze” dell’Avana: Morro, Cabaña, Real Fuerza, Punta, Puntilla, Atarés
e Principe, possa essere attrattivo e interessante per il turismo sia internazionale
che interno. Basta attrezzarle e attrezzarsi, così si raggiungrebbe uno scopo
più consono agli ambienti.
Penso che fra le manifestazioni effettuate e da
effettuare, probabilmente l’unica che potrebbe giovarsi dell’ambiente sarebbe
la Biennale d’Arte dell’Avana, particolarmente negli ampi spiazzi e cortili..
Speriamo che chi ha voce in capitolo si renda conto, a
rigor di logica che probabilmente quanto ho modestamente espresso, seppure come
opinione personale, possa essere una vantaggio per tutti coloro che
usufruiscono dei luoghi menzionati.
Ciro Bianchi 51 anni di carriera
Nel pomeriggio di ieri, l’UNEAC (Associazione degli
Artisti e Scrittori di Cuba) ha conferito un omaggio alla carriera, per i suoi
70 anni di cui 51 di professione, a Ciro Bianchi, cubano da cinque generazioni
e italiano di origine come fanno fede il suo nome e cognome.
Ciro è titolare da oltre 17 anni di una colonna di storia
e costume sull’edizione domenicale di Juventud Rebelde, dove ha pubblicato 887
dei suoi scritti manifestando amore e conoscenza per la sua città, relativa
storia, cultura e tradizioni. Ha partecipato e partecipa come esperto e
consulente a un’infinità di trasmissioni televisive ed è autore di oltre 30
libri che raccolgono immagini di vita dell’Avana di ieri e di oggi. Nella sua
lunga carriera, oltre a tanti riconoscimenti, ha ottenuto due Premi Nazionali
di Giornalismo “José Martí”.
Il suo primo articolo è stato pubblicato su “El Mundo”,
uno dei maggiori quotidiani dell’Avana di ieri, quando aveva solo 17 anni e il
testo era piaciuto al direttore a cui lo aveva sottoposto. Il lavoro gli venne
pagato come collaboratore, ma la sua cera carriera è iniziata solo dopo un paio
d’anni di praticantato presso il medesimo giornale e pagato a prestazioni. Ai
suoi inizi, “costretto” a pubblicare sulle stesse pagine di famosi e popolari colleghi più anziani, fra i quali
anche Gabriel García Márquez, aveva timore di pubblicare articoli di cronaca o
di opinione e quindi decise di essere intervistatore di personaggi famosi
pensando: “Se non leggono me, per la mia firma sconosciuta, leggeranno per
sapere di più sull’intervistato”. Poi si è giustamente conquistato la sua
popolarità e affetto del pubblico.
Tanti auguri e lunga vita di lavoro, Ciro.
martedì 18 dicembre 2018
Venezia all'Avana, FIART 2018
Dopo la chiusura del 40° Festival
del Nuovo Cine Latinoamericano, prosegue la XXII edizione della FIART (Fiera
Internazionale dell’Artigianato), inaugurata lo scrso 6 di dicembre, come il
Festival, ma che prosegue fino al 21 con il Messico come Paese invitato
d’onore.
Durante una breve visita ai
padiglioni, ho avuto una gradita sorpresa: entrando a curiosare nel padiglione
dell’India, a un certo punto mi sono trovato di fronte ad oggetti di una certa
familiarità e guardandomi bene attorno mi sono accorto di essere nello stand
dell’unico Artigiano rappresentante l’Italia e in particolare la sua Venezia,
con articoli di bigiotteria lavorati in vetro. Dopo una breve e frettolosa presentazione,
l’incontro ha preso più corpo scoprendo che Massimiliano, Maestro nell’arte del
vetro e disegnatore delle sue collezioni per la sua azienda, MUMU, mi ha
riconosciuto essendo anche un lettore delle mie note sul blog, così che abbiamo
preso l’impegno di rivederci in compagnia delle nostre mogli cubane, Ania che e
anche collaboratrice nel lavoro e
Cecilia.
martedì 4 dicembre 2018
Sembra ieri, ma sono 40
Fra due giorni si apre la quarantesima
edizione del Festival del Nuovo Cine Latinoamericano dell’Avana che si chiuderà
il 16 prossimo. La rassegna aumenta anno dopo anno la sua importanza e
popolarità anche nel resto del mondo. Nella sua ormai non breve storia ha
presentato pellicole di grande qualità oltre a retrospettive o opere fuori
concorso anche di altre latitudini. Assieme ai film, non sono mancati invitati
e partecipanti di eccellenza, sia come ospiti che come giurati. Quest’anno
l’attenzione è rivolta a due grandi cineasti, fondatori dell’Istituto Cubano
del Cinema e anche del Festival, come Alfredo Guevara che ne è stato Presidente
e Tomás Gutiérrez Alea “Titón”, probabilmente il maggior realizzatore cubano,
la cui pellicola “Memorias del subdesarrollo” recentemente restaurata e
digitalizzata è nella classifica delle migliori al mondo.
Personalmente ho avuto il piacere e
l’onore di conoscere miti del passato come Gian Maria Volonté, Vittorio
Gassman, Jack Lemmon, Gregory Peck. Gabriel García Márquez, Jorge Amado. Tutti
ormai scomparsi ed altri miti ancora vivi di cui non starò a fare l’elenco.
Per ragioni che non sto a spiegare, mi
sarà difficile “coprire” l’avvenimento, sarò anche fuori città, ma penso di
scrivere qualche altra riga sull’argomento.
A proposito dei 40, fra poco (il
prossimo 26) saranno quelli che hanno visto il mio primo piede in terra cubana.
Solo qualche anno dopo Cristoforo Colombo e con altro mezzo di trasporto, oltre
al fatto che io sapevo dov’ero.
giovedì 15 novembre 2018
L'Avana verso il mezzo millennio
Domani 16 novembre, La Villa di San
Cristóbal de La Habana compie 499 anni.
L’abnegato lavoro dell Historiador de
la Ciudad Eusebio Leal Spengler e dei suoi collaboratori fa in modo di
presentare, nei limiti del possibile, una città bella e accogliente per il suo
mezzo millennio con imponenti lavori di restauro di molti immobili di civile
abitazione o commerciali. Non mancheranno di sicuro molte manifestazioni
culturali tra le quali la Biennale d’Arte
Intanto sarà presentato alla Stampa
nazionale e internazionale il programma del 40° Festival del Nuovo Cine
Latinoamericano che si terrà dal 6 al 16 del mese prossimo.
mercoledì 7 novembre 2018
Italia-Cuba, oltre 5 secoli di relazioni
Inutile ricordare che
I legami strorici tra Italia e Cuba sono cominciati nel 1492, ma ci sono stati
eventi successive, meno conosciuti che hanno rafforzato questi legami
specialmente nel campo culturale: dale fortezze antonelliane, costruite da generazioni
di appartenenti a questa famiglia, ai monumenti principali della capitale
cubana e non solo, alle masicce importazioni di marmi di Carrara per detti
monumenti e altri eretti da architetti cubani o di altri Paesi.
All’Avana c’è un
luogo in particolare che ricorda una tappa importante di questi legami storico
culturali: Il Gran Teatro Alicia Alonso, già Gran Teatro Nacional che è sorto
sull’area dell’antico teatro Tacón che è stato letteralmente inghiottito
dall’attuale costruzione, costruita mantenendo al suo interno la sala
principale del vecchio teatro ampliandone la superficie totale e rendendolo
architettonicamente maestoso.
In questo teatro,
dall’ultimo terzo del XIX° secolo, sono sfilati numerosissimi artisti italiani,
molti poco conosciuti e alcuni di gran nome comenTitta Ruffo, Eleonora Duse,
Enrico Caruso o Beniamino Gigli, fra gli altri. In particolare si è distinta la
soprano Marietta Gazzaniga che ha spopolato con la sua interpretazione di
Violetta, nella Traviata,per la quale le era stata fabbricato un calice d’oro
da utilizzare nel brindisi. A lei si deve “l’importazione” di un dolce
caratteristico che ha assunto il suo nome debitamente cubanizzato: la
“Gazeñiga”. Una specie di pan dolce adatto per la colazione del mattino.
In questo Teatro sono
state presentate, in prima assoluta nelle Americhe, 5 delle opere di Giuseppe
Verdi: I Lombardi alla Prima Crociata, l’Ernani, La Traviata, il Nabucco e
l’Aida. Proprio in virtù di quest’ultima opera, l’emigrante fiorentino Antonio
Meucci, attrezzista capo del Teatro, fece gli esperimenti che lo condussero
all’invenzione del telefono, cercando il modo di poter comunicare a distanza
coi suoi collaboratori sullo scenario di un’opera tanto complessa.
Su queste ed altre
presenze italiane a Cuba, si sono scritti libri e girati documentari, ma nel
mio piccolo, mi è sembrato doveroso ricordarle.
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