Pubblicato su Juventud Rebelde del 2/3/14
“Il mio cuore siete voi, lo sapete perfettamente, come altrettanto dovrebbe essere il vostro”, scisse José Martí a Juan Gualberto Gómez. Il grande amico, il “fratello mulatto” dell’Apostolo, è uno dei più grandi giornalisti cubani di tutti i tempi. Libri ne ha pubblicati pochi, anche se parte della sua produzione giornalistica è stata compilata in testi come Preparando la Revolución (1937) e Por Cuba Libre edito per la prima volta nel 1954, quasi tutta la sua opera rimane dispersa sui giornali e riviste per i quali lavorò o collaborò. E scrisse molto, tanto che sembra che abbia fatto passare solo un giorno senza riempire un foglio bianco. C’è un aneddoto che ritratta per intero Juan Gualberto. È prigioniero nel Castello del Morro per le sue fregole indipendentiste, soffre di privazioni senza uguali e scrive a un amico perché gli mandi con urgenza dieci centesimi per comprare della carta, si trova senza nemmeno un foglio per scrivere l’articolo del giorno seguente.
G.K. Chesterton, lo scrittore inglese de L’uomo che fu giovedì e i racconti di Padre Brown, disse una volta che il giornalismo è la professione di che è rimasto senza professione. Juan Gualberto potrebbe aver fatto sue queste parole. Figlio di schiavi, nacque libero perché suo padre, per 25 pesos, comprò il ventre gravido della madre. Ricevette un’eccellente educazione elementare nella scuola di Nuestra Señora de los Desamparados, la scuola di Antonio Medina che lo stesso Juan Gualberto chiamò “il Luz Caballero dei negri” ed aveva 15 anni quando i suoi genitori lo inviarono a Parigi. Nel salutarlo al porto dell’Avana, suo padre gli disse: “Figlio, voglio e prego Dio che quando torni tu sia un buon costruttore di carrozze”. Perché l’adolescente dalla mente privilegiata andava in Francia per questo, per formarsi come falegname di carrozze nella fabbrica di Monsieur Binder. Ma Binder vide, come nessun altro, l’intelligenza del suo pupillo e raccomandò ai genitori che cercassero di procurargli studi accademici. Allora lo iscrissero alla scuola preparatoria per ingegneri.
In definitiva non sarebbe stato né costruttore di carrozze, né ingegnere. Nel 1875 i genitori lo invitarono a tornare a Cuba, era per loro impossibile mantenerlo ancora a Parigi. Ma Juan Gualberto non tornò. Si assicurò il sostentamento facendo il giornalista. Sarebbe stato il fiammante corrispondente dalla capitale francese di giornali svizzeri e belgi. Scrisse reportages e commenti di attualità. Il tarlo del giornalismo lo aveva penetrato per sempre. Col tempo, a Cuba, avrà i suoi giornali – La Fraternidad, La Igualdad e La República Cubana...- collaborerà ovunque trovi spazio per farlo.
Come polemista fu semplicemente brillante. Acuto cronista parlamentare, sarebbe stato senza dubbio nell’articolo di fondo dove avrebbe mostrato le sue qualità di grande giornalista. Aveva uno stile sciolto e chiaro e un dono della sintesi straordinario che gli permetteva di dire tutto ciò che voleva senza estendersi troppo. Quelli che lo accompagnarono nelle sue imprese giornalistiche, parlarono di un direttore che sapeva esigere e insegnare ai suoi subordinati. Non era raro che questi, a volte, lo incitassero a parlare di modo che Juan Gualberto convertisse in cattedra il locale della redazione. Che o
Fu anche un superbo oratore, ma siccome improvvisava dalla tribuna, pochi dei suoi discorsi passarono ai posteri. Era, dice chi lo udì, un verbo motore. “Si affidava, come fosse una conversazione, all’ordine mentale dei suoi pensieri e, molte volte, era proprio sull palco che metteva ordine ai suoi pensieri. Senza dubbio, i suoi discorsi davano sempre la sensazione di qualcosa che era maturato”.
Già nei suoi ultimi giorni era collaboratore abituale di Bohemia, che allora aveva sede nella calle Trocadero. E fino a lì, Juan Gualberto già anziano, andava a consegnare e farsi pagare le sue collaborazioni. La rivista, che allora attraversava uno dei suoi periodi peggiori, - accordo alla situazione economica del Paese – a volte non aveva in cassa i soldi per pagare il suo onorario. Allora Miguel Ángel Quevedo, il suo direttore, usciva e chiedeva un prestito al bottegaio dell’angolo perché non poteva permettere che juan Gualberto, che viveva a Mantilla e arrivava alla rivista coi mezzi pubblici, tornasse a casa senza i dieci pesos che gli pagava.
Con la croce e senza la croce
Siccome Juan Gualberto che fu rappresentante alla Camera e al senato, aveva sempre militato nell’opposizione, visse con grande austerità e morì in povertà. La sua casa a mantilla, dove abitano ancora i suoi parenti, non potrebbe essere più modesta.
Hanno cercato molte volte di comprarlo, ma l’insigne patriota non si è mai venduto. Il generale Leonardo Wood, interventore nordamericano nell’Isola, per tacitarlo gli offrì la direzione dell’Archivio Nazionale, incarico pagato profumatamente. Anche il dittatore Gerardo Machado volle silenziarlo, a lui giorno per giorno, Juan Gualberto dedicava le sue fustigazioni per le suoi malefatti dalle pagine del suo giornale Patria, tanto che decise di conferirgli l’Ordine Carlos Manuel de Céspedes nel grado della Gran Croce, la maggior onorificenza che conferiva la Repubblica.
Fu l’apoteosi di juan Gualberto, tutta Cuba accolse l’idea di rendergli l’omaggio concesso con cerimonia nel Teaatro Nacional il 10 di maggio del 1929. Machado in persona era lì per decorarlo.
Il vecchio patrizio claudicava? Lungi dal farlo, aprofittò dell’occasione per riaffermare i suoi princìpi e faccia a faccia al dittatore disse che accettava l’Ordine dalle sue mani perché gli onori non si chiedevano né si respingevano e che nessuno si sbagliasse perché “Juan Gualberto con la Gran Croce è lo stesso Juan Gualberto che senza la Croce”.
L’offerta di Wood, naturalmente, la respinse. Alcuni giorni dopo si recò a Santiago de Cuba. Lì, il generale Castillo Duany e il tenente colonnello Lino Dou, due combattenti per l’indipendenza, si interessarono del fatto.
-Ci racconti, Maestro. Lei sta così bene economicamente che non aveva bisogno del posto nell’Archivio? Perché lo ha rifiutato?
Juan Gualberto, cubanissimo rispose:
Perché io “vate” non mi lascio archiviare.
Agente segreto
Il 17 settembre 1879, Juan Gualberto pranzava con Martí nella sua casa in calle Amistád. Giunse la polizia e arrestò Martí che la settimana successiva partì per l’esilio. Juan Gualberto continuò nel suo lavoro di cospiratore. Cadde prigioniero nel marzo del 1880 e venne condannato alla pena dell’esilio per cui lo inviarono in Spagna. Fino al 1882 rimase rinchiuso nei sotterranei di Ceuta. Quando gli si permise di passare alla Penisola, fece una campagna abolizionista a Madrid e svolse uno straordinario lavoro giornalistico. Non poté tornare all’Avana fino al 1890, quendo la campagna per l’autonomia era sempre più forte. Nell’articolo intitolato “I nostri propositi”, apparso nell’edizione inaugurale del suo giornale La Fraternidad, tracciò la line aeditoriale della pubblicazione. Era un giornale favorevole allo sviluppo della razza negra e difendeva l’emancipazione dell’Isola. Con questo metteva il dito nella piaga. Si poteva discutere pubblicamente il tema del saparatismo all’Avana? Qualcuno pensava che era possibile sempre che il fatto rimanesse nel campo delle idee e non si chiamasse alla ribellione. Nell’articolo seguente Juan Gualberto aumentò il tono. L’ora della separazione fra Cuba e Spagna era giunta, scrisse nella pagina intitolata “Perché siamo separatisti?”.
Era troppo. I colonialisti più recalcitranti sequestrarono l’edizione del giornale e rinchiusero Juan Gualberto nel Morro, dove rimase prigioniero per otto mesi. Alla fine gli fu imposta una sanzione lieve. Questa sentenza confermava il critero che chi propagandava le idee separatiste, sempre che non incitasse alla ribellione, non incorreva in un delitto, sentenza che fu ratificata dal Tribunale Supremo di Madrid.
Nel 1892 costituì, all’Avana, il Direttorio delle Società di Colore che, scrisse Lino Dou, fu la “meglio finita organizzazione sociale fatta dall’uomo, senza mezzi economici e senza nessuna protezione dei potenti” per “interessare il negro alla rivoluzione per l’indipendenza che sapeva si avvicinasse”. Già da allora Martí preparava la guerra necessaria e Juan Gualberto era il suo agente segreto sull’Isola. A lui invierà l’ordine di sollevazione per l’inizio dele ostilità. Juan Gualberto si sollevò nella località matanzera di Ibarra, con altri 400 patrioti il 24 febbraio del 1895. La manovra fallì; il suo capo Antonio López Colorna fu catturato e poi fucilato, Juan Gualberto e altri capi della rivolta si consegnarono al nemico.
Lapidato nella strada
Lo condannarono ancora. Giunse in Spagna e a Santander lo presero a pietrate nella strada mentre marciava in colonna di prigionieri. Dopo un lungo pellegrinaggio nelle carceri spagnole. Lo seppellirono nel castello del Hacho, dove dopo due anni di reclusione, i suoi amici riuscirono a farlo trasferire alla prigione di Valencia. Il 1° gennaio del 1898 all’Avana prese possesso il Governo autonomo e il capitano generale Ramón Blanco y Erenas, governatore dell’Isola, dispose un indulto per tutti i prigionieri politici. Juan Gualberto partì dalla Spagna in settembre, passó dalla Francia e giunse negli U.S.A. A New York, Estrada Palma, delegato del Partito Rivoluzionario Cubano. Gli comunicò che era stato eletto rappresentante dell’Assemblea di Santa Cruz del Sur, più dell’Assemblea del Cerro che funzionò tra l’ottobre 1898 e l’aprile 1899. L’Assemblea doveva risolvere il problema del passaggio dalla guerra alla pace e le relazioni col governo interventista nordamericano. In questo conclave, Juan Gualberto esigette la piena determinazione dei cubani, senza subordinazione al potere straniero. Al governatore Leonardo Wood non piaceva l’attitudine irremovibile e il linguaggio duro del patriota.
Nel 1900 lo elessero delegato all’assemblea che elaborò la Costituzione del 1901. Washington impose l’Emendamento Platt ai delegati. Juan Gualberto si oppose all’Emendamento. Disse che sarebbe equivalso “a consegnare la chiave della nostra casa in modo che potessero entrare in essa a qualunque ora, quando ne avessero voglia, di giorno o di notte, con propositi buoni o cattivi”. La sua attitudine nell’Assemblea fece si che Wood lo definisse come “un negretto di reputazione fetente, tanto nella morale come nella politica”.
Si installò la Repubblica. Si oppose a Estrada Palma: lo considerava rappresentante degli stessi interessi che aveva imposto l’Emendamento Platt. Fu contrario alla rielezione del Presidente, fatto che provocò che il Partito Liberale si sollevasse in armi nella cosiddetta Piccola Guerra di Agosto, in definitiva, il secondo intervento nordamericano. Fu messo in prigione, con altri capi liberali, nel Castillo del Príncipe, si oppose a José Miguel nonostante il suo partito, il Liberale, fosse al potere. Dalle colonne del giornale La Lucha attaccò il suo Governo. Si opporrà anche a Menocal quando dette la scossa del 1917 e originò la cosiddetta rivoluzione del Lecca-lecca. Si oppose pure a Zayas e Machado.
Sempre assieme
Era nato nell’azienda agricola Vellocino , a Sabanilla del Encommendador, provincia di Matanzas il 12 luglio del 1854, fra poco saranno 160 anni. Morì a Mantilla il 5 di marzo del 1933 senza poter assistere alla caduta del regime machadista che tanto combatté. Le sue ultime parole furono: “Martí...Cuba”.
La sua tomba, nell’Avenida Fray Jacinto e calle 8 nella necropoli di Colón, dove riposano anche i resti dei suoi genitori e della moglie, reca un epitaffio semplice: “Sempre assieme” e sopra questa frase si legge: “Chiusa”, ció vuol dire che più nessuno può essere sepolto in quella cripta.
Di questo articolo non c'è l'originale in quanto Ciro Bianchi è fuori Cuba e non mi ha potuto inviare il testo.
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martedì 4 marzo 2014
lunedì 3 marzo 2014
domenica 2 marzo 2014
Danze cubane a Milano
Ricevo e pubblico questo invito per milanesi e non:
SABATO 8 MARZO ORE 17.30
Auditorium G. Di Vittorio della Camera del Lavoro di Milano
corso di Porta Vittoria 43
CLELIA CAFIERO
LE DANZE CUBANE di IGNACIO CERVANTES
Clelia Cafiero pianoforte
Programma
Ignacio Cervantes (1847-1905) Danze Cubane (prima esecuzione a Milano dell’integrale delle 41 danze cubane)
Il terzultimo appuntamento dell’Atelier presenta un programma veramente eccezionale: l’esecuzione integrale delle 41 danze cubane che Ignacio Cervantes scrisse nell’arco della sua carriera.
Un corpus che ha contribuito a fare del pianista e compositore dell’Havana il più importante musicista del XIX secolo cubano. Giovane di prodigioso talento, ha studiato a Parigi negli anni sessanta dell’Ottocento con un docente straordinario quale Marmontel, è stato sostenuto da Rossini e Liszt, ha conquistato un enorme prestigio in patria, diventando l’esponente di punta del nazionalismo musicale cubano. Le sue danze sono miniature costruite nella forma della contradanza, basate sull’uso stilizzato di ritmi di origine afro e su melodie dal sapore locale nelle quali non utilizza mai citazioni di temi folclorici; sono, in sostanza, brevissime riflessioni in musica (mediamente durano poco più di un minuto), legate ognuna a una particolare atmosfera, suggestione o sentimento.
Queste miniature rivelano la grande maturità del loro autore, mantengono tratti europei, soprattutto legati allo Chopin delle mazurke, ma richiedono una tecnica pianistica percussiva e poliritmica generalmente estranea al pianismo euro colto e per questo è raro sentirle eseguite da pianisti non cubani, anche se non mancano autentici specialisti (in Italia: Marco Fumo).
Clelia Cafiero, una delle più brillanti giovani interpreti del pianoforte classico, ha studiato a fondo le pagine di Cervantes e ha modellato la sua tecnica sulle loro caratteristiche, rivelando la duttilità del suo approccio al pianoforte e confermando l’opinione di Vincenzo Balzani: è un talento come ce ne sono pochi. In possesso di un vasto repertorio, che spazia da Bach a Ligeti, la Cafiero sa interpretare con competenza e spirito nuovo le pagine che si trova a suonare, comunicando con un calore e una energia assai rari nella scena contemporanea.
Vi aspettiamo.
Vi informiamo inoltre che, in occasione della Festa della Donna, alle 19.30, sempre all’Auditorium Di Vittorio, organizzato dall’Archivio Storico e dalla Camera del Lavoro di Milano, con la nostra collaborazione
sarà proiettato il video
TERESA NOCE: RIVOLUZIONARIA DI PROFESSIONE
Seguirà la Tavola rotonda
IN RICORDO DI TERESA NOCE
ATTUALITÀ E NECESSITÀ DI UNA PROSPETTIVA DI GENERE
con
Graziano Gorla, Segretario Generale Camera del Lavoro di Milano
Roberto Cenati, Presidente Anpi Milano
Rahel Sereke, Regista
Debora Migliucci, Archivio del Lavoro
Lia Quartapelle, Deputata Pd
Gianni Cervetti, già Segretario Pci
Cristina Tajani, Assessore al Lavoro di Milano
Conduce
Marzia Oggiano, Segretaria Camera del Lavoro di Milano
Associazione Culturale Secondo Maggio
Il Presidente (Gianni Bombaci)
Per ulteriori dettagli o informazioni, telefonate al n. 3483591215
Vi ricordiamo inoltre di visitare il nostro sito www.secondomaggio.it per trovare notizie sui nostri concerti, le nostre iniziative e segnalazioni di avvenimenti musicali nel panorama milanese.
SABATO 8 MARZO ORE 17.30
Auditorium G. Di Vittorio della Camera del Lavoro di Milano
corso di Porta Vittoria 43
CLELIA CAFIERO
LE DANZE CUBANE di IGNACIO CERVANTES
Clelia Cafiero pianoforte
Programma
Ignacio Cervantes (1847-1905) Danze Cubane (prima esecuzione a Milano dell’integrale delle 41 danze cubane)
Il terzultimo appuntamento dell’Atelier presenta un programma veramente eccezionale: l’esecuzione integrale delle 41 danze cubane che Ignacio Cervantes scrisse nell’arco della sua carriera.
Un corpus che ha contribuito a fare del pianista e compositore dell’Havana il più importante musicista del XIX secolo cubano. Giovane di prodigioso talento, ha studiato a Parigi negli anni sessanta dell’Ottocento con un docente straordinario quale Marmontel, è stato sostenuto da Rossini e Liszt, ha conquistato un enorme prestigio in patria, diventando l’esponente di punta del nazionalismo musicale cubano. Le sue danze sono miniature costruite nella forma della contradanza, basate sull’uso stilizzato di ritmi di origine afro e su melodie dal sapore locale nelle quali non utilizza mai citazioni di temi folclorici; sono, in sostanza, brevissime riflessioni in musica (mediamente durano poco più di un minuto), legate ognuna a una particolare atmosfera, suggestione o sentimento.
Queste miniature rivelano la grande maturità del loro autore, mantengono tratti europei, soprattutto legati allo Chopin delle mazurke, ma richiedono una tecnica pianistica percussiva e poliritmica generalmente estranea al pianismo euro colto e per questo è raro sentirle eseguite da pianisti non cubani, anche se non mancano autentici specialisti (in Italia: Marco Fumo).
Clelia Cafiero, una delle più brillanti giovani interpreti del pianoforte classico, ha studiato a fondo le pagine di Cervantes e ha modellato la sua tecnica sulle loro caratteristiche, rivelando la duttilità del suo approccio al pianoforte e confermando l’opinione di Vincenzo Balzani: è un talento come ce ne sono pochi. In possesso di un vasto repertorio, che spazia da Bach a Ligeti, la Cafiero sa interpretare con competenza e spirito nuovo le pagine che si trova a suonare, comunicando con un calore e una energia assai rari nella scena contemporanea.
Vi aspettiamo.
Vi informiamo inoltre che, in occasione della Festa della Donna, alle 19.30, sempre all’Auditorium Di Vittorio, organizzato dall’Archivio Storico e dalla Camera del Lavoro di Milano, con la nostra collaborazione
sarà proiettato il video
TERESA NOCE: RIVOLUZIONARIA DI PROFESSIONE
Seguirà la Tavola rotonda
IN RICORDO DI TERESA NOCE
ATTUALITÀ E NECESSITÀ DI UNA PROSPETTIVA DI GENERE
con
Graziano Gorla, Segretario Generale Camera del Lavoro di Milano
Roberto Cenati, Presidente Anpi Milano
Rahel Sereke, Regista
Debora Migliucci, Archivio del Lavoro
Lia Quartapelle, Deputata Pd
Gianni Cervetti, già Segretario Pci
Cristina Tajani, Assessore al Lavoro di Milano
Conduce
Marzia Oggiano, Segretaria Camera del Lavoro di Milano
Associazione Culturale Secondo Maggio
Il Presidente (Gianni Bombaci)
Per ulteriori dettagli o informazioni, telefonate al n. 3483591215
Vi ricordiamo inoltre di visitare il nostro sito www.secondomaggio.it per trovare notizie sui nostri concerti, le nostre iniziative e segnalazioni di avvenimenti musicali nel panorama milanese.
sabato 1 marzo 2014
Fernando González é rientrato a Cuba
Nel pomeriggio di ieri è arrivato, proveniente dagli Stati Uniti Fernando González. È stato ricevuto in aeroporto da tutto lo stato maggiore del Governo cubano, oltre, naturalmente, ai suoi cari e al suo compagno di avventura e omonimo René. Fernando ha pronunciato un breve discorso di ringraziamento con toni pacati e senza accuse o recriminazioni. A domanda di un giornalista presente, ha risposto che il senso di libertà lo ha provato solo quando si è aperta la porta dell'aereo dal momento che all'uscita dl carcere è stato immediatamente arrestato dai funzionari di immigrazione americani e le manette gli sono state tolte solo quando il velivolo ha toccato la pista di Rancho Boyeros.
Questa sera per festeggiare il ritorno e in onore al gruppo di cui fa parte ci sarà un grande concerto sulla scalinata dell'Università con la presenza de i Van Van, Havana de Primera, Tony Ávila e diversi altri solisti e gruppi di primissimo piano.
Questa sera per festeggiare il ritorno e in onore al gruppo di cui fa parte ci sarà un grande concerto sulla scalinata dell'Università con la presenza de i Van Van, Havana de Primera, Tony Ávila e diversi altri solisti e gruppi di primissimo piano.
venerdì 28 febbraio 2014
giovedì 27 febbraio 2014
Scarcerato Fernando González
Alle 4 di questa mattina, (ora locale) è stato rilasciato da una prigione dell'Arizona, Fernando González (che non è parente di René) dopo 15 anni di reclusione. È il secondo dei 5 agenti cubani che si erano infiltrati nei gruppi terroristi della Florida allo scopo di evitare attentati e sabotaggi contro il loro Paese e anche negli stessi Stati Uniti. Indubbiamente, le pesantissime e sproporzionate condanne ricevute formano parte di una ritorsione politica, da momento che non è mai stata messa in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti, come è emerso nelle varie fasi dei procedimenti giudiziari. Il prossimo ad essere scarcerato dovrebbe essere Antonio Guerrero che uscirà nel settembre 2017.
Mostra dedicata a Vittorio Garatti
Ricevo e pubblico con piacere questo invito a presenziare alla mostra dedicata a Vittorio Garatti per il suo grande lavoro svolto a e per Cuba. Non mancherò di visitarla e ritrovare l'amico Vittorio, presente per l'occasione.
Venerdì 7 Marzo 2014 si aprirà all'Avana, presso il Centro De Arte
Contemporáneo Wifredo Lam (Plaza de la Catedral Avenida 51 entre 120 y 122),
l'esposizione "VITTORIO GARATTI, Obras y Proyectos", che
metterà in mostra e ripercorrerà il lavoro svolto dall'Architetto sino ad oggi.
Il curatore della mostra è Jorge Fernández Torres, direttore del Centro W.
Lam.
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 4 Aprile 2014.
Viernes, 07 de marzo 2014 en La Habana, se inaugurará
en el Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam (Plaza de la Catedral Avenida 51
Entre 120 y 122), la exposición "VITTORIO GARATTI, Obras y Proyectos",
sobre el trabajo realizado por el arquitecto hasta hoy.
El curador de exposición es Jorge Fernández Torres, director del Centro de W. Lam.
La exposición estará abierta al público hasta el 04 de abril 2014.
Friday, March 7 2014, in Havana will open at the
Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam (Plaza de la Catedral Avenida 51 entre
120 y 122), the exhibition "VITTORIO GARATTI, Obras y Proyectos",
which will showcase and retrace the work done by the architect until today.
The exhibition is curated by Jorge Fernández Torres, director of the Center W. Lam.
The exhibition will be open to the public until April 4, 2014.
P.S.: solo l'indirizzo non mi sembra giusto....Ave. 51 entre 120 y 122 sono alla Lisa...e non alla Plaza de la Catedral dove c'è il Centro Wilfredo Lam.
The exhibition is curated by Jorge Fernández Torres, director of the Center W. Lam.
The exhibition will be open to the public until April 4, 2014.
P.S.: solo l'indirizzo non mi sembra giusto....Ave. 51 entre 120 y 122 sono alla Lisa...e non alla Plaza de la Catedral dove c'è il Centro Wilfredo Lam.
mercoledì 26 febbraio 2014
martedì 25 febbraio 2014
Visita all'ISA
Poche ore prima del ritorno in Italia, Luciana Castellina, ha voluto visitare l'Istituto Superiore d'Arte di Cuba il cui progetto architettonico di base è frutto di due architetti italiani: Vittorio Garatti e Roberto Gottardi con la collaborazione di un oriundo, cittadino argentino, Ricardo Porro. Con Roberto Livi la accompagnava David Riondino ed entrambi si sono interessati all'opera degli studenti, in particolare nel laboratorio di Grafica e quello delle Arti Plastiche.
L'ISA è anche stata sede del concerto di Zucchero Fornaciari.
L'ISA è anche stata sede del concerto di Zucchero Fornaciari.
lunedì 24 febbraio 2014
Andiamo per parti di Ciro Bianchi Ross, pubblicato su Juventud Rebelde del 23/2/14
Lo scriba ha ricevuto dalla Colombia un messaggio. Lo firma Álvaro Mariño e dopo aver assicurato che legge questa pagina per internet ogni settimana, domanda se a Cuba c’è stato un Governo chiamato “dei cinque sergenti” e se qualcuno di loro fosse stato colombiano. Aggiungeva anche informazioni sui laboratori Gómez Plata, ditta farmaceutica stabilitasi a Cuba dopo essere nata nel Paese sudamericano, dove mantenne una filiale.
Andiamo per parti. Non è esistito, a Cuba, un Governo di sergenti. Ci fu, effettivamente, il 4 settembre del 1934, un colpo di Stato protagonizzato da varie classi di soldati. La cosiddetta Giunta degli Otto, o Giunta della Difesa o Unione Militare Rivoluzionaria ed erano. Il sergente maggiore Pablo Rodríguez, il primo sergente José Eleuterio Pedraza, il sergente Manuel López Migoya, il sergente della Sanità Juan A. Estevez Maymir, il caporale Ángel Hechevarría, il soldato mario Alfonso Hernández e il soldato di Sanità Ramón Cruz Vidal. Componeva inoltre la Giunta il sergente maggiore (stenografo) Fulgencio Batista y Zaldívar che si aggiunse più tardi al movimento e finì controllandolo.
Abbatterono, alla data citata, il Governo di Carlos Manuel de Céspedes che era asceso alla presidenza il 12 agosto dello stesso anno, per aprire il passo a un Governo collegiale che prese il nome di Commissione Esecutiva. La componevano il professore universitario Guillermo Portela a carico del portafoglio dello Stato e Giustizia, il giornalista Sergio Carbó – Governo, Difesa e Marina e Comunicazioni -, il banchiere Porfirio Franca a carico del Ministero dell’Industria, l’avvocato José M. Irisarri per i settori delle Opere Pubbliche, Agricoltura, Commercio e lavoro; il medico e professore universitario Ramón Grau San Martín nei portafogli di Pubblica Istruzione, Belle Arti, Salute e beneficenza. Siccome gli integranti erano cinque, la Commissione Esecutiva si chiamò Pentarchia e pentarchi i suoi membri. La Commissione Esecutiva cessò le sue funzioni il 9 settembre, cinque giorni dopo di averli assunti, quando si decise di impiantare un Governo presidenziale e Grau San Martin è asceso alla prima magistratura.
Altri sergenti che appoggiarono al Giunta al momento del golpe del 4 settembre e furono ben compensati per quello, erano spagnoli di nascita. Sono i casi, non credo unici, di un soggetto che rispondeva al curioso nome di Ulsiceno Franco Genero che, già coi gradi di Comandante, sarebbe stato Capo della Polizia all’Avana e Jaime Mariné che venne a Cuba nel 1924 per portare un cavallo che il re Alfonso XIII di Spagna, inviò per regalo al maggior generale Mario García Menocal che aspirava nuovamente alla Presidenza, tentativo che perse definitivamente davanti al generale Gerardo Machado. Mariné, ex cavallerizzo, si arruolò nell’Esercito, ascese a Comandante dopo il golpe, fu Direttore Generale dello Sport, aiutante e testa di legno di Batista. Si convertirà in un prospero uomo d’affari.
Nessuno dei menzionati, tanto della Giunta degli Otto che della Pentarchia, è nato in Colombia. La confusione del lettore Álvaro Mariño viene perché nel suo Paese durante gli anni, non poche volte si aggiudicò a Batista la nazionalità colombiana. Così fece un’agenzia internazionale di stampa che nel luglio del 2005 trasmise una nota, presa da un importante giornale di Bogotà, dove si affermava che Batista era nato in Colombia.
Gli autori dell’investigazione, il dottor Moisés Morantes, medico appassionato di storia e il giornalista Jaime Ibañez, conclusero che il dittatore cubano vide la luce a El Carmen de Bolivar, località sita a1000 km dalla capitale colombiana, nella regione dei Monti di María. Da lì, dicono, il figlio di Rosa Zaldivar, impiegata domestica e di Alejandro Batista, un amico della casa dove lei prestava servizio, emigrò a Cuba per dedicarsi alla coltivazione del tabacco, che pure si raccoglieva ne El Carmen.
Sono molti, a El Carmen, - ricordava Morantes – che ripetono senza vacillare che Batista era oriundo del luogo e così lo affermò, in una notizia di prima pagina, il settimanale Ecos de la Montaña, in data tanto lontana come il 1° giugno del 1940. Però non basta che qualcosa si dica e si ripeta perché sia la verità e quel che è certo è che il medico, divenuto storico, non apporta una sola prova sostanziale che supporti quello che afferma.
In modo che non figurò nessun colombiano nella Giunta degli Otto. Con relazione all’altra domanda del lettore Álvaro Mariño, mi affido a Las empresas de Cuba, 1958, di Guillermo Jiménez. Questa produttrice di medicine operava sotto il nome di Laboratorios O.K. de Cuba S.A. e aveva sede in Monserrate n. 566, all’Avana. Era proprietà di Jorge Gómez Plata, che fungeva da amministratore-gestore dell’azienda che aveva come medicinale di punta l’analgesico denominato OK Gómez Plata.
Si candidò
Nella pagina del 22 dicembre del 2013 (Carteggi privati di Clavelito) lo scriba confessava di non essere sicuro che Clavelito, il popolare improvvisatore, si fosse candidato o no per occupare un posto alla Camera dei Rappresentanti. Suo figlio minore, Narciso, diceva che credeva che si lo avesse fatto, ma non ne era sicuro perchè lui non era ancora nato, allora, mentre sua figlia Rosita diceva: “In realtà egli non era un politico, ma i politici dell’epoca lo scelsero perché era famoso e aveva molto seguito”. “In ogni modo - assicurava allo scriba – se si candidò non fu eletto”.
Al riguardo scrive, da Portorico il musicografo Cristóbal Díaz Ayala. Nel suo breve messaggio elettronico dice: Ti copio dal mio libro Música cubana; del areito al rap cubano, pagina 289: “Nel 1954 ci sono le elezioni e diversi artisti sono candidati: Manolo Fernández, Leopoldo Fernández, Enrique Santisteban e un musicista, Clavelito. È un simulacro di elezioni che indice Batista per dare legalità alla sua dittatura. Di fronte a Batista si candida Grau, che poche ore prima delle elzioni si ritira per mancanza di garanzie. Credo che tutti i candidati fossero del partito di Grau e, naturalmente, non vennero eletti”.
La Corte Suprema
Una signora di mezza età, con cui condivido un “almendron” (taxi collettivo, n.d.t.) nell’andare al Vedado, mi domanda su “La Corte Suprema del Arte” che non giunse a conoscere. Sì, ricorda il programma di José Antonio Alonso in TV e vorrebbe conoscere le similitudini e differenze fra i due, adesso che il programma “A puro corazón”, di Gloria Torres, sta facendo strada alla televisione a cantanti non professionisti.
“La Corte Suprema del Arte” fu uno dei programmi più popolari e polemici della radio cubana. Sorse in momenti in cui abbisognava rinforzare e rinnovare il quadro lirico in questo mezzo. Vale a dire, lanciare all’aria nuove figure, le cosiddette stelle nascenti, al fine di trovare un rilievo per i veterani. Tutti coloro che si presentavano in quello spazio erano dilettanti e l’applauso del pubblico decideva chi fosse il vincitore.
Non fu, in quel momento, un avvenimento interamente nuovo. Prima, in uno spazio che si chiamò precisamente “Programma de aficionados”, che andava in onda con l’emittente radio CMW, René Cañizares tentó un esperimento molto simile quando una giuria composta da artisti professionisti, selezionava le migliori prestazioni di coloro che volevano inserirsi nel mondo artistico. Ma “Programa de aficionados”, copiato da un modello nordamericano, non progredì per mancanza di iniziative.
Quando Miguel Gabriel e Ángel Cambó, proprietari allora della CMQ, vollero dar maggior struttura ai loro programmi di musica e varietà, si trovarno con una difficoltà: le poche figure liriche di cui disponevano pretendevano onorari troppo alti per l’epoca e per le reali pssibilità dell’emittente. Fu allora che idearono la formula d’ingresso agli spettacoli dei dilettanti che potevano convertirsi in stelle della radio. Da lì nacque la frase che si usa ancora “Gli hanno suonato la campana”, per indicare che qualcuno è impossibilitato a raggiungere il traguardo in quanto l’altro glie lo impedisce. Perché ne “La Corte Suprema del Arte” si suonava la campana a quel cantante o dicitore, che fosse davvero scarso.
Questa campana che, dalla cabina di regia e fuori dalla vista del pubblico e dello stesso interprete, Miguel Gabriel faceva suonare, dette iniziale attrattiva al programma che cominciò ad andare in onda il 1° dicembre del 1937, dagli studi che questa emittente aveva in Monte quasi all’angolo con Cárdenas, all’Avana e da quelli a cui si giunge in modo invariabile per comodità, ubicati in Monte e Prado.
Subito i premi e regali che si aggiudicavano i vincitori attrassero una grande quantità di aspiranti. E José Antonio Alonso, conosciuto fino ad alloraq come declamatore e commentarista, consolidò il programma con la sua originale conduzione.
Alonso aveva un suo proprio stile e cultura, sapeva improvvisare e i suoi commenti erano sempre attinenti al caso. Rese famosa una frase con cui si iniziava l’inizio della prova: “A chi lo dedica?”, domandava all’aspirante Questi rispondeva e immediatamente Alonso, dirigendosi al direttore d’orchestra aggiungeva. “Musica maestro!”, formula che si usa ancora in non pochi spettacoli al mondo.
Sorse così una pleiade di giovani talenti lanciati dalla CMQ. Con il suo patrocinio erano presenti in feste e cerimonie, non solo nella capitale; anche in città dell’interno dell’Isola e molti di loro non tardarono nl consolidarsi ed a capitalizzare le simpatie del pubblico.
Tutto il procedimento de “La Corte Suprema del Arte” è polemico, afferma Oscar Luís López nel suo libro La radio en Cuba. Si lanció contro l’alto costo dei consacrati e sfoció in una spinta potente di rinnovamento. Cadde più tardi – afferma Oscar Luís – in eccessi e ci furono, mescolati con la legittima vittoria di alcuni buoni dilettanti, maneggi equivoci, sfruttamento, intrighi e crte intimità che dettero motivo a critiche severe.
Inoltre fu l’espressione della fiera competenza commerciale che, in quegli anni, cominciava a farsi sentire nella radio. “La Corte Suprema del Arte” fu patrocinata, all’inizio, dalla Competidora Gaditana, “la sigaretta ineguagliabile”, come diceva il suo slogan. Nell’ottenere un successo sensazionale, il programma, Miguel Gabriel in una delle sue giocate audaci, elevò in modo inusitato la cifra che doveva pagare l’inserzionista e obbligò in tal modo la Competidora a lasciare il campo libero ad un’azienda rivale, quella delle sigarette Regalías el Cuño, che preventivamente si era compromessa a pagare 12.000 pesos mensili per lo spazio. Cifra fuori dal comune in quei momenti e che segnò il primo passo verso gli alti preventivi d’investimento nella radio.
Al margine di tutto, senza dubbio, “La Corte Suprema del Arte” svelò e dette impulso a molti valori duraturi. Lì ci sono i nomi di Rosa Fornés, Raquel Revuelta, Elena Burke, Rámon Veloz, Obdulia Brejio, il duo Hermanas Martí, Natalia Herrera, Armando Bianchi...
Negli anni ’50 del secolo scorso si volle riviverla in CMQ Televisione. Allora si chiamò “Il programma di José Antonio Alonso” e si mise nell’orario del pomeriggio. Del suo predecessore, di quella prima “Corte Suprema del Arte”, ereditò la campana e Alonsò continuò con la sua buona presentazione. Nonostante si aggiudicasse alcuni successi, però, non giunse mai ad essere come “La Corte Suprema del Arte”.
Il titolo
Davo già per terminata questa pagina quando, nel rileggerla, il suo titolo i fece ricordare un aneddoto, vero o attribuito al dittatore Gerardo Machado. Dicono che l’uomo iniziasse a Santiago de Cuba un giro politico per la regione orientale e commentò a quelli della sua comitiva. “Mañana, cuando váyamo a Manzanillo...”. Qualcuno osò correggerlo: “Non váyamo, vayamos”, “No – disse Machado – a Manzanillo vamos mañana; a Bayamo vamos después”.
Il gioco di parole dato dalla fonética váyamo, vayamos, Bayamo non è traducibile in italiano (n.d.t)
En la página del 22 de diciembre de 2013 (Papeles privados de
Clavelito) confesaba el escribidor no estar seguro de que Clavelito,
el popular improvisador, se hubiese postulado o no para ocupar un
puesto en la Cámara de Representantes. Su hijo menor, Narciso, decía
que creía que sí lo había hecho, pero no estaba seguro porque no era
nacido entonces, mientras que su hija Rosita decía: <<En realidad, él
no era político, pero los políticos de la época lo escogieron porque
era famoso y tenía muchos seguidores>>. <<De cualquier manera --aseguraba
el escribidor--, si se postuló, no resultó electo>>.
Escribe al respecto desde Puerto Rico el musicógrafo Cristóbal Díaz
Ayala. Dice en su breve mensaje electrónico: <<Te copio de mi libro
Música cubana; del areito al rap cubano, página 289: "Hay elecciones
en el año de 1954, y varios artistas son candidatos: Manolo Fernández,
Leopoldo Fernández, Enrique Santisteban y un músico, Clavelito". Es un
simulacro de elecciones que hace Batista para darle legalidad a su
dictadura. Frente a Batista se postula Grau, quien horas antes de las
elecciones se retracta por falta de garantías. Creo que todos los
postulados eran del partido de Grau, y claro, no salieron>>.
La corte suprema
Una señora de mediana edad, con la que comparto un <<almendrón>> camino
del Vedado, me pregunta sobre La Corte Suprema del Arte, que no
alcanzó a conocer. Recuerda, sí, el programa de José Antonio Alonso en
TV y quiere precisar semejanzas y diferencias entre ambos, ahora que
el programa A puro corazón, de Gloria Torres, está dándoles entrada en
la televisión a cantantes no profesionales.
La Corte Suprema del Arte fue uno de los programas más populares y
polémicos de la radio cubana. Surgió en momentos en que se necesitaba
fortalecer y renovar el cuadro lírico en ese medio. Es decir, lanzar
al ruedo a nuevas figuras, las llamadas estrellas nacientes, a fin de
irles buscando relevo a los veteranos. Todos los que se presentaban en
ese espacio eran aficionados y el aplauso del público decidía cuál
resultaba triunfador.
No fue, en su momento, un acontecimiento enteramente novedoso. Antes,
en un espacio que se llamó precisamente Programa de aficionados, que
salía al aire por la radioemisora CMW, René Cañizares intentó un
experimento muy parecido cuando un jurado conformado por artistas
profesionales seleccionaba las mejores actuaciones de aquellos que
querían iniciarse en el mundo artístico. Pero Programa de aficionados,
copiado de un modelo norteamericano, no progresó por falta de
iniciativas.
Cuando Miguel Gabriel y Ángel Cambó, propietarios entonces de la CMQ,
quisieron darles mayor estructura a sus programas de música y de
variedades, se encontraron con una dificultad: las pocas figuras
líricas de las que disponían cobraban honorarios demasiado altos para
la época y las posibilidades reales de la emisora. Fue entonces que
idearon la fórmula de dar entrada espectacular a los aficionados que
pudieran convertirse en estrellas de la radio. De ahí surgió la frase
que todavía se usa de <<Le tocaron la campana>> para indicar que alguien
se ve imposibilitado de llegar a su meta porque otro se lo impide.
Porque en La Corte Suprema del Arte se tocaba ciertamente la campana a
aquel intérprete, cantante o recitador, que fuese notoriamente malo.
Esa campana que, desde la cabina de control y fuera de la vista del
público y del mismo intérprete, hacía sonar Miguel Gabriel, dio
atractivo inicial al programa, que comenzó a salir al aire el 1ro. de
diciembre de 1937, desde los estudios que esa emisora tenía en Monte
casi esquina a Cárdenas, en La Habana, y a los que se alude, de manera
invariable y por comodidad, como ubicados en Monte y Prado.
Pronto los premios y los regalos que se llevaban los triunfadores
atrajeron a una cantidad de aspirantes enorme. Y José Antonio Alonso,
conocido hasta entonces como declamador y comentarista, lo consolidó
con su conducción original.
Alonso tenía estilo propio y cultura, sabía improvisar y sus
comentarios eran siempre atinados. Hizo famosa una frase que marcaba
el comienzo de la prueba. <<¿A quién se lo va a dedicar?>>, preguntaba
al aspirante. Respondía este y enseguida Alonso, dirigiéndose al
director de la orquesta, añadía: <<¡Música, maestro!>>, fórmula que aún
se usa en no pocos espectáculos en el mundo.
Surgió así toda una pléyade de valores jóvenes lanzados por CMQ. Con
su patrocinio, estaban en fiestas y ceremonias, no solo en la capital;
también en ciudades del interior de la Isla, y muchos de ellos no
demoraron en consolidarse y capitalizar las simpatías del público.
Todo el proceso de La Corte Suprema del Arte es polémico, afirma Oscar
Luis López en su libro La radio en Cuba. Se inició contra el alto
costo de los consagrados, y derivó en un impulso potente de
renovación. Cayó más tarde --asevera Oscar Luis-- en excesos y hubo,
mezclado con el triunfo legítimo de algunos buenos aficionados, malos
manejos, explotación, intrigas y ciertas intimidades que dieron motivo
a serias críticas.
Fue además expresión de la fiera competencia comercial que en esos
años comenzaba a hacerse sentir en la radio. La Corte Suprema del Arte
la patrocinó en sus inicios Competidora Gaditana, <<el cigarro
inigualable>>, tal como rezaba su eslogan. Al obtener el programa un
éxito sensacional, Miguel Gabriel, en una de sus jugadas de audacia,
elevó de manera inusitada la cifra que debía pagar el anunciante, y
obligó de esa manera a Competidora a dejar el campo libre a una
empresa rival, la de los cigarros Regalías el Cuño, que previamente se
había comprometido a abonar 12 000 pesos mensuales por el espacio.
Cifra descomunal en aquellos momentos, y que marcó el primer paso
hacia los altos presupuestos de inversión en la radio.
Al margen de todo, sin embargo, La Corte Suprema del Arte reveló e
impulsó a muchos valores perdurables. Ahí están los nombres de Rosa
Fornés, Raquel Revuelta, Elena Burke, Ramón Veloz, Obdulia Breijo, el
dúo Hermanas Martí, Natalia Herrera, Armando Bianchi...
En los años 50 del pasado siglo quiso revivírsele en CMQ Televisión.
Se llamó entonces El programa de José Antonio Alonso. Y se le situó en
el horario de la tarde. De su antecesor, de aquella primitiva Corte
Suprema del Arte, heredó la campana, y Alonso siguió con su buena
conducción. Aunque se anotó algunos éxitos, nunca llegó a ser como La
Corte Suprema del Arte.
El título
Daba ya por terminada esta página cuando, al releerla, su título me
hizo recordar una anécdota, real o atribuida al dictador Gerardo
Machado. Dicen que el hombre comenzaba en Santiago de Cuba una gira
política por la región oriental y comentó con los de su comitiva:
<<Mañana, cuando váyamo a Manzanillo...>>. Alguien se atrevió a
rectificarlo: <<Váyamo no, vayamos>>. <<No --dijo Machado--. A Manzanillo
vamos mañana; a Bayamo vamos después>>.
Andiamo per parti. Non è esistito, a Cuba, un Governo di sergenti. Ci fu, effettivamente, il 4 settembre del 1934, un colpo di Stato protagonizzato da varie classi di soldati. La cosiddetta Giunta degli Otto, o Giunta della Difesa o Unione Militare Rivoluzionaria ed erano. Il sergente maggiore Pablo Rodríguez, il primo sergente José Eleuterio Pedraza, il sergente Manuel López Migoya, il sergente della Sanità Juan A. Estevez Maymir, il caporale Ángel Hechevarría, il soldato mario Alfonso Hernández e il soldato di Sanità Ramón Cruz Vidal. Componeva inoltre la Giunta il sergente maggiore (stenografo) Fulgencio Batista y Zaldívar che si aggiunse più tardi al movimento e finì controllandolo.
Abbatterono, alla data citata, il Governo di Carlos Manuel de Céspedes che era asceso alla presidenza il 12 agosto dello stesso anno, per aprire il passo a un Governo collegiale che prese il nome di Commissione Esecutiva. La componevano il professore universitario Guillermo Portela a carico del portafoglio dello Stato e Giustizia, il giornalista Sergio Carbó – Governo, Difesa e Marina e Comunicazioni -, il banchiere Porfirio Franca a carico del Ministero dell’Industria, l’avvocato José M. Irisarri per i settori delle Opere Pubbliche, Agricoltura, Commercio e lavoro; il medico e professore universitario Ramón Grau San Martín nei portafogli di Pubblica Istruzione, Belle Arti, Salute e beneficenza. Siccome gli integranti erano cinque, la Commissione Esecutiva si chiamò Pentarchia e pentarchi i suoi membri. La Commissione Esecutiva cessò le sue funzioni il 9 settembre, cinque giorni dopo di averli assunti, quando si decise di impiantare un Governo presidenziale e Grau San Martin è asceso alla prima magistratura.
Altri sergenti che appoggiarono al Giunta al momento del golpe del 4 settembre e furono ben compensati per quello, erano spagnoli di nascita. Sono i casi, non credo unici, di un soggetto che rispondeva al curioso nome di Ulsiceno Franco Genero che, già coi gradi di Comandante, sarebbe stato Capo della Polizia all’Avana e Jaime Mariné che venne a Cuba nel 1924 per portare un cavallo che il re Alfonso XIII di Spagna, inviò per regalo al maggior generale Mario García Menocal che aspirava nuovamente alla Presidenza, tentativo che perse definitivamente davanti al generale Gerardo Machado. Mariné, ex cavallerizzo, si arruolò nell’Esercito, ascese a Comandante dopo il golpe, fu Direttore Generale dello Sport, aiutante e testa di legno di Batista. Si convertirà in un prospero uomo d’affari.
Nessuno dei menzionati, tanto della Giunta degli Otto che della Pentarchia, è nato in Colombia. La confusione del lettore Álvaro Mariño viene perché nel suo Paese durante gli anni, non poche volte si aggiudicò a Batista la nazionalità colombiana. Così fece un’agenzia internazionale di stampa che nel luglio del 2005 trasmise una nota, presa da un importante giornale di Bogotà, dove si affermava che Batista era nato in Colombia.
Gli autori dell’investigazione, il dottor Moisés Morantes, medico appassionato di storia e il giornalista Jaime Ibañez, conclusero che il dittatore cubano vide la luce a El Carmen de Bolivar, località sita a1000 km dalla capitale colombiana, nella regione dei Monti di María. Da lì, dicono, il figlio di Rosa Zaldivar, impiegata domestica e di Alejandro Batista, un amico della casa dove lei prestava servizio, emigrò a Cuba per dedicarsi alla coltivazione del tabacco, che pure si raccoglieva ne El Carmen.
Sono molti, a El Carmen, - ricordava Morantes – che ripetono senza vacillare che Batista era oriundo del luogo e così lo affermò, in una notizia di prima pagina, il settimanale Ecos de la Montaña, in data tanto lontana come il 1° giugno del 1940. Però non basta che qualcosa si dica e si ripeta perché sia la verità e quel che è certo è che il medico, divenuto storico, non apporta una sola prova sostanziale che supporti quello che afferma.
In modo che non figurò nessun colombiano nella Giunta degli Otto. Con relazione all’altra domanda del lettore Álvaro Mariño, mi affido a Las empresas de Cuba, 1958, di Guillermo Jiménez. Questa produttrice di medicine operava sotto il nome di Laboratorios O.K. de Cuba S.A. e aveva sede in Monserrate n. 566, all’Avana. Era proprietà di Jorge Gómez Plata, che fungeva da amministratore-gestore dell’azienda che aveva come medicinale di punta l’analgesico denominato OK Gómez Plata.
Si candidò
Nella pagina del 22 dicembre del 2013 (Carteggi privati di Clavelito) lo scriba confessava di non essere sicuro che Clavelito, il popolare improvvisatore, si fosse candidato o no per occupare un posto alla Camera dei Rappresentanti. Suo figlio minore, Narciso, diceva che credeva che si lo avesse fatto, ma non ne era sicuro perchè lui non era ancora nato, allora, mentre sua figlia Rosita diceva: “In realtà egli non era un politico, ma i politici dell’epoca lo scelsero perché era famoso e aveva molto seguito”. “In ogni modo - assicurava allo scriba – se si candidò non fu eletto”.
Al riguardo scrive, da Portorico il musicografo Cristóbal Díaz Ayala. Nel suo breve messaggio elettronico dice: Ti copio dal mio libro Música cubana; del areito al rap cubano, pagina 289: “Nel 1954 ci sono le elezioni e diversi artisti sono candidati: Manolo Fernández, Leopoldo Fernández, Enrique Santisteban e un musicista, Clavelito. È un simulacro di elezioni che indice Batista per dare legalità alla sua dittatura. Di fronte a Batista si candida Grau, che poche ore prima delle elzioni si ritira per mancanza di garanzie. Credo che tutti i candidati fossero del partito di Grau e, naturalmente, non vennero eletti”.
La Corte Suprema
Una signora di mezza età, con cui condivido un “almendron” (taxi collettivo, n.d.t.) nell’andare al Vedado, mi domanda su “La Corte Suprema del Arte” che non giunse a conoscere. Sì, ricorda il programma di José Antonio Alonso in TV e vorrebbe conoscere le similitudini e differenze fra i due, adesso che il programma “A puro corazón”, di Gloria Torres, sta facendo strada alla televisione a cantanti non professionisti.
“La Corte Suprema del Arte” fu uno dei programmi più popolari e polemici della radio cubana. Sorse in momenti in cui abbisognava rinforzare e rinnovare il quadro lirico in questo mezzo. Vale a dire, lanciare all’aria nuove figure, le cosiddette stelle nascenti, al fine di trovare un rilievo per i veterani. Tutti coloro che si presentavano in quello spazio erano dilettanti e l’applauso del pubblico decideva chi fosse il vincitore.
Non fu, in quel momento, un avvenimento interamente nuovo. Prima, in uno spazio che si chiamò precisamente “Programma de aficionados”, che andava in onda con l’emittente radio CMW, René Cañizares tentó un esperimento molto simile quando una giuria composta da artisti professionisti, selezionava le migliori prestazioni di coloro che volevano inserirsi nel mondo artistico. Ma “Programa de aficionados”, copiato da un modello nordamericano, non progredì per mancanza di iniziative.
Quando Miguel Gabriel e Ángel Cambó, proprietari allora della CMQ, vollero dar maggior struttura ai loro programmi di musica e varietà, si trovarno con una difficoltà: le poche figure liriche di cui disponevano pretendevano onorari troppo alti per l’epoca e per le reali pssibilità dell’emittente. Fu allora che idearono la formula d’ingresso agli spettacoli dei dilettanti che potevano convertirsi in stelle della radio. Da lì nacque la frase che si usa ancora “Gli hanno suonato la campana”, per indicare che qualcuno è impossibilitato a raggiungere il traguardo in quanto l’altro glie lo impedisce. Perché ne “La Corte Suprema del Arte” si suonava la campana a quel cantante o dicitore, che fosse davvero scarso.
Questa campana che, dalla cabina di regia e fuori dalla vista del pubblico e dello stesso interprete, Miguel Gabriel faceva suonare, dette iniziale attrattiva al programma che cominciò ad andare in onda il 1° dicembre del 1937, dagli studi che questa emittente aveva in Monte quasi all’angolo con Cárdenas, all’Avana e da quelli a cui si giunge in modo invariabile per comodità, ubicati in Monte e Prado.
Subito i premi e regali che si aggiudicavano i vincitori attrassero una grande quantità di aspiranti. E José Antonio Alonso, conosciuto fino ad alloraq come declamatore e commentarista, consolidò il programma con la sua originale conduzione.
Alonso aveva un suo proprio stile e cultura, sapeva improvvisare e i suoi commenti erano sempre attinenti al caso. Rese famosa una frase con cui si iniziava l’inizio della prova: “A chi lo dedica?”, domandava all’aspirante Questi rispondeva e immediatamente Alonso, dirigendosi al direttore d’orchestra aggiungeva. “Musica maestro!”, formula che si usa ancora in non pochi spettacoli al mondo.
Sorse così una pleiade di giovani talenti lanciati dalla CMQ. Con il suo patrocinio erano presenti in feste e cerimonie, non solo nella capitale; anche in città dell’interno dell’Isola e molti di loro non tardarono nl consolidarsi ed a capitalizzare le simpatie del pubblico.
Tutto il procedimento de “La Corte Suprema del Arte” è polemico, afferma Oscar Luís López nel suo libro La radio en Cuba. Si lanció contro l’alto costo dei consacrati e sfoció in una spinta potente di rinnovamento. Cadde più tardi – afferma Oscar Luís – in eccessi e ci furono, mescolati con la legittima vittoria di alcuni buoni dilettanti, maneggi equivoci, sfruttamento, intrighi e crte intimità che dettero motivo a critiche severe.
Inoltre fu l’espressione della fiera competenza commerciale che, in quegli anni, cominciava a farsi sentire nella radio. “La Corte Suprema del Arte” fu patrocinata, all’inizio, dalla Competidora Gaditana, “la sigaretta ineguagliabile”, come diceva il suo slogan. Nell’ottenere un successo sensazionale, il programma, Miguel Gabriel in una delle sue giocate audaci, elevò in modo inusitato la cifra che doveva pagare l’inserzionista e obbligò in tal modo la Competidora a lasciare il campo libero ad un’azienda rivale, quella delle sigarette Regalías el Cuño, che preventivamente si era compromessa a pagare 12.000 pesos mensili per lo spazio. Cifra fuori dal comune in quei momenti e che segnò il primo passo verso gli alti preventivi d’investimento nella radio.
Al margine di tutto, senza dubbio, “La Corte Suprema del Arte” svelò e dette impulso a molti valori duraturi. Lì ci sono i nomi di Rosa Fornés, Raquel Revuelta, Elena Burke, Rámon Veloz, Obdulia Brejio, il duo Hermanas Martí, Natalia Herrera, Armando Bianchi...
Negli anni ’50 del secolo scorso si volle riviverla in CMQ Televisione. Allora si chiamò “Il programma di José Antonio Alonso” e si mise nell’orario del pomeriggio. Del suo predecessore, di quella prima “Corte Suprema del Arte”, ereditò la campana e Alonsò continuò con la sua buona presentazione. Nonostante si aggiudicasse alcuni successi, però, non giunse mai ad essere come “La Corte Suprema del Arte”.
Il titolo
Davo già per terminata questa pagina quando, nel rileggerla, il suo titolo i fece ricordare un aneddoto, vero o attribuito al dittatore Gerardo Machado. Dicono che l’uomo iniziasse a Santiago de Cuba un giro politico per la regione orientale e commentò a quelli della sua comitiva. “Mañana, cuando váyamo a Manzanillo...”. Qualcuno osò correggerlo: “Non váyamo, vayamos”, “No – disse Machado – a Manzanillo vamos mañana; a Bayamo vamos después”.
Il gioco di parole dato dalla fonética váyamo, vayamos, Bayamo non è traducibile in italiano (n.d.t)
Vayamos por partes
Ciro Bianchi Ross * digital@juventudrebelde.cu
22 de Febrero del 2014 19:43:33 CDT
Un mensaje procedente de Colombia recibió el escribidor. Lo firma
Álvaro Mariño y luego de asegurar que lee esta página en la Internet
semana tras semana, pregunta si hubo en Cuba un Gobierno llamado <<de
los cinco sargentos>> y si alguno de ellos era colombiano. Recaba
asimismo información sobre los laboratorios Gómez Plata, firma
farmacéutica establecida en Cuba luego de haberse originado en el país
sudamericano, donde mantenía una filial.
Vayamos por partes. No existió en Cuba un Gobierno de sargentos. Hubo,
sí, el 4 de septiembre de 1933, un golpe de Estado protagonizado por
un grupo de clases y soldados. Conformaban la llamada Junta de los
Ocho, Junta de Defensa o Unión Militar Revolucionaria, y eran el
sargento mayor Pablo Rodríguez, el sargento primero José Eleuterio
Pedraza, el sargento Manuel López Migoya, el sargento sanitario Juan
A. Estévez Maymir, el cabo Ángel Echevarría, el soldado Mario Alfonso
Hernández y el soldado sanitario Ramón Cruz Vidal. Integraba también
la Junta el sargento mayor (taquígrafo) Fulgencio Batista y Zaldívar,
que se sumó tarde al movimiento y terminó controlándolo.
Derrocarían, en la fecha señalada, al Gobierno de Carlos Manuel de
Céspedes, que había accedido a la Presidencia el 12 de agosto del
mismo año, para dar paso a un Gobierno colegiado que recibió el nombre
de Comisión Ejecutiva. La componían el profesor universitario
Guillermo Portela, a cargo de las carteras de Estado y Justicia; el
periodista Sergio Carbó --Gobernación, Guerra y Marina y
Comunicaciones--, el banquero Porfirio Franca, a cargo de la Secretaría
de Hacienda; el abogado José M. Irisarri, para los sectores de Obras
Públicas, Agricultura, Comercio y Trabajo; y el médico y profesor
universitario Ramón Grau San Martín en las carteras de Instrucción
Pública y Bellas Artes, Sanidad y Beneficencia. Como eran cinco sus
integrantes, se llamó Pentarquía a la Comisión Ejecutiva, y pentarcas
a sus miembros. La Comisión Ejecutiva cesó en sus funciones el 9 de
septiembre, cinco días después de haberlas asumido, cuando se decidió
implantar un Gobierno presidencial y Grau San Martín es exaltado a la
primera magistratura.
Otros sargentos que apoyaron a la Junta en el momento del golpe del 4
de septiembre y fueron bien recompensados por ello, eran españoles de
nacimiento. Son los casos, y no creo que sean los únicos, de un sujeto
que respondía al curioso nombre de Ulsiceno Franco Granero, quien, ya
con grados de Comandante, sería jefe de la Policía en La Habana, y
Jaime Mariné, que vino a Cuba en 1924 para traer un caballo que el rey
Alfonso XIII, de España, envió de regalo al mayor general Mario García
Menocal, el cual aspiraba de nuevo a la Presidencia, intento que en
definitiva perdió frente al general Gerardo Machado. Mariné, ya
excaballerizo, se enroló en el Ejército, ascendió a Comandante después
del golpe, fue Director General de Deportes y ayudante y testaferro de
Batista. Se convertiría en un próspero hombre de negocios.
Ninguno de los mencionados, tanto de la Junta de los Ocho como en la
Pentarquía, nació en Colombia. La confusión del lector Álvaro Mariño
viene porque en su país y a lo largo de los años no pocas veces se
adjudicó a Batista la nacionalidad colombiana. Así lo hizo una agencia
internacional de prensa que en julio del 2005 propagó una nota, tomada
de un importante diario bogotano, en la que se afirmaba que Batista
había nacido en Colombia.
Los autores de la investigación, el doctor Moisés Morantes, médico
apasionado por la historia, y el periodista Jaime Ibáñez, concluyeron
que el dictador cubano vio la luz en El Carmen de Bolívar, localidad
situada a mil kilómetros de la capital colombiana, en la región de los
montes de María. De allí, dicen, el hijo de Rosa Zaldívar, empleada
doméstica, y de Alejandro Batista, un amigo de la casa donde ella
hacía el servicio, emigró a Cuba para dedicarse al cultivo del tabaco,
que también se cosechaba en El Carmen.
Son muchos en El Carmen --recordaba Morantes-- que repiten sin
vacilación que Batista era oriundo del lugar y así lo aseguró, en una
información de primera plana, el semanario Ecos de la Montaña, en
fecha tan lejana como el 1ro. de junio de 1940. Pero no basta que algo
se diga y se repita para que sea verdad y lo cierto es que el médico
devenido historiador no aporta una sola prueba sustancial que calce lo
que asevera.
De manera que no figuró ningún colombiano en la Junta de los Ocho. Con
relación a la otra pregunta del lector Álvaro Mariño, me remito a Las
empresas de Cuba, 1958, de Guillermo Jiménez. Esa productora de
medicamentos operaba bajo el nombre de Laboratorios O.K. de Cuba S.A.,
y tenía su sede en Monserrate No. 566, en La Habana. Era propiedad de
Jorge Gómez Plata, quien fungía como administrador-gerente de la
empresa que tenía como medicamento insignia el analgésico denominado
OK Gómez Plata.
Sí se postuló
Ciro Bianchi Ross * digital@juventudrebelde.cu
22 de Febrero del 2014 19:43:33 CDT
Un mensaje procedente de Colombia recibió el escribidor. Lo firma
Álvaro Mariño y luego de asegurar que lee esta página en la Internet
semana tras semana, pregunta si hubo en Cuba un Gobierno llamado <<de
los cinco sargentos>> y si alguno de ellos era colombiano. Recaba
asimismo información sobre los laboratorios Gómez Plata, firma
farmacéutica establecida en Cuba luego de haberse originado en el país
sudamericano, donde mantenía una filial.
Vayamos por partes. No existió en Cuba un Gobierno de sargentos. Hubo,
sí, el 4 de septiembre de 1933, un golpe de Estado protagonizado por
un grupo de clases y soldados. Conformaban la llamada Junta de los
Ocho, Junta de Defensa o Unión Militar Revolucionaria, y eran el
sargento mayor Pablo Rodríguez, el sargento primero José Eleuterio
Pedraza, el sargento Manuel López Migoya, el sargento sanitario Juan
A. Estévez Maymir, el cabo Ángel Echevarría, el soldado Mario Alfonso
Hernández y el soldado sanitario Ramón Cruz Vidal. Integraba también
la Junta el sargento mayor (taquígrafo) Fulgencio Batista y Zaldívar,
que se sumó tarde al movimiento y terminó controlándolo.
Derrocarían, en la fecha señalada, al Gobierno de Carlos Manuel de
Céspedes, que había accedido a la Presidencia el 12 de agosto del
mismo año, para dar paso a un Gobierno colegiado que recibió el nombre
de Comisión Ejecutiva. La componían el profesor universitario
Guillermo Portela, a cargo de las carteras de Estado y Justicia; el
periodista Sergio Carbó --Gobernación, Guerra y Marina y
Comunicaciones--, el banquero Porfirio Franca, a cargo de la Secretaría
de Hacienda; el abogado José M. Irisarri, para los sectores de Obras
Públicas, Agricultura, Comercio y Trabajo; y el médico y profesor
universitario Ramón Grau San Martín en las carteras de Instrucción
Pública y Bellas Artes, Sanidad y Beneficencia. Como eran cinco sus
integrantes, se llamó Pentarquía a la Comisión Ejecutiva, y pentarcas
a sus miembros. La Comisión Ejecutiva cesó en sus funciones el 9 de
septiembre, cinco días después de haberlas asumido, cuando se decidió
implantar un Gobierno presidencial y Grau San Martín es exaltado a la
primera magistratura.
Otros sargentos que apoyaron a la Junta en el momento del golpe del 4
de septiembre y fueron bien recompensados por ello, eran españoles de
nacimiento. Son los casos, y no creo que sean los únicos, de un sujeto
que respondía al curioso nombre de Ulsiceno Franco Granero, quien, ya
con grados de Comandante, sería jefe de la Policía en La Habana, y
Jaime Mariné, que vino a Cuba en 1924 para traer un caballo que el rey
Alfonso XIII, de España, envió de regalo al mayor general Mario García
Menocal, el cual aspiraba de nuevo a la Presidencia, intento que en
definitiva perdió frente al general Gerardo Machado. Mariné, ya
excaballerizo, se enroló en el Ejército, ascendió a Comandante después
del golpe, fue Director General de Deportes y ayudante y testaferro de
Batista. Se convertiría en un próspero hombre de negocios.
Ninguno de los mencionados, tanto de la Junta de los Ocho como en la
Pentarquía, nació en Colombia. La confusión del lector Álvaro Mariño
viene porque en su país y a lo largo de los años no pocas veces se
adjudicó a Batista la nacionalidad colombiana. Así lo hizo una agencia
internacional de prensa que en julio del 2005 propagó una nota, tomada
de un importante diario bogotano, en la que se afirmaba que Batista
había nacido en Colombia.
Los autores de la investigación, el doctor Moisés Morantes, médico
apasionado por la historia, y el periodista Jaime Ibáñez, concluyeron
que el dictador cubano vio la luz en El Carmen de Bolívar, localidad
situada a mil kilómetros de la capital colombiana, en la región de los
montes de María. De allí, dicen, el hijo de Rosa Zaldívar, empleada
doméstica, y de Alejandro Batista, un amigo de la casa donde ella
hacía el servicio, emigró a Cuba para dedicarse al cultivo del tabaco,
que también se cosechaba en El Carmen.
Son muchos en El Carmen --recordaba Morantes-- que repiten sin
vacilación que Batista era oriundo del lugar y así lo aseguró, en una
información de primera plana, el semanario Ecos de la Montaña, en
fecha tan lejana como el 1ro. de junio de 1940. Pero no basta que algo
se diga y se repita para que sea verdad y lo cierto es que el médico
devenido historiador no aporta una sola prueba sustancial que calce lo
que asevera.
De manera que no figuró ningún colombiano en la Junta de los Ocho. Con
relación a la otra pregunta del lector Álvaro Mariño, me remito a Las
empresas de Cuba, 1958, de Guillermo Jiménez. Esa productora de
medicamentos operaba bajo el nombre de Laboratorios O.K. de Cuba S.A.,
y tenía su sede en Monserrate No. 566, en La Habana. Era propiedad de
Jorge Gómez Plata, quien fungía como administrador-gerente de la
empresa que tenía como medicamento insignia el analgésico denominado
OK Gómez Plata.
Sí se postuló
En la página del 22 de diciembre de 2013 (Papeles privados de
Clavelito) confesaba el escribidor no estar seguro de que Clavelito,
el popular improvisador, se hubiese postulado o no para ocupar un
puesto en la Cámara de Representantes. Su hijo menor, Narciso, decía
que creía que sí lo había hecho, pero no estaba seguro porque no era
nacido entonces, mientras que su hija Rosita decía: <<En realidad, él
no era político, pero los políticos de la época lo escogieron porque
era famoso y tenía muchos seguidores>>. <<De cualquier manera --aseguraba
el escribidor--, si se postuló, no resultó electo>>.
Escribe al respecto desde Puerto Rico el musicógrafo Cristóbal Díaz
Ayala. Dice en su breve mensaje electrónico: <<Te copio de mi libro
Música cubana; del areito al rap cubano, página 289: "Hay elecciones
en el año de 1954, y varios artistas son candidatos: Manolo Fernández,
Leopoldo Fernández, Enrique Santisteban y un músico, Clavelito". Es un
simulacro de elecciones que hace Batista para darle legalidad a su
dictadura. Frente a Batista se postula Grau, quien horas antes de las
elecciones se retracta por falta de garantías. Creo que todos los
postulados eran del partido de Grau, y claro, no salieron>>.
La corte suprema
Una señora de mediana edad, con la que comparto un <<almendrón>> camino
del Vedado, me pregunta sobre La Corte Suprema del Arte, que no
alcanzó a conocer. Recuerda, sí, el programa de José Antonio Alonso en
TV y quiere precisar semejanzas y diferencias entre ambos, ahora que
el programa A puro corazón, de Gloria Torres, está dándoles entrada en
la televisión a cantantes no profesionales.
La Corte Suprema del Arte fue uno de los programas más populares y
polémicos de la radio cubana. Surgió en momentos en que se necesitaba
fortalecer y renovar el cuadro lírico en ese medio. Es decir, lanzar
al ruedo a nuevas figuras, las llamadas estrellas nacientes, a fin de
irles buscando relevo a los veteranos. Todos los que se presentaban en
ese espacio eran aficionados y el aplauso del público decidía cuál
resultaba triunfador.
No fue, en su momento, un acontecimiento enteramente novedoso. Antes,
en un espacio que se llamó precisamente Programa de aficionados, que
salía al aire por la radioemisora CMW, René Cañizares intentó un
experimento muy parecido cuando un jurado conformado por artistas
profesionales seleccionaba las mejores actuaciones de aquellos que
querían iniciarse en el mundo artístico. Pero Programa de aficionados,
copiado de un modelo norteamericano, no progresó por falta de
iniciativas.
Cuando Miguel Gabriel y Ángel Cambó, propietarios entonces de la CMQ,
quisieron darles mayor estructura a sus programas de música y de
variedades, se encontraron con una dificultad: las pocas figuras
líricas de las que disponían cobraban honorarios demasiado altos para
la época y las posibilidades reales de la emisora. Fue entonces que
idearon la fórmula de dar entrada espectacular a los aficionados que
pudieran convertirse en estrellas de la radio. De ahí surgió la frase
que todavía se usa de <<Le tocaron la campana>> para indicar que alguien
se ve imposibilitado de llegar a su meta porque otro se lo impide.
Porque en La Corte Suprema del Arte se tocaba ciertamente la campana a
aquel intérprete, cantante o recitador, que fuese notoriamente malo.
Esa campana que, desde la cabina de control y fuera de la vista del
público y del mismo intérprete, hacía sonar Miguel Gabriel, dio
atractivo inicial al programa, que comenzó a salir al aire el 1ro. de
diciembre de 1937, desde los estudios que esa emisora tenía en Monte
casi esquina a Cárdenas, en La Habana, y a los que se alude, de manera
invariable y por comodidad, como ubicados en Monte y Prado.
Pronto los premios y los regalos que se llevaban los triunfadores
atrajeron a una cantidad de aspirantes enorme. Y José Antonio Alonso,
conocido hasta entonces como declamador y comentarista, lo consolidó
con su conducción original.
Alonso tenía estilo propio y cultura, sabía improvisar y sus
comentarios eran siempre atinados. Hizo famosa una frase que marcaba
el comienzo de la prueba. <<¿A quién se lo va a dedicar?>>, preguntaba
al aspirante. Respondía este y enseguida Alonso, dirigiéndose al
director de la orquesta, añadía: <<¡Música, maestro!>>, fórmula que aún
se usa en no pocos espectáculos en el mundo.
Surgió así toda una pléyade de valores jóvenes lanzados por CMQ. Con
su patrocinio, estaban en fiestas y ceremonias, no solo en la capital;
también en ciudades del interior de la Isla, y muchos de ellos no
demoraron en consolidarse y capitalizar las simpatías del público.
Todo el proceso de La Corte Suprema del Arte es polémico, afirma Oscar
Luis López en su libro La radio en Cuba. Se inició contra el alto
costo de los consagrados, y derivó en un impulso potente de
renovación. Cayó más tarde --asevera Oscar Luis-- en excesos y hubo,
mezclado con el triunfo legítimo de algunos buenos aficionados, malos
manejos, explotación, intrigas y ciertas intimidades que dieron motivo
a serias críticas.
Fue además expresión de la fiera competencia comercial que en esos
años comenzaba a hacerse sentir en la radio. La Corte Suprema del Arte
la patrocinó en sus inicios Competidora Gaditana, <<el cigarro
inigualable>>, tal como rezaba su eslogan. Al obtener el programa un
éxito sensacional, Miguel Gabriel, en una de sus jugadas de audacia,
elevó de manera inusitada la cifra que debía pagar el anunciante, y
obligó de esa manera a Competidora a dejar el campo libre a una
empresa rival, la de los cigarros Regalías el Cuño, que previamente se
había comprometido a abonar 12 000 pesos mensuales por el espacio.
Cifra descomunal en aquellos momentos, y que marcó el primer paso
hacia los altos presupuestos de inversión en la radio.
Al margen de todo, sin embargo, La Corte Suprema del Arte reveló e
impulsó a muchos valores perdurables. Ahí están los nombres de Rosa
Fornés, Raquel Revuelta, Elena Burke, Ramón Veloz, Obdulia Breijo, el
dúo Hermanas Martí, Natalia Herrera, Armando Bianchi...
En los años 50 del pasado siglo quiso revivírsele en CMQ Televisión.
Se llamó entonces El programa de José Antonio Alonso. Y se le situó en
el horario de la tarde. De su antecesor, de aquella primitiva Corte
Suprema del Arte, heredó la campana, y Alonso siguió con su buena
conducción. Aunque se anotó algunos éxitos, nunca llegó a ser como La
Corte Suprema del Arte.
El título
Daba ya por terminada esta página cuando, al releerla, su título me
hizo recordar una anécdota, real o atribuida al dictador Gerardo
Machado. Dicen que el hombre comenzaba en Santiago de Cuba una gira
política por la región oriental y comentó con los de su comitiva:
<<Mañana, cuando váyamo a Manzanillo...>>. Alguien se atrevió a
rectificarlo: <<Váyamo no, vayamos>>. <<No --dijo Machado--. A Manzanillo
vamos mañana; a Bayamo vamos después>>.
Ciro Bianchi Ross
cbianchi@enet.cu
http://wwwcirobianchi.blogia.com/
http://cbianchiross.blogia.com/
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Luciana Castellina visita la Comunità Las Terrazas
Una giornata con Luciana Castellina, personaggio che non ha bisogno di presentazioni per essere giornalista, scrittrice e per il suo lungo impegno politico in Italia e in Europa dove è stata vice presidente della Commissione Europea per i rapporti con l’America Centrale. Luciana è venuta a Cuba in vacanza e si è appoggiata al suo collega, corrispondente del Manifesto Roberto Livi, col quale ho ottimi rapporti e che mi ha invitato ad una escursione alla Comunità Las Terrazas nella provincia di Artemisa. Nella sua “vacanza”, Luciana ha svolto molte attività nell’ambito dell Fiera Internazionale del Libro e ha incontrato numerose persone sia come vecchi amici o conoscenti, sia come nuovi acquisti per sua folta agenda.
Il tempo, cronologicamente parlando, non ci ha consentito una visita dettagliata alla Comunità che conta con diversi centri ricreativi e gastronomici per tutti i gusti. Il Direttore, Tito Nuñez Gudás, che ci ha fatto da accompagnatore, ci ha mostrato il “caffetal” La Moka che vista la stagione prematura, non offriva ancora la possibilità di vedere le piante fiorite e men che meno con le bacche sui rami. Dopo la visita all’azienda di produzione del caffè ci ha condotti ad un breve giro di parte della, molto estesa, comunità che auto produce i generi alimentari necessari ai suoi abitanti ed ai diversi ristoranti, di tutti i tipi che sono sparsi nel suo territorio. Per il pranzo, ci ha condotti in un ristorante a carattere vegetariano: El Romero. Tito è stato uno dei fondatori dei servizi gastronomici della Comunità essendo egli Chéf di cucina e membro dell’Associazione Internazionale dei ristoranti “slow food”. Si sta adoperando perché El Romero entri a far parte della categoria “Convivium” di questa Associazione.
Una gita davvero rilassante in uno splendido panorama silvestre che la presenza della Comunità non ha alterato nella sostanza e anzi, partecipa alla conservazione dell’ambiente, flora, fauna e di una sorgente di acqua solforosa che viene usata liberamente per cure dermatologiche che mi sono ripromesso di visitare in una prossima visita più approfondita.
domenica 23 febbraio 2014
sabato 22 febbraio 2014
venerdì 21 febbraio 2014
David Riondino e i "repentisti"
Los repentistas, sono attori per lo più dilettanti e di origine contadina che recitano poemi, storie e racconti in versi e formano una ricca tradizione cubana. Il "nostro" poeta, scrittore, intellettuale e attore David Riondino, tornato dopo la sua recente visita in occasione della Settimana della Cultura Italiana, è responsabile di un gruppo che ha un progetto ambizioso: quello di portare un'opera, nientemeno che di Shakespeare, trasposta in chiave moderna e recitata dai repentistas in diversi Paesi europei, Italia compresa. Nel suo attuale soggiorno sta lavorando per abituare gli artisti locali a muoversi con disinvoltura e padronanza sulle scene. Come scenario delle prove, ha scelto un angolo appartato del litorale avanero dove arricchisce gli attori con la sua esperienza nel mestiere.
In vista modifiche alla legge sugli investimenti stranieri
Nei prossimi mesi è prevista l'approvazione di una nuova legge sugli investimenti stranieri, che in realtà non sarà proprio "nuova", ma conterrà sostanziali modifiche principalmente per la riesportazione degli utili sulla falsariga delle disposizioni della Zona franca del Mariel . Non è certo cosa da poco e favorirà (credo) nuovi investimenti. Mi è giunta notizia, invece, che i "soliti bene informati" qua e la, spargono false aspettative e speranze a chi spera di aprire la sua piccola azienda a carattere "famigliare" pur senza avere la residenza. Per non alimentare queste voci, mi sembra giusto pubblicare una nota da fonte cubana sicuramente più informata dei fantasisti del web.
Fonte TTC.
Di Eileen Martínez Sosin. On Cuba
Il mese di marzo porterà con sé non solo l’attesa primavera, ma anche molte nuove aspettative. Proprio a primavera, l’Assemblea Nazionale di Cuba voterà infatti una nuova legge sugli investimenti turistici stranieri.
Il capitale straniero svolge un ruolo sempre più attivo nell’economia del Paese e il Ministero del Turismo (MINTUR) ha già pronto un pacchetto di future opportunità per gli investitori interessati.
Secondo José Reinaldo Daniel (direttore per gli affari esteri MINTUR), gli investimenti riguarderanno principalmente le joint venture destinate alla costruzione di alberghi, e a imprese e progetti di costruzione associate a campi da golf; ma anche a contratti di gestione e alla commercializzazione di alberghi e franchising di famosi ristoranti cubani in altri paesi fuori da Cuba.
Nel Paese, attualmente, diverse aree in forte sviluppo sono alla ricerca di maggiori risorse (a livello di expertise, tecnologia, etc.): è il caso di Cienfuegos, di Rancho Luna o di Pasacaballos. Fra queste, anche Perla del Sur, rinomata per la qualità della sua architettura e per il suo patrimonio culturale (oltre che per la sua splendida baia costituita da 88 chilometri quadrati e oltre 10 chilometri di litorale).
Caratteristiche come queste sono alla base di un progetto che intende migliorare il polo del turismo cubano; offrendo un prodotto di qualità sia a livello di accoglienza nelle città, sia per quanto riguarda il settore delle crociere e della logistica nautica.
Anche la città di Trinidad e la vicina penisola di Ancon sono aree di forte interesse per gli investimenti turistici, in quanto rappresentano una destinazione sempre più richiesta (che giustificherebbe dunque un aumento consistente nella ricettività: hotel, camere, ma anche immobili in affitto / basti considerare che, così come affermato dalla delegazione provinciale del MINTUR, la sola Trinidad conta circa 600 affittacamere).
Playa Santa Lucia, a nord di Camagüey, è caratterizzata da un’imponente barriera corallina (perfetta per immersioni e altre attività subacquee). In questa zona sono presenti dieci lotti per altrettanti progetti di sviluppo (in previsione della realizzazione di circa 5.000 nuove camere).
A nord di Las Tunas si trova Covarrubias, area poco sfruttata, ma con un grande “potenziale turistico” per vacanze da spiaggia e sport acquatici, grazie anche alla presenza di terreni dove sarebbe possibile costruire campi da golf. Stesso potenziale anche per Guardalavaca (Holguin), che meriterebbe certamente un considerevole aumento della capacità alberghiera.
Oltre alle garanzie offerte agli investitori stranieri a Cuba dall’attuale legge 77 (rimpatrio gratuito dei profitti, senza espropriazione e con un regime fiscale agevolato, etc. /in special modo per le forme di turismo associate al patrimonio storico e culturale) sicuri punti di forza per l’attivazione dei progetti sono: una manodopera altamente qualificata; collegamenti aerei diretti da/per 43 città; un sistema sanitario avanzato; un ambiente sano e una politica stabile.
Più nello specifico, in relazione alla realizzazione di nuovi campi da golf e nuovi complessi immobiliari, l’obiettivo fondamentale della partecipazione straniera dovrebbe essere quello di ottenere finanziamenti esterni, ampliare l’accesso ai mercati fonte di turismo e coordinare le metodologie gestionali.
Gli accordi per attuare soluzioni di franchising prevedono la standardizzazione sistematica sia per quanto riguarda il controllo di qualità, sia in merito alla formazione e alla gestione complessiva. Il gruppo Palmares gestisce attualmente 11 di queste strutture in franchising, (“riproduzioni” fedeli di ristoranti cubani di fama mondiale come La Bodeguita del Medio e El Floridita: cinque sono attualmente presenti in Messico; il resto si trova tra Regno Unito, Austria, Ucraina, Ungheria, Repubblica Ceca e Argentina).
Alla fine del 2013 Cuba ha ricevuto 14.000 visitatori in più rispetto l’anno precedente (confermando una crescita dello 0,5%). La capacità ricettiva attuale ha raggiunto le 60.500 camere (il 63% delle quali sono situate in alberghi a quattro e cinque stelle). Tre terminal crociere, sette porti turistici e 10 aeroporti internazionali completano attualmente i servizi offerti dall’isola.
Recentemente sono stati firmati cinque nuovi contratti di gestione (con l’introduzione di due nuovi marchi, uno dei quali è la società NH, che si era ritirata da Cuba nel mese di febbraio e che gestirà ora l’Hotel Capri).
Fonte TTC.
Di Eileen Martínez Sosin. On Cuba
Il mese di marzo porterà con sé non solo l’attesa primavera, ma anche molte nuove aspettative. Proprio a primavera, l’Assemblea Nazionale di Cuba voterà infatti una nuova legge sugli investimenti turistici stranieri.
Il capitale straniero svolge un ruolo sempre più attivo nell’economia del Paese e il Ministero del Turismo (MINTUR) ha già pronto un pacchetto di future opportunità per gli investitori interessati.
Secondo José Reinaldo Daniel (direttore per gli affari esteri MINTUR), gli investimenti riguarderanno principalmente le joint venture destinate alla costruzione di alberghi, e a imprese e progetti di costruzione associate a campi da golf; ma anche a contratti di gestione e alla commercializzazione di alberghi e franchising di famosi ristoranti cubani in altri paesi fuori da Cuba.
Nel Paese, attualmente, diverse aree in forte sviluppo sono alla ricerca di maggiori risorse (a livello di expertise, tecnologia, etc.): è il caso di Cienfuegos, di Rancho Luna o di Pasacaballos. Fra queste, anche Perla del Sur, rinomata per la qualità della sua architettura e per il suo patrimonio culturale (oltre che per la sua splendida baia costituita da 88 chilometri quadrati e oltre 10 chilometri di litorale).
Caratteristiche come queste sono alla base di un progetto che intende migliorare il polo del turismo cubano; offrendo un prodotto di qualità sia a livello di accoglienza nelle città, sia per quanto riguarda il settore delle crociere e della logistica nautica.
Anche la città di Trinidad e la vicina penisola di Ancon sono aree di forte interesse per gli investimenti turistici, in quanto rappresentano una destinazione sempre più richiesta (che giustificherebbe dunque un aumento consistente nella ricettività: hotel, camere, ma anche immobili in affitto / basti considerare che, così come affermato dalla delegazione provinciale del MINTUR, la sola Trinidad conta circa 600 affittacamere).
Playa Santa Lucia, a nord di Camagüey, è caratterizzata da un’imponente barriera corallina (perfetta per immersioni e altre attività subacquee). In questa zona sono presenti dieci lotti per altrettanti progetti di sviluppo (in previsione della realizzazione di circa 5.000 nuove camere).
A nord di Las Tunas si trova Covarrubias, area poco sfruttata, ma con un grande “potenziale turistico” per vacanze da spiaggia e sport acquatici, grazie anche alla presenza di terreni dove sarebbe possibile costruire campi da golf. Stesso potenziale anche per Guardalavaca (Holguin), che meriterebbe certamente un considerevole aumento della capacità alberghiera.
Oltre alle garanzie offerte agli investitori stranieri a Cuba dall’attuale legge 77 (rimpatrio gratuito dei profitti, senza espropriazione e con un regime fiscale agevolato, etc. /in special modo per le forme di turismo associate al patrimonio storico e culturale) sicuri punti di forza per l’attivazione dei progetti sono: una manodopera altamente qualificata; collegamenti aerei diretti da/per 43 città; un sistema sanitario avanzato; un ambiente sano e una politica stabile.
Più nello specifico, in relazione alla realizzazione di nuovi campi da golf e nuovi complessi immobiliari, l’obiettivo fondamentale della partecipazione straniera dovrebbe essere quello di ottenere finanziamenti esterni, ampliare l’accesso ai mercati fonte di turismo e coordinare le metodologie gestionali.
Gli accordi per attuare soluzioni di franchising prevedono la standardizzazione sistematica sia per quanto riguarda il controllo di qualità, sia in merito alla formazione e alla gestione complessiva. Il gruppo Palmares gestisce attualmente 11 di queste strutture in franchising, (“riproduzioni” fedeli di ristoranti cubani di fama mondiale come La Bodeguita del Medio e El Floridita: cinque sono attualmente presenti in Messico; il resto si trova tra Regno Unito, Austria, Ucraina, Ungheria, Repubblica Ceca e Argentina).
Alla fine del 2013 Cuba ha ricevuto 14.000 visitatori in più rispetto l’anno precedente (confermando una crescita dello 0,5%). La capacità ricettiva attuale ha raggiunto le 60.500 camere (il 63% delle quali sono situate in alberghi a quattro e cinque stelle). Tre terminal crociere, sette porti turistici e 10 aeroporti internazionali completano attualmente i servizi offerti dall’isola.
Recentemente sono stati firmati cinque nuovi contratti di gestione (con l’introduzione di due nuovi marchi, uno dei quali è la società NH, che si era ritirata da Cuba nel mese di febbraio e che gestirà ora l’Hotel Capri).
giovedì 20 febbraio 2014
mercoledì 19 febbraio 2014
Documenti di Hemingway
Fonte: El Nuevo Herald
Cuba pone 2,000 nuevos papeles de Hemingway a disposición de investigadores de EEUU
Agence France Presse
Cuba pone 2,000 nuevos papeles de Hemingway a disposición de investigadores de EEUU
Ernest Hemingway vivió en Cuba de 1939 a 1960 y escribió en la isla algunas de sus más conocidas obras, como El viejo y el mar.
Archivo/AP
Agence France Presse
LA HABANA -- El telegrama de la Academia Sueca anunciándole el Premio Nobel de Literatura está entre los 2,000 nuevos documentos del escritor estadounidense Ernest Hemingway (1899-1961) que Cuba puso a disposición de investigadores en Estados Unidos, informó este martes una revista.
Más de 2,000 documentos conservados en el Museo Finca Vigía de La Habana (el hogar de Hemingway en la isla) están ahora disponibles por primera vez para investigadores en Estados Unidos, tras ser digitalizados y transferidos a la Biblioteca y Museo Presidencial John F. Kennedy, dijo la revista Cuba Contemporánea en su sitio web (www.cubacontemporanea.com).
Este material refleja la existencia diaria de Hemingway en Cuba. Permite una mirada muy personal a su vida, dijo a la revista Susan Wrynn, curadora de la Biblioteca Kennedy.
Esta es la segunda entrega de copias digitales de documentos de Hemingway que durante décadas atesoró este museo de La Habana. Una primera partida fue puesta a disposición de la biblioteca norteamericana en el 2008 mediante un acuerdo.
Entre otros muchos documentos, la colección digitalizada incluye telegramas como el del Dr. Anders Osterling, de la Academia Sueca, notificando al escritor que ha ganado el Premio Nobel de Literatura de 1954, y otros de felicitación enviados por Carl Sandburg, Spencer Tracy, Verónica Rocky' Cooper (esposa de Gary Cooper), la escritora y periodista Lilliam Ross, John Huston y Adriana Ivancich, uno de los amores del autor de Por quién doblan las campanas', dijo la revista.
El proceso de restauración y digitalización de este legado comenzó en el 2002, cuando se firmó un acuerdo de colaboración entre el Consejo Nacional de Patrimonio Cultural de Cuba y el Social Science Research Council de Estados Unidos.
La cooperación se mantuvo luego con la Finca Vigia Foundation, creada en Estados Unidos en el 2004 por Jenny Phillips, la nieta del editor de Hemingway, Maxwell Perkins, dijo Cuba Contemporánea.
Hemingway vivió en Cuba de 1939 a 1960 y escribió en la isla algunas de sus más conocidas obras, como El viejo y el mar. Su casa de Finca Vigía, donada a Cuba por sus herederos, se convirtió en un museo, que es visitado cada año por miles de turistas.
El museo guarda una valiosa colección de 23,000 piezas, entre las que se incluyen documentos originales y obras de arte, armas, trofeos de caza, muebles, equipos eléctricos y mecánicos, ropa y objetos de decoración.
Los estudiosos han estado tratando durante décadas de ver lo que había allá, en La Habana, y debido a la situación política lograrlo se hacía muy difícil (
). Todos estos materiales son restos, desechos de la vida de un escritor. Todos se unen en un rompecabezas mayor, dijo Jenny Phillips a la revista.
Estados Unidos y Cuba viven enfrentados hace medio siglo por disputas políticas y carecen de relaciones diplomáticas, pero existen varios proyectos de cooperación académica y cultural.
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