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lunedì 9 dicembre 2013

La matita-pistola della spia di Ciro Bianchi Ross, pubblicato su Juventud Rebelde dell'8/12/13

A proposito della pagina dedicata alla spia tedesca catturata e fucilata all’Avana nel 1942, apparsa in questo spazio un paio di settimane fa Ernesto Aramís Álvarez Blanco, museologo e investigatore del Museo Oscar María de Rojas di Cárdenas, in provincia di Matanzas, apporta un dato interessante. Dice che la matita-pistola di Heinz August Kunning, conosciuto anche come Enrique Augusto Luning, si esibisce in questa istituzione culturale.
Nella perquisizione che si fece al momento della sua detenzione nella camera che occupava nella pensione ubicata al secondo piano dell’edificio contrassegnato dal numero 336 della calle Teniente Rey, tra Villegas e Aguacate, nell’Avana Vecchia, si trovarono carte geografiche, rilievi topografici, mappe di centri commerciali e un potente apparecchio radio che gli permetteva di ricevere e trasmettere messaggi. C’erano inoltre documenti che dimostravano i suoi contatti con altri agenti nazi e la curiosa arma che viene classificata dentro alle cosiddette “pistole da taschino” che posteriormente ai fatti, finì al museo cardenese.
A questo proposito Ernesto Aramís Álvarez Blanco scrive:
“Per le persone che visitano il museo Oscar María de Rojas è sempre interessante conoscere dettagli della storia dell’arma sequestrata a Luning. Misura 14,5 centimetri di lunghezza per 2,5 di larghezza. Fu fabbricata negli Stati Uniti e presenta l’iscrizione: <The Lake Erie Chemical Co. Cleveland Chic USA>”.
Álvarez Blanco precisa che si tratta di una pistola di calibro 12 mm, a un solo colpo e con un grilletto a forma di bottone. “È un’arma che divenne di moda alla fine del XIX secolo e che durante le prime 4 decadi del XX secolo era diffusa tra viaggiatori, giocatori di professione, donne licenziose e spie di diverse nazioni. Una curiosità, per dirlo in una parola”.
Con la detenzione di Luning, si relaziona il messaggio di Sergio Varela Sánchez. Questo lettore espone che sua madre e a sua nonna raccontarono e sentì molte volte raccontare dai vicini, della citata pensione. Riferivano che quando le autorità cubane decisero di procedere all’arresto della spia, chiesero agli inquilini delle case vicine di rimanere all’interno delle loro abitazioni e preferibilmente stare sotto i letti.
Aggiunge che non è d’accordo con il nordamericano Thomas D. Schoonover, professore dell’Università della Luisiana, in Lafayette, quando nel suo libro su Luning a Cuba dice che non seppe mai usare l’attrezzatura radiotelegrafica e che pertanto non poté mai mettersi in contatto con nessun sommergibile tedesco. Varela Sánchez puntualizza che a casa sua ha sempre sentito parlare delle gabbie di uccelli che la spia aveva nella sua camera perché il cinguettare dei volatili dissimulava e copriva il suono della trasmittente.
Alla fine, il lettore, chiede sulla partecipazione cubana alla II Guerra Mondiale.

Vittoria cubana

Nella prima conflagrazione mondiale, cuba dichiarò guerra alla Germania il 7 di aprile del 1917. Sebene ci fossero stati cubani che ebbero una partecipazione rilevante in questa lotta, nell’ordine strettamente militare, la Prima Guerra raggiunse solo una ripercussione interna degna di memoria: l’istituzione del Servizio Militare Obbligatorio per i maschi tra i 21 e i 30 anni, misura che non ebbe altra conseguenza pratica che quella di anticipare precipitosamente molti matrimoni.
Per la Seconda Guerra, il decreto legge numero 7 del 1942 dispose l’ampliamento e la riorganizzazione dell’Esercito e la Marina cubani e si tornò a stabilire il Servizio Militare che, stavolta, si tradusse in chiamata a grandi file di coscritti anche se, come nel conflitto anteriore, nessun cubano uscì da Paese per combattere in suolo straniero, se non come volontario. Non esistono dati precisi, ma si calcola che non meno di 3000 compatrioti si aggiunsero alle forze alleate. Di questo rimane costanza in molti racconti giornalistici e perlomeno in due libri: Dall’Hudson all’Elba, del volontario holguinero Armando Díaz Fernández e Memorie di uno studente soldato che valse al suo autore, Roberto Esquenazi Mayo, il Premio Nazionale di Letteratura del 1951.
Tre cubani combatterono nelle file dell’esercito sovietico: Enrique Vilar e i fratelli Aldo e Jorge Vivó. Aldo e Enrique trovarono la morte nel conflitto. I genitori di entrambi furono dirigenti prominenti del primo Partito Comunista di Cuba, Jorge Vivó e César Vilar. Il primo occupò la segreteria generale di questa organizzazione politica. César, il cosiddetto “Compagno Pi”, fu alla testa della Conferenza Nazionale Operaia di Cuba, sempre dalle fila del Partito fu delegato alla convenzione che elaborò la Costituzione del 1940 e posteriormente fu eletto senatore della Repubblica. Ma, nel 1953, i suoi criteri favorevoli all’attacco alla caserma Moncada e la posizione politica di Fidel, motivarono la sua esclusione dall’organizzazione a cui aveva consacrato la sua vita.
Il contributo cubano alla Seconda Guerra fu nel mare, anche se i nostri aviatori pattugliavano il Golfo del Messico nel triangolo compreso tra Mérida, l’Avana e Miami. Marinai cubani vigilavano le acque del Mar dei Caraibi e del Golfo e custodirono più di un milione e mezzo di tonnellate di merci che si trasportarono con navi di altri Paesi, in missioni che li obbligarono a percorrere oltre 300.000 miglia. Due mercantili cubani: Manzanillo e Santiago de Cuba, furono vittime di sommergibili tedeschi il 12 agosto del 1942, col saldo di 76 compatrioti morti.
Non ci si può dimenticare l’impresa dell’equipaggio del cacciasottomarini CS-13, che il 15 maggio del 1943 affondò il sottomarino tedesco U-173 di fronte alla costa di Las Villas, all’altezza di Cayo Mégano. La nave nazi era comandata da Reiner Dieriksen che aveva meritato la Croce di Ferro dell’alto comando tedesco per aver affondato oltre dieci navi nei mesi iniziali del conflitto. Il Tenente di Fregata Mario Ramírez era al comando del cacciasommergibili cubano quando l’addetto al sonar Norberto A. Collado, che sarà il timoniere del Granma nel 1956, rilevò con i suoi apparecchi la presenza del nemico e guidò i suoi alla caccia e alla distruzione dell’avversario.

Combustibile in veicoli per il trasporto di latte

Ed a proposito dei sommergibili tedeschi, Horacio Torres Triana domanda, da Camagüey, sul rifornimento del combustibile e degli alimenti di detti sommergibili, vista l’enorme distanza tra la Germania e la nostra zona geografica.
Un cubano, morto a Miami da circa 25 anni, confessò ad un collaboratore di questa colonna che nella tenuta della sua famiglia a Camagüey si rifufgiavano sommergibilisti nazi. C’era, li, una baracca abilitata all’uopo e vi passavano fino a due o tre mesi. Buon cibo, assistenza medica; si arrivò a praticare perfino estrazioni di appendice, in luogo, mentre il sottomarino restava camuffato sulla costa.
Questa fonte, di cui potrei rivelare il nome, raccontò anche al mio informatore, sulle operazioni del combustibile. Nei fine settimana lo rubavano dal deposito della compagnia petrolifera Shell all’Avana e lo trasportavano fino a Camagüey nei camion di un'azienda di trasporto del latte di proprietà di uno spagnolo falangista. Circa 400 uomini, alcuni di loro figure conosciute della radio  e dello sport, partecipavano nella vicenda. La polizia, al comando di Manuel Benítez, non li ha mai scoperti o non volle farlo.
Il giornalista Juan Chongo Leíva ha pubblicato, anni fa, - e le edizioni sono completamente esaurite – due libri utili e interessanti che ben meriterebbero la riedizione: La morte viaggia col passaporto nazi, su Kunning e La sconfitta di Hitler a Cuba, attorno alle organizzazioni fasciste che sorsero qua. Però il fatto del quintacolonnismo nell’Isola, durante la Seconda Guerra Mondiale e prima, resitette ad altri avvicinamenti. Gli si passa sopra con troppa fretta e in buona misura, dati che a suo tempo riportò la stampa, rimasero congelati nelle pagine di giornali e riviste nei quali si pubblicarono senza che nessuno si preoccupasse di verificarli mentre, molto di quello che si dice sul tema, continua a far parte delle supposizioni, senza che si sappia con certezza cosa fosse verità e cosa bugia.
Nelle alte sfere del Governo cubano dell’epoca, non erano pochi quelli che simpatizzavano con Hitler e la sua politica. Senza andare molto lontano, il cancelliere José Manuel Cortina dovette rinunciare al suo incarico dopo che in un’interpellanza parlamentare lo si accusò di antidemocratico e di fare affari coi passaporti degli emigrati ebrei. D’altra parte le autorità d’immigrazione accusavano gli ebrei ricchi di essere agenti nazi e li rinchiudevano nella Stazione di Quarantena di Tríscornia a Casablanca, per esigere poi la somma di dieci mila dollari per esonerarli da carichi, mentre che gente come il principe Ruspoli, direttore della beneficenza italiana a Cuba, si muoveva liberamente per l’Isola nonostante l’opinione pubblica cubana lo tacciava di quintacolonna.
Nel maggio del 1943, nel Centro Radiotelegrafico della Segreteria (ministero) delle Comunicazioni, ubicata nel reparto Kohly, si sequestrarono 17 documenti che contenevano – si dice – prove dello spionaggio che funzionari cubani esercitavano a favore della Germania. Eduardo Chibás accusó un ex direttore di questo Centro e l’accusa provocó un’aspra polemica fra un figlio di questi e il parlamentare, nella quale emersero non pochi panni sporchi di funzionari governativi. La discussione arrivò a tal punto che il pubblico ministero del Tribunale Supremo sollecitò all’Auditoria avanera il giudizio dei contendenti. Chibás gettò in faccia al pubblico ministero di non aver proceduto con la denuncia, supportata, dei 17 documenti sequestrati in Kohly. E che non vi avrebbe nemmeno proceduto. Un incendio, mai chiarito, nel Centro Radiotelegrafico mise fine alla vicenda e il generale Manuel Benítez, capo della Polizia Nazionale, assunse il controllo dell’entità.

Cubanismo assoluto

Un altro messaggio elettronico, firmato da Andrés, senza cognomi, allude all’esistenza di un partito nazi a Cuba al quale si riferì lo scriba nella sua pagina del 24 novembre scorso. Scrive il mittente: “Effettivamente, poco più di dieci anni or sono, ho realizzato un’investigazione sul razzismo a Cuba e cercando, cercando, ho trovato che nell’ottobre 1938 si era creato un partito nazi a Cuba. Incredibile, ma vero. È un capitolo della nostra storia che si conosce poco. Il partito fu creato dal giornalista Juan Prohias ed era composto principalmente da piccoli commercianti e alcuni membri della classe media, tutti portatori di un’ideologia razzista, profondamente anticomunista e ultranazionalista (cubanismo assoluto, dicevano loro). Nei suoi primi statuti c’erano clausole che avocavano apertamente alla discriminazione razziale, per cui all’inizio della nuova decade, non fu accettata la richiesta d’iscrizione per essere contro lo stipulato rispetto alla Costituzione del 1940. Più tardi si omisero convenientemente tutti i riferimenti razziali per poter ottenere status legale. Oltre a questo partito, esistettero simultaneamente il Partito Fascista Nazionale, la Legione Nazionale Rivoluzionaria Sindacalista e la Legione Studentesca di Cuba che compartivano tutte la medesima  base ideologica. Queste organizzazioni ebbero presa, fondamentalmente,  all’Avana e Las Villas”.

Andrés conclude il suo messaggio: “Per fortuna ci fu, a Cuba, un forte movimento antifascista”.

La pistola-lapicero del espía

Ciro Bianchi Ross • 
digital@juventudrebelde.cu
7 de Diciembre del 2013 19:05:12 CDT

CON motivo de la página dedicada al espía alemán capturado y fusilado
en La Habana en 1942, y que apareció en este espacio hace un par de
semanas, Ernesto Aramís Álvarez Blanco, museólogo e investigador del
Museo Óscar María de Rojas, de Cárdenas, en la provincia de Matanzas,
aporta un dato de interés. Dice que la pistola-lapicero de Heinz
August Kunning, conocido también como Enrique Augusto Luning, se
exhibe en esa institución cultural.
En el registro que se practicó en el momento de su detención, en la
habitación que ocupaba en la casa de huéspedes ubicada en el segundo
piso del edificio marcado con el número 366 de la calle Teniente Rey,
entre Villegas y Aguacate, en La Habana Vieja, se encontraron mapas,
croquis y planos de centros comerciales y un potente aparato de radio
que le permitía transmitir y recibir mensajes. Había además documentos
que demostraban sus contactos con otros agentes nazis y la curiosa
arma aludida, que cae dentro de las llamadas «pistolas de bolsillo» y
que con posterioridad a los hechos fue a parar al museo cardenense.
Escribe al respecto Ernesto Aramís Álvarez Blanco:
«Para las personas que visitan el museo Oscar María de Rojas resulta
siempre interesante conocer detalles de la historia del arma ocupada a
Luning. Mide 14,5 centímetros de largo por 2,5 de ancho. Fue fabricada
en Estados Unidos de América y presenta la inscripción: “The Lake Erie
Chemical Co. Cleveland Chic USA”».
Precisa Álvarez Blanco que se trata de una pistola de 12 milímetros de
calibre, un solo tiro y un disparador en forma de botón. «Es un arma
que se puso de moda a fines del siglo XIX y que durante las primeras
cuatro décadas del siglo XX fue frecuente entre viajeros, jugadores
profesionales, mujeres licenciosas y espías de diversas naciones. Una
curiosidad, para decirlo en una palabra».
Con la detención de Luning se relaciona el mensaje de Sergio Varela
Sánchez. Expone este lector lo que le contaron su madre y su abuela y
escuchó muchas veces relatar a los suyos, vecinos de la ya aludida
casa de huéspedes. Referían que cuando las autoridades cubanas
decidieron proceder a la detención del espía, pidieron a los
inquilinos de las viviendas aledañas que permanecieran en el interior
de sus domicilios, preferiblemente debajo de las camas.
Añade que no está de acuerdo con el norteamericano Thomas D.
Schoonover, profesor de la Universidad de Luisiana, en Lafayette,
cuando en su libro sobre Luning en Cuba dice que nunca supo manejar el
equipo de radiotelegrafía y que por tanto jamás logró comunicarse con
submarino alemán alguno. Puntualiza Varela Sánchez que siempre escuchó
hablar en su casa de las jaulas con pájaros que el espía tenía en su
habitación porque el piar de las aves disimulaba y encubría el sonido
del transmisor.
Por último inquiere el lector acerca de la participación de Cuba en la
II Guerra Mundial.

Victoria cubana

Cuando la primera conflagración mundial, Cuba declaró la guerra a
Alemania el 7 de abril de 1917. Aunque hubo cubanos que tuvieron una
participación muy destacada en esa contienda, en el orden
estrictamente militar la Primera Guerra solo alcanzó una repercusión
interna digna de memoria: el establecimiento del Servicio Militar
Obligatorio para los varones entre los 21 y los 30 años, medida que no
tuvo otra consecuencia práctica que la de precipitar numerosos
matrimonios.
Cuando la Segunda Guerra, el Acuerdo-Ley número 7 de 1942 dispuso la
ampliación y la reorganización del Ejército y la Marina cubanos y se
volvió a establecer aquí el Servicio Militar, que esa vez sí se
tradujo en el llamado a filas de muchos de los conscriptos aunque, al
igual que en el conflicto anterior, ningún cubano salió del país para
pelear en suelo extraño, salvo como voluntario. No existen datos
precisos, pero se calcula que no menos de 3 000 compatriotas se
sumaron a las fuerzas aliadas. De eso queda constancia en muchos
relatos periodísticos y por lo menos en dos libros: Del Hudson al
Elba, del voluntario holguinero Armando Díaz Fernández, y Memorias de
un estudiante soldado, que valió a su autor, Roberto Esquenazi Mayo,
el Premio Nacional de Literatura en 1951.
Tres cubanos combatieron en las filas del ejército soviético: Enrique
Vilar y los hermanos Aldo y Jorge Vivó. Aldo y Enrique encontraron la
muerte en la conflagración. Los padres de ambos fueron prominentes
dirigentes del primer Partido Comunista de Cuba, Jorge Vivó y César
Vilar. El primero ocupó la secretaría general de esa organización
política. César, el llamado «Camarada Pi», encabezó la Confederación
Nacional Obrera de Cuba y, siempre desde las filas del Partido, fue
delegado a la convención que elaboró la Constitución de 1940 y con
posterioridad resultó electo senador de la República. Pero en 1953 sus
criterios favorables sobre el ataque al cuartel Moncada y la posición
política de Fidel, motivaron su exclusión de la organización a la que
había consagrado su vida.
La contribución cubana a la Segunda Guerra estuvo sobre todo en el
mar, aunque también nuestros aviadores patrullaron el Golfo de México
en el triángulo comprendido entre Mérida, La Habana y Miami. Marinos
cubanos vigilaron las aguas del Caribe y del Golfo y custodiaron más
de un millón y medio de toneladas de mercancías que se transportaban
en buques de otros países, en misiones que los obligaron a recorrer
más de 300 000 millas. Dos cargueros cubanos, Manzanillo y Santiago de
Cuba, fueron víctimas de submarinos alemanes el 12 de agosto de 1942,
con el saldo de 76 compatriotas muertos.
No puede olvidarse la hazaña de la tripulación del cazasubmarinos
CS-13, que el 15 de mayo de 1943 hundió al submarino alemán U-173
frente a la costa norte de Las Villas, a la altura del faro de Cayo
Mégano. La nave nazi era comandada por Reiner Dieriksen, que había
merecido la Cruz de Hierro del alto mando alemán por haber hundido más
de diez buques durante los meses iniciales del conflicto. El alférez
de fragata Mario Ramírez estaba al frente del cazasubmarinos cubano
cuando el sonadista Norberto A. Collado, que sería el timonel del yate
Granma en 1956, detectó con sus equipos la presencia del enemigo y
guió a los suyos en la persecución y aniquilamiento del adversario.

Combustible en carros de leche

Y a propósito de los submarinos alemanes, Horacio Torres Triana
pregunta desde Camagüey sobre el reabastecimiento de combustible y
alimentos de dichos sumergibles, dada la enorme distancia que media
entre Alemania y nuestra zona geográfica.
Un cubano que falleció en Miami hace unos 25 años confesó a un
colaborador de esta columna que en la finca de su familia en Camagüey
se refugiaban submarinistas nazis. Había allí una barraca habilitada
para ese propósito y pasaban en ella hasta dos y tres meses. Buena
comida y asistencia médica; hasta extirpaciones de apéndice llegaron a
practicarse en el lugar mientras el submarino permanecía camuflado en
la costa.
Esa fuente, cuyo nombre podría revelar, contó también a mi informante
sobre la operación del combustible. Se lo robaban los fines de semana
del depósito de la petrolera Shell, en La Habana, y lo transportaban
hasta Camagüey en camiones de una compañía lechera propiedad de un
español falangista. Unos 400 hombres, algunos de ellos figuras
notables de la radio y el deporte, participaban en ella. La Policía,
al mando de Manuel Benítez, nunca los descubrió o no quiso hacerlo.
El periodista Juan Chongo Leiva publicó hace años —y están ya
totalmente agotados— dos libros útiles e interesantes que bien merecen
su reedición: La muerte viaja con pasaporte nazi, sobre Kunning, y El
fracaso de Hitler en Cuba, acerca de las organizaciones fascistas que
surgieron aquí. Pero el asunto del quintacolumnismo en la Isla durante
la Segunda Guerra Mundial, y antes, resistiría otros acercamientos. Se
le pasa por encima con demasiada celeridad y, en buena medida, datos
que en su momento aportó la prensa quedaron congelados en las páginas
de periódicos y revistas donde se publicaron sin que nadie se haya
preocupado de rastrearlos, mientras mucho de lo que se repite acerca
del tema sigue siendo parte de las suposiciones, sin que se sepa con
certeza qué fue verdad y qué fue mentira.
En las altas esferas del Gobierno cubano de la época no eran pocos los
que simpatizaban con Hitler y su política. Sin ir muy lejos, el
canciller José Manuel Cortina tuvo que renunciar a su cargo luego de
que en una interpelación parlamentaria se le acusara de antidemócrata
y de negociar con los pasaportes de los emigrados judíos. Por otra
parte, las autoridades de Inmigración acusaban de agentes nazis a
judíos ricos y los encerraban en la Estación Cuarentenaria de
Triscornia, en Casablanca, para exigirles luego sumas de hasta diez
mil dólares para exonerarlos de cargos, mientras que gente como el
príncipe Rúspoli, director de la Beneficencia Italiana en Cuba, se
movía libremente por la Isla pese a que la opinión pública cubana lo
tachaba de quintacolumnista.
En mayo de 1943, en el Centro Radiotelegráfico de la Secretaría
(ministerio) de Comunicaciones, ubicado en el reparto Kholy, se
ocuparon 17 documentos que contenían —se dice— pruebas del espionaje
que funcionarios cubanos ejercían a favor de Alemania. Eduardo Chibás
acusó a un ex director de ese centro, y la inculpación provocó una
áspera polémica entre un hijo de este y el parlamentario en la que
relucieron no pocos trapos sucios de funcionarios gubernamentales. La
discusión llegó a tal punto que el fiscal del Tribunal Supremo
solicitó a la Audiencia habanera el procesamiento de los
contendientes. Chibás echó en cara al fiscal no haber procedido con la
denuncia sustentada en los 17 documentos ocupados en Kholy. Ni
procedería tampoco. Un incendio nunca esclarecido en el Centro
Radiotelegráfico puso fin al asunto y el general Manuel Benítez, jefe
de la Policía Nacional, asumió el control de la entidad.

Cubanismo absoluto

Otro mensaje electrónico, firmado por Andrés, sin apellidos, alude a
la existencia de un partido nazi en Cuba a la que se refirió el
escribidor en su página del 24 de noviembre pasado. Escribe el
remitente: «Efectivamente, hace poco más de diez años realicé una
investigación sobre el racismo en Cuba y buscando y buscando encontré
que en octubre de 1938 se había creado un partido nazi en Cuba.
Increíble, pero cierto. Es un capítulo de nuestra historia que se
conoce poco. El partido fue creado por el periodista Juan Prohias y
estaba compuesto fundamentalmente por pequeños comerciantes y algunos
miembros de la clase media, portadores todos de una ideología racista,
profundamente anticomunista y ultranacionalista («cubanismo absoluto»,
decían ellos). En sus primeros estatutos había cláusulas abogando
abiertamente por la discriminación racial, por lo que al principio no
fue aceptada la solicitud de inscripción por ir en contra de lo
estipulado al respecto en la Constitución de 1940. Más tarde omitieron
convenientemente todas las referencias raciales para poder obtener
estatus legal. Además de este partido, existieron simultáneamente el
Partido Fascista Nacional, la Legión Nacional Revolucionaria
Sindicalista y la Legión Estudiantil de Cuba, y todas compartían la
misma base ideológica. Estas organizaciones tuvieron su arraigo en La
Habana y Las Villas fundamentalmente».
Concluye Andrés su mensaje: «Por suerte, hubo en Cuba un fuerte
movimiento antifascista».

Ciro Bianchi Ross
ciro@jrebelde.cip.cu
http://wwwcirobianchi.blogia.com/


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