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venerdì 22 giugno 2018

Laura Pausini all'Avana

Mettendo a rischio la sua presenza sul mercato di Miami dove è omnipresente nelle stazioni radio, con annessi e connessi. Laura Pausini ha risposto positivamente all’invito del popolarissimo duo “Gente de Zona” e domenica 24 si esibirà nello scenario già collaudato nel concerto effettuato dai Rolling Stones, nei terreni adiacenti alla Ciudad Deportiva dell’Avana. Tra i “big” italiani, nel loro momento di massima popolarità, si aggiunge a Miguel Bosè e Lorenzo “Jovanotti” Cherubini che fra l’altro si sono esibiti con altri grandi artisti interbazionali in uno dei concerti per la pace. Poi, Zucchero Fornaciari che dopo anni di divieti imposti dai discografici nordamericani a cui era legato, qualche anno fa, raggiunta l’indipendenza professionale è venuto a Cuba dove oltre a incidere un disco si è esibito in tre occasioni, tra le quali nella chiusura della Settimana della Cultura Italiana.

La Pausini si fermerà solo 24 ore per partecipare a questo concerto, con entrata libera come tutte le altre grandi manifestazioni. Peraltro la sua presenza è molto attesa da miriadi di fans cubani della cantante emiliana che non è solo popolare a Miami, restando da queste parti. Certamente gli interessi economici sono motlo diversi ed è anche per questo che Laura è da ammirare. 

mercoledì 13 giugno 2018

Guantánamo, 120 anni di occupazione

Si compiono 120 anni di occupazione della base di Guantánamo da Parte degli Stati Uniti. La concessione per l’uso di questo territorio era stata data, nel 1898 in segno di “gratitudine” per l’intervento nordamericano nella guerra di liberazione in un momento in cui la Spagna era già in ginocchio e con l’autoaffondamento della corazzata Maine come pretesto. Questa concessione, però, prevedeva che la Baia di Guantánamo servisse come attracco delle navi er il trasporto del carbone. Successivamente, grazie al così detto Emendamento Platt incluso nel Trattato di Pace (firmato a Parigi tra Spagna e Stati Uniti, senza diritto al voto da parte di Cuba), gli Usa si riservavano il diritto di intervenire militarmente quando lo ritenessero necessario. Cosa che avvenne in tre occasioni. Fu così che il lembo di territorio orientale dell’Isola si trasformò in base militare che l’attuale Governo non riconosce per la sua illegittimità sia per l’uso che per l’occupazione non più giustificata.

mercoledì 6 giugno 2018

Informazioni o disinformazioni?

Qualche giorno fa, stavo guardando una intervista a una “esperta del Medio Oriente” su Telesur e mi sono reso conto di quanto può essere dannosa la disinformazione o cattiva informazione, fatta in buona o malafede.
Premesso che non sono assolutamente d’accordo con l’espansionismo e gli abusi che il Governo israeliano sta commettendo, seppure a volte risponde a provocazioni, in altre non ha giustificazione.
Quello che mi ha però attirato l’attenzione è la distorsione della storia: il moderno Stato d’Israele è stato fondato nel dopoguerra per intervento diretto dell’Inghilterra che era la potenza colonizzatrice di quasi tutto il Medio Oriente. Vero è che i palestinesi occupavano il territorio da circa duemila anni, ma è anche vero che non tutti gli ebrei lo avevano abbandonato e convivevano pacificamente con gli arabi. Dopo l’ntervento politico, in cui la parte dele terre espropriate vennero comunque pagate (non so se a prezzo equo o meno) si era stabilito un equilibrio difficile tra il rinato Stato e i Paesi confinanti. Ovviamente con la creazione di questo Stato che definiscono “artificiale”, cosa vera solo in parte, la popolazione è aumentata e la convivenza con i vicini si è fatta sempre più difficile con guerre o scaramucce più o meno frequenti.

Ora, secondo l’intervistata, “gli ebrei sono una derivazione degli arabi con cui compartono le radici semite”. In realtà, credo sia esattamente il contrario, dal momento che l’attuale fede musulmana è sorta ben dopo quella ebraica che conta quasi sei mila anni e vogliono impadronirsi del Sinai, il Golan, il Libano, la Giordania e pefino l’Irak. Ora, a parte che mi sembra improbabile, le zone occupate, alcune restituite, dove in effetti stanno espandendosi ingiustificatamente, sono state acquisite dopo la guerra del 1967 che è stata scatenata da Egitto, Giordania e Siria, con appoggio dell’Irak che pensavano di fare una passeggiata per cancellare lo Stato ebraico. Non è stato così e se hanno perso dei territori, la colpa è solo loro.

venerdì 1 giugno 2018

Cuba esporta il folklore culturale

Se il Danzón è il Ballo Nazionale, la Rumba è invece il segno distintivo della cultura musicale e danzaria afrocubana. Per iniziativa di Rudy Mora, già primo ballerino del Conjunto Folklórico Nacional, da qualche anno si svoilge sull’isola il Festival Timbalaye, dedicato a questa specialità. Nel 2018, Timbalaye ha superato i confini cubani per presentarsi in Italia e Francia con una nutrita delegazione di intellettuali, giornalisti e naturalmente, ballerini di Rumba pre far conoscere una volta di più agli europei questa danza dalle radici nella cultura africana, sempre viva sull’Isola.
Le esibizioni si stanno tenendo in questi giorni a Roma, Firenze e Parigi e a quanto pare con grande successo di pubblico e musicologi.

Grande successo anche al “Mese della Cultura Cubana” che si sta concludendo con l’esibizione del Balletto Nazionale di Cuba al Centro J. F. Kennedy di Washington dove si sono presentati artisti di ogni campo della cultura cubana con grande accettazione da parte del pubblico nordamericano. Il Balletto Nazionale, prima di concludere la rassegna nella capitale, si è esibito in varie città statunitensi raccogliendo consensi, simpatia e solidarietà.

mercoledì 23 maggio 2018

Morto Posada Carriles

Nel pomeriggio di oggi è morto, a Miami, Luis Posada Carriles. Terrorista, torturatore e assassino che ha operato per conto della CIA in gran parte dell’America Latina. È stato autore dell’attentato al volo di Cubana: Caracas/Barbados/Avana, nell’ottobre del 1976 che ha provocato 76 vittime innocenti. Per le sue “gesta” di cui andava orgoglioso, non ha mai pagato, anzi, ha ricevuto. Qualche anno or sono un ingenuo giudice texano lo aveva fatto arrestare per essere entrato con documenti falsi negli Stati Uniti da El Salvador. Ovviamente i documenti erano dei falsi autentici forniti dalla CIA per una delle sue luride missioni, quindi la detenzione è durata il tempo di una rosa e Posada ha potuto rientrare a Miami dove ha vissuto sempre riverito e protetto.

La morte, anche per ragioni anagrafiche, lo ha colto nel suo letto e non in una cella dove avrebbe dovuto essere ospitato, in un Paese paladino dei Diritti Umani. La consolazione è che seppure sia rimasto impunito, non ha potuto vedere la disfatta della Rivoluzione Cubana che ha sempre perseguito e nemmeno entrare in possesso dei peli della barba di Fidel Castro, peraltro scomparso prima di lui.

martedì 1 maggio 2018

svarioni e altro

Nel post di ieri ho commesso uno svarione di “solo” 10 anni nell’annuncio della celebrazione del FITUR, in realtà, seppur ha cambiato nome, gli anni sono 37, gà che il primo evento è stato nel 1981.

Oltre a questo errore da senilità, devo dire di averne commesso un altro grave: ho cancellato, per negligenza,  tutto quello che avevo nel PC e ho dovuto riformattare e cercare di ricostruire il ricostruibile, posta e accesso al blog. Il disco esterno dove avevo salvato almeno l’85 o 90% del materiale non viene letto. Spero sia dovuto alla perdita dei driver che cercherò di scaricare dalla rete appena possibile, dal momento che ho limitazioni. Spero solo che non mi esca la scritta (nuova in questo caso) di “access deniegated from this server” come quella che appare  per poter rispondere ai commenti di questo blog. Non mi resta che sperare che Trumpone non mi neghi del tutto ogni tipo di accesso. Naturalmente non solo a me e questa non sarebbe colpa mia.

martedì 24 aprile 2018

Intervista a Radiorai1

Il 19 scorso, sono stato contattato da Radiorai1 nel corso  del suo programma in diretta “Fuorigioco”. Allego il link per chi fosse interessato ad ascoltare il programma o la sola intervista a partire dal minuto 5,30 circa.

Sono sempre in difficoltà con internetper la gestione e pubblicazione del blog, ma questo non è nuovo.


Ringrazio i lettori vecchi e nuovi, in particolare i fedelissimi.

domenica 8 aprile 2018

Benvenuti a Jaimanitas

Jaimanitas era un villaggio di pescatori e artigiani a occidente dell’Avana e separato dal fiume, di cui porta il nome, da Santa Fé che inizia dall’odierna Marina Hemingway già Marina Barlovento, il terreno colindante al fiume e relativa foce, fu regalato da Fulgencio Batista a suo figlio che creò, appunto la Marina. Allora aveva soltanto i lunghi canali, separati dai moli percorribili in auto, per l’attracco degli yacht di ricchi cubani o stranieri perlopiù di provenienza nordamericana. Con l’ultima riforma politica e amministrativa, entrambi, sono stati incorporati nella nuova provincia/città de La Habana. Nella cittadina confinante, di dimensioni superiori a Jaimanitas, oltre alla pesca e all’artigianato, la tradizione era anche l’agricoltura su scala maggiore di quella del paese vicino.
Nel caso della ex Marina Barlovento, oggi Hemingway, c’è stato un grande sviluppo di tipo turistico con villette a schiera e l’hotel El viejo y el mar, ai quali si sono aggiunti spazi e locali ricreativi, ristoranti e un centro commerciale, oltre ad altri servizi. In questa sede è sorto anche lo Yacht Club de La Habana che è sempre stata la sede organizzativa del trofeo Ernest Hemingway di pesca al marlin.
In entrambi i casi non si sono perse completamente le caratteristiche tradizionali, particolarmente a Jaimanitas che è tutt’ora abitata maggiormente da gente laboriosa e cordiale composta, in molti casi, da nuclei famigliari, quasi a forma tribale e conta con un locale rustico, specializzato in prodotti del mare freschissimi che seppure non pubblicizzato nel modo tradizionale è frequentatissimo, particolarmente da diplomatici, uomini di affari e tecnici stranieri residenti a Cuba o turisti “guidati” o informati. I trasporti locali si fanno con i “bicitaxi”, sorti durante il tristemente famoso “periodo especial” e il materiale edilizio o gli sgombri, ma non solo, sono spesso trasportati coi “carretones” tirati da focosi cavalli. Non mancano però, a Jaimanitas, nuovi arrivi nazionali e di stranieri che cercano un luogo tranquillo, in riva al mare e non lontano dal centro sempre più convulso della capitale. L’edilizia costruttiva è in piena auge e costretta a un piano regolatore che rispetti l’ambiente e il panorama circostante.
Nel caso dell’immigrazione nazionale, un bel giorno, è arrivato José Fuster dalle lontane origini germaniche ma di famiglia originaria di Caibarien, sempre sul litorale nord del Paese, artista della plastica con prefernza della ceramica e che si auto definisce “contadino della costa”, trovando pertanto condizioni molto simili a quelle della sua infanzia.
Appassionato immensamente della sua attività artistica, a un certo punto ha pensato di abbellire la sua casa con rivestimenti di ceramica, preso per pazzo dai suoi concittadini che lo vedevano spezzettare piastrelle di ogni tipo e colore, un bene scarso e molto costoso a Cuba, specialmente a quei tempi. Il risultato gli ha dato ragione e poco a poco ha continuato ad “arredare”, a richiesta, altri edifici del villaggio con un lavoro che prosegue tutt’oggi, trasformando la sua strada e quelle adiacenti in una località che la voce del popolo ha cominciato a chiamare “Fusterlandia”. Un lavoro pesante dovuto al clima, duro e difficile da realizzare, ma con risultato di essere diventata anche un’attrazione turistica che prosegue, creando una piccola economia e posti di lavoro, sia per gli addetti al turismo che per i suoi collaboratori visto che ormai, per una persona sola, sarebbe un’opera ciclopica. Chissà, per certi versi, alcune realizzazioni possono apparire “kitch” per noi europei, ma ognuna di loro, oltre all’abbellimento fisico dell’ambiente circostante, ha un significato storico o culturale.

Una visita, anche fugace a Jaimanitas, “Fusterlandia” a parte, vale sicuramente la pena per un visitatore non frettoloso di Cuba.













































martedì 3 aprile 2018

Esserci o non esserci?

L’amletico quesito è diretto al web. Si da il caso che nottetempo, tra lunedì e martedì, qualche brava persona ha scalato il terrazzo di casa mia rubandomi il ricevitore di segnale wi-fi che lo trasforma in segnale di rete via cavo, permettendomi di operare da casa.
Non posso nemmeno porre formale denuncia, pur avendo grossi sospetti  e coincidenze almeno sul “mandante”, dal momento che si tratta di apparecchi “illegali”, così come le parabole satellitari eloro sintonizzatori ben più ingombranti e difficili da camuffare, che però vengono regolarmente venduti sul sito di “Revolico” e altri. Comunque chi usa questi ricevitori non ruba niente, dal momento che la connessione avviene tramite la rete locale alla quale si accede a pagamento (salato) del conto “Nauta”, ma se si volessero importare legalmente verrebbero requisiti in dogana appartenendo alla lista degli oggetti vietati. Chi gira per l’Avana e ne conosce il funzionamento ne può vedere a migliaia, installati su altissimi e inacessibili pali, ancorati da tiranti in filo di ferro. Ingenuamente pensavo che con on palo di circa 5 metri attaccato a quello di sostegno dell’antenna TV, oltre ad essere sul tetto, fosse abbastanza. Non ho tenuto presente che le cinghiette di plastica si tagliano anche con un tagliaunghie e col senno do poi, magari una buona saldatura era sufficiente (forse). La mattina ho trovato il palo tristemente al suolo e il cavo reciso. Fra l’altro, vista la “difficoltà” di ottenerli in loco, si pagano quasi dieci volte il loro valore di mercato sul pianeta Terra.
Comunque questo, più che uno sfogo vuole essere una spiegazione ad amici e fedeli lettori che mi vedranno ancora meno spesso sul blog e su FB. Spero comunque, fra qualche giorno, pubblicare un lungo post corredato di diverse fotografie di Jaimanitas e la Marina Hemingway, sto ultimando e selezionando le foto da inserire che sono abbastanza, al di là che me ne manca qualcuna che mi piacerebbe aggiungere, ma il troppo controluce di certi luoghi, la mattina, o la nuvolosità del pomeriggio mi ritardano il lavoro, connessione a parte che seppure scomoda non è impossibile, almeno per qualche minuto.
Ovviamente, nelle fasi di “buio”, sono anche senza posta elettronica.

Volemose béne.

mercoledì 14 marzo 2018

Professioni pericolose

Sicuramente, facendo ricerche, si scoprirebbe qual è il mestiere o professione più pericoloso del mondo: minatore, costruttore edile, pilota, acrobata o altro? Non ho fatto questa ricerca, ma sicuramente quello del giornalista è nei primi posti della statistica. Basta sapere che negli ultimi dieci anni ne sono stati assassinati più di 800, senza contare i sequestri con rilascio più o meno portato a termine dalle forze dell’ordine. Non esiste poi un riscontro di minacce, intimidazioni o foraggiamenti per far si che il professionista abbandonasse o modificasse la sua linea di opinione o investigazione.
Spesso questi atti di violenza sono stati eseguiti, magari, da analfabeti che non avevano la minima idea di cosa avesse pubblicato o stesse investigando la loro vittima. Chi li ha mandati, però, sapeva leggere e scrivere alla perfezione, oltre che saper far di conto in maniera superlativa.

Oggi a Cuba si festeggia la Giornata del Giornalista e dell’Informazione in omaggio alla fondazione, in questa data in quel del 1892, del giornale Patria, fondato e diretto da José Martí di cui Premi Nazionali alla carriera, col suo nome, sono stati assegnati a diversi giornalisti cubani fra i quali Ciro Bianchi che oltre ai suoi libri e all'autorizzazione alla traduzione e pubblicazione di alcuni dei suoi innumerevoli lavori, mi onora con la sua amicizia.