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mercoledì 19 dicembre 2018

Ciro Bianchi 51 anni di carriera

Nel pomeriggio di ieri, l’UNEAC (Associazione degli Artisti e Scrittori di Cuba) ha conferito un omaggio alla carriera, per i suoi 70 anni di cui 51 di professione, a Ciro Bianchi, cubano da cinque generazioni e italiano di origine come fanno fede il suo nome e cognome.
Ciro è titolare da oltre 17 anni di una colonna di storia e costume sull’edizione domenicale di Juventud Rebelde, dove ha pubblicato 887 dei suoi scritti manifestando amore e conoscenza per la sua città, relativa storia, cultura e tradizioni. Ha partecipato e partecipa come esperto e consulente a un’infinità di trasmissioni televisive ed è autore di oltre 30 libri che raccolgono immagini di vita dell’Avana di ieri e di oggi. Nella sua lunga carriera, oltre a tanti riconoscimenti, ha ottenuto due Premi Nazionali di Giornalismo  “José Martí”.
Il suo primo articolo è stato pubblicato su “El Mundo”, uno dei maggiori quotidiani dell’Avana di ieri, quando aveva solo 17 anni e il testo era piaciuto al direttore a cui lo aveva sottoposto. Il lavoro gli venne pagato come collaboratore, ma la sua cera carriera è iniziata solo dopo un paio d’anni di praticantato presso il medesimo giornale e pagato a prestazioni. Ai suoi inizi, “costretto” a pubblicare sulle stesse pagine di famosi  e popolari colleghi più anziani, fra i quali anche Gabriel García Márquez, aveva timore di pubblicare articoli di cronaca o di opinione e quindi decise di essere intervistatore di personaggi famosi pensando: “Se non leggono me, per la mia firma sconosciuta, leggeranno per sapere di più sull’intervistato”. Poi si è giustamente conquistato la sua popolarità e affetto del pubblico.

Tanti auguri e lunga vita di lavoro, Ciro.







martedì 18 dicembre 2018

Venezia all'Avana, FIART 2018

Dopo la chiusura del 40° Festival del Nuovo Cine Latinoamericano, prosegue la XXII edizione della FIART (Fiera Internazionale dell’Artigianato), inaugurata lo scrso 6 di dicembre, come il Festival, ma che prosegue fino al 21 con il Messico come Paese invitato d’onore.

Durante una breve visita ai padiglioni, ho avuto una gradita sorpresa: entrando a curiosare nel padiglione dell’India, a un certo punto mi sono trovato di fronte ad oggetti di una certa familiarità e guardandomi bene attorno mi sono accorto di essere nello stand dell’unico Artigiano rappresentante l’Italia e in particolare la sua Venezia, con articoli di bigiotteria lavorati in vetro. Dopo una breve e frettolosa presentazione, l’incontro ha preso più corpo scoprendo che Massimiliano, Maestro nell’arte del vetro e disegnatore delle sue collezioni per la sua azienda, MUMU, mi ha riconosciuto essendo anche un lettore delle mie note sul blog, così che abbiamo preso l’impegno di rivederci in compagnia delle nostre mogli cubane, Ania che e anche collaboratrice nel lavoro e  Cecilia.










martedì 4 dicembre 2018

Sembra ieri, ma sono 40

Fra due giorni si apre la quarantesima edizione del Festival del Nuovo Cine Latinoamericano dell’Avana che si chiuderà il 16 prossimo. La rassegna aumenta anno dopo anno la sua importanza e popolarità anche nel resto del mondo. Nella sua ormai non breve storia ha presentato pellicole di grande qualità oltre a retrospettive o opere fuori concorso anche di altre latitudini. Assieme ai film, non sono mancati invitati e partecipanti di eccellenza, sia come ospiti che come giurati. Quest’anno l’attenzione è rivolta a due grandi cineasti, fondatori dell’Istituto Cubano del Cinema e anche del Festival, come Alfredo Guevara che ne è stato Presidente e Tomás Gutiérrez Alea “Titón”, probabilmente il maggior realizzatore cubano, la cui pellicola “Memorias del subdesarrollo” recentemente restaurata e digitalizzata è nella classifica delle migliori al mondo.
Personalmente ho avuto il piacere e l’onore di conoscere miti del passato come Gian Maria Volonté, Vittorio Gassman, Jack Lemmon, Gregory Peck. Gabriel García Márquez, Jorge Amado. Tutti ormai scomparsi ed altri miti ancora vivi di cui non starò a fare l’elenco.
Per ragioni che non sto a spiegare, mi sarà difficile “coprire” l’avvenimento, sarò anche fuori città, ma penso di scrivere qualche altra riga sull’argomento.

A proposito dei 40, fra poco (il prossimo 26) saranno quelli che hanno visto il mio primo piede in terra cubana. Solo qualche anno dopo Cristoforo Colombo e con altro mezzo di trasporto, oltre al fatto che io sapevo dov’ero.

giovedì 15 novembre 2018

L'Avana verso il mezzo millennio

Domani 16 novembre, La Villa di San Cristóbal de La Habana compie 499 anni.
L’abnegato lavoro dell Historiador de la Ciudad Eusebio Leal Spengler e dei suoi collaboratori fa in modo di presentare, nei limiti del possibile, una città bella e accogliente per il suo mezzo millennio con imponenti lavori di restauro di molti immobili di civile abitazione o commerciali. Non mancheranno di sicuro molte manifestazioni culturali tra le quali la Biennale d’Arte

Intanto sarà presentato alla Stampa nazionale e internazionale il programma del 40° Festival del Nuovo Cine Latinoamericano che si terrà dal 6 al 16 del mese prossimo.

mercoledì 7 novembre 2018

Italia-Cuba, oltre 5 secoli di relazioni

Inutile ricordare che I legami strorici tra Italia e Cuba sono cominciati nel 1492, ma ci sono stati eventi successive, meno conosciuti che hanno rafforzato questi legami specialmente nel campo culturale: dale fortezze antonelliane, costruite da generazioni di appartenenti a questa famiglia, ai monumenti principali della capitale cubana e non solo, alle masicce importazioni di marmi di Carrara per detti monumenti e altri eretti da architetti cubani o di altri Paesi.
All’Avana c’è un luogo in particolare che ricorda una tappa importante di questi legami storico culturali: Il Gran Teatro Alicia Alonso, già Gran Teatro Nacional che è sorto sull’area dell’antico teatro Tacón che è stato letteralmente inghiottito dall’attuale costruzione, costruita mantenendo al suo interno la sala principale del vecchio teatro ampliandone la superficie totale e rendendolo architettonicamente maestoso.
In questo teatro, dall’ultimo terzo del XIX° secolo, sono sfilati numerosissimi artisti italiani, molti poco conosciuti e alcuni di gran nome comenTitta Ruffo, Eleonora Duse, Enrico Caruso o Beniamino Gigli, fra gli altri. In particolare si è distinta la soprano Marietta Gazzaniga che ha spopolato con la sua interpretazione di Violetta, nella Traviata,per la quale le era stata fabbricato un calice d’oro da utilizzare nel brindisi. A lei si deve “l’importazione” di un dolce caratteristico che ha assunto il suo nome debitamente cubanizzato: la “Gazeñiga”. Una specie di pan dolce adatto per la colazione del mattino.
In questo Teatro sono state presentate, in prima assoluta nelle Americhe, 5 delle opere di Giuseppe Verdi: I Lombardi alla Prima Crociata, l’Ernani, La Traviata, il Nabucco e l’Aida. Proprio in virtù di quest’ultima opera, l’emigrante fiorentino Antonio Meucci, attrezzista capo del Teatro, fece gli esperimenti che lo condussero all’invenzione del telefono, cercando il modo di poter comunicare a distanza coi suoi collaboratori sullo scenario di un’opera tanto complessa.

Su queste ed altre presenze italiane a Cuba, si sono scritti libri e girati documentari, ma nel mio piccolo, mi è sembrato doveroso ricordarle.

giovedì 1 novembre 2018

Presenza italiana alla Fiera dell'Avana

Giornata di gloria per l’imprenditoria italiana presente alla 36ma edizione della Fiera dell’Avana che si chiude domani 2 novembre. All’evento sono presenti oltre 30 aziende che si suddividono il “padiglione Italia”.

Dopo la chiusura della Fiera, questo fine settimana si tornerà all’orario solare.

Altra vittoria (di Pirro) per Cuba sullo scenario mondiale

Ieri, 31 ottobre, è stata presentata per la 27ma volta la Risoluzione che chiede l’abolizione dell’embargo economico, finanziario e commerciale degli Stati uniti contro Cuba che dura da 56 anni e oltre ai danni economici, viola i Diritti Umani del popolo cubano. Questa volta la risoluzione non si è potuta votare nello stesso giorno, come solitamente è avvenuto, dal momento che i rappresentanti di Trumpaccio hanno presentato 1 emendamento poi scisso in 8 parti per intorbidire e ostacolare la presentazione della Risoluzione dato che dovevano essere analizzati dall’Assemblea Generale prima della votazione sulla Risoluzione presentata da Cuba. Come previsto, gli emendamenti sono stati bocciati perché non pertinenti.
La votazione di oggi, ancora una volta ha visto isolati gli Stati Uniti dal momento che la Risoluzione di Cuba, accompagnata da un brillantissimo e incisivo intervento del Ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez Parrilla, ha avuto 189 voti a favore e 2 contro (USA e Israele) con nessuna astensione, su 191 Paesi votanti.

Contestualmente il Trumpaccio ha inviato il suo consigliere Bolton ad annunciare ai tirannosauri di Miami che inasprirà ulteriormente le sanzioni contro Cuba, Nicaragua e Venezuela, colpevoli di lesa Maestà.

venerdì 12 ottobre 2018

Matanzas compie 325 anni

In occasione del 325° anniversario dalla fondazione della città di San Carlos y San Severino de Matanzas, questa sera verrà celebrata una serata di gala nel completamente restaurato teatro Sauto. Auguri alla città conosciuta come “la Atena de Cuba” per la sua cultura.

lunedì 8 ottobre 2018

Masochismo Latinoamericano

Negli anni ‘60/70 del secolo scorso, il compianto Enzo Iannacci dottore in medicina di mestiere, cantautore e attore comico per hobby (ben retribuito), cantava: “Messico e nuvole, la faccia triste dell’America che voglia di piangere ho....” Direi che per estensione, la “faccia triste” anche se non lo sembra nel carattere della gente, sia tutto il resto del Continente a sud del Rio Bravo. I Caraibi e il Centro America flagellati, sempre più di frequente e con maggior intensità, dagli uragani e alluvioni. Haiti, una volta di più, devastata da un potente terremoto. Fenomeni naturali a parte, la maggioranza degli abitanti di questo sub Continente che non si dimostrano tristi, pare siano anche contenti di essere poveri nonostante le immense ricchezze naturali dei loro Paesi sfruttate dalle multinazionali che nella migliore delle ipotesi lasciano le briciole e nei peggiori non sono nemmeno obbligate a risarcire i danni ambientali causati da ricerche ed estrazioni del petrolio (leggi Ecuador).
Ieri si è votato nel gigante Brasile dove, i rappresentanti del Partito che ha dato loro anni di buon Governo che ha tolto dalla miseria o dalla soglia della povertà milioni di cittadini, hanno subito una batosta elettorale difficilmente recuperabile nel secondo turno presidenziale e crollando nelle elezioni locali.
Pare che l’esempio dei vicini di casa argentini non abbia insegnato niente a loro e a quanto pare, nemmeno alla “maggioranza silenziosa” del Paese dei “Gauchos”, dove il Governo di Macri ha distrutto l’economia dovendo ricorrere una volta di più all’aiuto, non certo disinteressato, del FMI e facendo ricrescere al galoppo l’inflazione, assieme agli abnormi aumenti tariffari dovuti anche alla privatizzazione di settori strategici per l’equilibrio economico.
Se questi Paesi (dovrebbero) piangere, anche diversi altri non hanno gran che da ridere come ad esempio la Colombia dove l’ex Presidente Santos aveva dato una speranza e guadagnato un Premio Nobel della Pace, firmando un accordo con la FARC che da esercito combattente si è trasformato in movimento politico e parlamentare, ma dove proseguono omicidi di dirigenti di opposizione e massacri di contadini da parte delle forze paramilitari protette dal Governo.

Questi sono gli esempi più eclatanti di masochismo politico e anche se a “loro” va bene così...che voglia di piangere ho.

sabato 6 ottobre 2018

Quando le colpe dei padri ricadono sui figli...

Lo scorso 1° ottobre La Suprema Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, ha rifiutato la domanda di “negoziare il legittimo diritto di uscita al mare” dello Stato Plurinazionale della Bolivia con il Cile. La sentenza, anticipata da una lunga disquisizione del suo presidente, è stata bocciata per 12 voti  contro 3 e la motivazione è data dal fatto che la Bolivia non ha prodotto Trattati Ufficiali veri e propri, ma solo accordi verbali o scritti di funzionari cileni, nell’arco degli anni che non avevano la consistenza di un vero Trattato a negoziare con lo Stato confinante a cui aveva strappato 1500 km. quadrati di territorio, di cui 400 lineari di costa sull’Oceano Pacifico durante la guerra, tra i due Stati, del 1879. Al di la della negativa a poter negoziare un eventuale accordo, i boliviani non hanno nemmeno il diritto di richiedere la restituzione dei territori occupati durante la citata guerra, perché era stata dichiarata dall’allora Governo boliviano in carica. Pertanto non sono stati usurpati, ma sconfitti in una guerra dichiarata da loro stessi.
Naturalmente l’attuale Presidente, Evo Morales, non ne ha colpa così come il suo Governo e men che meno il popolo andino.
Un vero peccato perché con il Governo di Morales la Bolivia, diventata Stato Plurinazionale, ha compiuto passi da gigante in ogni settore: dall’economia alla dignità popolare specialmente per gli indigeni che proprio da Morales sono stati elevati dal loro stato sub umano. La possibilità di uno sbocco sul Pacifico avrebbe dato un’ulteriore spinta all’economia e benessere del Paese, ma in questo caso...le colpe dei padri ricadono sui figli.