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domenica 8 aprile 2018

Benvenuti a Jaimanitas

Jaimanitas era un villaggio di pescatori e artigiani a occidente dell’Avana e separato dal fiume, di cui porta il nome, da Santa Fé che inizia dall’odierna Marina Hemingway già Marina Barlovento, il terreno colindante al fiume e relativa foce, fu regalato da Fulgencio Batista a suo figlio che creò, appunto la Marina. Allora aveva soltanto i lunghi canali, separati dai moli percorribili in auto, per l’attracco degli yacht di ricchi cubani o stranieri perlopiù di provenienza nordamericana. Con l’ultima riforma politica e amministrativa, entrambi, sono stati incorporati nella nuova provincia/città de La Habana. Nella cittadina confinante, di dimensioni superiori a Jaimanitas, oltre alla pesca e all’artigianato, la tradizione era anche l’agricoltura su scala maggiore di quella del paese vicino.
Nel caso della ex Marina Barlovento, oggi Hemingway, c’è stato un grande sviluppo di tipo turistico con villette a schiera e l’hotel El viejo y el mar, ai quali si sono aggiunti spazi e locali ricreativi, ristoranti e un centro commerciale, oltre ad altri servizi. In questa sede è sorto anche lo Yacht Club de La Habana che è sempre stata la sede organizzativa del trofeo Ernest Hemingway di pesca al marlin.
In entrambi i casi non si sono perse completamente le caratteristiche tradizionali, particolarmente a Jaimanitas che è tutt’ora abitata maggiormente da gente laboriosa e cordiale composta, in molti casi, da nuclei famigliari, quasi a forma tribale e conta con un locale rustico, specializzato in prodotti del mare freschissimi che seppure non pubblicizzato nel modo tradizionale è frequentatissimo, particolarmente da diplomatici, uomini di affari e tecnici stranieri residenti a Cuba o turisti “guidati” o informati. I trasporti locali si fanno con i “bicitaxi”, sorti durante il tristemente famoso “periodo especial” e il materiale edilizio o gli sgombri, ma non solo, sono spesso trasportati coi “carretones” tirati da focosi cavalli. Non mancano però, a Jaimanitas, nuovi arrivi nazionali e di stranieri che cercano un luogo tranquillo, in riva al mare e non lontano dal centro sempre più convulso della capitale. L’edilizia costruttiva è in piena auge e costretta a un piano regolatore che rispetti l’ambiente e il panorama circostante.
Nel caso dell’immigrazione nazionale, un bel giorno, è arrivato José Fuster dalle lontane origini germaniche ma di famiglia originaria di Caibarien, sempre sul litorale nord del Paese, artista della plastica con prefernza della ceramica e che si auto definisce “contadino della costa”, trovando pertanto condizioni molto simili a quelle della sua infanzia.
Appassionato immensamente della sua attività artistica, a un certo punto ha pensato di abbellire la sua casa con rivestimenti di ceramica, preso per pazzo dai suoi concittadini che lo vedevano spezzettare piastrelle di ogni tipo e colore, un bene scarso e molto costoso a Cuba, specialmente a quei tempi. Il risultato gli ha dato ragione e poco a poco ha continuato ad “arredare”, a richiesta, altri edifici del villaggio con un lavoro che prosegue tutt’oggi, trasformando la sua strada e quelle adiacenti in una località che la voce del popolo ha cominciato a chiamare “Fusterlandia”. Un lavoro pesante dovuto al clima, duro e difficile da realizzare, ma con risultato di essere diventata anche un’attrazione turistica che prosegue, creando una piccola economia e posti di lavoro, sia per gli addetti al turismo che per i suoi collaboratori visto che ormai, per una persona sola, sarebbe un’opera ciclopica. Chissà, per certi versi, alcune realizzazioni possono apparire “kitch” per noi europei, ma ognuna di loro, oltre all’abbellimento fisico dell’ambiente circostante, ha un significato storico o culturale.

Una visita, anche fugace a Jaimanitas, “Fusterlandia” a parte, vale sicuramente la pena per un visitatore non frettoloso di Cuba.













































martedì 3 aprile 2018

Esserci o non esserci?

L’amletico quesito è diretto al web. Si da il caso che nottetempo, tra lunedì e martedì, qualche brava persona ha scalato il terrazzo di casa mia rubandomi il ricevitore di segnale wi-fi che lo trasforma in segnale di rete via cavo, permettendomi di operare da casa.
Non posso nemmeno porre formale denuncia, pur avendo grossi sospetti  e coincidenze almeno sul “mandante”, dal momento che si tratta di apparecchi “illegali”, così come le parabole satellitari eloro sintonizzatori ben più ingombranti e difficili da camuffare, che però vengono regolarmente venduti sul sito di “Revolico” e altri. Comunque chi usa questi ricevitori non ruba niente, dal momento che la connessione avviene tramite la rete locale alla quale si accede a pagamento (salato) del conto “Nauta”, ma se si volessero importare legalmente verrebbero requisiti in dogana appartenendo alla lista degli oggetti vietati. Chi gira per l’Avana e ne conosce il funzionamento ne può vedere a migliaia, installati su altissimi e inacessibili pali, ancorati da tiranti in filo di ferro. Ingenuamente pensavo che con on palo di circa 5 metri attaccato a quello di sostegno dell’antenna TV, oltre ad essere sul tetto, fosse abbastanza. Non ho tenuto presente che le cinghiette di plastica si tagliano anche con un tagliaunghie e col senno do poi, magari una buona saldatura era sufficiente (forse). La mattina ho trovato il palo tristemente al suolo e il cavo reciso. Fra l’altro, vista la “difficoltà” di ottenerli in loco, si pagano quasi dieci volte il loro valore di mercato sul pianeta Terra.
Comunque questo, più che uno sfogo vuole essere una spiegazione ad amici e fedeli lettori che mi vedranno ancora meno spesso sul blog e su FB. Spero comunque, fra qualche giorno, pubblicare un lungo post corredato di diverse fotografie di Jaimanitas e la Marina Hemingway, sto ultimando e selezionando le foto da inserire che sono abbastanza, al di là che me ne manca qualcuna che mi piacerebbe aggiungere, ma il troppo controluce di certi luoghi, la mattina, o la nuvolosità del pomeriggio mi ritardano il lavoro, connessione a parte che seppure scomoda non è impossibile, almeno per qualche minuto.
Ovviamente, nelle fasi di “buio”, sono anche senza posta elettronica.

Volemose béne.

mercoledì 14 marzo 2018

Professioni pericolose

Sicuramente, facendo ricerche, si scoprirebbe qual è il mestiere o professione più pericoloso del mondo: minatore, costruttore edile, pilota, acrobata o altro? Non ho fatto questa ricerca, ma sicuramente quello del giornalista è nei primi posti della statistica. Basta sapere che negli ultimi dieci anni ne sono stati assassinati più di 800, senza contare i sequestri con rilascio più o meno portato a termine dalle forze dell’ordine. Non esiste poi un riscontro di minacce, intimidazioni o foraggiamenti per far si che il professionista abbandonasse o modificasse la sua linea di opinione o investigazione.
Spesso questi atti di violenza sono stati eseguiti, magari, da analfabeti che non avevano la minima idea di cosa avesse pubblicato o stesse investigando la loro vittima. Chi li ha mandati, però, sapeva leggere e scrivere alla perfezione, oltre che saper far di conto in maniera superlativa.

Oggi a Cuba si festeggia la Giornata del Giornalista e dell’Informazione in omaggio alla fondazione, in questa data in quel del 1892, del giornale Patria, fondato e diretto da José Martí di cui Premi Nazionali alla carriera, col suo nome, sono stati assegnati a diversi giornalisti cubani fra i quali Ciro Bianchi che oltre ai suoi libri e all'autorizzazione alla traduzione e pubblicazione di alcuni dei suoi innumerevoli lavori, mi onora con la sua amicizia.

sabato 3 marzo 2018

Rinasce la regata Pittsburgh - L'Avana

Dopo ben oltre dieci lustri, è tornata a svolgersi la regata Pittsburgh – L’Avana con la presenza, fra gli altri di 20 barche statunitensi. Ovvero circa la metà dei partecipanti e che hanno fatto la parte del leone nella classifica agonistica.
L’arrivo è stato alla Marina Hemingway, sede del Club Nautico Internazionale dell’Avana sotto l’occhio sempre attento del Commodoro Scritch, patròn della manifestazione.








Intanto, nel Paese, l’impulso allo sviluppo del turismo è incessante come si vede dalle immagini della conosciuta intersezioni della Avenida 3ra e la Calle 70.



martedì 27 febbraio 2018

Punti di vista e diritto di opinione, senza ingerenze

Per compiacere mio fratello che mi “accusa” di parlare solo di Trumpone, una macchietta che sarebbe divertente se non potesse avere aspetti catastrofici e che viene smentito, alcune volte, anche dalla Corte Suprema o Giudici Federali, del suo Paese, farò una piccola riflessione, senza animo di ingerenza (per altro impossibile), come nel caso di Trumpone, sulla preparazione alle prossime elezioni per delegati delle Province (corrispondenti, circa, alle nostre Regioni) e al Parlamento (Poder Popular), a Cuba.
Da giorni, negli spazi informativi della Televisione cubana, ma non  solo, vengono presentate le “schede” dei candidati, partendo dalla Provincia più occidentale, Pinar del Río e andando a quella più orientale, Guantánamo.
Quello che mi richiama l’attenzione è che la totalità dei candidati è dotata di istruzione medio superiore o superiore, cosa che naturalmente non è un difetto e dimostra la diffusione della scolarità a Cuba, ma altra cosa in comune, è che tutti appartengano a categorie dirigenziali di più o meno alto livello. Non ho visto un impiegato, operaio, meccanico, muratore, machetero, contadino, infermiere, lavoratore autonomo (seppure istruiti) e via dicendo. Non parliamo di candidati (alcuni) plurisettantenni con punte di 90 e più anni. L’obiezione più ovvia è che questi candidati sono i rappresentanti della altre categorie di lavoratori e di giovani, ma questo a me non sembra il miglior segno per un Paese che vuole proseguire nel suo cammino per rinnovarsi e costrure una Patria “prospera, sostenibile e socialista”. Specialmente dopo l’annuncio di Raúl Castro di voler lasciare la Presidenza. Ma si sa ognuno in casa propria ha diritto di fare quello che vuole, gli “altri” però, senza interferire o giudicare, possono anche esprimere la loro opinione.


venerdì 23 febbraio 2018

Varadero, terza meta di mare al mondo

Secondo un’inchiesta fatta dalla prestigiosa catena Trip Advisor, per il 2018, la spiaggia di Varadero si è classificata al terzo posto nel mondo, come la migliore per le vacanze. Al primo e secondo altre due località americane: Turk and Caicos e Bahia de los Santos.

giovedì 15 febbraio 2018

Avvenne 120 anni or sono

Il 15 febbraio del 1998, esplodeva nel porto dell’Avana la corazzata “Maine” appartenente alla Marina degli Stati Uniti d’America. Era giunta nella baia il 25 gennaio non si sa bene perché. Non c’erano tensioni apparenti tra i nordamericani e la Spagna allora “padrona” di Cuba, ma che stava ormai perdendo la seconda e decisiva Guerra per l’Indipendenza contro un esercito peggio armato, ma con una determinazione che le truppe spagnole non avevano.
La misteriosa esplosione con relativo affondamento, fu il pretesto col quale gli Stati Uniti dichiararono guerra a una Spagna ormai in ginocchio e che aveva perso praticamente tutte le sue colonie nel mondo. La inevitabile disfatta costò agli Iberici la perdita di, Portorico, Guam e le Filippine come risarcimento ai vincitori. Cuba rimase formalmente indipendente, ma si trasformò, da Colonia spagnola, in Protettorato nordamericano con diritto di intervento di questi, se qualcosa non fosse di loro gradimento, come avvenne tre volte solo nel 1906.
Il trattato di pace fu firmato a Parigi nel 1901 tra Stati Uniti e Spagna…la neonata Repubblica di Cuba non fu invitata nemmeno in qualità di osservatore. La conseguenza fu, oltre alla citata ingerenza, la cessione in uso non permanente, di un territorio di circa 60 km quadrati all’estremo sud orientale dell’Isola, dove tutt’ora esiste la famigerata “Guantánamo Bay Base” che avendo perso il suo scopo strategico serve oggi da ricatto politico e da prigione disumana e illegale per terroristi o presunti tali, mai sottoposti a giudizio e in qualche caso rilasciati in quanto le successive investigazioni hanno portato a risultati che scagionavano i soggetti in modo totale. Naturalmente dopo ani di vessazioni e torture.

Nei suoi passi avanti con Cuba, Obama, negli 8 anni della sua presidenza ha dichiarato più volte di voler chiudere la prigione, non certo di restituire il territorio a Cuba. L’unica frontiera terrestre del Paese.

mercoledì 14 febbraio 2018

Diritti alla vita

L'altro ieri in Ohio, oggi in Florida. Nella Patria della libertà si continua a morire. Evidentemente c'è la libertà di uccidere, alla faccia del principale diritto umano: la vita.