Ispirato da un articolo apparso su Juventud Rebelde di domenica scorsa, sono andato ad assistere ad un allenamento della squadra di calcio de La Habana per conoscere l'unico calciatore italiano militante in un campionato cubano. Faccio così conoscenza con il fiorentino verace Pietro Resta, 21 anni (beato lui) giunto a Cuba lo scorso 29 dicembre. Mi racconta, Pietro, di essere "cresciuto" nelle giovanili della Fiorentina e poi sbarcato a Padova per giocare in serie D. Un incidente stradale gli ha procurato la frattura di un femore, lunga sosta per recupero e riabilitazione e alla ripresa ha percepito di non avere grandi spazi in patria, così ha accolto l'invito del padre che frequenta Cuba da tempo per motivi di lavoro ed ha una moglie cubana. "Mi disse di aver parlato con l'allenatore de La Habana, Dariem Díaz, il quale gli ha detto che sarebbe stato ben felice di avermi qua anche perché il calcio cubano ha bisogno di un po' di tutto, dalla popolarità e diffusione internazionale ai mezzi tecnici ed equipaggiamenti. Con la mia presenza al di la delle prestazioni sul campo avrei anche potuto essere un piccolo aiuto internazionalista". Racconta Pietro e prosegue: "Una mattina verso le 10, mio padre venne a parlarmi con questi argomenti, alle 12.30 avevo già il biglietto in mano".
Alla ovvia richiesta di parlarmi delle sue eventuali difficoltà di inserimento mi ha detto che dal punto di vista psicologico non ne ha avute per quello che riguarda l'inserimento nel gruppo dove è benvoluto e rispettato da tutti, certo rimane il cambiamento più generale di ambiente e sopratutto di clima. Anche dal punto di vista tecnico non ha avuto problemi di inserimento si è trovato, anzi, sorpreso perché pensava di trovare un ambiente meno ferrato tecnicamente. Ha fatto e sta facendo un po' di fatica per via della preparazione fisica di cui era a corto, a causa della lunga sosta in Italia mentre ha trovato i suoi nuovi compagni già avanti fisicamente. Nelle partite, la differenza che ha notato, è che gli arbitri frammentano molto il gioco fischiando spesso anche quando sarebbe il caso di lasciar correre o applicare la regola del vantaggio e questo influisce sulla fluidità degli incontri.
Verso la metà dell'allenamento, Pietro, è stato vittima di una storta per cui non ha potuto terminare con i compagni. È questo uno degli aspetti negativi: i terreni di gioco. Spesso veri e propri percorsi di guerra cosparsi di buche, dislivelli o ciuffi d'erba ribelle che oltre ad imprimere strane traiettorie al pallone possono produrre infortuni per i quali non ci sono nemmeno i mezzi di pronto soccorso a cui si è abituati nel calcio dei Paesi sviluppati e bisogna arrangiarsi con metodi empirici e prodotti antinfiammatori comuni. Naturalmente si parla di lievi incidenti, in malaugurati e per fortuna rarissimi casi di infortuni seri, allora entra in ballo il sistema ospedaliero che è un altro discorso.
Per la cronaca, il campionato di Prima Categoria (serie A) è iniziato da due giornate e La Habana conta con una vittoria in casa per 3 a 1 con Ciego de Ávila e un pareggio per 1 a 1 a Cienfuegos. Sabato prossimo faranno visita a Camagüey. Ce la farà Pietro ad assorbire la storta?
Speriamo di si e facciamogli tanti auguri per una lunga carriera nel calcio cubano.
Una fase dell'allenamento, prima dell'infortunio di Pietro
Dopo la seduta di allenamento, ascoltando i suggerimenti e consigli tecnici dell'allenatore Dariem Díaz.
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martedì 4 febbraio 2014
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Ciao Aldo..
RispondiEliminaBella storia. si rivede la tua passione per il calcio, e questo ragazzetto dalla faccia pulita chissà che non diventi un giorno un pilastro della nazionale cubana???
Tutto bene in famiglia e al Trade Center?
Un abraccio
NIKI
Ciao Niki, qua tutto bene, grazie. Col calcio c'è sempre un cordone ombelicale anche se rimane latente. Purtroppo la prima esperienza "italiana" del calcio cubano non fu eccezionale quando, negli anni '80, la squadra nazionale venne affidata ad un certo Campari con risultati non eccezionali. Speriamo che l'esperienza, naturalmente in altro ruolo, di Pietro sia migliore. Il ragazzo comunque è molto disciplinato, giudizioso e attento. Doti che non guastano. Quello che mi fa un po' paura (remember Gianni Brera e i suoi "abatini") è la prestanza fisica non eccezionale che non guasterebbe in un calcio, sopratutto, molto atletico come quello cubano.
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