In questi giorni ho avuto l’occasione di incontrarmi con una “ospite” eccezionale per questa pagina. Un’attrice di grande talento e che gode di una giusta enorme popolarità presso il pubblico cubano di ogni età e ogni tendenza. Sarebbe lungo e tedioso elencare uno per uno tutti i suoi lavori televisivi, cinematografici e teatrali, ne citeró solo due fra i più noti: nel cinema ha protagonizzato la parte della madre del bambino “disperso” nel film di Ian Padrón che fu candidato all’Oscar: “Habana Station” e nel piccolo schermo è una eccezionale “maggiore Monica” nella serie poliziesca “Trás la huella” nella quale ha contribuito ad aumentare i favori di publico e critica. Attualmente, inoltre, è una delle figure principali della telenovela “La otra esquina”, in onda in questi mesi sul canale Cubavisión, accompagnata da una serie di attori di prima grandezza, uno dei cast più ricchi che mi ricordi, della televisione cubana.
Si tratta di Blanca Rosa Blanco, sempre diversa, camaleontica, nelle sue interpretazioni nelle quali a volte è difficile riconoscerla di primo acchito, è in grado di caratterizzare qualunque personaggio, dal drammatico al brillante. Semplice, modesta e disponibile, come generalmente sono gli attori e i personaggi popolari a Cuba. Alla bravura unisce anche un fascino particolare che non guasta.
Non è introversa, ma ha il giusto riserbo che deve avere una persona della sua posizione. Certamente si nota, dietro alla sua naturale cordialità, la presenza di una donna decisa e determinata nel perseguire i suoi obiettivi. La sua vita privata è totalmente indipendente da quella pubblica, non certo di stile hollywoodiano. Come del resto è comune nel mondo dello spettacolo cubano.
Nata e cresciuta all’Avana, si è diplomata ll’ISA (Istituto Superiore dell’Arte) a tutti gli effetti facoltà universitaria, nella specialità di Arti Sceniche.
L’incontro avviene nella casa-museo di Compay Segundo, indimenticato e indimenticabile musicista cubano, reso ancor più famoso dal film “Buena Vista Social Club”, dove si familiarizza col resto del cast che comprende Lieter Ledesma, che oltre ad essere attore è conduttore del più popolare varietà televisivo in onda la prima serata della domenica. Per l’occasione hanno anche girato uno spot promozionale per lo spettacolo.
Sulle sue, ancor giovani, spalle ci sono diversi anni di lavoro con uno dei gruppi storici del Teatro cubano: il gruppo “Irrumpe”, fondato e diretto per molti anni dal compianto Roberto Blanco (nessuna parentela, solo omonimia) che ha messo in scena una lunghissima serie di classici del palcoscenico. Durante e dopo questa sua appartenenza al gruppo, come si è detto una serie innumerevole di partecipazioni a fiction sia televisive che cinematografiche, senza mai aver abbandonato il teatro. Certamente l’arte scenica è la sua vita e la conferma viene immediata.
Le chiedo come e quando è nata questa sua passione per l’attuazione.
“Fin dalla più tenera età ho avuto il desiderio di imparare brani a memoria, poesie, prose e oltre a recitarli per me stessa, facendo “prove di scena”, mi piaceva esibirmi, mettermi alla prova, per coloro che mi circondavano, nella fattispecie la mia famiglia o di amici della medesima”.
Invece l’esordio vero e proprio sulle scene?
“Avevo 9 anni e ho preso parte a un lavoro studentesco, un lavoro prettamente dilettantistico, mentre quello nella professione è stato con una parte nella telenovela “Las honradas”, avevo 19 anni ed è stato il trampolino che mi ha permesso di cominciare a fare una esperienza vera e propria nel mondo dell’arte scenica come professione. Non è stato un lavoro di grande importanza artistica, certamente, ma mi è servito per cominciare a capire come muovermi sui set e davanti alle camere e le luci. Contemporaneamente lavoravo di giorno col teatro universitario, dal momento che frequentavo ancora l’ISA e nello stesso periodo ho girato il film “Kleims Tropicana” oltre che lavorare anche di sera, in teatro, col gruppo Irrumpe. Un inizio molto intenso ma dal quale ho potuto imparare molto”.
Il tuo ultimo lavoro, fra l’altro ancora in scena tre volte la settimana in TV, è la telenovela “La otra esquina”, nel futuro hai progetti in vista?
“Come vedi oggi sono qua per fare conoscenza con i miei prossimi compagni di lavoro. Si tratta di un’operetta, l’unica, scritta da Compay Segundo e che andrà in scena nei giorni 14, 16 e 18 novembre al Teatro Miramar, in occasione della ricorrenza del 107° anno della nascita. Il titolo del lavoro è “Se secó el arroyo” (Si è asciugato il ruscello) per la regia di Ulises Salazár. Questo è l’impegno più immediato, poi ho già la proposta di una telenovela prossima ad essere girata e ho in mente un progetto come autrice e regista oltre che come attrice, sia in televisione che per un film poliziesco”.
Quel’è il personaggio che ti è piaciuto di più interpretare?
“Forse, quello che non ho ancora fatto. Per esempio mi piacerebbe moltissimo interpretare Shakespeare”.
Quello che ti è piaciuto di meno?
“Per fortuna ho la possibilità di scegliere i lavori che devo interpretare e se qualche personaggio o qualunque altra situazione non mi piace...non lo accetto”.
Quello che assomiglia di più, se c’è, a Blanca Rosa Blanco?
“La realtà supera sempre la finzione diciamo che in ognuno, seppure molto diversi fra loro, c’è un pochino di me, in fondo sono io che li interpreto e cerco di mettere quel po’ di me stessa che sia utile alla parte”.
La conversazione con Blanca è molto piacevole, una persona che ti fa sentire a tuo agio e mi rivela di essere cittadina italiana. Rimango di stucco e lei mi spiega di essere sposata con un ex compagno di scuola, cubano di nascita, ma figlio di madre italiana e che ha ottenuto la cittadinanza per diritto materno. Lei, a sua volta, l’ha ottenuta per matrimonio. Uno dei suoi più grandi rimpianti è quello di non essere mai stata in Italia, ma si è data come termine l’anno prossimo per realizzare questo desiderio. Data la sua posizione, e il suo passaporto che l’ha agevolata negli spostamenti all’estero, ha potuto o anche dovuto viaggiare spesso per Festival e premi vari, ma sempre nell’area americana. Solo una volta è stata in Europa: a Parigi e la tentazione di fare un salto in Italia, a portata di mano, era molta. Il tempo a disposizione però era poco ed avendo una sorella in Spagna ha preferito passare a trovarla prima del rientro a Cuba.
La sua relazione con l’Italia non finisce qua. E’ stata interprete di un film di David Riondino, girato a Cuba: “Cuba Libre – velocipedi ai Tropici” del 1997, in seguito a questa sua apparizione è stata scelta la sua immagine per una campagna di propaganda sul risparmio energetico promossa da Sorgenia e pubblicata sul Corriere della Sera. Dettaglio abbastanza grave della vicenda è che non ha mai riscosso una ricompensa per questo. Lei non recrimina e e non reclama niente, ma il sottoscritto si chiede: chi avrà incamerato quello che le era dovuto?
Per consegnarmi una copia del Corriere della Sera del 7 novembre 2007, dove appare nell’annuncio assieme ad un altro grande della scena cubana, Patricio Wood, mi ha dato appuntamento alle prove dello di “Se secó el arroyo”, dove ho aprofittato per “rubare qualche immagine.
Fin qua questo incontro con Blanca Rosa Blanco alla quale auguro di realizzare il suo desiderio, davvero grande, di visitare il nostro, e anche suo, Paese, oltre a proseguire nella sua carriera per arricchirla ancora di più, di successi e popolarità.
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