Con il consenso del sig. Angelo Colnaghi trascrivo lo scambio epistolare avuto, nel caso l'argomento possa interessare qualche altro lettore.
Egr. SIg. Vecchio,
secondo la sua opinione è ipotizzabile, una volta lì, alll'habana o in cuba, dedicarsi (esclusivamente o non solo) con profitto ad attività intellettuali nell'ambito della comunicazione, dell'educazione e del sociale?
Come si gestiscono i rapporti con la gente o con le autorità per chi straniero è, ma turista non è?
Ringrazio di antemano se ci sarà una risposta (dato che ho letto alcuni suoi commenti dal suo eccellente blog risalenti al 2007 o giù di lì)
Sinceri Saluti
Angelo
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Egregio Signor Angelo,
innanzitutto la ringrazio per la visita e il giudizio positivo al mio blog. Riguardo a quello che mi chiede, secondo me e per l'esperienza acquisita, non credo sia molto facile inserirsi con profitto nel mondo intellettuale dell'Isola se non si hanno delle "credenziali" date da militanza o sostegno alla Revolución...Per svolgere un'attività di tipo giornalistico o simile ci vuole l'autorizzazione del Ministero degli Esteri. Nel mio caso (ed altri) i blog sono, giustamente, considerati attività strettamente personali e fino a che non creano problemi all'interno sono accettati. Non mi è del tutto chiaro il senso di ciò che lei definisce "chi turista non è". Così come non mi è chiaro l'oggetto della sua mail...Se lei ha un permesso di residenza non ha grandi difficoltà, questo sì, a contattare intellettuali e persone pubbliche. Sempre a titolo personale e non per eventuali editrici.
Spero di essere stato chiaro nell'esprimere il mio punto di vista e in caso non fosse così, sono a sua disposizione. Magari aprendo un dibattito sui commenti del blog (con firma anonima o pseudonimo, se lo preferisce) dal momento che potrebbe interessare anche altri lettori.
cordiali saluti. Aldo Abuaf.
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Gentilissimo Sig. Aldo,
mi scuso per la "demora" ma mi trovo in una situazione di stallo, nel senso che ero d'accordo con due amici di qui di fare un viaggio esplorativo a Cuba, con l' obiettivo di massima di imbastire un progetto di vita, ma l'ipotesi appare tramontata. Io vivo a Busto Arsizio, località assai conservatrice, dove tanti vorrebbero andarsene ma nessuno "può" farlo. Non sono mai stato a Cuba, in passato annovero due periodi di vita trascorsi in Sudamerica, anche "exitosi" da un certo punto di vista. Dubito però che la metropoli e il centro commerciale come luogo di incontro siano la mia utopia o il mio habitat ideale. Io ho fame di relazioni, di costruire progetti e, nel frattempo, di sottili e garbate emozioni da vivere, condividere e cose così
Gutierrez l'avevo letto tempo fa, adesso sto leggendo un po' Cuba Libre di Yoani Sanchez e "Adios Fidel" di un giovane cubano che pubblica in Italia. Disegnano una realtà cruda, al quale un po' ci sono avvezzo, ma che sinceramente non vorrei rivivere, o magari vivere con umana compartecipazione ma con il distacco di chi deve necessariamente costruire qualcosa di bello e di utile, per sé e per i propri compagni di ventura o di cordata.
In sintesi sono due le cose che le chiedo, la prima perché non ho avuto una chiara risposta, ovviamente in base alla sua personale esperienza:
come si vive a Cuba?
E la seconda, da navigato ed esperto pescatore e giornalista qual è, come si può costruire dal nulla una rete, fatta di buone maglie, e pescare bene senza essere arpionato o troppo spolpato?
I miei più cordiali saluti
Angelo Colnaghi
ps: Non avendo conoscenza di Cuba, non so cosa possa apportare attualmente al blog, ma in futuro lo farei volentieri
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Egregio Sig. Angelo,
nessun problema per la "demora". Per il suo "progetto", come le dicevo le relazioni interpersonali a carattere privato non sono difficili, quelle a carattere professionale invece hanno regole abbastanza strette.
La letteratura lascia il tempo che trova, secondo chi la scrive. Gutierrez descrive un'Avana più cruda e per certi aspetti reale, ma che riguarda solo una parte marginale dei suoi abitanti. Yoani, non la seguo, la leggevo dall'Italia ai suoi inizi che mi sembravano buoni anche se diceva cose abbastanza ovvie e scontate. In seguito credo sia stata un po' presa dal delirio della "dissidente" a tutti i costi (alti sembra), tanto è vero che l'ha abbandonata anche il suo ex mentore e traduttore ufficiale Gordiano Lupi. L'altro giovane non so chi sia né cosa possa scrivere. Se ha la possibilità di trovarli le consiglio di leggere testi di Leonardo Padura Fuentes e specialmente, Senel Paz che descrivono una Cuba più reale anche con accenni critici, ma non strumentali.
Dire "come si vive a Cuba" è un po' allargarsi...come si vive a busto Arsizio?
Innanzitutto, come detto in altre parti del blog, non è facile ottenere una residenza e senza la stessa i costi lievitano...
La mia personale esperienza è abbastanza atipica perché io frequento Cuba dal 1978 e all'inizio ero animato dalla spinta ideologica che non mi faceva patire le grandi carenze dell'epoca, senza paragone con quelle di oggi. Col tempo mi sono "aplatanado", come si dice qua e oggi faccio buon viso a cattiva sorte avendo una residenza che mi consente di vivere decorosamente con la mia modesta pensione italiana (33 anni e 6 mesi di contributi, su 49 di lavoro).
In sostanza, a Cuba come in ogni parte del mondo, si vive bene o male secondo il proprio metro di misura. Tappandosi un po' il naso e con un reddito nemmeno eccessivamente alto si può anche viverci, se si ha un reddito superiore e quindi la possibilità di muoversi nell'area (USA, Messico, Dominicana eccetera) per procurarsi quello che non si trova qua, se e quando ne valga la pena e unendo l'utile al dilettevole di un po di turismo "fuori casa", ancora meglio.
Tra le difficoltà maggiori per chi è abituato al "mondo esterno" vi è l'uso caro e limitato di internet e l'assoluto divieto di avere un'antenna parabolica in una casa privata (diplomatici a parte).
Tutto ciò viene compensato, per chi ha sensibilità in questa direzione, dal contatto umano che pur non essendo più "quello di una volta" anche qua, è sempre indiscutibilmente superiore a quello a cui si è abituati nel "primo mondo" e anche in molti altri paesi del secondo e terzo...certo, il rischio di cadere nella mani sbagliate esiste. Napoli del dopoguerra docet.
Penso che comunque un viaggio "esplorativo", se non si hanno altre mete, possa valere la pena anche se non ci si può rendere conto di tutto in un tempo limitato. Non ho ancora capito "tutto" nemmeno io dopo oltre 30 anni. E molti cubani dicono lo stesso...
In merito agli apporti al blog, intendevo dire che interventi come questi suoi potrebbero apportare interesse se fatti come commenti o se mi autorizza, visto che nella presente ci sono maggiori dettagli "identificativi", potrei pubblicarla come l'altra, più "anonima". Naturalmente anche con la mia risposta.
Spero, questa volta, di esse stato più esauriente, come lo è stato lei nel formulare le richieste d'informazione.
Sono comunque sempre qua...Cordiali saluti. Aldo Abuaf.
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