Non sono un amante della
caccia, nemmeno della pesca. Gli unici esseri che ho assassinato in vita mia,
sono stati insetti fastidiosi e spero di non finire all’Inferno per questo,
magari per altro... La canna da pesca non so nemmeno come si regge in mano. Non
sopporto però le ipocrisie di chi mangia carne di animali “uccisi secondo le
norme” o aragoste gettate vive nell’acqua bollente, le signore che (sempre meno
in pubblico, per fortuna) si adornano con pelli di visoni, castori, volpi,
leopardi e chi più ne ha più ne metta, per poi “detestare la caccia”. Per la
pesca moderna, almeno quella sportiva, si è adottato il “catch end release”,
per cui dopo la cattura e la eventuale foto o pesatura, il pesce viene
rilasciato. Per la caccia sarebbe più difficile adottare...”shoot end release”.
Indubiamente questi tipi di
“sport” possono essere discutibili, ma hanno origini antichissime e all’inizio,
oltre a fornire cibo e vestiario agli esseri umani hanno iniziato un ciclo di
equilibrio faunistico che ha avuto una certa logica e utilità. Oggi, con tante
razze in via d’estinzione, oltre agli altri problemi, l’utilità di queste
attività può e deve essere indubbiamente discussa. In molti Paesi, la caccia, è
vietata, in quasi tutti gli altri è fortemente regolamentata. Cuba era uno di
questi ultimi: con regole molto rigide sulle specie e le quantità di prede da
abbattere nella pratica venatoria. Ora, da un giorno all’altro si è deciso di
proibire, nel modo più assoluto, la caccia sul territorio nazionale “per la
difesa dell’ambiente, la flora e la fauna”. Benissimo e più che legittimo, mi
sembra però che essendoci degli accordi commerciali precedenti, si sarebbe
almeno dovuto dare un preavviso agli operatori di questo campo che hanno già
venduto i programmi della prossima stagione. Normalmente, nel turismo
convenzionale, si fanno piani e programmi con molti mesi di anticipo, anche da un
anno per l’altro. Così è anche per le attività che ricoprono una parte
chiamiamola “specializzata” del turismo e che per essere organizzata ha bisogno
di risorse investite con largo anticipo. Non mi sembra, quantomeno corretto per
non dir di peggio, annullare improvvisamente gli accordi stipulati da un giorno
all’altro. Non essendo un esperto, non vorrei nemmeno entrare nel dettaglio
della “difesa di specie endemiche” nel caso di Cuba, dove l’attività maggiore e
solo in alcuni mesi invernali, è data dalla caccia alle anatre...della
Florida...che sono di passo e si nutrono abbondantemente, in particolare, nelle
piantagioni seminate a riso, causando copiose perdite nel raccolto. Mi limiterò
solamente a commentare che forse, si poteva restringere e regolamentare ancora
di più questa attività e anche giungere, come si è voluto fare, a impedirla
completamente, ma non è che con qualche mese di differenza e qualche decina di
cacciatori si risolve il problema ecologico e ambientale di Cuba o di qualunque
altro Paese al mondo. Naturalmente questo non rappresenta nemmeno una grave
perdita economica, visto l’esiguo numero relativo dei partecipanti, ma
trattandosi da spari...”il colpo” all’immagine non è da poco per un Paese che
non ha bisogno di essere ulteriormente criticato.
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