E' trascorso in sordina il 79* anniversario della nascita del "Che" (Rosario - Argentina, 14 Giugno 1928). Come temeva suo padre, Ernesto Guevara Lynch, l'immagine del "Guerillero Eroico" è diventata perlopiù merce e nel migliore dei casi emblema di un presunto "pacifismo" che non rientrava certo fra le doti di Ernesto, come indica il doppio aggettivo attribuitogli dalla Rivoluzione cubana.
Il "compagno" Evo Morales, presidente della Bolivia sta incoraggiando il pellegrinaggio turistico nei luoghi che lo videro protagonista del fallito progetto che avrebbe dovuto essere la scintilla per la "liberazione" di tutta l'America Latina. Naturalmente al turismo si accompagna l'indotto con tutta la sua paccottiglia di "immaginette" stampate su qualunque cosa. Sicuramente Ernesto (figlio) apprezzerebbe, se potesse, ancora meno di Ernesto (padre) questa mercificazione della sua immagine.
A quasi 40 anni dalla sua cattura e successivo assassinio rimane aperta la polemica su "dove" realmente siano i suoi resti. Fidel Castro ha ottenuto una decina di anni orsono di ottenere le ossa rinvenute nei pressi dell'aeroporto di Vallegrande e che certamente appartengono ad alcuni dei componenti della guerriglia Guevarista, ma c'è chi dice che fra questi non ci fosse lo scheletro del "Che" e che quindi ciò che è sepolto nel Mausoleo di Santa Clara sarebbe un "falso di regime". Uno dei testimoni più attendibili sarebbe il cubano "controrivoluzionario" Gustavo Villoldo che all'epoca lavorava per la CIA e fu incaricato proprio di "far sparire" il cadavere del "Che". Secondo lui i resti si troverebbero in un altro punto perché non furono sepolti nella fossa comune con gli altri.
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