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sabato 20 dicembre 2014

E Obama va...



Dopo 6 anni di attendismo e una politica di minimi passi, quasi di ignoranza del problema, verso Cuba, il presidente Obama adesso corre come Usain Bolt. È anche vero che i minimi passi e le piccole forme di disgelo che ha approvato durante i suoi mandati lasciavano prevedere qualcosa di più sostanzioso. In effetti i due Paesi lavoravano con incontri pubblici o privati, quando non proprio segreti, da circa 16 mesi per trovare una via d’uscita che raggiungesse un accordo bilaterale utile a entrambi, in modo non invasivo o ingerenzista, nel rispetto delle proprie diversità, come avviene con Cina e Vietnam. Certo, Cuba è geograficamente vicinissima, non si trova in Estremo Oriente, ma questa vicinanza è una ragione di più per ricordare i momenti positivi di una storia comune, quando uomini progressisti di entrambi i lati si sono schierati, anche in armi, per aiutare il raggiungimento dell’indipendenza dei rispettivi vicini di casa, i cubani contro la dominazione inglese nei futuri Stati Uniti d’America e i nordamericani contro la colonizzazione spagnola dell’Isola antillana.
Indubbiamente questi annunci di riconciliazione, è di ieri la chiara dichiarazione di voler abolire completamente l’embargo, dopo quello di far escludere Cuba dalla lista degli Stati patrocinatori del terrorismo, hanno colto un po’ tutti di sorpresa, almeno per il modo repentino con cui sono stati annunciati, ma...non vorrei fare la parte del saccente o di quello che “ma io lo avevo detto”, però in alcuni post dell’anno scorso e forse anche di questo, mi ero dimostrato ottimista e speranzoso sul possibile sviluppo dei citati “minimi passi". Non credo e non pretendo di essere stato l’unico ad avere letto fra le righe di certi atteggiamenti, quantomeno di ammorbidimento da parte statunitense e di “liberalizzazione” da parte cubana. Certo c’è ancora molta strada da percorrere e penso che comunque la maggior parte del popolo cubano non voglia tornare ad essere una neo colonia, ma penso anche che in un mondo sempre più globalizzato non si può rimanere isolati. Nemmeno gli Stati Uniti se lo possono permettere. Certo, Cuba è un moscerino dal punto di vista economico, ma per usare luoghi comuni, gli oceani sono formati da miriadi di gocce e le spiagge da microscopici granelli.
Il mondo, specialmente questa parte del mondo, aspettava qualcosa di veramente eclatante da parte di Obama fin dalla sua prima elezione. Come da copione, la sua traccia per la storia, la lascia quasi allo scadere del secondo e ultimo mandato.
Forza, Usain Obama, corri! Speriamo che il tuo gesto, ispirato indubbiamente anche da interventi di altri Paesi, Vaticano in testa nella persona di Papa Francesco, rimanga veramente una traccia durevole e duratura nella storia della pace fra i popoli. A Raúl Castro e i suoi successori, far si che questa corsa sia piana e senza ostacoli, anche nel futuro, per quello che riguarda la parte cubana e da parte sua, nell’odierno discorso di chiusura della sessione del Poder Popular ha reiterato la soddisfazione e le speranze per il futuro lavoro di Obama nel Congresso e lo ha invitato ad usare i poteri di cui è fornito per iniziare a smussare gli aspetti dell’embargo che possono dipendere dalla sua volontà lo ha invitato a discutere su qualunque differenza di punti di vista nel rispetto alle proprie prerogative e senza ingerenze che possano minare l’autonomia di ogni Paese.

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