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domenica 10 maggio 2015

Orma italiana a Cuba, di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Excelencias, n. 132 del 2015

L’orma italiana è ben visibile a Cuba. Cristoforo Colombo genovese, aprì, oltre cinque secoli fa, una via per cui transitarono cantanti, artisti plastici, scrittori, politici, uomini d’affari, costruttori...In fine gente di ogni tipo, dal capo mafioso Lucky Luciano fino ad Antonio Meucci che inventò il telefono al’Avana e morì pazzo, nella peggior miseria, senza riuscire a vedere come la Corte Suprema nordamericana riconoscesse la primigenia della sua invenzione su quella di Alexander Graham Bell.
La difesa dell’Avana coloniale deve molto all’ingegnere romano Giovanni Battista Antonelli, costruttore dei castelli del Morro e la Punta. Enrico Caruso si presentò nel 1920 sulle scene cubane, ma oltre un secolo prima, nel 1834, vi attuò la prima compagnia d’opera italiana. Nel 1863, Daniele Dall’Aglio edificò, nella città di Matanzas, il teatro Sauto, uno dei gioielli dell’architettura cubana; un’opera che a detta degli specialisti, “è degna di qualunque capitale europea”.
Fernando Ortiz, considerato il terzo scopritore di Cuba, ebbe nel medico e criminalista Cesare Lombroso una delle sue prime influenze. Umberto Veronesi passò dall’Isola nel 1978, nel momento in cui era riconosciuto come il vertice della cancerologia mondiale. Nel 1521 il veneziano Giovanni da Verrazzano apriva in America il capitolo della pirateria.
È un italiano, Aldo Gamba, l’artista della fontana delle Muse chiamata anche Danza delle ore, posta allingresso del famoso cabaret Tropicana che divenne simbolo delle notti avanere. Gamba scolpì quest’opera mentre era detenuto al Castillo del Principe: aveva sparato alla sua amante.
Eras l’epoca in cui non pochi scultori italiani si muovevano in lungo e in largo in un Paese che si apriva alla vita repubblicana e insisteva a perpetuare la sua storia.
Sorsero così i monumenti ad alcuni degli eroi cubani dell’Indipendenza come quello del maggior generale Antonio Maceo, che scolpì Domenico Boni nel 1916 sul Malecón avanero e quello del generalissimo Máximo Gómez (1935) del già citato Aldo Gamba, nell’Avenida del Puerto. Nessuno, senza dubbio, come quello del maggior generale José Miguel Gómez esguito, nel 1936, nell’Avenida de los Presidentes da Giovanni Niccolini, autore anche di altre opere scultoriche rilevanti nella capitale cubana, come il monumento a Miguel de Cervantes (1908) nel parco di San Juan de Dios, all’Avana Vecchia.
Impossibile escludere da questo riassunto i gruppi scultorei che rifiniscono la scalinata del Capitolio dell’Avana. Sono opere dell’italiano Angelo Zanelli, autore di sculture che decorano l’Altare della Patria che conforma, a Roma, il monumento al re Vittorio Emanuele II. Di questo scultore è anche la Statua della Repubblica che si distingue nell’imponente salone dei Passi Perduti, esattamente sotto la cupola dell’edificio. Il suo peso è di 30 tonnellate e si eleva a un’altezza totale di 16,4 metri. La Repubblica vi è rappresentata da una giovane donna che appare in piedi e porta elmo, lancia e scudo. La tunica che la copre è in stile arcaicizzante, accentuando il ritmo verticale dei volumi e dando alla figura la qualità che richiede la sua taglia monumentale.
Giuseppe Gaggini, con la sua bellissima Fontana dei leoni (1836) è l’artista che comincia il catalogo della scultura italiana a Cuba. Dello stesso autore è la fontana della India o della Nobile Avana (1837) e di Ugo Luisi è la statua di Nettuno (1838). È di un artista italiano, non precisato, la colonna (1847) che abbellisce l’Alameda de Paula, la prima passeggiata di cui contò la capitale dell’Isola e di un altro italiano, Cucchini, l’immagine del busto di Colombo nel Museo della Città. Di Pietro Corto è il monumanto funebre del vescovo Serrano (1878) nella Cattedrale avanera.
Se la traccia italiana a Cuba è, come si è detto apprezzabile, non si può parlare di un immigrazione numerosa; all’Isola vennero meno italiani di quelli che andarono in altri Paesi d’America e lo fecero sempre su invito delle autorità coloniali spagnole interessate alla genetica (bianca) della popolazione. Ad ogni modo furono marinai genovesi e veneziani, sopravvissuti a un naufragio nella costa nord dell’attuale provincia di Pinar del Río, quelli che fondarono nella zona una città a cui dettero il nome di Mantua (Mantova) come quella della Lombardia italiana.
Fu notevole il contributo degli italiani all’Esercito di Liberazione. Solo nell’aprile del 1998 si incorporarono 75 volontari alla Guerra d’Indipendenza. Già prima, nella contesa iniziata nel 1868, Juan Bautista Spotorno, un discendente di italiani nato nella città di Trinidad, occupò la presidenza della Camera dei Rappresentanti e la presidenza della Repubblica in Armi.
Colonnello, come Spotorno,n fu Oreste ferrara y Marino. Avvocato brillante, consigliere dei fratelli hernand e Sosthenes Behn nella fondazione del monopolio telefonico della ITT, Ferrara raggiunse, nella Repubblica, l’incarico più alto a cui poteva aspirare, per elezione, uno straniero naturalizzato, la presidenza della Camera.
Vincolato al dittatore Machado, fu ambasciatore a Washington e Cancelliere. Alla caduta della dittatura fuggì per sfuggire alla giustizia popolare. Fu eletto membro della Commissione Costituente del 1940 e per molti anni, ambasciatore all’UNESCO. Il Governo Rivoluzionario lo dimise nel 1959. La casa che si fece costruire e che porta il nome di “La dolce dimora”, è una dimora fiorentina con tutte le caratteristiche, nel mezzo del quartiere di Centro Avana.
Nel 1884, gli italiani residenti all’Avana, crearono una società mutua di soccorso. Dopo anni sorse la Socità di Beneficenza. Nel 1931 risiedevano nell’Isola più di 110 italiani con passaporto e assommavano a circa dieci mila i discendenti. È negli anni ’30 che sorge, in Prado e Trocadero, il Circolo della Cultura Italiana. Lì vicino in Prado 44, senza che avesse niente a che fare col circolo, funzionò a partire dal 1937, la scuola “Rosa Maltoni Mussolini” (madre del Duce, n.d.t.), patrocinata da fascisti italiani residenti all’Avana e in modo particolare da Camillo Ruspoli Principe di Candriano. Detta scuola che si trasferì alla Playa di Jaimanitas, all’ovest della città, fu a carico delle Figlie di Don Bosco o Sorelle Salesiane che impartivano lezioni in lingua italiana. Venne chiusa con l’ingresso di Cuba nella II Guerra Mondiale, quando l’Avana ruppe le relazioni con i Paesi dell’asse Roma-tokio-Berlino e Candriano venne messo in carcere.
Al termine della contesa, la delegazione cubana alla Conferenza della Pace (Parigi 1946), annunciò il proposito del presidente Grau San Martín di rinunciare a tutte le richieste di danni di guerra come mezzo di rinnovare le relazioni cubane con l’Italia, per gratitudine all’attitudine di simpatia che assunse questo Paese verso i patrioti cubani durante le lotte per l’indipendenza. In vista del criterio chiuso della Conferenza, volto a imporre severe sanzioni, la nostra delegazione lasciò costanza della decisione del Governo cubano di fare la pace separatamente con detta nazione, cosa che si avviò per mezzo di un convegno sottoscritto all’Avana, al quale aderirono alcuni Paesi americani.
Se la vedette cubana Chelo Alonso fece fortuna ede ebbe fama nell’Italia dei ’50, non pochi artisti italiani raccolsero successo all’Avana. Furono molto appaluditi, qua, Katyna Ranieri, Ernesto Bonino e Renato Carosone che con la sua Piccolissima serenata si installò nella hit parade del 1958. Già da allora la bellissima Tina de Mola impressionava i telespettatori con quello che molti ricordano come il primo close up della TV cubana. Questa cantante venne contrattata dalla CMQ-Canale 6 e quando terminò i suoi impegni con l’emittente, passò a lavorare con Tele-Mundo Canale 2, di proprietà del calabrese Amedeo Barletta che manovrava una quindicina di aziende con un capitale di oltre 40 milioni di dollari e che, si dice, rappresentava la mafia italiana nei suoi affari con facciata pulita, a Cuba. Cosa che non si è mai potuta provare. Fu assieme al cubano Goar Mestre, padrone della CMQ, senza che se lo proponessero di comune accordo, il promotore della mitica Rampa avanera.
Nello scorso 2008, oltre 2300 italiani risiedevano a Cuba. Ogni anno migliaia di italiani arrivano all’Isola in qualità di turisti. La Società Dante Alighieri è oggi una delle istituzioni più importanti per la diffusione e difesa della cultura e la lingua italiana fra noi.


Cuba: la huella italiana
Ciro Bianchi Ross

La huella italiana es bien visible en Cuba. Cristóbal Colón, (Cristoforo Colombo) genovés, abrió, hace más de cinco siglos, un camino por el que transitaron cantantes, plásticos, escritores, políticos, hombres de negocio, constructores…Gente, en fin, de todas las pintas, desde el cabecilla mafioso Lucky Luciano hasta Antonio Meucci, que inventó el teléfono en La Habana y  murió loco y en la mayor miseria sin alcanzar a  ver cómo la Corte Suprema norteamericana reconocía la primacía de su invento sobre el Alexander  Graham Bell.
 Mucho debe la defensa de La Habana colonial al ingeniero romano Giovanni Battista Antonelli, constructor de los castillos del Morro y de la Punta. Enrico Caruso se presentó en 1920 en escenarios cubanos, pero más de un siglo antes, en 1834, actuó aquí la primera compañía de ópera italiana. En 1863, Daniele Dall’ Aglio edificó, en la ciudad de Matanzas, el teatro Sauto, una de las joyas de la arquitectura cubana; una obra que, al decir de especialistas, «es digna de cualquier capital europea».
Fernando Ortiz, considerado el tercer descubridor de Cuba, tuvo en el médico y criminalista Cesare Lombroso una de sus primeras influencias. Umberto Veronesi pasó por la Isla en 1978, en el momento en que se le reconocía como la cima de la cancerología mundial. En 1521, el veneciano Giovanni da Verrazzano abría en América el capítulo de la piratería.
Es un italiano, Aldo Gamba, el artista de La fuente de las Musas, llamada también Danza de las horas, emplazada a la entrada del famoso cabaret Tropicana y que devino símbolo de la noche habanera. Gamba esculpió esa pieza mientras guardaba prisión en el Castillo del Príncipe: había baleado a su amante.
Era la época en que no pocos escultores italianos se movían a sus anchas  en un país que se abría a la vida republicana e insistía en perpetuar su historia. Surgían así los monumentos a algunos de los grandes próceres cubanos como el del mayor general  Antonio Maceo, que acometió Domenico Boni en 1916 en el Malecón habanero, y el del generalísimo Máximo Gómez (1935) del ya aludido Aldo Gamba, en la Avenida del Puerto. Ninguno tan fastuoso, sin embargo, como el del mayor general José Miguel Gómez, ejecutado, en 1936, en la Avenida de los Presidentes, por Giovanni Niccolini, autor asimismo de otras relevantes obras escultóricas en la capital cubana, como el monumento a Miguel de Cervantes (1908) en el parque de San Juan de Dios, en la Habana Vieja.
Imposible eludir en este recuento los grupos escultóricos que rematan la escalinata del Capitolio de La Habana.  Son obras del italiano Angelo Zanelli, autor de esculturas que decoran el Altar de la Patria que en Roma forma parte del monumento al rey Víctor Manuel. También de ese escultor es la Estatua de la República que se destaca en el imponente Salón de los Pasos Perdidos, exactamente debajo de la cúpula del edificio. Su peso es de 30 toneladas y se eleva a una altura total de 14,6 metros. La República, en ella, está representada por una mujer joven que aparece de pie y lleva casco, lanza y escudo. La túnica que la cubre se estiliza en el sentido arcaizante, acentuando el ritmo vertical de los volúmenes y dando a la figura la calidad que requiere su talla monumental.
Giuseppe Gaggini, con su bellísima Fuente de los leones (1836) es el artista que inicia el catálogo de la escultura italiana en Cuba. Del propio autor es La fuente de la india o de La noble Habana (1837) y de Ugo Luisi,  la estatua de Neptuno (1838). Es un artista italiano no precisado la columna (1847) que embellece la Alameda de Paula, el primer paseo con que contó la capital de la Isla, y de otro italiano, Cucchini, la imagen de busto de Colón, en el Museo de la Ciudad. De Pietro Corto es el monumento funerario del obispo Serrano (1878) en la Catedral habanera.
Si el trazo italiano en Cuba es, como ya se dijo, apreciable, no puede hablarse de una emigración numerosa; vinieron a la Isla menos italianos de los que fueron a otros países de América, y siempre lo hicieron al llamado de las autoridades coloniales españolas interesadas en el blanqueamiento de la población. Con todo, fueron marineros genoveses y venecianos sobrevivientes de un naufragio en la costa norte de la actual provincia de Pinar del Río los que fundaron en la zona una ciudad a la que dieron el nombre de Mantua (Mantova) como la de la Lombardía italiana.  
Notable fue la contribución de los italianos al Ejército Libertador.  Solo en abril de 1898, 75 voluntarios se incorporaron a la Guerra de Independencia. Ya antes, en  la contienda iniciada en  1868  Juan Bautista Spotorno, un descendiente de italianos nacido en la ciudad de Trinidad, ocupó la presidencia de la Cámara de Representantes y la presidencia de la República en Armas.
Coronel, como Spotorno, fue Oreste Ferrara y Marino. Abogado brillante, asesor de los hermanos Hernand y Sosthenes Behn en la fundación del monopolio telefónico de la ITT, Ferrara alcanzó en la República el cargo más alto al que podía aspirar, por elección, un extranjero nacionalizado, la presidencia de la Cámara.  Vinculado al dictador Machado, fue embajador en Washington y Canciller y huyó a la caída de la dictadura para eludir la justicia popular. Fue, por elección, miembro de la Convención Constituyente de 1940 y, durante largos años, embajador  ante la UNESCO. El Gobierno Revolucionario lo cesanteó en 1959. La casa que se hizo construir y que lleva el nombre de «La dolce dimora» es una mansión florentina con todas las de la ley en pleno barrio de  Centro Habana.
En 1884 italianos asentados en La Habana crearon una sociedad de socorros mutuos. Años después surgía la Sociedad de Beneficencia. En 1931 radicaban en la Isla algo más de 1100 italianos con  pasaporte y sumaban unos diez mil los descendientes. Es en los años 30 que surge, en Prado y Trocadero el Círculo de la Cultura Italiana. Cerca de allí, en Prado 44 y sin que nada tuviera que ver con el Círculo, funcionó, a partir de 1937,  la escuela «Rosa Maltoni Mussolini» (madre del Duce, n.d.t.), patrocinada por italianos fascistas residentes en La Habana, en especial por Camillo Ruspoli, Príncipe di Candriano. Dicha escuela, que se trasladó a la playa de Jaimanitas, en el oeste de la ciudad, estuvo a cargo de la congregación de las Hijas de Don Bosco o Hermanas Salesianas que impartían las clases en idioma Italiano. Fue clausurada con la entrada de Cuba en la II Guerra Mundial, cuando La Habana rompió relaciones con los países del eje Roma-Berlín-Tokio y Candriano fue a dar a la cárcel.
Al finalizar la contienda, la delegación cubana a la Conferencia de Paz (París, 1946) anunció el propósito del gobierno del presidente Grau San Martín de renunciar a toda reclamación de guerra como medio de renovar las relaciones cubanas con Italia, en atención a la actitud de simpatía que asumió ese país hacia los patriotas cubanos durante las luchas por la independencia. Y en vista del criterio  cerrado de la Conferencia, de imponerle severas sanciones, nuestra delegación dejó constancia de la decisión del gobierno cubano de hacer la paz por separado con dicha nación, lo cual se viabilizó por medio de un convenio suscrito en La Habana, al que se adhirieron algunos países americanos.
Si la vedette cubana Chelo Alonso hizo fama y dinero en la Italia de los 50, no pocos artistas italianos  cosecharon éxitos en La Habana. Mucho se hicieron aplaudir aquí Katyna Ranieri, Ernesto Bonino, y  Renato Carosone, que con su Piccolissima serenata se instalaba en el hit  parade de 1958. Ya para entonces la bellísima  Tina de Mola impactaba a la teleaudiencia con lo que muchos recuerdan como el primer close up de la TV cubana.  Esa cantante vino contratada por CMQ-Canal 6, y cuando finalizó sus compromisos con esa televisora, pasó a trabajar a Tele Mundo-Canal 2, propiedad del calabrés Amedeo Barletta, que manejaba unas quince empresas con un capital de más de 40 millones de dólares y que, se dice, representaba a la mafia italiana en sus negocios con fachada legal en Cuba, lo que nunca ha podido comprobarse. Fue, junto con el cubano Goar Mestre, dueño de la CMQ, y sin que se lo propusieran de conjunto, el impulsor de la mítica Rampa habanera.
En el pasado año 2008, más de 2 300 italianos vivían en Cuba. Cada año miles de italianos arriban a la Isla en calidad de turistas. La Sociedad Dante Alighieri es hoy una de las instituciones más importantes para la difusión y defensa de la cultura y el idioma italianos entre nosotros.



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