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lunedì 20 luglio 2015

Ce ne andiamo alla spiaggia, di Ciro Bianchi Ross


  • Pubblicato su Juventud Rebelde del 19/7/15
Il senatore Alfredo Hornedo y Suárez, “il molto illustre senatore Hornedo”, come si nominava sempre nel suo giornale El País, giunse alla direzione delle rotative della calle Reina furioso. Aveva appena appreso che gli avevano negato l’ingresso all’Habana Yacht Club. Concessionario del Mercato Generale dell’Avana, proprietario di tre giornali e in procinto di costruire quello che sarebbe stato in quel momento il teatro più grande del mondo – Blanquita, oggi Carlos Marx -, l’audace imprenditore non poteva credere a quello che stava succedendo proprio a lui. Aveva soldi a sufficienza per essere ammesso a quell’installazione, ma quella società grettamente intollerante non gli perdonava, nonostante la sua fortuna e la sua posizione politica, il colore della sua pelle. Hornedo era mulatto e l’Habana Yacht Club lo considerava “palla nera”, come nella stessa epoca si considerava anche il colonnello Fulgencio Batista, allora capo dell’Esercito.
Irritato, offeso dall’umiliazione, Hornedo fece chiamare nel suo ufficio Pablo Álvarez de Caña, cronista sociale de El País e dopo avergli raccontato l’accaduto gli dette l’avvertimento:
-Mi ascolti bene, Pablito, mi ascolti...a partire da adesso non mi venga a menzionare l’Habana Yacht Club nella sua colonna. Nemeno una parola...
Il cronista non poté trattenere le smorfie né dissimularle. Privarlo di menzionare l‘HYC era come ucciderlo. Non solo lui era socio dell’esclusiva installazione, ma da lì uscivano i pettegolezzi più succosi che poi circolavano di bocca in bocca, nell’Avana elegante. Cercò una difesa.
- Non mi sembra il caso, signor Hornedo, non mi sembra il caso.
Hornedo insistette nella negazione di cui era stato oggetto e non voleva sentire ragioni. Pablo tornò alla carica.
-Non voglio credere che lei si metta alla pari di quella gente che perde il suo tempo e spreca il suo denaro. Lei è un uomo laborioso, senatore, un uomo che si è fatto da se. È molto al di sopra di quella gente. Con la sua fortuna e in procinto di accedere alla presidenza del Partito Liberale, cosa le può importare entrare o no all’Habana yacht Club?
Le parole di Álvarez de Caña fecero si che Hornedo ricapitolasse in un istante tutta la sua vita. Certo che si era fatto da solo. Era stato carrettiere e prima percorse tutta l’Avana per vendere arance con una carriola. Era carrettiere quando conobbe Blanquita Maruri, bianca e di buona famiglia. È vero che si beneficiò della posizione dei Maruri, ma quante volte moltiplicà il ptarimonio originale a partire da allora? Hornedo sembrò calmarsi.
-Ha ragione lei Pablo, completamente ragione. Essere socio dello Yacht Club, per me, è totalmente insignificante. Io volevo solo che mia moglie  che è malata, godesse di una buona spiaggia.
-Amico mio, questa spiaggia che lei desidera ber doña Blanquita, la può costruire lei stesso.
Hornedo sobbalzò dalla sua sedia e i braccialetti, ciondoli, pendagli e medaglie con cui soleva agghindarsi tintinnarono all’unisono.
-Chiaro che posso costruirgliela! Come ho fatto a non pensarci prima!
-Ci aveva pensato senatore, ci aveva pensato – commentò Álvarez de Caña,
dignitario dei dignitari –quello che succede è che lei è tanto offuscato che non ha potuto riordinare bene le idee.
Detto e fatto. Hornedo costruì il Casino Deportivo. O meglio, due installazioni dallo stesso nome. Il Casino Deportivo d’estate, sulla costa e il casino deportivo d’inverno nel quartiere del Cerro. Ma anche lui non permise l’ingresso di negri e mulatti.

Il litorale ovest

Adesso che siamo in estate, perché non fare un giro per i bagni del litorale dell’ovest? Era il Casino Deportivo – attuale Circolo Sociale Cristino Naranjo – il balneario che più in la della foce del río Almendares, dava inizio a questi club. Si inaugurò nel 1935 ed era il preferito dalla piccola, ma potente comunita ebraica avanera.
Al proseguire il Club dei Ferramenta, attuale Circulo Social Armando Mestre. Di seguito altri tre stabilimenti balneari, uno vicino all’altro: Club dei Professionisti (Scuola di Nuoto Marcelo Salado), Balneario Universitario e l’hotel Copacabana Yacht Club che come il Comodoro Yacht Club, situato più ad ovest, aprivano le loro installazioni e piscine ai soci.
Più avanti si trovava il Miramar Yacht Club, poi CSO Patricio Lumumnba e oggi casa Centrale delle Forze Armate. L’edificazione attuale data dai primi anni ’50 e sostituì un interessante palazzina di legno.
Poi appariva il Cubaneleco, dei laavoratori della Compagnia Cubana di Elettricità. Era stato il Swimming Club e lo aquistò il Cubanaleco quendo vendette le sue isnstallazioni originali nel Vedado per la costruzione dell’edificio Focsa. Questo club è oggi il CSO Otto Parrellada. Gli seguiva il balneario Hijas de Galicia (CSO José Luis Tassende) per la colonia –uomini e donne– di questa regione spagnola.
A proseguire iniziava la spiaggia di Marianao propriamente detta, tra le rotonde della Quinta Avenida fra le calli 112 e 120.
Già in Playa, appariva prima il Circolo Militare e Navale, per gli ufficiali delle Forze Armate. Già in epoca rivoluzionaria fu casa centrale delle FAR e oggi è il CSO Gerardo Abreu Fontan. Seguiva il balneario de La Concha (CSO Brauilio Coroneaux), del qual si parlerà più avanti. Alla Concha seguiva l’Habana Yacht Club (CSO Julio Antonio Mella). La sua architettura denota uno stile classico francesizzante, riempito di mansarde.. Fu fondato nel 1886 e era il ridotto principale del vecchio patriziato creolo. Nel 1958, l’unico modo di essere nuovi soci era per matrimonio.
Dopo, il Casino Español de la Habana (CSO José Ramón Rodríguez) e alla fine il Club Nautico (CSO Félix Elmuza), una penisola parzialmente rubata al mare proprio allo sbocco del río Quibú.
I proprietari e inquilini del reparto Náutico, di classe medio bassa, erano associati automaticamente al club.
Più a sud, separato dalla costa dalle case autocostruite dei quartieri del Romerillo e del Palo Cagado, c’era il Country Club dell’Avana; il club e il quartiere che si chiamava Country Club Park. Il club è la sede dell’Istituto Superiore di Arte.
Molto più separato dal complesso anteriore, verso ovest, c’era l’Havana Biltmore Yacht end Country Club. Si costruì nel 1928 e il suo edificio principale si distingue per la componente classica del suo stile, inserito in un codice eclettico. Fu sede della ESPA dopo la vittoria della Rivoluzione fino a che nel 1999, l’edificio tornò alla sua condizione originale col nome di Club Habana.
Più ad ovest, a Jaimanitas, c’era il club Cabo Parrado (attuale Los Marinos) per graduati di truppa e sergenti che non avevano accesso al Circolo Militare che era solo per ufficiali. Molto vicino a questa installazione si trova il CSO Marcelo Salado, costruito nel 1958, ma che si inaugurò dopo la vittoria della Rivoluzione. Fra i due c’era il balneario infantile la Playita, già disattivato. La fila dei club lungo il litorale si chiude a Santa Fe con Alamar Club (CSO Jorge Sánchez Villar). Ma solo nella provincia dell’Avana –non si dimentichino le Playas del Este)– esistettero 39 club che avevano la denominazione di yacht e nautico, afferma l’investigatore Maikel Fariñas. Se si includessero altre denominazioni, come marittima, navale o altre, il numero sarebbe molto superiore.

Balneario infantile

Il Vedado Tennis Club (Circolo Sociale José Antonio Echeverría) non era situato nel litorale ovest. Si fondò nel 1902 ed ebbe la sua prima sede molto vicino alla sua attuale ubicazione. Quando si ampliò il Malecón fino allo sbocco del fiume Almendares, il Tennis perse la sua uscita al mare. Per un certo tempo fu alla pari dell’Habana Yacht Club, ma la mancanza di spiaggia decimò i suoi membri e il suo prestigio discese quando adottò come politica l’ammissione di giovani con condizioni per praticare lo sport, anche se non avessero fortune o cognomi imprtanti. Con l’ampliazione del Malecón scomparve il Balneario Infantile, installazione gratuita auspicata dal municipio avanero. Si conserva la sua casa club. È l’attuale Castillito.
Con la sua curiosa architettura pseudomoderna, La Concha era un balneario senza associati fissi. Era l’unico al quale si accedeva mediante il pagamento dell’ingresso e l’unico che dava accesso a negri e mulatti. Nonostante il suo carattere popolare, La Concha era comunque preferita dai diplomatici e dignitari stranieri di passaggio all’Avana e fra la gente di ogni ceto sociale. Si trattava di un balneario molto ben attrezzato. Annunci degli anni 20, si riferiscono ai suoi campi di pallamano. Al terreno da tennis. Le sue aree di pallavolo. Il trampolino. Lo spazio destinato ala fisioterapia e i suoi servizi medici specializzati. Il solarium. Eccellente, era il suo ristorante e nei suoi bar divenne popolare il mojito, uno dei dieci emblematici cocktails cubani.
La Concha si inaugurò il 24 giugno del 1922. I suoi costruttori e proprietari furono gli impresari raggruppati nel cosiddettto studio delle Tre C: Carlos Miguel de Céspedes, José Manuel Cortina e Carlos Manuel de la Cruz. Questo gruppo costruirà e opererà anche il Casinò Nacional, nel Country Club, autorizzato a ogni tipo di gioco e scommessa, legalizzato dalla Legge del Turismo del 1919. Manovravano anche l’ippodromo Oriental Park di Marianao. Più avanti, il Casinò Nacional, La Concha e l’American Jockey Club formarono un complesso di installazioni con la ragione sociale di Sindacato Nazionale Cubano che controllò e presiedette il nordamericano John Mc Entee Bowman, proprietario dell’hotel Sevilla e della catena di alberghi Bowman Baltimore.


Nel maggio del 1937 si inaugurava il Club Nautico. In questa stessa data la sua direzione organizzò un concorso di bellezza. La ragazza vincitrice (Miss Nautico) ricevette come premio un viaggio negli Stati Uniti per lei e un’accompagnatrice. Era uno dei balneari più economici, con la sua quota di sei pesos mensili, cifra che copriva l’affitto dell’armadietto guardaroba e per gli effetti personali. Era indubbiamente uno dei preferiti dai giovani che facevano vita sociale. I suoi té danzanti domenicali, con l’attuazione delle migliori orchestre, piacevano tanto che se non avevano nessuno che li invitasse, i ragazzi più facoltosi e pertanto membri di club più esclusivi, facevano la coda al nautico per goderne. A metà degli anni ’50  dello scorso secolo si costruì per la casa sociale di questo balneario, un nuovo edificio che  èpunto di riferimento per l’architettura moderna a Cuba.   

Nos vamos a la playa
Ciro Bianchi Ross • digital@juventudrebelde.cu
18 de Julio del 2015 21:59:13 CDT

El senador Alfredo Hornedo y Suárez, “el muy ilustre senador Hornedo”,
como se le llamaba siempre en su periódico El País, llegó a la
redacción del rotativo de la calle Reina hecho una furia. Acababa de
enterarse de que le habían negado la entrada al Habana Yacht Club.
Concesionario del Mercado Único de La Habana, propietario de tres
periódicos y en camino de construir el que sería en su momento el
teatro más grande del mundo —Blanquita, hoy Karl Marx—, el audaz
inversionista no podía creer que aquello le estuviera sucediendo a él.
Dinero tenía suficiente para ser admitido en esa instalación, pero
aquella sociedad ranciamente intolerante no le perdonaba, pese a su
fortuna y  posición política, el color de su piel. Hornedo era mulato,
y el Habana Yacht Club le echaba “bola negra”, como por la misma época
se la echaba también al coronel  Fulgencio Batista, entonces jefe del
Ejército.
Molesto, agobiado por la humillación, Hornedo hizo llamar a su
despacho a Pablo Álvarez de Caña, cronista social de El País, y luego
de contarle lo sucedido, le advirtió:
—Óigame bien, Pablito, óigame… a partir de ahora no me vuelva a
mencionar al Habana Yacht Club en su columna. Ni una palabra…
El cronista no pudo contener los pucheros ni disimularlos. Privarlo de
mencionar el HYC era matarlo. No solo él era socio de la exclusiva
instalación, sino que de allí salían los chismes más jugosos que
rodaban luego, de boca en boca,  por La Habana elegante. Intentó una
defensa.
—No es para tanto, señor Hornedo, no es para tanto.
Hornedo insistió en la negativa de que había sido objeto y no entraba
en razones. Pablo volvió a la carga.
—No quiero creer que usted se vaya a comparar con aquella gente que
pierde su tiempo y tira su dinero. Usted es un hombre de trabajo,
senador, un hombre hecho por sí mismo… Está muy por encima de esa
gente. Con su fortuna y a punto de acceder a la presidencia del
Partido Liberal, ¿qué le puede importar entrar o no en el Habana Yacht
Club?
Las palabras de Álvarez de Caña hicieron que Hornedo recapitulara en
un instante toda su vida. Cierto que se hizo a sí mismo. Fue cochero y
antes zapateó La Habana para vender naranjas en una carretilla. Era
cochero cuando conoció a Blanquita Maruri, blanca y de buena familia.
Verdad es que él se benefició con la posición de los Maruri, pero ¿por
cuántas veces, a partir de entonces, multiplicó el patrimonio
original? Hornedo pareció calmarse.
—Tiene usted razón, Pablo, toda la razón. Ser socio del Yacht Club es
para mí algo totalmente insignificante. Yo solo quería que mi esposa,
que está tan enferma, disfrutara de una buena playa.
—¡Amigo mío!, esa playa que ansía para doña Blanquita, usted mismo
puede construírsela.
Hornedo saltó en su asiento y todos los pulsos, dijes, leontina,
cadenas y medallas con que solía ataviarse tintinearon a la  vez.
—¡Claro que puedo fabricársela! ¡Cómo no se me ocurrió antes!
—Se le ocurrió, senador, se le ocurrió   —comentó Álvarez de Caña,
camaján de camajanes—, lo que sucede es que está usted tan ofuscado
que apenas ha podido ordenar sus ideas.
Dicho y hecho. Hornedo construyó el Casino Deportivo. O mejor, dos
instalaciones con el mismo nombre. El Casino Deportivo de verano, en
la costa, y el Casino Deportivo de invierno, en la barriada de El
Cerro. Pero tampoco permitió el acceso a negros ni mulatos.

El litoral del oeste

Ahora que estamos en verano, ¿por qué no darnos una vuelta por los
balnearios del litoral del oeste? Era el Casino Deportivo   —actual
Círculo Social Cristino Naranjo— el balneario que, más allá de la
desembocadura del río Almendares, daba inicio a esos clubes. Se
inauguró en 1935 y era el preferido de la pequeña, pero poderosa
comunidad hebrea habanera.
Seguía a continuación el Club de Ferreteros, actual Círculo Social
Obrero Armando Mestre. A continuación,  otros tres balnearios, uno
junto al otro: Club de Profesionales (Escuela de Natación Marcelo
Salado), Balneario Universitario y el hotel Copacabana Yacht Club,
que, al igual que el hotel Comodoro Yacht Club, situado más al oeste,
abría sus piscinas e instalaciones a los socios.
Más adelante se encontraba el Miramar Yacht Club, después CSO Patricio
Lumumba y hoy Casa Central de las FAR. La edificación actual data de
comienzos de la década de los 50 y sustituyó a un interesante palacete
de madera.
Aparecía después el Cubanaleco, de los trabajadores de la Compañía
Cubana de Electricidad. Había sido el Swimming Club y lo adquirió el
Cubanaleco cuando vendió sus instalaciones originales en el Vedado
para la construcción del edificio Focsa. Este club es hoy el CSO Otto
Parellada. Le seguía el balneario  Hijas de Galicia  (CSO José Luis
Tassende) para la colonia —hombres y mujeres— de esa región española.
.
A continuación comenzaba la Playa de Marianao propiamente dicha, entre
las dos rotondas de la Quinta Avenida, en las calles 112 y 120.
Ya en Playa, aparecía primero el Círculo Militar y Naval, para
oficiales de las Fuerzas Armadas. Ya en la Revolución fue Casa Central
de las FAR y hoy es el CSO Gerardo Abreu Fontán. Seguía el balneario
de La Concha (CSO Braulio Coroneaux), del que se hablará más adelante.
Seguía a La Concha el Habana Yacht Club (CSO Julio Antonio Mella). Su
arquitectura denota un estilo ecléctico afrancesado, rematado con
mansardas. Fue fundado en 1886 y era el principal reducto del viejo
patriciado criollo. En 1958, la única vía de acceso para nuevos socios
era a través del matrimonio.
Después, el Casino Español de La Habana (CSO José Ramón Rodríguez) y
finalmente el Club Náutico (CSO Félix Elmuza), una península
parcialmente robada al mar justo en la desembocadura del río Quibú.
Los propietarios e inquilinos del reparto Náutico, de clase media
baja, eran automáticamente asociados al club.
Más al sur, separado de la costa por las casas autoconstruidas de los
barrios del Romerillo y el Palo Cagado, estaba el Country Club de La
Habana; el club y el reparto, que se llamaba Country Club Park. El
club es la sede del Instituto Superior de Arte.
Mucho más separado del conjunto anterior, hacia el oeste, estaba el
Havana Biltmore Yacht and Country Club. Se construyó en 1928 y su
edificio principal sobresale por el componente clásico de su estilo,
insertado en un código ecléctico. Fue sede de la ESPA tras el triunfo
de la Revolución, hasta que en 1999 el edificio volvió a su condición
original con el nombre de Club Habana.
Más al oeste, en Jaimanitas, estaba el club Cabo Parrado (actual Los
Marinos) para cabos y sargentos que no tenían acceso al Círculo
Militar, que era solo para oficiales. Muy cerca de esa instalación se
encuentra el CSO Marcelo Salado, construido en 1958, pero que se
inauguró después del triunfo de la Revolución. Y entre ambos estaba el
balneario infantil La Playita, ya desactivado. La hilera de clubes a
lo largo del litoral del municipio de Playa se cierra en Santa Fe con
el Alamar Club (CSO Jorge Sánchez Villar). Pero solo en la provincia
de La Habana —no se olviden las playas del Este— existieron 39 clubes
que contenían las denominaciones de yacht y náutico, afirma el
investigador Maikel Fariñas.  De incluirse otras denominaciones como
marítima, navales u otras, el número sería mucho mayor.

Balneario infantil

El Vedado Tenis Club (Círculo Social José Antonio Echeverría)  no
estaba situado en el litoral oeste. Se fundó en 1902 y tuvo su primera
sede muy cerca de su emplazamiento actual. Cuando el Malecón se amplió
hasta la desembocadura del Almendares, el Tenis perdió su salida al
mar. Durante un tiempo estuvo a la par del Habana Yacht Club, pero la
falta de playa mermó su membresía, y su prestigio descendió cuando
adoptó como política la admisión de jóvenes con condiciones para el
deporte, aunque no contaran con fortuna ni apellidos. Con la
ampliación del Malecón desapareció el Balneario Infantil, instalación
gratuita auspiciada por el Ayuntamiento habanero. Se conserva su casa
club. Es el actual Castillito.
Con su curiosa arquitectura seudomudéjar, La Concha era un balneario
sin asociados fijos. Era el único al que se accedía mediante el pago
de la entrada y el único que daba acceso a negros y mulatos. Pese a su
carácter popular, La Concha estaba asimismo en la preferencia de
diplomáticos y dignatarios extranjeros de paso por La Habana y en la
de gente de todas las categorías sociales. Se trataba de un balneario
muy bien equipado. Anuncios de los años 20 aluden a sus canchas de
hand ball. Al court de tenis. Sus áreas de volley ball. El trampolín.
El espacio destinado a la fisioterapia y sus servicios médicos
especializados. El solárium. Excelente resultaba su restaurante y en
sus bares se popularizó el mojito, uno de los diez cocteles cubanos
emblemáticos.
La Concha se inauguró el 24 de junio de 1922.  Sus constructores y
propietarios fueron los empresarios agrupados en el llamado bufete de
las Tres C: Carlos Miguel de Céspedes, José Manuel Cortina y Carlos
Manuel de la Cruz. Ese grupo construiría y operaría también el Casino
Nacional, en el Country Club, autorizado para todo tipo de juego de
apuestas, legalizados por la Ley de Turismo de 1919. Maniobrarían
además el hipódromo Oriental Park, de Marianao. Más adelante, el
Casino Nacional, La Concha y el American Jockey Club formaron un
complejo de instalaciones bajo la razón social del Sindicato Nacional
Cubano, que controló y presidió el norteamericano John Mc Entee
Bowman, propietario del hotel Sevilla y de la cadena de hoteles Bowman
Baltimore.
En mayo de  1937 se inauguraba el Club Náutico. En esa misma fecha su
directiva organizó un concurso de belleza. La muchacha ganadora (Miss
Náutico) recibía como premio un viaje a EE.UU. para ella y una
chaperona. Era uno de los balnearios más económicos, con su cuota de
seis pesos mensuales, cantidad que cubría el alquiler de la taquilla
para la ropa y otras pertenencias personales. Era, sin embargo, uno de
los preferidos entre los jóvenes que hacían vida social. Sus tés
bailables dominicales, con la actuación de las mejores orquestas, eran
tan gustados que, de no tener alguien que los invitara, los muchachos
más adinerados y miembros por tanto de los clubes más exclusivos, se
colaban en el Náutico para disfrutarlos. A mediados de los años 50 del
siglo pasado se construyó para la casa social de este balneario un
nuevo edificio, que es punto de referencia para la arquitectura
moderna en Cuba.

Ciro Bianchi Ross
cbianchi@enet.cu
http://wwwcirobianchi.blogia.com/
http://cbianchiross.blogia.com/

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